13 - "Turner è molto più interessante"

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Quando andai con i miei compagni di classe alla Tate Gallery di Londra, fu la prima volta che passai per il quartiere di Westminster.
Osservai con emozione la facciata del museo. Andare alla Tate Gallery faceva parte dei sogni che avrei voluto realizzare nella vita (oltre visitare la National, situata a Trafalgar Square) e a momenti stavo per realizzarlo. Ero davvero elettrizzata all'idea.
- Che palle, ci siamo stati anche l'anno scorso - si lamentò Joseph accanto a me finendo di fumare una sigaretta. Scossi una mano in aria quando un'ultima nuvola di fumo passivo mi invase le narici.
- Sì, ma non abbiamo visto i quadri di Turner - lo corresse Alex. Il Romanticismo era la corrente artistica che stavamo studiando in quel periodo ed io non vedevo l'ora di ammirare i quadri di Joseph Turner dal vivo.
Mi voltai indietro e vidi i ragazzi del quinto anno raggiungerci. Noi del quarto non eravamo gli unici che dovevano visitare la Tate Gallery quel giorno e lo sapevo. Avrei visto Valentin e Gwen, ma probabilmente non potevo fermarmi a parlare con loro, pensai. I ragazzi più grandi dovevano guardare opere diverse dalle nostre e compiere un altro tour.
La nostra accompagnatrice, la professoressa di storia dell'arte, ci invitò a seguirla e ad entrare mentre i ragazzi del quinto anno avanzavano verso di noi, guidati dalla loro docente di pittura. Poco prima di entrare mi girai ancora una volta. Cercai Valentin, ma la prima persona che vidi fu Gwen. Mi salutò non appena mi vide e mi sorrise. Ricambiai e, proprio quando decisi di riportare l'attenzione davanti a me, con la coda dell'occhio scorsi Valentin con una sigaretta tra le labbra, lo sguardo perso alla sua destra e il vento fra i capelli. Mi rivoltai indietro per poterlo guardare aspettando di essere ricambiata. Avrei salutato anche lui, ma la professoressa poggiò una mano sulla mia schiena per indurmi ad entrare al museo. Valentin non si accorse di me, pensai, ma mi risollevai pensando che forse ci saremmo visti dentro alla Tate Gallery.
- Fanno ancora partecipare alle visite scolastiche quel matto? - chiese Jo, indignato, indicando un punto dietro di sé con il pollice.
- Chi? - intervenne Alex.
- Virtanen - rispose il mio amico. Mi stupii nel rendermi conto che entrambi avevamo appena visto la stessa persona.
- Ultimamente non ha causato problemi a nessuno, perché avrebbero dovuto farlo rimanere a casa? - Alex scrollò le spalle.
- Magari adesso entra e ruba un quadro per rivenderlo su internet - scherzò Jo e accennò una risata quando Alexandra lo spinse. - Oppure appiccherà un incendio - continuò lui, stavolta irritando me. Lo guardai male.
- La smetti? - gli chiesi con serietà e lui alzò le mani in aria come per arrendersi.
- Mi scusi, signorina Eleanor - mi canzonò Jo ed io gli colpii una spalla con un lieve pugno.
- Cos'è questa violenza? - si intromise Alex. - Ti da fastidio se lui prende per il culo il tuo ragazzo, che tenera - mi strizzò una guancia la mia amica facendomi la vocina, ma io le allontanai la mano e sorrisi imbarazzata.
- Valentin non è il mio ragazzo - dissi cercando di scacciare tutto l'imbarazzo che occupò prepotentemente il mio viso e il mio petto.
- Certo, Ellie - fece finta di crederci Joseph. - Voi due vi amate - aggiunse poi.
- Stai zitto, non dire stronzate - mi difesi incrociando le braccia al petto e i due risero, divertiti. Provai a rimanere impassibile alle loro risate, ma poi riuscirono a contagiarmi. Scommisi che avevo le guance così rosse che non sarebbero mai potute passare inosservate, così cercai di darmi un contegno e di ignorare ciò che dicevano i miei amici.
Quando vidi Valentin entrare nel museo circondato dai suoi compagni di classe mi mancò un battito. Era così solo in mezzo alla folla...
E finalmente si accorse di me. I suoi occhi spenti parvero illuminarsi e le sue labbra sottili e arcuate leggermente all'ingiù si allargarono in un malizioso sorriso. Mi voltai di scatto dall'altra parte come se non avessi visto nessuno e seguii la professoressa. Il nostro tour stava per cominciare, non potevo perdermi nessun quadro.

* * *

Gli sguardi di Victor erano così diversi dall'ultima volta che mi caddero addosso. Erano più intimoriti che sfacciati e insistenti.
E lui mi stava alla larga. A quanto pare lo scontro con Valentin lo cambiò e la voglia di importunarmi gli passò definitivamente. Temevo che dopo il suo ritorno dalla sospensione avesse continuato a parlarmi e a provarci con me, ma fortunatamente imparò la lezione, dunque non mi passò neanche vicino durante la visita guidata. Sembrava quasi un'altra persona.
Per i quadri di Turner dovemmo trasferirci nell'ala del museo dedicata a lui, la Clore Gallery. Prima di ammirare le sue opere, la professoressa volle mostrarci l'ambiente della Tate. Ci teneva ad istruirci su più cose possibili e amava tanto il suo lavoro. Parlare d'arte ai ragazzi era qualcosa che la faceva sentire piena di sé ed orgogliosa dei suoi studi. Adoravo vedere con quanta passione ci spiegava la storia del museo.
Quando mi posizionai di fronte al primo quadro di Turner della collezione, fissai il dipinto, meravigliata. Lo stesso per il secondo, il terzo e così via. Il suo stile raffinato mi attirava tantissimo. Ad ogni spiegazione della prof prendevo appunti su un blocnotes che avevo messo nella borsa per quella visita. Jo si guardava intorno continuando a chiedersi mentalmente quando sarebbe finita quell'uscita scolastica (sicuramente) e Alex masticava una cicca abbastanza rumorosamente mentre ascoltava a scatti i discorsi della donna. Mi chiedevo come potessero annoiarsi due studenti di un istituto d'arte dentro un museo, ma ammisi a me stessa che stare in piedi per lungo tempo stava cominciando a stancare anche me. Per fortuna, dopo tutte le spiegazioni fatte, la professoressa ci permise di riguardare le opere a piacere nostro. Alex e Jo ne approfittarono per sedersi subito su un divanetto, così avrebbero fatto riposare le gambe e anche le loro menti, rimaste concentrate anche fin troppo per i loro gusti.
- Non vieni, Ellie? - mi chiese Jo non appena si sedette e sospirò.
- Un attimo, guardo ancora qualche quadro e poi vi raggiungo - risposi. Diedi loro le spalle e, anche se la stanchezza mi pesava sulle ginocchia, non volevo ancora fare una pausa.
- Tu sei pazza - commentò Alex.
- No, amo l'arte, e dovrebbe essere così anche per voi - la corressi e le sorrisi voltandomi verso di lei, poi ripresi il mio cammino nella sala.
Mi incollai ancora a Ombre e tenebre. La sera del diluvio e poi a Tormenta di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi. La seconda opera fu quella che mi colpì più di tutte. La grande nube scura che sembrava inghiottire il cielo giallognolo mi trasmetteva qualcosa.
Io mi vedevo dentro quel dipinto: ci vedevo la mia felicità che, all'improvviso, veniva stravolta da un cambiamento. La sentivo mia, quell'opera, e passai minuti interi a guardarla.
- Uhm, anch'io trovo interessante questo quadro - una voce roca e profonda, per me riconoscibile fra mille, mi colse di sorpresa e sussultai. Mi voltai e Valentin stava dietro le mie spalle. Lo guardai con aria interrogativa, ma dentro il petto era scoppiata la stessa tempesta che Joseph Turner dipingeva nelle sue opere.
- Che ci fai qui? - gli chiesi non appena Valentin si posizionò al mio fianco e rialzò lo sguardo sul quadro di fronte a noi.
- Mi stavo annoiando di là - rispose lui facendo spallucce, poi mi guardò. - Turner è molto più interessante - aggiunse e sorrise.
- Certo, chissà perché...
- Cosa vorresti dire?
- Scommetto che non sei qui per questo motivo - lo sfidai e Valentin accennò una risata. Sapevo benissimo che ero io ciò che appariva interessante ai suoi occhi, non i quadri romantici di Turner.
- Beccato - si arrese lui. - Sono qui per venirti a prendere - confessò infine facendomi un cenno col capo. Io non capii cosa volesse dire.
- Dove dovremmo andare? - gli chiesi, confusa, ma allo stesso tempo dovetti ammettere a me stessa che ero anche elettrizzata all'idea di sparire per un po' con Valentin.
- In giro, per conto nostro - rispose lui roteando un dito per indicare l'area del museo.
- E' una specie di appuntamento? - domandai assottigliando lo sguardo e non potei trattenere un sorriso.
- Diciamo di sì - confermò Valentin annuendo con la testa e sul suo viso prese forma uno dei suoi tipici ghigni pieni di malizia, poi passò una mano fra i suoi folti capelli mossi.
Mi voltai verso la professoressa di storia dell'arte per controllare se ci stesse guardando: stava parlando con una guida turistica ed io non avevo molto tempo per pensare a cosa fare. La donna sarebbe potuta accorgersi della presenza di Valentin da un momento all'altro, avevo i secondi contati.
- Okay, andiamo, svelto - lo incitai ad allontanarsi ed io lo seguii a ruota a passi larghi. Mi girai un'ultima volta per vedere se Alex e Jo si fossero accorti della mia fuga, ma nessuno dei due aveva l'attenzione posta su di me: lei stava scrivendo qualcosa al cellulare e lui stava chiacchierando con Rob. Insomma, era tutto stranamente perfetto.

Baciata dalla lunaWhere stories live. Discover now