Capitolo 47

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L'odore caratteristico, di vecchio e di caffè, mi invade le narici non appena entro nel negozio di Arthur. Per l'ennesima volta, come spesso è accaduto in passato, mi sento accolta e protetta nel piccolo spazio saturo di libri. Non capisco precisamente a cosa sia dovuto quest'influsso: forse è il fatto che mettendolo a posto l'ho reso un po' mio, il fatto che vi sia Arthur la cui figura è per me una sicurezza ed una certezza, o forse tutte queste cose insieme.
"Sky cara! Non ricordo l'ultima volta in cui ci siamo visti, sembrano essere passati anni." Arthur mi accoglie con la solita cortesia, dalla solita poltrona. Gli sorrido e lo abbraccio.

"E' vero, sembra passata un'eternità." concordo mettendo da parte borsa e giacca "Sono passata di qui qualche giorno fa ma non c'eri. Come stai?" domando sistemando i capelli dietro le orecchie. Essere qui con lui mi regala un senso di calma: non sa dei miei travagli e parlare con qualcuno che non sa quanto a catafascio stia andando la mia vita mi fa credere che in realtà io non me la stia cavando malissimo.

"Sto bene." mi risponde ed il suo sorrisetto guarda alle mie spalle, è chiaro che vuole che noti qualcosa che mi è sfuggito entrando qui. Mi volto di scatto e i miei occhi si sbarrano immediatamente: "Arthur!" esclamo incredula mentre osservo il pianoforte verticale adagiato contro l'unico muro libero. "Dove l'hai preso?" ridacchio entusiasta mettendomi a sedere sullo sgabello davanti alla tastiera. Vorrei tanto saperlo suonare.

"Sai- comincia con la sua voce profonda e vissuta - un vecchio si stufa di tenere sotto al materasso i propri risparmi. Matilda, del negozio d'antiquariato, ha tanto insistito per questo pianoforte che non ho potuto resistere. Quella donna conserva un fascino incredibile!"

Scuoto la testa divertita: "Così non hai saputo resistere alle lusinghe..- lo canzono- La corruzione dell'animo maschile è spaventosa." Arthur tenta di giustificarsi e di farmi comprendere che ci sono diversi livelli di corruzione dell'animo e che quella dovuta ad un sentimento amoroso è forse la più innocua di tutte. E' mentre mi parla che la porta d'ingresso di apre: entrambi volgiamo gli occhi in quella direzione. Harry fa capolino nella piccola libreria. Osserva la scena, poi il pianoforte, quindi prende posto ad uno dei tavoli. Arthur solleva le sopracciglia guardandolo e poi fa una smorfia prendendolo in giro per la luna storta, cosa che mi fa ridacchiare tra me e me.

Cerco di restare impassibile alla sua presenza ma la cosa è ovviamente difficile. Ripasso con le dita il legno scuro del pianoforte osservando la polvere che si accumula sui miei polpastrelli:
"Tu?" domanda Arthur interrompendo il silenzio.

"Io cosa?" chiedo confusa, ma senza smettere di sorridergli.

"E' chiaro che c'è qualcosa che non va." si stringe nelle spalle. Scoppio in una leggera risata nervosa, scuotendo la testa al contempo.

"Non è nulla di serio." sussurro tornando lentamente alla serietà, abbasso il viso per non permettergli di osservare quanto a disagio mi mette la presenza di Harry. Riempio i polmoni d'aria mentre cerco una scusa per uscire da questa situazione. "Do troppa importanza alle cose forse?" lo guardo stringendomi nelle spalle. Arthur si accorge che se continua a calcare questa strada finirò in lacrime e la cosa non lo diverte per niente: i suoi occhi saettano, per un attimo infinitesimale, al ragazzo alle mie spalle. Non credo di aver mai visto il suo vecchio volto così duro.

"Diamo alle cose l'importanza che hanno." mi assicura Arthur, come se volesse farmi sentire meno stupida, come se non fossi stata io a ferire me stessa "Non mi sembri persona da costruirsi castelli di carta." continuo a scuotere la testa, il mio sorriso è una paresi facciale: anche se volessi non riuscirei ad assumere un'altra espressione perché sarebbe una tragica smorfia di dolore.

"Ti ringrazio per la fiducia. Ma- lo guardo- non ce li creiamo tutti di tanto in tanto? E' normale, suppongo."

"Nessuno costruisce sul nulla." continua lui "Come mai, ad esempio, hai legato così tanto con Hunter Ortiz?" il fatto che lo nomini mi fa sorridere con tristezza, nella mia mente è ancora vivido il ricordo di ciò che ha fatto per me solo pochi giorni fa.

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