Capitolo 64

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Raccolgo i capelli in un gesto di frustrazione, più che di bisogno. Sollevo gli occhi verso la Judith cercando di seguire la lezione senza concedere ulteriore spazio ai miei problemi personali. Non che la cosa sia semplice. Sono delusa e triste, ma, allo stesso tempo, stufa da questa situazione. Non voglio più sentirmi così, merito di meglio. Meglio tranquillità e sicurezza. La rabbia più grande deriva dal fatto che Harry sembrava disposto a concedermi la seconda delle due.

"Vorrei che voi ragazzi foste più aperti alla bellezza della letteratura. Pensiamo mai al significato delle parole?" gli occhi della Judith viaggiano per la classe silenziosa. "Sono convinta che nessuno di voi ha mai considerato la letteratura come un'espressione d'arte. E' una scappatoia. Per gli autori, certo, ma può esserlo per tutti noi. Per voi." queste sono parole sprecate, vorrei poterglielo dire, ma mi limito a guardarla con freddezza. Non posso, tuttavia, non ammirare la passione con cui si approccia alla materia. "E' importante notare la poeticità delle cose. Anche di quelle non scritte. Certo però questo non è compito mio insegnarvelo. In quanti riconoscono l'importanza di un punto, di una virgola, dei punti di sospensione? Sono importanti quanto, se non più, delle parole." abbasso lo sguardo iniziando a disegnare cerchi concentrici e ripetuti sul margine del quaderno.

Harry è alle mie spalle, forse però questo non ha per lui l'importanza che ha per me. Continuo a scarabocchiare, cercando di mettere un freno a questa angoscia ed a questa delusione. C'è troppa speranza in me, sono ancora troppo nuova, troppo fresca, per questo luogo.

Quanto vorrei che riuscissimo a risolvere il tutto, anche con male parole, non importa, basterebbe risolvere. Sentirlo dire che non si espresso bene, che ho frainteso le parole, ma il fatto che non abbia fatto nemmeno il più piccolo sforzo per cercare di chiarire mi fa intendere quanto bene in realtà io abbia colto il punto. Perché ritrarsi? Forse si è reso conto di essersi esposto troppo. In effetti è quello che ha fatto gli ultimi tempi: la calma tra di noi non è una cosa normale, nemmeno la dolcezza ed il riguardo. Pensare a questo mi fa serrare gli occhi: perché sono attratta da una situazione così tossica per me?

"Vorrei sentire alcune delle vostre citazioni preferite, ragazzi. Una di quelle che abbiamo citato o trattato finora." la Judith si appoggia alla scrivania dopo aver fatto il giro di tutta la classe. La sua speranza è di risvegliarci dal torpore, riaccendere in noi la fiamma. Spero solo che la campanella possa salvarmi, non ho voglia di parlare, né con lei né con nessuno. Ho bisogno di riflettere sulle mie aspettative, forse sono troppo alte. Il giro inizia, per fortuna nessuno ha idea di cosa dire e tutti ci mettono un'eternità a fare la propria scelta. Ciò nonostante la campanella non mi salva.

Osservo la Judith mentre penso al fatto che questa è l'ultima lezione prima della vacanza natalizia, che presto raggiungerò i miei nonni per staccare il cervello da tutto questo. I ragazzi lo sanno e hanno concordato che fosse la scelta più saggia che potessi prendere, nonostante avessero sperato di passare il Natale tutti insieme a casa di Arthur. Anche io ci avevo sperato: ancora ora lo desidero. Se solo Harry.. Lui non sa che partirò.

"Quindi Skylar? A te cosa è piaciuto di più?" la professoressa mi guarda con un sorriso compassionevole, pieno di tutte quelle cose che fanno intendere quanto lei possa solo lontanamente immaginare il mio disagio. Cerco di pensare il più in fretta possibile: cosa mi ha colpito di questo corso? E' in questo momento che mi rendo conto del ruolo totalmente marginale che la scuola ha svolto per me in questi tempi: stare qui non mi ha portata ad appassionarmi allo studio, tutt'altro.

"Io- inizio -credo sia la poesia che Josephine scrive per la sorella Beth, nel romanzo di Louisa Alcott." cerco di farle un sorriso: ricordo di aver letto quella parte con mamma e Jillian, quando eravamo ancora piccole. E' uno dei pochi ricordi felici, uno di quelli a cui mi aggrappo con forza. La Judith mi osserva con un lieve sorriso sulle labbra, avanza di alcuni passi, poi recita:
"Siedi paziente nell'ombra
Finché la luce eterna non tornerà.
Serena e angelica presenza
Santifica questa casa che pace non ha."
Compie altri, piccoli, passi verso di me:
"Sorella mia che stai per abbandonarmi
Ormai distaccata dagli umani dolori,
Donami tutte le grandi virtù
che della tua vita furono i veri tesori."
Recita questa piccola parte della poesia guardandomi, non come farebbe di solito, ma con un trasporto sincero, come se sentisse quello che sta dicendo. Che abbia anche lei una sorella?

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