36 - Le rovine di Hogsmeade

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-Hogsmeade, hanno attaccato prima lì, e non era ancora stato completamente evacuato-.
Le parole di Silente mi rimbombavano in testa mentre volavamo verso il piccolo paese di maghi.
L'unica cosa che avrei voluto fare era andare da mio padre...ma qualcosa mi diceva che non potevo.
A Hogsmeade avevano appena attaccato. Non era stata evacuata.
Molti probabilmente erano stati feriti, altri erano ancora barricati in casa, spaventati, aspettando che qualcuno gli dicesse che fuori sarebbero stati al sicuro.
Altri ancora invece erano stati uccisi.
Impallidii all'idea.
-Willow. WILLOW SIAMO ARRIVATI ATTERRA- urlava Zak da sotto.
Ero talmente immersa nei miei pensieri che non me ne ero neanche accorta.
Atterrai in picchiata.
Mi guardai intorno e diventai ancora più pallida alla vista del paesaggio circostante.
Sembrava che fosse passato un incendio enorme.
La Testa di Porco era stata rasa al suolo. Gli alberi verdi tutto l'anno grazie alla magia ora erano scuri e bruciacchiati, senza foglie. Davanti alla Sala da tè c'erano ciottoli di ceramica, come se la proprietaria avesse tirato decine di tazzine da tè verso chi o cosa li aveva attaccati. Considerando però la porta sfasciata, evidentemente non era stato un attacco molto efficace.
-Sono maghi- osservò Mark. -Non potevano usare la magia?-.
Vincent gli mostrò il terreno. C'erano dozzine su dozzine di bacchette spezzate. Alcune di loro emanavano ancora qualche scintilla. Qua e là c'erano vari brandelli di stoffa, o veri e propri vestiti integri che poggiavano su cumuli di....cenere?
-Sono stati disintegrati- disse con orrore Scarlett.
-Chi è in grado di arrivare a tanto?...- chiese Erica.
Nessuno aveva la risposta.
Arrivammo fino ai Tre manici di scopa, che incredibilmente era ancora intatto.
Bussai una volta. Nessuna risposta.
Bussai ancora. Niente.
-Siamo stati mandati da Albus Silente- provai a dire; -Preside di Hogwarts-.
Da dentro si sentirono mormorii incerti, e alla fine un uomo venne ad aprirci.
Sussultai.
-Preside?..- mormorai.
Ma poco dopo mi resi conto del mio errore. Certo, assomigliava a Silente, ma non era esattamente identico.
-Vi ha mandati il Preside?- chiese; -Il mio nome è Aberforth Silente. Albus è mio fratello. Entrate-.
Noi entrammo titubanti. Non c'era mai stata tanta gente, probabilmente tutti quelli che c'erano riusciti si erano rifugiati lì.
Un bambino sui sei anni piangeva e mi girai a guardarlo.
-Dov'è il papà? Voglio il papà!- urlava. E la madre, con uno sguardo sofferente e senza dire nulla, lo stringeva in un abbraccio.
Il mio cuore quasi smise di battere. Chissà come stava mio padre...non me ne era mai importato, ma adesso che sapevo che era vivo...
Madame Rosmerta stava servendo idro di mele a tutti.
-Torniamo fuori- propose Gil, -Cerchiamo indizi...qualcosa che ci faccia capire con chi abbiamo a che fare...-.
Aberforth scattò in piedi. -Non tornerete fuori. Non è sicuro.-.
-Sì che lo é- ribattè Erica; -Ci siamo stati fino a due minuti fa. Non c'è NESSUNO.- disse.
-Nessuno di vivo...- sussurrò Mark cercando di non farsi sentire.
Ci mettemmo mezz'ora per convincere tutti, ma alla fine tornarono pian piano alle loro abitazioni.
La madre di prima impallidì davanti a una tunica a terra, coprì gli occhi al bambino e proseguì.
Girammo per un altro quarto d'ora, fino a che, in un vicolo buio, scorgemmo un corpo.
Ci mettemmo a correre verso di lui. Era disteso a terra e il petto si muoveva lentamente. Era ancora vivo....ma chissà per quanto.
Mentre mi avvicinavo iniziai ad accigliarmi.
Mi sembrava di averlo già visto...ma con quel buio avrei potuto sbagliarmi.
Solo quando fui davanti a lui mi mancò del tutto il respiro.
-No...non è possibile...- sussurrai.

Una maga specialeWhere stories live. Discover now