26 - "Che accordo?"

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Più pregavo che il tempo non volasse, più si avvicinava il giorno in cui sarei dovuta tornare ad Ottawa. Stavo così bene quando ero in compagnia di Valentin che finivo sempre per non accorgermi del passare delle ore e questo mi angosciava ogni giorno di più. Saper vivere al presente non è facile quando si ha la testa piena di pensieri, soprattutto se quei pensieri sono rivolti ad un futuro tanto temuto. Io, infatti, nonostante i miei falliti tentativi, non riuscivo ad ignorare le mie preoccupazioni, rovinando così ogni momento che, al contrario, avrei dovuto assaporare fino in fondo con spensieratezza.
La mattina del primo maggio era soleggiata a Londra, ma dentro di me si stava agglomerando una minacciosa coltre di nubi, allegoria di un'ansia divoratrice tipica di quel mese. Quella volta, però, non avrei potuto dare la colpa solo allo stress da studio, ma anche alla data della mia partenza che era sempre più vicina.
Per poco non investii un anziano in bicicletta mentre guidavo verso scuola, solo perché non riuscivo a dare un freno ai miei pensieri! Ormai stavano diventando delle vere e proprie ossessioni.
Nonostante quella distrazione che avrebbe potuto procurarmi seri problemi e un peso sulla coscienza, arrivai a scuola piuttosto serena e con il buon umore: sapevo che avrei trovato subito Valentin al solito posteggio, poiché mi avvertì la sera precedente che sarebbe arrivato prima del solito. Aveva una sorpresa per me ed io non stavo più nella pelle di sapere di cosa si trattasse. Quello che trovai ai parcheggi, però, non fu di certo ciò che mi aspettavo.
- Sei solo una puttana! - avrei voluto sbagliarmi, ma fu proprio la voce di Gwen quella che sentii, rivolta a chissà chi, mai stata alta e stridula come quella volta. Sembrava isterica.
Scesi con lo zaino in spalla dalla macchina, in fretta e furia, e in un lampo dimenticai che avrei dovuto raggiungere Val alla sua auto. Poco lontano dal punto in cui parcheggiai, una piccola folla era concentrata ad assistere a quella che avrei giurato fosse una rissa. Curiosa e stranita allo stesso tempo, mi avvicinai al mucchio di persone, sempre più agitato e rumoroso.
- Non osare toccarmi! O ti denuncio! - gridò un'altra ragazza che mi parve essere proprio Stacie, ma solo quando fui più vicina alla calca di studenti vidi le protagoniste dello scontro: la direttrice del giornalino scolastico, irrequieta e tremante come una foglia, e Gwen, con gli occhi spiritati e il viso rosso per la rabbia, tenuta saldamente da una sua amica e da Valentin. Non appena vidi il mio ragazzo stringere un braccio della sua ex non potei crederci e mi chiesi cosa diamine stesse succedendo. Insomma, perché avrebbe dovuto toccarla se non aveva più alcun tipo di contatto con lei da quasi un anno?
- Sono io che ti denuncio, brutta stronza! - ruggì Gwen agitandosi come una matta, ma non riuscì per niente a liberarsi da quelle braccia.
- E cosa dirai? Che una tua compagna di scuola ti ha nominato sul giornalino scolastico rivelando a tutti solo ciò che sei davvero? - la provocò Stacie avvicinandosi a lei, ma Valentin lasciò la presa sulla rossa e le si mise davanti come un muro dandole la schiena.
- Tu, piccola bastarda che non sei altro, se fossi un uomo non immagini cosa ti farei! - era furioso e solo con il ghiaccio verde dei suoi occhi riuscì a far indietreggiare Stacie di un paio di passi, ma lei tenne duro e non si lasciò intimidire... o almeno non tanto da arrendersi.
- Non sarebbe comunque intelligente farlo, dato che in un baleno potresti ritrovarti fuori di qui senza un diploma - la ragazza provocò Valentin con voce tremante tradendo la dura corazza che si costruì per difendersi dall'ira di Gwen e il suo ex.
- Stupida vacca! - la mia migliore amica riuscì a liberarsi con uno strattone dalla presa dell'amica e si gettò senza pietà sull'occhialuta per riempirla di botte, la quale gridò spaventata e si chiuse a riccio.
- No! Gwen! - mi immischiai nel conflitto e mi precipitai dalle due litiganti per fermare l'incontrollabile rabbia che faceva di Gwen la sua perfetta schiava, ma Valentin fu più veloce di me e la tirò a sé per il busto.
Stacie cadde per terra, ma Ralph e Melanie, accorsi proprio in quel momento, l'aiutarono a rialzarsi.
- Ehi, ma che succede? Sei impazzita? - rimproverai Gwen anche se avrei voluto vedere volentieri Stacie fatta a pezzi, ma sapevo che sarebbe stato più corretto dare ascolto al buonsenso.
Lo sguardo che la rossa mi rivolse mi bruciò addosso come fuoco ardente, congelato, però, da quello di Valentin con una durezza a me sconosciuta.
- Ah, ecco la signorina Cole! - la fredda ironia di lui mi lasciò ancora più confusa di quel che già ero. Pareva essere arrabbiato anche con me per un motivo che facevo fatica a capire. Dovevo aver fatto qualcosa di grave per meritarmi quello sguardo, soprattutto se erano in due a volermi sbranare con gli occhi.
- Eleanor, è meglio se sparisci prima che io possa tirare uno schiaffo anche a te - sibilò Gwen con il fiato corto.
- Ragazzi, non sto capendo niente, si può sapere che avete? - domandai preoccupata e d'istinto lanciai un'occhiata a Stacie che mi stava guardando con un ghigno malefico mai visto prima sul suo volto.
- Ammetti ciò che hai fatto alla persone più importanti della tua vita, forza! - m'incitò lei, ma io piegai la testa da un lato.
- Che? Io non ho fatto proprio nulla - negai, ma nessuno sembrò credermi.
- Solo tu lo sapevi, solo tu sapevi tutto - la delusione di Gwen che le trapelava dall'espressione distrutta mi fece sentire colpevole di qualcosa che ero sicura di non aver commesso, eppure adesso sentivo un peso enorme schiacciarmi lo stomaco.
- Gwen, cosa dici? Cosa sapevo?
- Non capisci, eh? Davvero non ci arrivi? Lo trovo patetico! - Valentin mi si avvicinò pericolosamente e per un attimo venni attraversata da un brivido intenso di paura.
Ero sicurissima che non avrebbe mai alzato le mani addosso ad una ragazza, figuriamoci a me. Ma vidi l'ira nei suoi occhi e ne rimasi comunque terrorizzata. Mi sfiorò il viso solo con il suo fiato che sapeva come sempre di fumo, ma poi si voltò verso un ragazzo che teneva in mano una copia del giornalino scolastico e gliela confiscò per lanciarmela addosso; riuscii a prenderla, ma non la guardai neanche perché la mia attenzione non voleva distogliersi dall'assurdo comportamento del mio finlandese.
- Leggi! Avanti, leggi! - mi urlò contro.
Tutti intorno a me attendevano che obbedissi al suo ordine. Gwen mi guardava piangendo in silenzio e Stacie sembrava godere per ciò che stava succedendo.
Con le mani tremanti aprii il giornale e d'istinto cercai l'inserto dei gossip. Era logico pensare che avrei trovato lì le risposte a tutti i miei perché.
Perché Gwen e Stacie volevano darsele di santa ragione?
Perché Gwen e Valentin erano così arrabbiati con me?
Perché quell'odiosa occhialuta mi guardava con una contorta soddisfazione dipinta in faccia?
Ed eccolo lì, l'articolo che avrei dovuto leggere.

Baciata dalla lunaWhere stories live. Discover now