10 - Una proposta inaspettata

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- Non dovresti più avere paura di Valentin - mi disse mia madre al di là del computer. La sua immagine leggermente smossa dai pixel dava fastidio alla vista. Io stavo seduta sul letto, ricoperto da un piumone verde chiaro, pulito e ancora profumato di ammorbidente. Sapeva di muschio bianco.
- Lo so - concordai muovendo la testa su e giù.
Parlai diverse volte di Valentin a mia mamma durante le nostre video chiamate serali, piuttosto che parlarne con papà. A lui non dicevo mai niente della mia vita, pensavo sempre che non fosse una buona idea. Caroline, invece, qualcosa di quel finnico la sapeva, ma nessuno era informato sulle vicende accadute con Valentin quanto lo era mamma.
- Insomma, pensaci, lui ti ha difesa da un altro ragazzo! Non lo trovi sexy? - scherzò lei ed io scoppiai a ridere, imbarazzata. Portai la testa all'indietro e quasi caddi sul cuscino alle mie spalle.
- Ma mamma!
- Io lo troverei sexy... e tanto anche! - insistette mia madre ridendo. Dietro di lei c'era la mia vecchia cucina. Mi mancava tantissimo, come il profumo di cioccolato o di vaniglia che sentivo quando mamma preparava dei dolci.
- Come vuoi - mi arresi.
- Comunque, un ragazzo che difende una ragazza è un atto notevole - disse. - Uno così non potrà mai farti del male.
Quelle parole le considerai così vere e così ricche di senso che mi aprirono gli occhi. Per tutto il giorno pensai a quell'accaduto ai parcheggi e realizzai che, in effetti, Valentin non avrebbe mai osato sfiorarmi neanche con un dito, se non per proteggermi o per concretizzare suoi sogni che sarebbero stati anche un po' miei. Ma quando anche mamma mi fece notare quell'aspetto, non potei che esserne ancora più convinta. Continuare a pensarci mi emozionava, ma non volevo darlo a vedere... o almeno non troppo.
- Sai che sei tutta rossa? - mi stuzzicò mia madre indicandomi e rise intenerita. Io mi toccai le guance e scossi la testa.
- Non è vero - negai.
- Oh sì, invece!
La donna continuò a ridere delle mie espressioni e di quanto negassi le mie emozioni provocate dalle immagini di Valentin che avevo in testa.
- Mamma, basta! - la fermai cercando di ritrovare la ragione e mi misi più composta sul letto, gambe incrociate, schiena leggermente dritta.
- Okay, va bene, mi fermo - mi accontentò e mi mostrò i palmi delle mani in segno di resa.
- Hai saputo qualcosa di Andrew? - le chiesi arrotolando una ciocca di capelli ad un dito e spostai lo sguardo sulle mie cosce. Cambiai tono di voce dopo averla schiarita e mi calmai.
- No, non so nulla.
- Ah, credevo l'avessi sentito o visto - dissi rialzando gli occhi sullo schermo del computer.
- Aspetta, ora che ci penso l'ho incontrato ieri al supermercato - si ricordò lei grattandosi il mento.
- Davvero?
- Già, era con Tyler, Eve e Bonnie nel reparto frutta, volevano fare una crostata per il compleanno di Max - mi disse mamma ed io mi battei una mano sulla fronte.
- E' vero, oggi è il suo compleanno! - esclamai. - Me ne ero completamente dimenticata! Gli faccio gli auguri adesso!
Afferrai il cellulare accanto a me e scrissi un messaggio al mio amico. Per colpa dei tanti e soliti pensieri mi ero scordata del compleanno di Max. Fu la prima volta che mi capitò.
- Sai, mi aspettavo che fosse ancora giù per la vostra rottura - confessò mia madre mentre digitavo le lettere sul telefono.
- Chi?
- Come chi? Andrew!
Finii di scrivere il messaggio e riguardai mamma.
- Ah, giusto - risposi. - Beh, come avresti dovuto vederlo? Con le lacrime agli occhi? - ironizzai e risi quasi silenziosamente.
- No, ma ieri mi sembrava così sereno...
- Finge, fidati - risposi con convinzione.
- E tu? Pensi ancora a lui?
- A volte, ma preferisco non farlo - mi confidai. - Se lo penso sto male.
- O forse preferisci pensare a qualcun altro, ho ragione?
Guardai male mia madre. Sapevo benissimo a chi si stava riferendo con quell'affermazione ed ero pronta a scoppiare di nuovo per l'imbarazzo.
- Mamma! - esclamai. - La smetti?
- Senti, Valentin potrà sembrarti un ragazzo poco sano di mente e tutto il resto, ma ti ha difesa da Victor!
- E allora?
- E allora smettila di farti mille paranoie e fai ciò che potrebbe renderti felice! - mi consigliò mamma, ma io ero un po' titubante all'idea.
In quel momento sentii un cigolio e notai che la porta della mia stanza era leggermente aperta. Guardai nella fessura scura delle figure muoversi.
- Papà? - dissi incerta e sentii una lieve risata di donna. - Caroline?
- Che succede? - chiese mia mamma senza capire, ma io le mostrai un palmo della mano chiedendole di aspettare. Continuai a studiare i movimenti di quei due corpi da dietro la porta realizzando definitivamente di essere spiata da mio padre e la sua compagna.
- Vi ho visti, è inutile che vi comportiate come Diabolik ed Eva Kant - dissi sarcasticamente, ma irritata. Quei due pensavano di passare inosservati, ma il loro intento non ebbe per niente successo; provarono a rimanere ben nascosti dietro la porta e in silenzio, ma ci riuscirono solo per qualche minuto. Papà e Caroline si arresero ed entrarono in camera lasciando la porta aperta. Io li guardai in cagnesco.
- Sapete il significato della parola "privacy"? - chiesi loro acidamente. Il mio computer rimase in silenzio, ma con la coda dell'occhio vidi che lo sguardo di mamma era ancora puntato su di me.
- Sono passato davanti alla tua camera dopo essere uscito dal bagno, ho sentito delle voci e ho intuito che stavi parlando con tua madre... - cominciò papà a giustificarsi. - ...di un certo ragazzo - completò la frase ed io sbuffai.
Cos'era quella? Gelosia tipica dei padri? Non avevo voglia di subire prediche o cose del genere.
- Papà, ti prego - dissi cercando di mantenere la calma. - Evitiamo.
- Tra l'altro non ho neanche capito come si chiama.
- Si chiama Valentin, è finlandese - parlò Caroline con tono allegro, come se si sentisse fortunata a sapere qualcosa di lui a differenza di mio padre. - E l'ha difesa da un maniaco! - continuò lei ad informarlo come se lui non avesse sentito quel particolare da dietro la porta socchiusa.
- E tu perché mi spiavi? - chiesi a Caroline infastidita.
- Ho visto tuo padre là fermo e mi sono incuriosita anch'io.
- Maniaco? Qualcuno ha cercato di violentarti, Eleanor? - mi chiese papà guardandomi con due occhi grandi quanto due noci.
- Non era un maniaco, era un compagno di scuola senza cervello! - rispose mamma al posto mio ed io mi voltai di scatto verso lo schermo del portatile. Mio padre si avvicinò a me e guardò la mamma.
- Perché io non so niente? - chiese lui alterandosi.
- Evidentemente tua figlia non se la sente di confidarsi su certe cose con un uomo che l'ha dimenticata per ben due anni! - gli rispose mamma.
- Non cominciare, Lauren - disse papà dopo aver respirato profondamente.
- Mamma, è meglio se chiudo - suggerii e, dopo aver salutato mia madre, terminai la video chiamata. Non avevo assolutamente voglia di assistere ad un'altra possibile litigata tra i miei genitori, ma sapevo che a momenti ne avrei affrontata comunque una.
Tra me e papà, però.
- Ellie, cosa è successo oggi? - la voce di quell'uomo mi entrò nelle orecchie provocandomi il mal di stomaco. Sentivo che non ero pronta per delle polemiche, prediche o pressioni di alcun tipo.
- Niente per cui preoccuparsi - risposi freddamente poggiando lo sguardo sul letto.
- Ellie, parla! - insistette mio padre alzando un po' la voce.
- Cosa dovrei dirti, eh? Non è successo nulla, si è risolto tutto, perciò io e te non abbiamo niente da dirci! - sbottai e mi alzai dal letto dirigendomi verso la mia scrivania dando le spalle a papà.
- Non ti chiedo di confidarti con me su tutto, ma almeno le cose importanti me le devi dire!
- John, calmati - prese la parola Caroline, ma colui che pretendeva di essere un buon padre non le diede ascolto. Io rimasi in silenzio, ferma, le mani che stringevano lo schienale della sedia.
- Chi ti ha fatto del male?
Decisi di affrontare la situazione nonostante non avessi voglia, ma volevo liberarmi da qualsiasi peso. Mi girai verso papà ed incrociai le braccia.
- Nessuno - risposi a voce bassa.
- Dimmi la verità!
- Mi ha soltanto baciata senza il mio consenso, okay? Non mi ha stuprata o tolto i vestiti! - dissi alzando il tono e mi sentii un po' in imbarazzo. - E comunque è stato punito, perciò non hai nulla di cui preoccuparti, come ti ho già detto - aggiunsi portando lo sguardo al suolo e provai a calmarmi nascondendo ai due che ciò che successe quella mattina a scuola mi spaventò da morire. Gettai un sospiro.
Papà si schiarì la voce e stette in silenzio per una manciata di secondi, poi guardò fuori dalla finestra il paesaggio notturno. Caroline rimase ferma al centro della stanza ad assistere alla scena, probabilmente speranzosa di poter farne parte.
- Non ho ancora sentito il nome - insistette l'uomo riportando la sua attenzione su di me e mi si avvicinò di qualche passo.
- Valentin, ho detto - intervenne stupidamente Caroline dietro mio padre.
- Lui mi è venuto in soccorso, è Victor che mi ha baciata! - la corressi a voce alta per il nervoso, ma così mi accorsi di aver sputato finalmente il rospo. Mi volli mordere la lingua.
- Ah già, il ragazzo che ti assillava, ora mi ricordo! - si illuminò la donna grattandosi il mento ed io la guardai male. Capii che mio papà stava per venire a sapere dei miei sfoghi con Caroline avvenuti settimane fa all'Alpine Bar e l'ansia cominciò ad aumentare in me.
- Scusate, ma non sto capendo più niente - il volto di mio padre si contorse in una smorfia, poi si voltò verso Caroline. - Eleanor veniva perseguitata da un ragazzo, tu lo sapevi e non mi hai detto nulla? - la rimproverò alzando la voce più di prima ed io tremai.
- Sta calmo John, io non credevo che si trattasse di una cosa così seria! - si difese lei, un po' intimorita.
- E' colpa mia papà, quando le ho parlato di Victor non sono scesa nei particolari - confessai a malincuore, ma sapevo che per uscire da quel caos dovevo parlare chiaramente. Detestavo essere obbligata a parlare dei miei problemi fino in fondo, soprattutto con chi non me la sentivo.
Anche perché poi me ne pentivo sempre.
- Cosa le hai nascosto? Anzi, cosa ci hai nascosto? - mi chiese papà. Abbassai il capo e strinsi le labbra prima di aprir bocca.
- Victor mi stava addosso ogni giorno - cominciai. - E man mano che il tempo passava, mi faceva sempre più paura. Volevo parlarne con qualche professore o la preside, ma non me la sono mai sentita - confessai ed avvertii l'imminente arrivo delle lacrime, ma cercai di ricacciarle dentro perché non volevo piangere.
- Ellie, io credevo che non ci fosse nulla di grave dietro a questa situazione! Anzi, dopo quel pomeriggio non me ne hai più parlato e credevo che si fosse risolto tutto - mi disse Caroline giustificandosi, ma aveva ragione.
- E invece no, non si è mai risolto niente. O almeno, non fino ad oggi.
- Mi spieghi cosa è successo a scuola una volta per tutte? - ci riprovò mio padre, ancora confuso.
- Papà, Victor mi ha baciata con la forza e Valentin l'ha ammazzato di botte, ora ti è chiaro?
- Valentin è il tuo nuovo ragazzo? - mi chiese papà ed io sentii lo stomaco chiudersi improvvisamente.
- No, soltanto uno del quinto anno - risposi semplicemente, ma Caroline si trattenne dal sorridere. Se avesse detto qualcosa anche su Valentin l'avrei uccisa, ma per fortuna il signor Cole non si accorse dell'atteggiamento della compagna.
- Ci voleva tanto a parlare? - chiese mio padre calmandosi, finalmente. Io tirai un sospiro di sollievo. - Come è stato punito questo Victor?
- Sospensione per quattro settimane.
- Uhm, bene - commentò papà. - Ma si meriterebbe un cazzotto anche da me, quel bastardo - aggiunse. - E Valentin?
- Anche lui è stato sospeso, ma per una settimana soltanto - risposi. - In fondo ha fatto a botte, ma la sua pena è stata ristretta come premio per la sua buona azione nei miei confronti.
- Giusto, mi piace come ragionano a scuola - disse lui annuendo e si sedette sul mio letto. - Voglio conoscerlo - aggiunse ed io mi pietrificai tutta d'un colpo. Caroline mi guardò con gli occhi sgranati come per dirmi "Oh, ma guarda un po'!".
- Non credo sia una buona idea - dissi mentre le mie ginocchia ricominciarono a vibrare. Succedeva solo quando si parlava di Valentin e questo lo detestavo.
- Perché no? Lo invitiamo per una cena - insistette mio padre.
- Sì dai, voglio conoscerlo anch'io! - esclamò Caroline, esaltata, eppure io non ci vedevo niente di magnifico. - Quando torna a scuola chiediglielo, poi ci organizziamo meglio!
Non potevo credere alle mie orecchie. Erano seri? Sperai vivamente di no, ma in fondo sapevo che le mie speranze sarebbero state di nuovo vane, come al solito.
- Ehm, non ho molta confidenza con lui, ma okay – risposi concordando con poca convinzione.
- Perfetto, facci sapere - disse papà e si alzò dal letto. Si avvicinò a me e mi baciò la testa. - Non nasconderci più niente, per favore - mi raccomandò ed io annuii in silenzio. Caroline ritornò accanto alla porta e aspettò il suo John. Lui, una volta averla raggiunta, si voltò di nuovo verso di me.
- Ah, se Victor proverà di nuovo a toccarti, sappi che ci sarò io a conciarlo per le feste, non il tuo amichetto - mi avvisò lui e mi indicò con un dito, poi scomparve dietro la porta insieme alla sua compagna. Rimasi ancora sola in camera mia e ripresi fiato.
Io avrei dovuto invitare Valentin a casa mia per cena? Mi sembrò assurdo.
E lui sicuramente non avrebbe mai accettato, a parer mio. Non lo consideravo il tipo, tanto meno non riuscivo ad immaginarlo seduto al tavolo del mio salone rispondere educatamente a mio padre e Caroline. Papà ormai sapeva per certo che Valentin fosse un ragazzo con la testa a posto, ma non immaginava neanche lontanamente quanti problemi in realtà si ritrovava spesso ad affrontare.
Mi sedetti di peso sul mio letto, poi mi buttai all'indietro e rimasi a pancia all'aria con le gambe penzolanti.
Non sapevo esattamente come sentirmi: sollevata, in ansia o emozionata? Sollevata per aver risolto la questione con mio padre, in ansia per quello che dovevo chiedere a Valentin ed emozionata per un motivo che facevo fatica ad ammettere anche a me stessa.
E inspiegabilmente non vidi l'ora che Valentin scontasse la sua pena e che tornasse a scuola. Avevo voglia di vederlo.
Ripensai ancora alla scena di quella mattina, all'abbraccio lunghissimo con il mio ribelle salvatore, a ciò che provai senza darmi un perché, alle braccia di Valentin che mi facevano sentire protetta...
In quel momento vidi lo schermo del mio cellulare illuminarsi. L'avevo lasciato accanto al cuscino. Lo presi. Max aveva risposto al mio messaggio d'auguri.

Grazie Ellie! Ci manchi tantissimo, vorrei che anche tu fossi qui alla festa, proprio come gli anni scorsi!

Sorrisi a quella risposta. Max era sempre il solito tenerone.

"Mancate anche a me, ragazzi. Divertitevi" mi dissi in mente, poi poggiai a terra il portatile spento, mi sistemai meglio sul letto e provai a dormire.


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Buonasera lettori!

Lo so, è un po' tardi per pubblicare, ma volevo farlo entro oggi e prima non ho potuto procedere a farlo. 

A parte questo, cosa pensate del nuovo episodio? Ellie dovrà invitare Val a cena, ce la farà? Uhm, se fossi in lei non avrei il coraggio... voi l'avreste?

Nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresa molto bella e sono sicura che vi piacerà! E' in arrivo la festa di Halloween e voi non volete perdervela, giusto?

Tanti nuovi contenuti arriveranno in questa storia, è solo questione di tempo ;)

Ancora mille grazie per voi che leggete, sul serio, GRAZIE.

Alla prossima, 

Julie Darkeh.


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