28 - Nessun bel finale

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La mattina del 1° giugno mi svegliai prestissimo. Stavolta la sveglia suonò alle sei del mattino, ma non me ne lamentai perché era programmato, non si trattava dunque di un difetto del piccolo marchingegno. Quel giorno toccava a noi distribuire notizie fresche agli studenti del nostro piccolo istituto d'arte e sapevo che Stacie e i suoi soci, almeno per il primo giorno dell'ultimo mese di scuola, si sarebbero goduti un'ora in più di sonno piuttosto che alzarsi presto per mettere le copie del giornalino scolastico sui banchetti, dove erano soliti distribuirli prima che le lezioni cominciassero.
Peccato, però, che le notizie scottanti di giugno non si sarebbero diffuse grazie alle pagine di quei patetici giornali. Stacie e gli altri non sapevano neanche minimamente che cosa sarebbe successo di lì a poco ed io fremevo dalla voglia di prendermi la rivincita sin dal momento in cui Brenda, quel giorno al bar, ci spiegò il suo eccellente piano.
Papà e Caroline dormivano ancora e non si accorsero della mia precoce sparizione, ma lasciai loro un biglietto sul tavolo in cui dicevo che al mio ritorno da scuola avrei spiegato tutto.
Alle 07:00, come d'accordo, ci saremmo dovuti trovare tutti al Theodor's, il bar più vicino alla scuola, dove avremmo fatto colazione insieme e Brenda ci avrebbe mostrato i suoi elaborati.
Quando entrai nel piccolo locale, trovai già seduti ad un tavolo poco lontano Valentin, Victor e l'ideatrice del malefico piano. Intuii che stessero soltanto chiacchierando, dato che sulla superficie del mobile tondo non c'erano né tazzine né i famosi volantini che non vedevo l'ora di guardare e leggere.
Raggiunsi i ragazzi a passi veloci ma tremanti, perché gli occhi di Val mi stavano già addosso e non si sarebbero scollati da me per un bel po' di tempo, quella mattina. Sbadigliai poco prima di prendere posto accanto a Valentin, l'unico libero, poi salutai tutti con un "buongiorno" generale.
Mi sentivo a disagio? Infastidita? O stranamente contenta? Avere Valentin a pochi centimetri dal mio corpo, in quella situazione, mi faceva un effetto che non riuscivo a comprendere.
Volevo voltarmi a guardarlo, ma non volevo voltarmi a guardarlo.
Volevo stringergli una mano, ma non volevo stringergli una mano.
Volevo baciarlo, ma non volevo baciarlo.
Volevo anche prenderlo per le spalle, scuoterlo, sputargli in un occhio, gridargli contro e mollargli uno schiaffo in piena faccia.
La sua presenza mi emozionava, ma allo stesso tempo m'irritava. Così ci si sentiva accanto a Valentin Virtanen quando si sapeva di amarlo mentre lui, invece, non riusciva ad avere fiducia in te, ché saresti dovuta essere la persona più importante della sua vita.
Alexandra e Joseph arrivarono insieme pochi minuti dopo di me. Presero due sedie da un tavolo vicino e solo allora un cameriere ci chiese le ordinazioni. Pensai che evidentemente uno dei ragazzi avesse precisato ad un inserviente che avrebbero aspettato altre persone prima di fare colazione, ma non eravamo ancora tutti presenti.
- Deve arrivare ancora Gwen! - ricordai agli altri, ma proprio in quel preciso istante sentimmo il rumore della porta aprirsi.
- Scusate il ritardo, non trovavo la maglietta degli Slayer - si scusò la rossa procurandosi una sedia, poi si posizionò accanto a me e mi stampò un bacio sulla guancia.
I ragazzi seppero subito della mia riappacificazione con Gwen e per giorni Val non fece altro che guardarci male. Certo, adesso non aveva più una socia dalla quale trarre forza.
- Potevi mettertene un'altra, no? - Valentin si mostrò piuttosto infastidito e molto probabilmente sapevo il perché. - Una maglietta vale l'altra.
- Oggi voglio indossare questa, è un problema? - si difese Gwen, ma il finnico non fece in tempo a ribattere che Joseph cambiò discorso.
- Okay, restiamo calmi. Vogliamo ordinare? Per me un caffè macchiato e una brioche alla crema, grazie - Jo si voltò successivamente verso il cameriere, ancora in piedi davanti a noi con il piccolo blocnotes in mano.
Ognuno di noi, a turno, ordinò la propria colazione e quando l'uomo tornò dietro al banco, Brenda tirò fuori dallo zaino una pila spessa di volantini, quei volantini.
- Ecco qui, ragazzi - annunciò la riccia, fiera di sé. - Fatevi due risate prima del grande botto! Che ve ne pare?
Afferrai un volantino e mi portai una mano alla bocca mentre i miei occhi andavano man mano a sgranarsi.
- Oh Gesù! - esclamò Gwen. - Questa è la stessa Stacie Peters che conosciamo tutti? Oh, porca miseria!
- Siamo sicuri che non ci sia lo zampino di Photoshop? - sembrava che a Valentin stesse per scappare una risata isterica.
- Jo, non guardare troppo - Alex diede una gomitata al suo ragazzo, il quale non la smetteva di fissare la foto del volantino che aveva in mano. Mancava poco e gli sarebbe scesa la bavetta da un lato della bocca.
- Lo sapevo che avreste reagito così. No Valentin, Photoshop non c'entra niente - Brenda rise scuotendo i ricci rossi.
Tutti noi eravamo abituati a vedere Stacie in abiti anonimi e abbinati male, con i capelli mossi senza una forma precisa e gli occhiali sul naso, perciò fu davvero arduo credere che la ragazza in intimo e piena di trucco stampata su quei fogli fosse la stessa persona che dirigeva il giornalino scolastico e che avevamo intenzione di incastrare; aveva persino un bel fisico e l'ombretto color tortora le risaltava gli occhi grigi, per non parlare del reggiseno blu scuro che le evidenziava una possibile terza di seno! Il tutto, però, veniva rovinato dalla smorfia di Stacie che in realtà sarebbe voluto essere un ghigno malizioso e che a lei uscì decisamente male quando si scattò quella foto allo specchio.
- Non avrei mai creduto che un giorno potessi ammettere che Stacie è in realtà una bella ragazza - commentò Alexandra. - Non capisco perché si trascuri.
- Bé, ma per fare colpo su un uomo è disposta a mostrarsi per quel che è davvero, a quanto pare - fece la battuta Victor e lanciò un'occhiata maliziosa a Valentin.
Lui non disse niente, ma lo sentii deglutire rumorosamente. I suoi occhi ripresero a gelare sui miei come solo loro sapevano fare, poi ruotarono verso il basso.
- E che ne pensate del breve articolo? - ci chiese Brenda.
- Penso che sia perfetto - le assicurai con sguardo affilato. - Non vedo l'ora di vederla nel panico - aggiunsi con un'insolita cattiveria ed immaginai per la millesima volta la faccia di Stacie divenire rossa per la vergogna.
La nostra colazione arrivò e dovemmo sgomberare il tavolo.

Baciata dalla lunaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant