19 - Canzoni

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Mi accolse il più assoluto silenzio quando entrai a casa di Valentin per la seconda volta. Nessun rumore di pensili che sbattevano provenire dalla cucina, nessun suono fastidioso emesso da un videogame di Joel...
Regnava una tranquillità immensa, ma un po' inquietante.
- Dove sono tua madre e tuo fratello? - chiesi a Valentin non appena chiuse la porta d'ingresso alle sue spalle. Lui si affiancò a me e mi guardò con un sorriso malizioso.
- Da mia zia Helga - mi rispose il finnico e mi ammiccò provocando in me il battito accelerato del cuore.
- Okay, dunque siamo soli - osservai stupidamente.
- Non ti sfugge nulla, eh? - fece la battuta Val ed io gli mollai una manata sul braccio facendolo ridere.
- Simpatico - commentai con sarcasmo.
Dopo esserci liberati dei cappotti e degli zaini poggiandoli sul divano, il mio ragazzo prese un grande pacco di patatine alla paprika dalla dispensa, in cucina, e una bottiglia di succo ai frutti tropicali.
- Andiamo a fare merenda di sopra - mi propose Valentin conducendomi verso le scale. - Oh, le patatine sono di Joel, a me fanno schifo, ma puoi pure mangiarle tutte.
- Non voglio far arrabbiare Joel.
- Tranquilla, quello lì ne mangia anche fin troppe di schifezze! E mi stupisce come non possa essere ancora ingrassato di venti chili o anche più - disse Valentin ridendo e mi contagiò subito.
- E tu cosa mangi, allora? Mi aspettavo che prendessi un bel mazzo di asparagi o di carote - lo presi un po' in giro, ma lui non se la prese.
- Sai, tesoro, sei simpatica anche tu - ironizzò lui e mi stampò un bacio sulla guancia mentre finimmo di salire le scale. - Berrò solo il succo, non ho molta fame - aggiunse e aprì la porta della sua camera.
Valentin mi porse il pacco di patatine ed io lo afferrai, poi mi sedetti ai piedi del letto. Spostai un paio di jeans scuri che stavano d'intralcio e aprii la mia merenda. Mi voltai verso la finestra mentre cominciai a frugare tra le patatine con le dita e notai che il cielo stava cominciando ad ingrigirsi.
- Allora tuo padre non ti aspetta per cena, stasera? - domandò Valentin per accertarsi che papà non sapesse nulla del mio sabato sera dal mio ragazzo. Mi voltai di scatto verso di lui quando lo sentii parlare.
- No, gli ho detto che sarei rimasta a dormire da Alex. Tranquillo, ho pensato a tutto - gli assicurai, ma un brivido mi percorse per tutto il corpo al solo pensiero di essere dove non avrei dovuto. Non ero ancora abituata del tutto a fare cose all'oscuro di mio padre e Caroline, anzi pure mia mamma non sapeva nulla: quando parlavo con lei attraverso le nostre solite video chiamate non le rivelavo niente di ciò che facevo segretamente con Valentin. Lei sapeva soltanto che papà mi aveva proibito di uscirci, nient'altro.
Il finnico mi sorrise, soddisfatto per il mio nuovo titolo di "figlia bugiarda". Non mi sentivo molto a mio agio, ma una parte di me m'incitava giornalmente a non smettere mai di mentire.
Questo solo per continuare a stare con Valentin e a godere di quel poco tempo che avevo a disposizione da passare insieme a lui.
Il mio ragazzo si sedette alla scrivania e ruotò il corpo verso di me.
- Alla fine com'è andata la dichiarazione di Alexandra? - mi chiese Val inaspettatamente.
- Oh, è andata bene. Quando Alex ha dato il suo regalo a Jo, lui si è imbarazzato tantissimo, ma era felice di ricevere quella sorpresa. Alex mi ha persino detto che lui è arrossito! - raccontai. - Ma come mai me l'hai chiesto? - domandai, curiosa e stranita.
- No, così, per sapere - rispose Valentin facendo spallucce.
- Chissà, magari un giorno usciranno insieme - fantasticai immaginando i miei due amici andare in giro per Londra come due fidanzatini. Non ero abituata a vederli insieme come coppia, ma sarei stata ben felice di cominciare a guardarli con altri occhi.
- Può darsi, chi lo sa.
- Spero proprio di sì - dissi, emozionata.
Valentin aprì la bottiglia di succo e ne bevve un lungo sorso, poi la porse a me.
- Ne vuoi un po'? - mi offrì, ma io scossi la testa.
- No, grazie, magari dopo.
- Ti fa schifo che ci abbia bevuto prima io? - rise Valentin.
- Se mi facesse schifo la tua saliva, non ti bacerei - dissi, ironica.
- Oh, questo è vero - concordò lui abbassando lo sguardo e pose la bottiglia sulla scrivania, già piena zeppa di altri oggetti, poi si alzò e si sedette sul letto, accanto a me. Mi fissò le labbra con un ghigno malizioso dipinto sul volto ed io guardai le sue sperando che incontrassero le loro amate il prima possibile.
- Bè, visto che ti piace... - lasciò in sospeso la frase, infine mi baciò. Gli poggiai i polpastrelli sulle guance mentre la mia bocca s'incurvò in un sorriso. La sua lingua aveva un sapore fruttato per via del succo. Mi staccai da Valentin ridendo e spostai il viso da un lato, le mani ancora sul suo volto.
- Non puoi fare così ogni volta - gli dissi imbarazzata e lui ridacchiò, confuso.
- Così come?
- Mi fai diventare matta ad ogni piccolo gesto che fai, ti rendi conto?
- Lo so - disse Valentin annuendo. - Per questo amo stuzzicarti - ammise poi, ammiccandomi. Mi baciò ancora, ma non durò per molto perché lui si alzò dal letto e afferrò la sua chitarra acustica. Ripresi tra le mani il pacco di patatine e vi infilai dentro una mano.
- Oh, cosa mi suoni oggi? - gli chiesi guardandolo sedersi davanti alla scrivania e posizionando la chitarra sulle gambe.
- Sai, in questi giorni sto leggendo I fiori del male di Baudelaire e mi sono ispirato per una canzone che ho composto un paio di giorni fa - m'introdusse Valentin il suo nuovo lavoro, speranzoso che io potessi apprezzare le sue capacità anche stavolta. Mi guardava come se davanti a sé ci fosse il tavolo dei giudici di un talent show, anziché io.
- Come s'intitola? - gli domandai, curiosa.
- The funeral of hearts.
- Uhm, che concetto triste - osservai, ma non ne fui poi così sorpresa. Mi tornarono in mente la poesia che mi scrisse ad ottobre e Beautiful, la canzone dedicata a me. Anch'esse contenevano espressioni macabre e cupe, ma avevano un fascino così particolare...
E sapevo che anche The funeral of hearts mi avrebbe colpito come gli altri componimenti di Valentin, quindi attesi che lui cominciasse e rimasi in ascolto.
- Ma anche romantico - tenne a precisare lui. - E non nascondo che anche tu mi sei stata d'aiuto per scriverla - mi ammiccò ed io roteai gli occhi al cielo sorridendo.
- La smetti di pensare sempre a me? - ironizzai.
- E tu smettila di parlare, se vuoi sentire la canzone - mi intimò il finnico ed io feci segno di tapparmi la bocca, come se tra le mie labbra ci fosse stata una zip. Sorrisi quando Valentin alzò un pollice come per darmi un okay, poi guardò la sua chitarra e cominciò a suonarla. La sua voce mi entrò dentro, proprio come la volta precedente, e una nuova ondata di emozioni investì il mio petto, soprattutto quando quegli occhi verdi catturarono i miei.

Baciata dalla lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora