Capitolo 13

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"Di che cosa ti ha parlato?" domanda Roger per l'ennesima volta. Solo per sentirsi dire ancora ed ancora le stesse cose che sono state dette al tavolo del gruppo di Harry. 

"Roger, se è delle spiegazioni che ti aspetti, sappi solo che ho capito quanto hai capito tu. Nonostante io fossi lì presente." ridacchio nervosa. 

"Sì ma non capisco. Sheol? Che cosa diavolo dovrebbe essere Sheol?" Chiede mentre apre la porta della libreria e vi si rifugia dentro. Lo seguo. Il caldo confortante di questo posto mi fa sentire a casa, l'unica che io abbia avuto la fortuna di trovare in questo posto. Lontana da squallidi hotel, lontano dai musi lunghi di Millicent, lontana dal mio passato a Londra. Il fuoco scoppietta allegramente nel camino, Roger butta lo zaino ed il cappotto nella poltrona vuota di Arthur, io sistemo ciò che è mio sul bancone. 

"Non ne ho proprio idea, ma non appena ha nominato quel nome gli al tavolo si sono come paralizzati." prendo posto ad uno dei tavoli mentre aspetto che il caffè sia pronto. 

"Che mi dici della Judith?" Chiede alzando un sopracciglio.

"Che sono disperatamente arrabbiata con lei. Mi sono impegnata molto per questa ricerca, ci ho messo sangue e sudore, solo per scoprire che i voti erano prestabiliti. E la cosa che più mi brucia è che nessuno può fare nulla; d'altro canto è così che funzionano le cose da queste parti, o no?" Roger annuisce tristemente. "E' una delle professoresse più importanti della scuola, sarebbe la mia parola contro la sua. Non c'è gara. E conta che ho già passato della grane per la lite con Styles, quindi la presidenza non fa certo il tifo per me. Tutto quello che resta a questa scuola è l'autotutela, ed è quello a cui si aggrapperebbero per difendere la Judith."

"Harry farà qualcosa." borbotta con aria sicura mentre si incanta a fissare le fiamme del fuoco. "Non so nulla della tua famiglia Sky!" Balza poi di punto in bianco guardandomi.

"Non c'è molto da sapere." mi stringo nelle spalle con aria colpevole. C'è moltissimo da sapere sulla mia famiglia, ma non so se sono disposta a raccontarlo visto il ruolo che io ricopro nei fatti. E poi noi Adkins non siamo mai stati la rappresentazione della felicità, non sarebbe un racconto leggero. 

"E' evidente che la ragione per cui sei qui ha a che pare con loro." mi spiazza. "Non guardarmi così!" ride. "Insomma, analizziamo i fatti da fuori. Quello che deduco io è che una famiglia benestante come la tua probabilmente non ha mai dovuto fare molte rinunce, i tuoi genitori avranno sicuramente studiato molto e probabilmente si aspettano lo stesso da te. Il che mi fa presupporre una certa apertura mentale. Ma questo potrebbe essere facilmente scartato nel caso i tuoi siano dei fanatici religiosi. Ma, per un attimo, prenderò per vero che non siano particolarmente rigidi in fatto di religione. Non possono averti sbattuto qui per 'infamia' nei confronti della famiglia, come nel mio caso." si indica. "Da dove vengo, Exning, un piccolo comune del Suffolk, la gente parla continuamente. Si consce tutta. Ecco perché fare coming-out è stato visto come un vero e proprio crimine d'onore. Non tanto per la cittadina in sé quanto per i miei genitori. Infatti tanto è bastato per essere spedito qui." sospira stringendosi nelle spalle. Sembra perdere, per un attimo, il filo del discorso. "Quindi, supponendo che i tuoi genitori non ti abbiano mandata qui per ragioni simili, non mi resta che provare a supporre che tu ti trovi qui per qualche crimine, probabilmente rivolto direttamente contro di loro." 

Il caffè è pronto quindi scatto immediatamente in piedi per andare a riempire due tazze. Il fatto che sia andato così vicino alla realtà non solo mi lascia senza parole ma mi fa mettere in discussione tutta me stessa. Ho cercato di nascondere quello che ero prima di venire qui, e pensavo di starlo facendo bene: a quanto pare non sono una brava attrice. "Hai azzeccato praticamente tutto." gli porgo la sua tazza. Mi metto comoda e prendo un grosso respiro prima di iniziare: "Mia madre si chiama Elizabeth, mio padre Thomas. Non sono fanatici religiosi- rido- ma hanno sempre avuto le idee chiare su quello che la nostra famiglia poteva e non poteva essere. Ho una sorella più piccola che si chiama Jillian, ed entrambe abbiamo sempre dovuto vivere con le aspettative dei nostri genitori. Insomma.." fatico a trovare le parole "Frequentare buone scuole, buoni club, compagnie adatte.. quel genere di cose." Roger comprende quanto sono in difficoltà e mi concede un sorriso: "Mio padre in particolar modo ha sempre avuto voce in capitolo sulle nostre scelte, è un uomo d'affari e di discreto successo è abituato a prendere decisioni, suppongo sia per questo." sbuffo con disprezzo, dato che nemmeno io sono disposta a credere a questa giustificazione: "Mia madre non ha mai fatto molto per opporsi al suo volere, anche se mandarmi qui è stata una decisione che hanno preso in concomitanza, ne sono sicura." 

SheolOù les histoires vivent. Découvrez maintenant