Quarantanove

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Benvenuto maggio!

Ebbene sì, il mese di aprile era volato via come un soffio di vento, o quasi.

Il giorno stesso in cui avevo incontrato Paolo per la prima volta Sergio era tornato al nord, dato che era già passata una settimana dal suo soggiorno a Roma. Da tre settimane sembravamo condurre una vita piatta: ogni giornata era caratterizzata da un andirivieni tra casa e università, e niente di nuovo aleggiava nell'aria.

Veronica e Paolo continuavano a scriversi, a telefonarsi e talvolta anche ad uscire da soli, ma non c'era ancora stato nessun passo in avanti nonostante fosse passato poco più di un mese da quando si erano conosciuti. Un paio di volte Paolo aveva anche preso parte alle nostre uscite di gruppo, e potei affermare che lui e la mia coinquilina sembrassero praticamente due normalissimi amici.

Quella mattina, lunedì due maggio, avremmo dovuto assistere a una delle ultime lezioni prima della nuova sessione d'esame. Stranamente mi svegliai di mia spontanea volontà senza aspettare il suono della sveglia, e qualche minuto dopo mi alzai dal letto.

Tirai su la serranda cercando di fare meno rumore possibile in modo da non svegliare Veronica e notai che il sole non era ancora del tutto alto nel cielo. Possibile?

Solo allora lanciai un'occhiata fugace alla sveglia: erano solamente le cinque! Come aveva fatto a passarmi così presto il sonno?

Praticamente attiva come un grillo, decisi di scendere giù a farmi una tazza di latte. Accesi le luci in cucina, presi il necessario dal frigo e feci per sedermi al tavolo, quando dall'esterno una voce intonante una canzone di Massimo Ranieri mi bloccò... e non era Valerio, anche se la serranda di camera sua era già alzata.

«Rose rosse per te
Ho comprato stasera
E il tuo cuore lo sa
Cosa voglio da te...»

Un uomo dai capelli brizzolati sulla cinquantina inoltrata, alla guida del camion dell'AMA, stava raccogliendo i sacchi della spazzatura che si trovavano fuori dalle case mentre canticchiava allegramente a finestrini aperti.

«Stefanooo!» sentii chiamare dai "piani alti". Alzai lo sguardo e vidi Valerio agitare una mano in segno di saluto al netturbino, che ricambiò amichevolmente.

«Ma tu vedi se questo deve fare amicizia pure con il netturbino!» dissi tra me e me mentre richiudevo le tende per tornare a fare colazione.

***

Io, Veronica ed Elisabetta eravamo in pausa pranzo in uno dei bar nei pressi dell'università, conosciuto meglio come "er bar de Valerio", quando mi arrivò una telefonata da Fabrizio.

«Fabrì, che c'è?»

«Sofia, qua è questione di vita o di morte. È scappata Fifì.»

Corrugai la fronte, perplessa. Di cosa stava parlando?

«Fifì?» ripetei.

«Sì, insomma, il chihuahua della signora Della Rovere, l'amica di Barbara.»

Ricollegai subito: Barbara, la signora alla quale Fabrizio e Claudio pagavano l'affitto, aveva una cara amica che praticamente stava più tempo in casa di Barbara che nella sua, e si portava sempre dietro un chihuahua con un cappottino rosa.

«E ha fatto bene a scappare, chi la sopporterebbe una padrona del genere?!» sdrammatizzai.

«Non hai capito, Sofia! Quelle due snob ci stanno scassando le scatole come due disperate affinché io e Claudio andiamo a ritrovarla e come ricompensa Barbara ci ha anche proposto una diminuzione dell'affitto. Ma io e Claudio domani abbiamo un esame, e non possiamo permetterci di girare mezza Roma per stare dietro a un cane microscopico!»

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora