5 - Gwen

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Non so perché accettai l'invito, ma un pomeriggio andai con Caroline ad un bar poco lontano da casa. Voleva passare del tempo sola con me e siccome aveva la giornata libera (mentre invece mio papà sarebbe tornato tardi da lavoro), voleva chiacchierare un po' con me. Non ci capitava di parlare spesso, così lei mi propose di uscire per un caffè.
Quando entrai in quel piccolo bar mi avvolse un intenso profumo di brioche al cioccolato appena sfornate e mi sentii a mio agio in quel calore. L'ambiente, nonostante fosse un po' ridotto, era molto accogliente e i tavoli e le sedie in legno erano davvero graziosi.
- Ci sediamo qui? - mi chiese Caroline indicandomi un tavolo accanto all'unica vetrina del bar. Io annuii e mi sedetti di fronte a lei togliendomi la giacca, per poi appenderla sullo schienale della mia sedia.
- Di cosa mi vuoi parlare? - le domandai poggiando i gomiti sulla superficie lignea del tavolino e incrociai le braccia.
- Volevo chiederti un po' di cose - mi confessò la donna. - Ad esempio come sta proseguendo la scuola, se hai delle amiche, se ti stai abituando a questa città... - mi fece un elenco delle sue curiosità ed io portai lo sguardo a terra.

Da dove potevo cominciare? Dal fatto che preferivo Ottawa a Londra o dal fatto che a scuola mi sentivo sotto pressione da diverse persone? Non sapevo neanche se avrei risposto a quelle domande. Non mi sentivo ancora pronta per aprirmi a Caroline, nonostante abitassi nella sua stessa casa da circa tre settimane, ma in fondo sentivo che forse avrei dovuto fare un tentativo.
- Vuoi la verità? - chiesi rialzando lo sguardo.
La donna annuì sorridendomi e guardandomi con i suoi grandi occhi nocciola contornati da leggere linee di espressione. Quella sua tipica aria dolce mi faceva sentire al sicuro, libera di dire qualsiasi cosa senza la paura di essere giudicata, eppure dentro di me non ero ancora del tutto convinta di parlare di me e della mia vita. Alla fine, però, decisi di buttarmi come al solito.
- All'inizio mi sembrava che sarebbe stato abbastanza facile integrarmi nella nuova scuola, invece quell'istituto è pieno di gente matta - dissi cominciando a gesticolare guardando Caroline in faccia. A volte distoglievo l'attenzione su di lei guardando altrove, poi ritornavo al suo volto.
- In una scuola d'arte non mi sembra strano che ci siano studenti particolari - espresse la sua opinione la donna e in quel momento ci interruppe un cameriere chiedendoci cosa volessimo ordinare. Io scelsi un cappuccino, Caroline preferì un caffè macchiato e una brioche alla crema.
- Alcuni sono più che particolari - ripresi il discorso quando il cameriere si allontanò dal nostro tavolo e Caroline mi guardò storta, senza capire.
- Spiegami - mi incitò la donna. Gettai un respiro pensando che stavo per parlare di tre persone spesso presenti nella mia testa in quel periodo: Stacie, Victor e Valentin. Sperai di non pentirmene in futuro.
- Ho fatto amicizia con una ragazza del terzo anno che si chiama Stacie e dirige il giornalino scolastico - cominciai a raccontare. - Ma mi sto ricredendo in lei - dissi con un tocco di delusione in voce.
- Perchè?
- Sa parlare solo di pettegolezzi, del suo giornale e vuole pubblicare qualcosa su di me a tutti i costi, anche se io le ho detto più volte di lasciar perdere - continuai con il mio racconto e Caroline sembrava presa dal mio discorso. Mi faceva piacere vedere che le interessava davvero ascoltarmi.
- Che prepotente! - esclamò lei. - Cosa vorrebbe scrivere di te di tanto urgente? - mi chiese infine curiosa.
- Vuole far credere a tutti che io ed un ragazzo potremmo essere una coppia, ma è una cosa così assurda!
- Chi è questo tipo? - mi chiese Caroline, sempre più presa.
- Si chiama Valentin, è un finlandese del quinto anno con un oscuro carattere, dicono - risposi introducendo un nuovo personaggio nel nostro dialogo.
- E perché tu e lui potreste essere una coppia? C'è qualcosa tra voi?
- Assolutamente no! - esclamai, convinta, ma il mio petto cominciò ad animarsi. - Insomma, non è proprio il mio genere di ragazzo - dissi calmando un poco il mio tono di voce. - E poi penso ancora al mio ex - aggiunsi infine, proponendomi successivamente la forma del sorriso di Andrew davanti agli occhi. Sospirai per la mancanza di lui che sentivo, ma non volli pensarci troppo.
- Penso a troppe persone ultimamente - dissi riprendendo a parlare. - Tra cui c'è anche Victor, un ragazzo a cui piaccio e che mi assilla ogni giorno! - feci finalmente il nome della terza persona che mi toccava sopportare a scuola in quel periodo.
- Ti assilla? - ripeté Caroline le mie ultime parole sotto forma di domanda.
- Sì, tutti i giorni mi chiede se voglio uscire con lui e mi saluta più di due volte a mattina!
- Oh mamma...
- E poi qualcosa mi dice che piaccio anche a Valentin, come sostengono Stacie e i suoi colleghi giornalisti - dissi arricchendo di gossip le mie rivelazioni, ma ero soltanto confusa nei miei pensieri un'altra volta.
- Vedo che fai conquiste in poco tempo, tu - osservò Caroline guardandomi con malizia, ma io scoppiai a ridere ironicamente.
- Ma cosa ci trovano in me? Sono solo una ragazza normale che si veste nel modo più semplice del mondo, sono chiusa in me stessa e ultimamente rispondo male a chiunque - feci l'elenco delle caratteristiche del mio modo d'essere non perfetto, a mio parere.
- Però sei bellissima - mi fece notare la donna ed io arrossii, anche se non condividevo la sua opinione. Per me una ragazza bionda e con gli occhi azzurri non è mai stata sinonimo di bellezza. Chiunque può essere bello, ma io non mi ci sentivo spesso. In me prevalevano le insicurezze e a volte mi dimenticavo di ciò che ero io fuori. Non ho mai dato troppa importanza all'aspetto esteriore di qualcuno o di qualcosa.
Dopo qualche breve minuto, un cappuccino, un caffè macchiato e una brioche alla crema giunsero al nostro tavolo e il loro dolce profumo mi inebriò le narici. Ci volevano proprio quelle piccole coccole. Avvolsi la tazza calda con le mani e vi soffiai dentro per raffreddare il cappuccino, poi ne bevvi un piccolo sorso. In quel momento, vidi da dietro la vetrina la ragazza rossa della scuola che beccavo qualche volta a fissarmi nei corridoi. Era con due amiche che non avevo mai visto prima e tutte e tre le ragazze avanzavano ridendo tra loro verso il bar. Sperai che fossero solo di passaggio e che una volta essere giunte di fronte alla caffetteria fossero andate oltre, invece sgranai gli occhi appena vidi Gwen spingere la porta in vetro. Suonò il campanellino sopra di essa, come quando io e Caroline entrammo poco prima.
- Oh, no - dissi a bassa voce mettendomi una mano sulla faccia e strizzando gli occhi.
- Che c'è? - mi chiese Caroline aggrottando la fronte.
Avevo dimenticato che anche Gwen rientrava in quel gruppo di persone che si divertivano ad affollare la mia mente. I suoi sguardi a scuola mi mettevano a disagio e non mi andava di essere fissata da lei anche quel pomeriggio al bar.
Con una mano feci segno a Caroline di avvicinarsi ed io mi chinai leggermente sul tavolo stando ben attenta a non urtare la tazza di cappuccino.
- Quella ragazza rossa che è appena entrata frequenta la mia stessa scuola - bisbigliai alla donna e lei si girò verso Gwen per guardarla. Mi risistemai con la schiena dritta sulla sedia e continuai a bere adagio il liquido caldo.
- Anche lei è una di quelle persone che tu definisci "particolari"?
Annuii a quella domanda di Caroline e lei continuò a squadrarla mentre la rossa si sedette ad un tavolo con le sue amiche.
- Bello stile! - esclamò a bassa voce. - Ma che ha di strano, a parte il look? - mi chiese infine notando il suo capello nero a tesa larga, la giacca di pelle color prugna, la maglietta di una band a me sconosciuta, la gonna corta a vita alta, le calze scure e un paio di scarpe nere dalla suola imponente.
Mi voltai verso Gwen e, come a scuola, la beccai fissarmi. Bene, si era accorta della mia presenza. Sbuffai quando riportai lo sguardo su Caroline.
- Mi fissa, come adesso - risposi alla sua domanda e lei le lanciò un'altra occhiata.
- Credo che stia parlando di te con le sue amiche - mi disse indicando le tre ragazze con un pollice mentre masticava un boccone di brioche. Una goccia di crema le macchiò il mento e lei si ripulì con un tovagliolo.
Mi voltai nuovamente verso Gwen e notai che anche le altre due, una mora e una bionda, mi lanciavano occhiate mentre condividevano qualche commento. Ma cosa avranno avuto di tanto importante da commentare? Cosa stava dicendo Gwen a loro?
- Non capisco cosa voglia da me, quella rossa - dissi scuotendo la testa.
- Secondo me è invidiosa!
- Di cosa? - chiesi ridacchiando.- Semmai sono io che dovrei invidiare lei! - esclamai considerando il suo look unico e da ammirare.
- Ma per favore, Ellie – Caroline mi prese per una scema. - Quella ragazza avrà sicuramente qualcosa contro di te - mi suggerì la donna.
Qualcosa contro di me? Non riuscivo a capire, ma ad un tratto mi tornò in testa quella scena in cui chiesi a Stacie chi fosse quella ragazza e lei mi disse che non solo era in classe con Valentin Virtanen, ma che era persino una sua ex.
- Forse ho capito - dissi collegando le notizie con i fatti. - Non credo che sia invidiosa di me, più che altro penso che sia gelosa!
- Perché?
- Poco fa ti ho nominato Valentin, il ragazzo dall'oscuro carattere - dissi rimettendo nel discorso Virtanen. - Sai, lui e Gwen, la rossa, sono stati insieme - rivelai a Caroline e lei sorrise maliziosamente.
- Ah beh, ora si capisce tutto!
Mi misi a ridere portando una mano sulla bocca, ma non ero poi così sicura che Gwen fosse gelosa del fatto che Valentin, apparentemente, mi corresse dietro. Non ero sicura di nulla, mi basavo solo su ipotesi ed incertezze, come sempre, ma se ci avessi visto bene quella volta? Volevo tanto esserne convinta.
Fu davvero un pomeriggio strano, quello. Insolito, ma piacevole. Non avrei mai creduto che parlare apertamente con Caroline mi facesse sentire bene, eppure quel giorno dovetti ricredermi. Lei aveva quella grande capacità di far sentire a proprio agio le persone. Per un paio d'ore la sentii come un'amica.

Baciata dalla lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora