Capitolo 55

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"Dovremmo chiedere alla signora dell'negozio dell'usato se ha qualche vestito adatto a una serata come quella a cui andrai." ricorda Gwen dandomi una leggera gomitata.

Sbuffo una risata, per nulla vogliosa di sentire parlare di cose che mi portino a lui. La considerazione che ho di me stessa non è molta da quando in classe sono scoppiata come ho fatto: sentivo che mi mancava l'aria, avevo bisogno di uscire. Ma ad aggravare il tutto c'è il modo in cui la sua voce mi implorava di credergli. Non potevo restare lì davanti a lui con la Judith a guardarci come un avvoltoio sulla carcassa. Vero è, però, che non ho fatto lo sforzo di riparlarne con lui da allora. Il giorno del ballo si avvicina sempre di più e io non potrei essere più agitata di così. I presupposti non sono dei migliori.

"Non penso dovremmo cominciare a preoccuparcene adesso." interviene Ginger che respira in modo affannato dopo il sollevamento pesi. Si raccoglie di nuovo i capelli e poi va a sedersi sulla scrivania per riprendere fiato.

"La penso come te Ginger." ridacchio rimettendomi a sedere: lancio un'occhiata a Gwen, affianco a me, ancora impegnata a fare gli addominali. Non so dove si sia cacciata la parte maschile del gruppo, lo Sheol è stato tutto nostro oggi.

Forse anche Gwen sta pensando la stessa cosa: "Voi credete che in noi ci sia qualcosa di diverso dalle nostre madri?" afferra una bottiglia d'acqua e beve con trasporto.

Ginger incrocia le braccia al petto: "Forse il fatto di non avere ancora avuto figli, per quanto riguarda me." ridacchia. Sua madre e suo padre erano giovanissimi. "Questa diavolo di guerra non mi coglierà con una pancia grossa così!" esclama imitando la circonferenza attorno al ventre con le braccia. Noi ridiamo con lei.

"Per quanto mi riguarda- parlo col fiato corto- il fatto di non starmene con le mani in mano ad attendere che sia un uomo a decidere e fare delle cose per me." mi alzo iniziando a fasciarmi le mani per poter tirare dei pugni al sacco a boxe.

"Certe volte credo che tutte le nostre madri si siano sentire comandate da un uomo. Le nostre- Gwen indica se stessa e Ginger- hanno dovuto attendere con pazienza che i nostri padri costruissero questo posto, poi hanno atteso qui dentro fin quando non ci hanno dato alla luce. E che forza d'animo devono ave avuto- sussurra - sapendo quale destino attendeva loro e, forse, anche noi."

"Non hanno avuto le nostre possibilità." risponde Ginger "Il che è paradossale considerato quante poche ne abbiamo."

"Forse le vostre." rispondo "E per questo mi dispiace. Ma mia madre di possibilità ne ha avute parecchio dalla vita. Aveva il potere di essere ciò che meglio credeva, e quello che ha deciso di essere è stata la donna ombra di mio padre. Non lo contraddice, quello che lui decide è legge. Come mandarmi qui, ad esempio. È ossessionata dalle buone maniere e dalle buone impressioni. L'immagine è tutto ciò che abbia mai conservato. Credo che abbia dovuto lasciare quel mondo solo quando io ho fatto ciò che sapete con Jillian. Prendersi cura di lei è dura e so che la sfida sotto molti punti di vista." guardo le mie amiche "Questo non è quello che si immaginava avrei fatto a diciotto anni, eppure guardatemi!" colpisco il sacco da boxe com un calcio. Loro ridono ed applaudono per incoraggiarmi.

"Comunque stiano le cose- comincia Ginger- è triste che tu debba avere questa concezione e considerazione di tua madre." riprende ad allenarsi. "Potrebbe solo essere perdutamente innamorata di tuo padre."

"Di suo padre e del suo patrimonio." ridacchia Gwen, non andando troppo lontana dalla verità. "Le vostre cene di famiglia devono essere uno spasso!" scoppiamo a ridere.

Per un po' tra di noi cala il silenzio, solo i nostri respiri veloci e spezzati mentre facciamo quello in cui siamo impegnate.

Presto non riesco nemmeno più a contenere il dolore alle mani, ma continuo a colpire il sacco, poi con i piedi, calci dietro calci, cerco di farli quanti più potenti, il che implica che qualche volta il mio muscolo si stenta troppo, ergo, gemiti di dolore e un sudore stanco, massacrante. Vorrei poter dire che trovo in tutto questo una specie di sfogo, ma la realtà è che in tutto questo, per ora, non noto altro se non fatica.

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