24 - Perdono

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I tre giorni passati con mia madre volarono così in fretta che, nel momento in cui tornai all'aeroporto per la sua partenza, mi parve non ci fossero mai stati.
A volte papà si ritrovò in imbarazzo perché non credeva che fosse molto carino baciare e abbracciare Caroline davanti alla sua ex moglie, anche se lei non avrebbe mai mostrato reazioni fastidiose. Nonostante questo, cercai sempre di non farci caso e di coinvolgere la mamma in uscite per il quartiere portando con noi anche Charlie, ormai un po' più cresciuto, il quale fece subito amicizia con la nostra nuova ospite. A mia madre bastò solo un biscottino per guadagnarsi la fiducia del mio piccolo maltese, il che non mi stupì perché lui stravedeva per il cibo, soprattutto per i suoi biscotti al pollo che non mancavano mai in dispensa.
Dopo la partenza di mamma, Gwen m'invitò a dormire a casa sua e mi ci volle un bel po' per convincere papà e Caroline che sarei andata lì per davvero, poiché sembrava una scusa per vedere Valentin. Ciò mi stupì perché ormai ero libera di vedere il mio ragazzo ogni volta che volevo e quindi non avevo più bisogno di inventare bugie per poterlo frequentare. Evidentemente loro due non ci fecero ancora l'abitudine, ma prima o poi se ne sarebbero fatti una ragione, sperai; d'altronde un pomeriggio andai a casa sua, dove mi feci ritrarre, baciare ed esplorare da lui, quindi che senso aveva dover nascondere ancora la nostra storia?
Uscii dal bagno, pulita e profumata. Quando entrai in camera, Gwen aveva già finito di preparare il materasso gonfiabile a due piazze con le coperte e i cuscini necessari per la notte. Notai anche che il computer, messo al centro della scrivania e circondato da vari articoli da ufficio, era acceso e come sfondo c'eravamo io e Gwen in primo piano, una delle foto più belle che Carlos ci scattò durante il nostro primo shooting. Mi tornò in mente il momento in cui controllai sul blog se la mia amica si fosse decisa a pubblicare il post con le nostre foto e sorrisi quando lessi il titolo: Eleanor. Scegliere semplicemente il mio nome fu un gesto molto carino e che io apprezzai, ma non era di certo ciò che mi aspettavo. Le foto che Gwen pubblicò erano tutte mie, tranne alcune in cui c'era anche lei, ma non ce n'era nessuna che ritraesse soltanto la rossa.
- Oh, hai messo una nostra foto sul PC! - esclamai, intenerita.
- E tu hai messo la felpa che ti ho regalato a San Valentino - constatò la mia amica guardandomi con un sorriso, seduta a gambe incrociate sul suo letto.
- La uso sempre per dormire perché è comodissima - dissi sedendomi vicino a Gwen.
- Anch'io la usavo per dormire - sorrise lei e mi guardò con una dolcezza sconfinata.
- Come? - il mio viso si contorse per una smorfia e piegai la testa da un lato.
- Oh, cioè, anch'io usavo una felpa! Poi però ho comprato dei nuovi pigiami molto carini e adesso uso quelli - mi spiegò portando lo sguardo sulle sue gambe, poi si alzò e si posizionò in piedi davanti al computer.
Io la seguii con lo sguardo mentre mi strinsi nelle spalle. Pensai che l'ipotesi di possedere una felpa usata non fosse poi così assurda.
- Okay, bene, vedo che le canzoni si sono scaricate - annunciò lei aprendo la facciata di E-mule. - Pensavo di ascoltare un po' di musica stasera... ti piacciono i Metallica?
- Credo di aver sentito qualche loro canzone da Val.
- Sono dei grandi, non credi anche tu? - Gwen si voltò verso di me dopo aver creato una playlist e averla fatta cominciare. Se i miei ricordi non m'ingannavano, avrei potuto dire che la prima canzone s'intitolasse Enter Sandman.
- Non sono il mio genere preferito, ma ormai sono abituata a sentire band di questo tipo.
- Vedo che Valentin ti sta educando in fatto di musica.
- Non mi sta educando - negai ridendo. - Ci prova, ma fallisce miseramente - le assicurai alzando due dita in simbolo di vittoria.
Gwen venne contagiata dal mio sorriso e prese dalla sedia della scrivania un pigiama marrone a piccoli pois color crema.
- Sei più forte di me, allora - mi ammiccò la rossa. - Vado a prepararmi, torno subito - mi congedò per pochi minuti e la lasciai andare mentre la voce energica di James Hetfield mi tenne compagnia in quella stanza insieme agli sguardi cartacei di Camille.
Le foto di quella ragazza sparse per la stanza mi fecero sentire in soggezione di nuovo, proprio come quando stetti in camera di Gwen per la prima volta, soprattutto quella incorniciata sul comodino, la stessa che fissai quel giorno con curiosità. Facendoci caso, gli occhi chiari di Camille parevano sfidarmi. "Non far star male la mia migliore amica, non merita di soffrire ancora", sembrava dirmi, ma io non vedevo che motivo potesse esserci per Gwen di non star bene, dato che io avevo buoni rapporti con lei e la trattavo sempre con gentilezza.
Per fortuna, la rossa non ci mise molto a preparasi e quando entrò nella stanza mi fece trasalire, così distolsi di scatto lo sguardo dalla cornicetta.
- Ehi, eri immersa nella musica? - Gwen rise vedendo come reagii alla sua irruzione. Era la prima volta che la vedevo completamente struccata e quasi sembrava un'altra persona, ma anche senza trucco sapeva essere carina.
- No, cioè, sì - gesticolai nervosamente e abbassai lo sguardo, imbarazzata. Non volevo parlare di Camille e rovinare una bella serata tra amiche, perciò preferii non ammettere che in realtà stavo ancora guardando quella foto sul comodino.
- Confessa! Adori i Metallica! - la rossa m'indicò avvicinandosi a me, poi si sedette al mio fianco ed io risi con lei.
- Riconosco che sono bravi, però non li adoro.
- Invece sì, li adori! - disse con convinzione Gwen e cominciò a farmi il solletico.
Dimenandomi mi lasciai cadere all'indietro sul materasso e provai a difendermi con la stessa arma della mia amica, ma lei era più veloce.
- Basta, non respiro! - implorai Gwen con quel poco fiato che avevo a disposizione, spezzato dalle risate che non riuscivo a placare. - Sei impazzita?
Gwen smise di pizzicarmi i fianchi, ma continuò a ridacchiare mentre cominciai a riprendere aria.
- Avevo voglia di giocare un po' - disse la rossa guardandomi maliziosamente, ma io mi voltai dall'altra parte e sorrisi in imbarazzo, poi sbuffai scuotendo la testa.
In quel momento riecheggiarono nella mia testa le nostre ultime parole, scambiate poco prima che Gwen andasse in bagno a prepararsi. C'erano due piccole cose che avrei voluto sapere e come al solito non riuscii a trattenere la mia curiosità.
- Cosa intendevi, prima, quando hai detto che sono più forte di te? - riportai lo sguardo su quegli occhi scurissimi ma dolci, i quali mi scrutarono per poco perché Gwen, poi, cominciò ad osservare il soffitto e sospirò.
- Ti riferisci a Valentin e alla musica, giusto?
- Sì... Suppongo che c'entri la musica - annuii strofinando una guancia sulla trapunta. - Ti sei lasciata influenzare dai suoi gusti?
- No, cioè, solo in un certo senso - la ragazza gesticolò con le mani. - A me sono sempre piaciuti il rock, il punk, il metal e altri generi simili, ma diciamo che Valentin ha contribuito ad arricchire le mie conoscenze musicali. I Metallica, pur essendo famosissimi, non li avevo mai sentiti prima che Valentin mi prestasse l'album Master of puppets - mi raccontò Gwen, sempre guardando il soffitto come se sull'intonaco bianco stesse vedendo proiettati i suoi ricordi.
- Chissà che bello dev'essere condividere con il proprio ragazzo un genere musicale... Io amo Lady Gaga, ma Val mi prende sempre in giro per questo - piagnucolai teatralmente e Gwen ridacchiò, ma non capii se dolcemente o amaramente.
- Bé, comunque... sì, è molto bello - sospirò di nuovo. - Ci siamo divertiti un sacco al concerto degli AC/DC l'anno scorso, un'altra band che, senza di lui, non credo avrei provato a sentire. Prima di legare con Valentin ascoltavo già i Black Sabbath, i Megadeth, i Motorhead, ma anche i Green Day, i Blink 182, i Sum 41 e pure qualche band indie rock come gli Arctic Monkeys, che sono tutt'ora la mia band preferita - Gwen continuò a parlare senza seccatura o freddezza nella voce. - Quando io e Valentin avevamo scoperto di condividere l'amore per alcuni gruppi, la nostra amicizia aveva già cominciato a prendere una strana piega; spesso mi dedicava delle canzoni ed era emozionante quando riconoscevo alcune di quelle. Altre, invece, erano di sua invenzione, ed erano quelle che amavo di più.
Immediatamente mi ricordai di Poison girl e della gelosia che provai nel leggerla, ma rimasi in silenzio perché volevo ascoltare il seguito del racconto di Gwen.
- Quando siamo andati in gita a Liverpool l'aprile scorso, abbiamo passato tutto il viaggio in pullman ascoltando musica, seduti vicini e con una cuffia ciascuno, entrambe attaccate al suo cellulare. Cantare era una delle cose che adoravo fare con lui, sai? Non sono brava quanto Valentin, ma ciò che m'importava di più era divertirmi. Poi mi sono addormentata sulla sua spalla e lui aveva messo una playlist di canzoni più calme per non disturbare il mio sonno - la mia amica si lasciò sfuggire un sorriso nostalgico e finalmente si voltò verso di me.
- Val sa essere molto premuroso - commentai facendo riferimento anche alle mie esperienze e cercai di reprimere quel piccolo fastidio che i ricordi di Gwen mi provocarono. Non volevo essere gelosa di qualcosa che non esisteva più, ma soprattutto non mi andava per niente di invidiare la mia migliore amica, anche perché non ce n'era alcun motivo.
- Già - concordò la rossa e distolse ancora il suo sguardo dal mio viso. Ci fu un breve ed imbarazzante attimo di silenzio, ma poi Gwen riprese a guardarmi.
- A proposito di gite... ci sarai a Dublino? - mi domandò lei. Il 18 aprile i ragazzi del quarto e del quinto anno sarebbero dovuti andare a Dublino per starci cinque giorni, ma io non potevo perché secondo i miei genitori non meritavo di parteciparvi.
- No, i miei non vogliono - risposi con evidente disapprovazione al riguardo. - In qualche modo dovevano pur punirmi per come mi comporto.
- Fai la cattiva bambina, eh? - Gwen rise pizzicandomi un braccio. - Ma dai, vorrei che venissi!
- Anch'io, ma ormai è fatta - scrollai le spalle. - E comunque non sono una cattiva bambina, ma una persona che sa cosa vuole e cosa la rende davvero felice - corressi la mia amica e lei aggrottò le sopracciglia.
- Cosa ti rende felice? - mi chiese lei.
- Val, Alex, Jo e anche tu, con cui mi trovo bene nonostante tu sia la ex ragazza del mio fidanzato - ridacchiai teneramente contagiando l'altra.
Gwen allungò un braccio verso di me e pose una mano sulla mia guancia. Lanciai uno sguardo fugace a quelle dita, così vicine al mio occhio, così fredde e leggere, poi tornai a fissare la rossa, ricambiata da due occhi terribilmente dolci e profondi; lei cominciò ad accarezzarmi lievemente con i polpastrelli e scansò le sottilissime ciocche di capelli che mi ricadevano sulla faccia.
Un fastidioso senso di disagio mi pesò nel petto, ma non mi spostai e lasciai che Gwen mi contemplasse con quella strana luce che le brillava nelle iridi scure.
Pensai che probabilmente le fece piacere sentirmi dire che lei era una delle poche persone che sapeva farmi felice, ma non avrei mai immaginato una reazione simile.
James Hetfield ci faceva ancora da sottofondo, stavolta con una canzone più tranquilla, ma non ne ricordavo il titolo.
Volevo che una delle due proferisse parola, ma Gwen continuava a sfiorarmi e fissarmi con un tenero sorriso stampato sul volto ed io non sapevo che dire per rompere il nostro silenzio.
- Questo pomeriggio sono stata al cimitero a trovare Camille e le ho chiesto perdono - ed ecco che fu la rossa a parlare.
- Perdono per cosa? - domandai aggrottando le sopracciglia, ma la risposta non arrivò perché io e Gwen sentimmo bussare alla porta ed entrambe ci mettemmo di scatto sedute sul letto.
- Ragazze, posso entrare? - la voce ovattata di Gloria si fece sentire dal''altra parte del blocco ligneo.
- Sì, entra pure, mamma - la mia amica le diede il permesso e la donna entrò nella stanza compiendo soltanto un paio di passi; teneva i capelli raccolti in una crocchia disordinata e indossava una camicia da notte color avorio, lunga fino a terra, insieme ad una vestaglia viola.
Il cuore mi batteva forte, poiché mi presi un bello spavento, ma cercai di non darlo a vedere tenendo sotto controllo la regolarità del mio respiro.
- Tutto okay? Vi state divertendo? - ci chiese Gloria con aria dolce, ma assonnata.
- Sì, andava tutto bene prima che arrivassi tu - la figlia le rispose, chiaramente infastidita, ma poi si lasciò ad una breve risata.
- Scusate, volevo solo avvertirvi che sto andando a letto, quindi vi do la buonanotte.
- Buonanotte anche a te - ricambiai con un sorriso.
- Okay, buonanotte, adesso vai - Gwen si alzò dal letto e accompagnò sua madre fuori, per poi chiudere la porta e tornare a distendersi accanto a me.
- Stronza! - sentimmo Gloria esclamare a voce alta ed entrambe scoppiammo a ridere.
- Dai, poverina! - commentai tra le risa.
- Ci ha interrotte, e che cavolo! - i capelli rossi della mia amica si sparsero di nuovo sulla trapunta quando lei si lasciò cadere all'indietro. Sembravano fiamme, così calde e sinuose come un dolce falò acceso durante una sera estiva sulla spiaggia.
Io rimasi seduta a guardare come Gwen rideva con quelle labbra che anche senza rossetto io trovavo belle, con quegli occhi così profondi che mi parevano penetranti pur non essendo contornati da lunghissime e voluminose ciglia nere; lei era bella nella sua naturalezza, se non addirittura più di quando era accuratamente truccata.
Mi rattristai ad un pensiero ed abbassai il capo. Cominciai a torturarmi le mani e sospirai.
- Mi mancherà vederti ridere così, con me - dissi a bassa voce e una piccola parte di me pregò che Gwen non avesse sentito, ma lei ovviamente ricevette il messaggio chiaro e tondo; si mise a sedere e mi guardò con sguardo perplesso.
- Cosa vorresti dire? - mi chiese.
Feci fatica a voltarmi verso di lei, ma la guardai.
- C'è una cosa che non ti ho detto.
- Ossia?
- Io non starò qui a Londra per sempre, lo sai, no? - le ricordai come stavano le cose e lei annuì. I suoi occhi non brillarono più, anzi, parvero spegnersi poco a poco come se avesse già capito tutto. - Mia mamma mi ha proposto un compromesso.
- Che genere di compromesso?
- Mi ha detto che posso frequentare Val a patto che io torni ad Ottawa a giugno, subito dopo la fine della scuola - sputai il rospo senza cercare di girarci intorno.
Gwen rimase a guardarmi in silenzio con uno sguardo così pesante che mi costrinse ad abbassare ancora la testa e preferii fissare la mie cosce che il viso della mia migliore amica divenire più pallido.
- Tu hai accettato, giusto? - ed ecco che sentii la sua voce, ma io seppi soltanto scuotere su e giù la testa. I miei capelli biondi mi coprirono il profilo sinistro, ma non li scansai perché altrimenti Gwen avrebbe potuto vedere che stessi cercando di non piangere davanti a lei.
- Ellie, posso capire, davvero - la rossa mi parlò nonostante la sua volontà, glielo sentii nel tono tremante e rassegnato che usò.
- Ammettilo, che non ti sta bene - rimasi con metà volto nascosto dalla cascata bionda. - Non sta bene neanche a me, ma ho dovuto accettare - continuai con sincerità.
- Cosa dovrei dirti? Lo so che Valentin è la persona più importante per te, quindi perché dovrei essere contraria a tutto ciò? Hai fatto ciò che credevi giusto ed io lo accetto - Gwen si alzò dal letto e andò davanti al computer, non sapevo per far cosa.
Alzai il viso e finalmente lo liberai dai capelli, ma ciò non prima di asciugarmi una lacrima. La schiena di Gwen, piegata in avanti, tremava, così come le spalle e le braccia. Forse era nervosa, o forse piangeva, ma nessun singhiozzo uscì dalla sua bocca.
Mi alzai anch'io e raggiunsi a passi lenti la mia migliore amica, sempre china sul computer a sbrigare qualcosa. La musica riempiva ancora l'area della camera, ma in quel momento non feci caso a quale canzone fosse in riproduzione, anzi sapevo soltanto che si trattava di un altro brano calmo, probabilmente dal triste significato.
- Gwen, anche tu sei importante per me e mi dispiace tantissimo dover rovinare l'amicizia che c'è tra noi - le confessai e un morso alla gola mi fece stringere gli occhi.
- Ci sentiremo, no? - lei ne era certa. Non si voltò.
- Sicurissimo! - le garantii. - Non potrei mai dimenticarmi di te - aggiunsi e fu in quel momento che Gwen si rimise in posizione eretta e mi guardò. I suoi occhi erano lucidi e quando una lacrima le rigò una guancia, lei l'asciugò in fretta e tirò su col naso.
Rimasi a guardarla in silenzio, in attesa che lei parlasse, ma nessuna delle due proferì parola. Non capivo perché Gwen non avesse qualcosa da dire, ma continuai ad aspettare che smettesse di rimanere muta e con quell'espressione che sapeva soltanto bucarmi il cuore come tanti piccoli spilli infilzati sulla punta di un dito; compì un paio di passi per venirmi più vicino e il suo respiro mi invase le narici. Io non mi mossi di un millimetro e permisi che Gwen mi poggiasse le sue mani sul volto, ma fu in quel momento che lei mi mostrò quanto tenesse a me: mi baciò le labbra con una mossa fulminea e premette la sua bocca così forte sulla mia che riuscii a percepire tutto il suo dolore. Strinsi gli occhi per la confusione mentre la lingua della mia migliore amica cercò di intrufolarsi dentro di me, ma io poggiai le mani sulle sue guance e riuscii a staccarmi.
- Gwen, che ti prende? - le chiesi con gli occhi sbarrati e a bassa voce, anche se avrei voluto urlare, ma non avevo intenzione di far tornare Gloria in camera.
- Scusami, scusami - la rossa mi guardò per un paio di secondi con il viso bagnato dalle lacrime, ma subito dopo riuscì a trovare la forza per togliere le mani da me e tornò a sedersi sul letto. Mi voltai indietro e la vidi portare la testa tra le mani scoppiando a piangere.
- Non sto capendo nulla - ero agitata e totalmente confusa.
- Ellie, io... - Gwen provò a parlare, ma fece fatica. - Io volevo dirtelo stasera, ci stavo provando.
- Dirmi cosa? - domandai avvicinandomi alla rossa.
- Non sai tutta la storia di me e Valentin.
- Cosa c'entra con quello che è appena successo? Che devo sapere? - continuavo a non capire, a vedere tutto nero.
- L'ho tradito, è vero - cominciò lei a confessare. - Ma l'ho fatto con una donna.
- Cosa? - la notizia mi sconvolse, non ci avrei mai pensato.
- Sì, con Camille. Non era solo la mia ex migliore amica, ma era anche la mia ragazza - ammise Gwen e si abbandonò ad altre lacrime mentre io rimasi ancora là davanti a lei, in piedi e senza parole.
Adesso sì che capivo quanto avesse sofferto Valentin quando scoprì di esser stato tradito. Rendersi conto che una donna fosse stata capace di rimpiazzare il suo posto nel cuore di Gwen non dev'essere stata di certo facile, ma provai a mettermi anche nei panni della mia amica che, oltre a cercare un modo per lasciare Val, dovette fare i conti prima con sé stessa e la sua sessualità.
- Sono omosessuale, Ellie - Gwen trovò il coraggio di guardarmi e per me fu un colpo al cuore ritrovarmi quegli occhi neri, che adesso erano più rossi, puntati addosso. - E sono innamorata di te - mi rivelò senza peli sulla lingua e il mio cuore accelerò i suoi battiti come un treno in corsa.
Non sapevo come sentirmi. Ero lì, inerme, in imbarazzo e senza saper che fare o dire pur di non ferire ancora la mia amica, ma in fondo sapevo che in qualsiasi modo avessi scelto di agire, le avrei fatto comunque del male perché io non avrei mai potuto ricambiare il suo amore.
- Gwen - finalmente mi avvicinai a lei, ma non mi abbassai alla sua altezza.
- Ti prego, non dirlo a nessuno! - m'implorò. - Io e Valentin ci siam messi d'accordo che nessuno di noi proferirà parola riguardo a questo, perciò per favore, non farlo nemmeno tu! Neanche le mie amiche lo sanno! E nemmeno i miei genitori!
- Tranquilla, rimarrà un segreto - le assicurai.
- Ti ringrazio - un filo di voce uscì dalla sua bocca, ormai bagnata e lucida.
Mi guardai intorno per cercare un pacco di fazzoletti, lo trovai, lo afferrai e lo porsi a Gwen, la quale mi ringraziò ancora e si soffiò il naso, poi si asciugò le guance e gli occhi.
- Mi dispiace - le dissi inginocchiandomi davanti a lei e mi si strinse il cuore quando mi guardò con un'aria che non mi piacque per niente.
- Io cerco di farmi andar bene tutto, ma urlo sempre dentro di me - scosse la testa e singhiozzò. - Io non sono gelosa di Valentin, io sono gelosa di te e questo è così da mesi.
Mi vennero in mente tutti quei momenti in cui pensai che Gwen non gradisse vedermi insieme al suo ex fidanzato e mi sentii così stupida per aver sempre pensato nel modo sbagliato, anche se non avrei mai potuto immaginare che fossi io quella che Gwen amava.
- Gelosa di me? - ripetei incredula.
- Sì, ma col passare del tempo ho cercato di far finta di nulla e che il fatto che tu e Valentin foste una coppia mi andasse bene per davvero.
- Sei stata tanto male? - le chiesi, ma me ne pentii subito perché mi resi conto troppo tardi della stupidità con la quale posi la domanda.
- Tantissimo - altre lacrime uscirono rabbiose dai suoi occhi rossi e gonfi. - E la felpa grigia... Okay, lo ammetto, prima era mia. Te l'ho regalata perché volevo che tu avessi qualcosa di mio addosso e che tu potessi sentire il mio profumo quando l'avresti indossata.
Mi strinsi nel tessuto morbido che ormai sapeva di muschio bianco, ma anche se non aveva più l'odore di prima, sentivo ancora le tracce che Gwen vi lasciò sopra.
- Ehi, sei una persona meravigliosa e lo penso davvero, ma io non provo i tuoi stessi sentimenti - le dissi con tutta la delicatezza che potessi utilizzare, ma una lacrima mi bagnò il viso perché, anche se le dissi la verità, mi sentii un mostro.
- Lo so, Ellie... lo so - Gwen si passò il dorso di una mano sugli occhi nell'intento di asciugarli. - Però volevo dirti come stanno davvero le cose perché non ce la facevo più a tenere tutto dentro, mi capisci?
- Hai fatto bene, dico sul serio - le poggiai le mie mani sulle ginocchia, ma lei me le tolse via, anche se a malincuore.
- Forse è meglio se per un po' non ci parliamo - Gwen si alzò dal letto e mi rimisi in piedi pure io, così ci ritrovammo faccia a faccia.
- Perché? - mi era familiare quella richiesta, come la fastidiosa sensazione che essa mi provocò nel petto.
- Abbiamo entrambe bisogno di riflettere - mi rispose lei, ma dovetti ammettere a me stessa che in fondo aveva ragione. - Voglio lasciarti del tempo per riprenderti dallo shock ed io, invece, devo abituarmi all'idea di rinunciare a te - continuò la rossa a spiegare ed io non potei che essere più d'accordo con lei.
- Sì, anch'io penso che siano le cose migliori da fare - annuii portandomi i capelli dietro le orecchie e abbassai lo sguardo.
- Mi dispiace, non volevo farti sentire in imbarazzo - Gwen si scusò con me, ma io le agitai una mano davanti la faccia.
- No, tranquilla, scusami tu per tutto il dolore che ti ho provocato.
- Non potevi sapere, Eleanor - la mia amica tirò su col naso.
- Non vorrei essere scortese, ma ora preferirei tornare a casa - cominciai a raccogliere le mie cose e volli togliermi il pigiama per rimettermi i vestiti che indossavo prima.
- Ehm, sì, come vuoi tu. Mi inventerò una scusa per giustificare la tua assenza a mia mamma domattina - Gwen concordò, anche se non avrebbe voluto davvero che io me ne andassi.
- Potresti girarti, per favore? - le chiesi cortesemente per non far sentire entrambe in imbarazzo per la mia nudità e lei non si oppose.
Mi cambiai in fretta mentre la rossa mi dava le spalle, poi raccolsi il borsone e mi diressi verso la porta della camera.
- Perdonami, ma ci sentiremmo a disagio entrambe se io rimanessi qui - dissi voltandomi indietro, prima di aprire.
- Non ti do torto - la rossa incrociò le braccia al petto e fissò lo sguardo sui suoi piedi. - Allora ciao.
- Buonanotte - la salutai con le labbra tremanti e lei, rialzando gli occhi su di me, ricominciò a bagnare le sue gote.
- Esci dal retro, il rumore di quella porta non si sente fino alle camere - mi ordinò.
- D'accordo - annuii e feci per uscire.
- Ah, Ellie! - Gwen mi bloccò e mi voltai indietro con la mano poggiata sulla maniglia.
- Ho chiesto perdono a Camille perché adesso nel mio cuore ci sei tu - ed eccola lì, la confessione che prima non riuscì a venir fuori per via dell'interruzione di Gloria.
Nessuna parola avrebbe potuto cambiare la situazione, perciò strinsi i denti e la presa sulla maniglia della porta ed uscii dalla stanza, poi m'inoltrai nel buio del corridoio e mi guidai con la luce del cellulare fino all'uscita posteriore della casa.
Il mio cuore ormai non avrebbe potuto distruggersi di più ed io trovai più difficile di pochi attimi prima trattenere un pianto.
M'infilai in macchina e misi subito in moto. Una volta essere arrivata, avrei spiegato a papà e Caroline che tornai prima del dovuto perché litigai con Gwen, ma non sarei mai caduta nei particolari. Se mi avessero chiesto il motivo di quel litigio, di sicuro, me lo sarei inventato.


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Buonasera himsters e non!

Ebbene, come già detto in precedenza, questo capitolo è una BOMBA, ma non per farmi i complimenti da sola AHAHA. Bè, è chiaro che contiene una rivelazione importantissima che porta a capire molte scene passate della storia! Voi vi aspettavate questa confessione di Gwen?

Nel prossimo capitolo entrerà ancora in scena Val e anche un personaggio che è da un po' che non si fa sentire...

Siete curiosi? Allora non mancante al prossimo appuntamento! ;)

Che dire, non smetterò mai di ringraziare voi che seguite questa storia, spero arriverete fino alla fine!

Alla prossima,

Julie Darkeh.

Baciata dalla lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora