8 - Ricordi

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Passarono circa tre giorni da quando ricevetti le poesie di Victor e Valentin. Furono davvero strani: entrambi i ragazzi stettero alla larga da me, il che fu un bene, ma ero ormai così abituata ad averli intorno che non riuscivo a credere come fosse potuto accadere un simile miracolo.
Victor non mi rivolse più la parola, ma si limitò soltanto a guardarmi durante le lezioni.
Valentin tornò a comportarsi come qualche giorno prima e il suo sguardo, per quanto fosse gelido, fu anche in grado di bruciare come fuoco ardente, soprattutto durante la pausa pranzo in mensa. Le attenzioni di Valentin su di me diminuirono notevolmente, ma qualche occhiata fu comunque capace di sfuggire al suo controllo. Ogni colpo che quelle occhiate mi lanciarono furono come spari per me, proiettili di ghiaccio che mi bucarono il cuore. Mi sentii male nel guardare Valentin in quel modo ogni giorno.
E in quel caso sì, fu davvero colpa mia se lui ricominciò ad avere quel comportamento.
Londra continuò a bagnarsi ogni dì per via delle sue tipiche piogge autunnali, il che non migliorava di certo il mio umore, così come per quello di Valentin e Victor.
Stacie Peters era un'altra che non osava più parlarmi. Stessa cosa per i suoi amici e colleghi Ralph e Melanie, sempre in compagnia della loro direttrice.
Nonostante ciò non rimasi sola: da quando litigai con Stacie, in mensa mi sedevo al tavolo di Alex e Jo. Con loro andavo molto d'accordo e questo mi salvava le giornate. Almeno con qualcuno riuscivo a sorridere e a distrarmi anche solo per un minuto dalla tristezza della mia situazione.
E poi certo, in testa avevo ancora in mente Andrew, mio padre e tutti i miei altri problemi del periodo.
Soltanto una persona, però, riuscì davvero ad aprirmi un nuovo mondo, l'unica ragazza che seppe tranquillizzarmi con le sue parole e i suoi dolci sorrisi; la incrociai ai parcheggi a fine scuola, dopo quei tre giorni di angoscia, poiché parcheggiò proprio accanto alla mia macchina.
Quando raggiunsi il veicolo grigio, pronta per tornare a casa, vidi lei, Gwen, appoggiata alla sua piccola auto nera mentre controllava qualcosa al cellulare. Qualche messaggio, pensai. O il suo profilo Facebook.
- Ciao - la salutai sistemandomi bene le bretelle dello zaino sulle spalle mentre con una mano tenevo l'ombrello chiuso. Per fortuna qualche ora prima smise di piovere e il cielo si concesse una pausa.
- Oh, ciao - mi ricambiò lei distogliendo l'attenzione dal telefonino e spostandola su di me. Come ogni giorno, le sue labbra erano rigorosamente rosse, accuratamente truccate come il resto del viso. - Tutto bene, Eleanor? - mi chiese sorridente e guardandomi dolcemente. In quel momento credetti di farle tenerezza per un motivo a me sconosciuto.
- Abbastanza, si va avanti - le risposi rimanendo sul vago, giusto per non dire che quel periodo non era uno dei migliori. Preferii nascondere il mio malumore. - Tu, invece? - rivolsi a Gwen la domanda.
- Sì, tutto bene, grazie - mi rispose lei, sempre con quell'aria tenera e dolce che la caratterizzava.
- Che guardi al cellulare? - le chiesi curiosa.
- Oh, nulla di che, stavo leggendo dei nuovi commenti all'ultimo post che ho aggiunto al mio blog - mi rispose Gwen, poi inserì il cellulare nella tasca dei suoi jeans neri.
In quel momento mi ricordai di quando Stacie mi disse che Gwen gestiva un blog di moda personale.
- Pubblichi foto dei tuoi outfit, vero?
Gwen mi guardò assottigliando lo sguardo.
- Sì, come fai a saperlo? - mi chiese lei stranita.
- Stacie Peters - risposi nominando la giornalista. La rossa sbuffò scuotendo la testa.
- E' sempre la solita, dovevo immaginarmelo - disse Gwen grattandosi il capo.
- Il tuo è un blog segreto?
- No, assolutamente - rispose lei. - Ma mi da fastidio che quella ragazza parli sempre di me o di Valentin! Siamo i suoi argomenti preferiti da quando ha messo piede in questa scuola - aggiunse con aria scocciata.
- Ho notato.
- Scommetto anche che ti ha parlato della mia vecchia relazione con lui.
- Mi ha soltanto detto che eravate una coppia, non è caduta nei particolari - le garantii io.
Gwen si strinse nella sua giacca di pelle e annuii debolmente con lo sguardo dritto al suolo.
- Ma tu, piuttosto - riprese lei a parlare una volta aver rialzato la sua attenzione su di me. - Come va con lui? - mi chiese, interessata, ed io mi pietrificai.
Cosa avrei dovuto rispondere? Mi stranii per come reagii a quella domanda. Ero davvero imbarazzata, eppure la rossa non mi chiese chissà che cosa.
- Perchè questa domanda?
- Andiamo, so che tra voi c'è qualcosa - mi rispose Gwen sorridendomi maliziosamente. Ma come, non era gelosa? In quel momento sembrava proprio non esserlo.
- Tra me e lui non c'è proprio niente - negai, ma lei non mollò.
- Hai le guance rosse, è inutile mentire - osservò Gwen ironizzando e mi fece ridere. Mi coprii il volto con una mano per l'imbarazzo e non riuscii più a guardare la ragazza in faccia. Detestai quel momento.
- E' il freddo che me le fa arrossire - inventai una scusa dando la colpa alla bassa temperatura cercando di cavarmela, ma Gwen continuò a ridere.
- Che ne dici di parlarmene davanti ad una tazza calda? Hai da fare? - mi propose lei ignorando il fatto che volessi scampare all'argomento "Valentin". Trovai quell'invito piuttosto insolito, ma non fu una cattiva idea.
- Uhm, non credo. Per me va bene - risposi dopo averci pensato un pò. - Dove andiamo?

Baciata dalla lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora