25 - Contro se stessi

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Aspettai che i ragazzi del quarto e del quinto anno partissero per Dublino per decidermi a parlare a Valentin della confessione di Gwen, ma la mia scelta non dipese affatto da quella gita; non riuscivo a trovare il coraggio né le parole giuste per aprire l'argomento, però una mattina riuscii a sbloccarmi.
Io e Val continuammo comunque ad andare a scuola: lui non volle partecipare al viaggio d'istruzione perché non sarei stata presente e questo, inizialmente, mi fece sentire in colpa, ma poi cominciai a comprendere che, in fondo, al mio ragazzo sarebbe importato davvero poco visitare Dublino se io non fossi venuta insieme a lui.
L'idea di andare a scuola durante l'assenza della maggior parte della classe non mi entusiasmava neanche un po', ma non amavo saltare le lezioni, quindi mi costrinsi a non mancare. Valentin, invece, mi propose diverse volte di bigiare almeno per un giorno, di girovagare per la città in memoria di quella pazza fuga che attuammo a gennaio, ma alla fine riuscii a convincerlo a comportarsi bene e a venire a scuola con me.
Oltre a noi, anche alcuni dei nostri compagni rimasero a Londra, perciò non ci ritrovammo completamente da soli e svolgemmo con loro dei lavori di approfondimento oppure ci dedicammo a dei progetti già cominciati, giusto per mandarci avanti.
Tra quei ragazzi c'era anche Victor, che non aderì alla gita per motivi economici. Essendo rimasti in pochi, non fu difficile che io e Vic ricominciassimo a rivolgerci la parola, tant'è che un giorno ci capitò persino di fare delle attività insieme; ci mettemmo pure vicini per continuare la realizzazione dei nostri piccoli dipinti di ordine impressionista, cominciati la settimana precedente. Victor si comportò in modo diverso rispetto a come si atteggiava durante i primi mesi di scuola: non fece mai riferimento a quel periodo, mi parlò gentilmente e senza sguardi che potessero mettermi a disagio; sembravamo due buoni amici, come se non avessimo mai avuto dei precedenti scomodi. Durante la nostra chiacchierata, mentre io rifinivo dei particolari e lui puliva un pennello, mi rivelò che stava frequentando una ragazza del terzo anno di nome Brenda. Inizialmente trovai un po' strano che qualcuno avesse avuto il coraggio di uscire con lui, data la brutta fama che acquistò per colpa del giornalino scolastico, ma poi dovetti ammettere a me stessa che mi faceva piacere vedere Vic così sereno, ma soprattutto sapere che finalmente trovò una ragazza che sapesse renderlo felice.
Il suono della campanella delle 13:00, io e Victor uscimmo insieme dalla classe, poiché stavamo ancora parlando di come lui si trovava con Brenda, ma dovetti fermarmi in corridoio quando vidi Valentin avanzare verso di noi; il suo sguardo glaciale pareva fulminarci e il passo sicuro con il quale ci raggiunse fece irrigidire il mio compagno di classe, pronto a spiegare la situazione prima che Val parlasse.
- Amico, stavamo solo parlando di...
- Victor, sloggia! - il finnico, senza fermarsi di camminare, mi cinse la vita con un braccio e mi strinse a sé con fare protettivo, poi mi trascinò via per andare in mensa insieme.
Victor non provò neanche a controbattere, quindi non lo sentii più parlare.
- Che ti prende? Era tutto okay! - rimproverai il mio ragazzo a bassa voce e mi voltai indietro trovando Vic ancora fermo nello stesso punto, inerme e un po' confuso dalla velocità con la quale la scomoda scena si svolse.
- Devo forse ricordarti cosa è successo l'ultima volta che vi ho trovati da soli? - Val cercò di rispolverarmi la memoria alludendo ad un episodio che non feci fatica a ricordare, ma finsi di aver frainteso.
- Oh, sì, ci hai interrotti dopo neanche un minuto che stavamo parlando.
- No, ti ha messo le mani addosso - ringhiò lui. - Nella scena alla quale fai riferimento tu, non eravate soli. C'ero anch'io, solo che non ho partecipato al discorso.
- Ma smettila, scemo - gli tirai una lieve sberla in testa e, così facendo, gli sollevai una piccola ciocca mossa dei capelli. Risi sperando di contagiarlo, ma sul suo volto si formò soltanto un sorriso forzato; gli lasciai un piccolo bacio su una guancia con lo scopo di ammorbidirlo un po' e Val mi strinse più forte. Pensai che, probabilmente, il mio tentativo stava riuscendo e ne sorrisi soddisfatta.
- Piantala di fare così, non vale - Valentin si lamentò con quell'aria tipica dei bambini quando fanno i capricci per qualcosa.
- Comunque devi stare tranquillo, perché Victor è cambiato, dico sul serio - ritornai seria e il mio ragazzo mi guardò sorpreso.
- Cambiato? Cioè? - sembrava non volesse crederci e che io gli avessi dato una scusa per giustificare il mio riavvicinamento a Vic.
- Ormai non ha più un debole per me, quindi non mi assilla e non fa paragoni tra lui e te - gli risposi sinceramente. - Mi parla tranquillamente ed io non mi sento più poi così a disagio con lui - aggiunsi, ma Val era difficile da convincere; sbuffò, mi baciò intensamente una tempia e portò il suo profilo tra i miei capelli.
- Tu sei solo mia, è chiaro? - mi sussurrò all'orecchio e mi fece battere fortissimo il cuore.
Sorrisi soltanto, anche se nel cervello sbattevano tra loro grida di felicità, ma tutta quella calda euforia morì nel momento in cui mi apparve nella mente il volto in lacrime di Gwen, che anche lei voleva io fossi sua, ma il suo desiderio non si sarebbe mai potuto avverare. Mi mancava tantissimo la mia migliore amica...
Io e Val non parlammo più finché non entrammo in mensa; riempii il mio vassoio, poi ci sedemmo al solito tavolo e lui tirò fuori dalla giacca di pelle il sacchettino di plastica con dentro la mela del giorno.
- Comunque, di' a Victor che gli conviene continuare a fare il bravo, altrimenti credo che potremmo tenere un altro spettacolino davanti scuola, io e lui - mi raccomandò Valentin mentre masticava il primo boccone.
- Non preoccuparti, adesso lui è interessato ad una certa Brenda del terzo anno - ridacchiai per il sarcasmo del mio ragazzo, ma allo stesso tempo mi augurai che la smettesse subito perché se da una parte mi divertiva, dall'altra mi infastidiva. Forse, però, era perché adesso vedevo Vic con altri occhi e mi dispiaceva che Valentin parlasse di lui in quel modo.
- Ah, davvero? Bene! - sembrò finalmente calmarsi.
La sua gelosia e la maniera che aveva di manifestarla mi faceva sentire importante, protetta, sua in tutto e per tutto. Adoravo quella sensazione, ma in quel momento mi venne in mente ancora una volta Gwen e a come soffriva per me. Se Val avesse continuato a mostrarsi geloso nei miei confronti, la mia migliore amica non se ne sarebbe più andata dalla mia testa, anche se il suo viso in lacrime era indelebile nei miei pensieri a prescindere.
Rimasi in silenzio a consumare il pasto del giorno: pasta al pomodoro, una piccola cotoletta di pollo e un pezzo di pane. Anche Valentin non proferì più parola e continuò a mordere la sua mela mentre pensava a chissà cosa.
In quel momento, Victor entrò in mensa in compagnia di una ragazza bassa e riccia. Il suo viso aveva i lineamenti dolci e le guance puntinate da tantissime lentiggini color ruggine, lo stesso colore dei suoi capelli. Accanto al fisico robusto e alto di Victor, Brenda sembrava una tenera bambina accompagnata dal rude fratellone, invece erano soltanto una giovane coppia che si frequentava in un istituto superiore. Sotto quell'aspetto facevano sorridere, ma nel complesso li trovavo così carini!
- Guarda là - indicai a Val la strana coppia e lui seguì con lo sguardo la direzione del mio dito. - Ti senti meglio adesso?
- Cazzo, si è messo con un folletto? - Valentin sparò una battuta di cattivo gusto ed io gli tirai un calcio sotto il tavolo.
- Smettila, è così graziosa! - difesi la piccola Brenda. - E poi l'importante è che stiano bene insieme! Victor mi sembra così sereno...
- Okay, hai ragione, è vero - il mio ragazzo riportò lo sguardo sulla superficie del tavolo dando un ultimo morso alla mela. - Se lui è contento...
Per l'ennesima volta pensai ancora a Gwen e sospirai domandandomi se si stesse divertendo a Dublino, se anche lei mi stesse pensando o se fosse riuscita a mettermi da parte e a passare una bella gita con le sue amiche; mi chiesi se loro sapessero la verità, se lei avesse cercato di parlare o se stesse provando senza successo a nascondere ciò che stava passando. Io sapevo solo che quella distanza stava facendo male anche a me e che non avrei mai voluto far soffrire la mia migliore amica in quel modo, ma d'altra parte come avrei potuto evitarlo? Non ne avevo la piena colpa, in fondo. Non potevo farci niente.
Fissai il tavolo vuoto al quale Gwen si sedeva solitamente e la immaginai là, con lo sguardo colmo d'acqua e diretto verso di me.
- Ellie, cos'hai? - Valentin mi risvegliò dai miei pensieri ed i io sobbalzai all'indietro. - Chi stai guardando? - cercò di seguire la traiettoria che fino ad un istante prima percorse il mio sguardo.
Fu in quel momento che capii che non potevo più tenere tutto per me e che avrei dovuto dire a Val cosa stesse succedendo tra me e Gwen.
O almeno non nei dettagli.
- Devo parlarti di una cosa - annunciai cominciando a torturami le mani.
- Sei strana, di che si tratta? - lui mi guardò con gli occhi ridotti a due fessure e le sopracciglia aggrottate.
- Si tratta di Gwen - sputai il rospo senza troppe esitazioni. - Stavo guardando il suo tavolo.
- Allora non penso che possa importarmi qualcosa - Valentin rispose freddo mentre avvolse il torsolo di mela in un tovagliolo, poi lo mise da parte.
- So il suo segreto.
Il finnico spalancò gli occhi e il ghiaccio di cui erano fatti mi congelò all'istante.
- Cosa intendi dire? - sembrava avesse capito, ma avrebbe voluto sbagliarsi.
- Qualche sera fa mi ha confessato di essere lesbica - dissi a bassa voce, ma Valentin mi zittì ugualmente portandosi un dito davanti le labbra.
- Porca puttana! - imprecò sibilando. - Vuoi che qualcuno ci senta?!
- Scusa!
- Forza, parliamone fuori - mi ordinò Val alzandosi dal tavolo e prese il tovagliolo contenente il torsolo di mela.
Obbedii senza fiatare e presi il mio vassoio, anche se non avevo ancora finito di mangiare. Non avevo intenzione di buttare del cibo, così mangiai di fretta quel poco che restò della cotoletta e portai il pezzo di pane con me. La pasta, per fortuna, riuscii a finirla prima di alzarmi, poiché non me ne misi troppa nel piatto.
Valentin mi portò nel retro della scuola e l'odore della pioggia, nonostante ci fosse solo il cielo nuvoloso, mi invase le narici per quanto fosse forte.
Il mio ragazzo accese una sigaretta e si guardò attorno quando tirò la prima boccata di fumo. Io morsi il pane nell'attesa che Val parlasse.
- Sei pazza? Ti sei forse scordata che dobbiamo stare attenti a quel che diciamo in questo cazzo di istituto? - mi rimproverò ed io mi irrigidii tutta.
- Ti ho chiesto scusa, non ci stavo più pensando!
- Cos'è questa storia? Perché Gwen ti ha confessato di essere lesbica? - Valentin ignorò le mie scuse e riprese il discorso cominciato in mensa senza alzar troppo la voce.
In un secondo rivissi la scena del bacio rubato, come se Gwen fosse stata lì e mi avesse baciata un'altra volta. Non potevo di certo ammettere che la mia migliore amica si fosse innamorata di me! Deglutii rumorosamente pensando che di quello era meglio non parlare, così pensai a che inventarmi per evitare che Valentin si agitasse di più.
- Ero a casa sua, stavamo parlando, non mi ricordo con precisione di cosa, poi mi ha detto il vero motivo per cui tu e lei avete rotto, tutto qui - ero nervosa, mi si leggeva in ogni mio gesto. Non riuscivo a stare ferma e finii di masticare il pane prima che me ne accorgessi.
- Menomale che doveva essere il nostro segreto, cazzo! - Valentin imprecò ancora mentre con le dita tremanti reggeva la sua sigaretta e se la portò nuovamente alla bocca. I suoi occhi vagarono tra le nuvole grigie e vidi il cielo tempestoso riflettersi sulle sue iridi lucide.
- Le ho promesso che non avrei detto niente a nessuno, quindi stai tranquillo - cercai di rassicurarlo e gli accarezzai un braccio, ma lui rimase impassibile.
- Quella ragazza sa solo deludermi, non la sopporto - sibilò con odio Valentin, ma sapendo la verità, adesso, capivo più cose. Non riuscivo a dare colpe della loro rottura solo a Gwen e mi pesava dentro sentire il mio ragazzo parlare in quel modo.
- Non devi avercela così tanto con lei - la difesi. - Hai mai pensato quanto dev'essere stata dura per Gwen capire se stessa e accettare di essere omosessuale? Non sei stato male solo tu! - volli aprirgli chi occhi e lui mi fulminò con lo sguardo.
- Ellie, tu non sai cosa significa sentirsi traditi dalla persona che si ama - ringhiò Valentin.
Un brivido mi percorse la spina dorsale ripensando al bacio che stavo nascondendo.
- E tu... tu non sai cosa significa lottare contro se stessi!
- Sì, invece - annuì lui. - Mentre tu non sai neanche questo!
- Ma cos'è? Una gara a chi ha sofferto di più nella vita? E' ridicolo! - mi arrabbiai sul serio. - Ognuno ha i propri problemi, Val... e tutti li vivono in modo diverso, okay?
- Io non ho avuto problemi solo con quel violento di mio padre, ma quando ero piccolo ho persino avuto a che fare con i bulli e quegli stronzi mi hanno reso alcuni anni di scuola un vero e proprio schifo.
- E con questo? Vuoi che ti parli di ciò che ho vissuto io? Vuoi che io stia a questo stupido gioco? Okay, comincio dai miei genitori che mi trattano come se fossi un pacco postale o dall'insicurezza che mi porto dietro da quando sono nata? Vuoi che ti dica di quello che provavo quando sentivo i miei genitori litigare, dell'orribile sensazione di inutilità che mi fanno tutt'ora provare o della sofferenza che ho patito quando ho dovuto lasciare Andrew e tutto ciò che mi era più caro ad Ottawa per passare un anno qui a Londra? Anch'io ho dovuto lottare con me stessa e cercare di essere più forte nelle brutte situazioni, ma so anche capire gli altri e non metto mai le mie sofferenze prima di quelle altrui - presi fiato non appena finii di parlare a raffica e Val rimase in silenzio. Mi resi conto che quello che dissi, in realtà, non rispecchiava una cosa: solo con mio papà, per mille ragioni, non riuscivo a non mettere il mio rancore prima del suo dolore, ma questo era un dettaglio irrilevante.
I miei occhi vacillarono tra le lacrime che a forza cercai di trattenere, ma la più forte riuscì a rigarmi un guancia ed io l'asciugai in fretta. Forse ero riuscita a far ragionare Valentin, a fargli vedere la realtà con occhi diversi. Glielo lessi nel viso, rivolto verso il suolo e velato dal fumo della sigaretta.
- Penso sia meglio darci una calmata - suggerì dopo aver preso un lungo respiro.
- Lo penso anch'io - concordai e respirai a fondo come fece lui. - Spiegami perché te la sei presa tanto per questa cosa - gli dissi con calma lottando ancora contro la mia emotività, ma stavolta fu più facile.
- Che cosa? - fece finta di non capire, a parer mio.
- Il fatto che Gwen mi abbia confessato di esser lesbica.
- Perché io mi sono impegnato a non dirlo a nessuno, proprio come ci eravamo messi d'accordo di fare - mi spiegò lui con l'amaro in bocca.
- L'ha detto a me, non ad una persona qualsiasi, quindi non c'è nulla per cui preoccuparsi - gli garantii mettendomi una mano sul cuore.
- Perché avrebbe dovuto dirtelo? Si è forse innamorata di te? - gli occhi di Valentin cominciarono a brillare in un modo che non mi convinse e mi sentii scoppiare una bomba in petto.
- No, ma cosa ti viene in mente? - negai cercando di essere più convincente possibile. - Lei prova solo amicizia per me, non c'è nient'altro, davvero - garantii e notai il viso di Valentin sciogliersi per il sollievo.
- Mi fido di te - mi disse Val e sul suo viso si formò un sorriso sghembo, sfuggito involontariamente al suo controllo.
- Allora va tutto bene - allargai le braccia e le avvolsi attorno al torace del finnico per stringerlo forte e lui mi ricambiò cingendomi le spalle con un suo lungo braccio, poi mi baciò dolcemente la testa e cercai di rilassarmi; uno scomodo senso di colpa mi pesò nello stomaco ripensando al bacio con Gwen, ma quello sarebbe stato sempre e solo un segreto da dimenticare per me.
Un rumore improvviso, simile ad una scarpa che striscia sull'asfalto, ci divise immediatamente ed entrambi ci allarmammo.
- Chi cazzo c'è? - Valentin si guardò attorno buttando la sigaretta a terra e la spense con un piede.
- Hai sentito anche tu? Ma io non vedo nessuno - perlustrai anch'io l'area intorno a noi, ma pareva deserta.
Valentin tornò vicino la porta del retro, posta sull'altro muro dell'angolo, e l'aprì per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi, ma i corridoi erano vuoti; lo raggiunsi e nemmeno io vidi l'ombra di qualcuno.
- Ma cosa sarà stato? - domandai in preda al panico, preoccupata all'idea che qualcuno avesse potuto sentire la nostra discussione.
- A me è sembrato che un bastardo ci abbia spiato - sibilò Valentin a denti stretti e strinse le mani in due pugni.
- Magari è stato un animale, probabilmente un gatto - ipotizzai convincendo anche me stessa, ma una parte di me era convinta che ci fosse stato qualcun altro là fuori con noi.
- Me lo auguro, cazzo - Valentin studiò ancora l'ambiente attorno a sé. - Perché se lo becco, chiunque ci abbia sentito, giuro che lo ammazzo.
Né io né lui potevamo esserci sbagliati, dato che entrambi sentimmo quello strano rumore, ma rinunciammo alle ricerche e ci avviammo verso la mensa sperando che nessuno avesse davvero origliato i nostri discorsi, poiché parlammo di cose estremamente private.
Durante la nostra camminata, il cellulare mi vibrò nella tasca dei jeans. Lo afferrai e notai che Alex mi mandò un messaggio.

Ellie, io e Jo ci siamo messi insieme! Sono felicissima, ancora non ci credo!!!

Quella splendida notizia alleviò per un istante la tensione che mi stava divorando dentro e sorrisi pensando a quanto bene stesse proseguendo la gita a Dublino per i miei due amici.
- Alex e Jo si sono messi insieme - annunciai a Val, ma lui non si voltò neanche a guardarmi.
- Wow, congratulazioni - cercò di mostrarsi esaltato, ma sapevo che ormai in testa aveva soltanto il pensiero di chi ci avesse potuto ascoltare là fuori ed era agitatissimo.
Quella stessa sensazione si impossessò ancora anche di me ammazzando quell'euforia che mi pervase il petto per la dolce Alexandra.


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Buonasera! Anzi, data l'ora... buonanotte!

Scusate se pubblico a quest'ora, ma soprattutto chiedo scusa per il grande ritardo con il quale sto postando il nuovo capitolo, ma ultimamente sto affrontando casini vari e non ho potuto provvedere a farlo prima.

Cooomunque, qui abbiamo un episodio un po' particolare: torna in scena un nuovo Victor, Ellie confessa a Val di sapere il segreto di Gwen e infine il rumore misterioso... secondo voi di che si tratta?

Siamo arrivati ad un punto della storia in cui tutto sta per essere stravolto e dal prossimo capitolo scoprirete in che modo!

Grazie ancora di tutto, non finirò mai di esservi grata per seguire BDL!

Alla prossima, 

Julie Darkeh.

Baciata dalla lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora