Epilogo - Parte I

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8 anni dopo...

Cominciai a camminare piuttosto di fretta quando uscii dal negozio di libri in cui lavoravo da diversi mesi. La mia migliore amica Mindy aveva sicuramente già finito di lavorare venti minuti prima di me ed io ero in ritardo per il nostro appuntamento abituale delle 12:30 al parco, in cui giornalmente passavamo la nostra pausa pranzo. Per fortuna i nostri posti di lavoro non erano molto lontani tra loro, quindi a piedi non percorrevo una strada particolarmente lunga, ma quando ero in ritardo era sempre una faticaccia correre per quel percorso intasato di gente.
Durante la mia corsa, il mio cellulare iniziò a squillare e, senza fermarmi, lo cercai nella borsa imprecando in tutte le lingue del mondo. Sapevo già chi mi stava chiamando, d'altronde era normale a quell'ora, ma in preda alla fretta non pensai neanche lontanamente che Kevin mi avrebbe potuto telefonare a momenti.
- Ehi Kev, potresti chiamare tra qualche minuto? - risposi andando subito dritto al sodo.
- Ciao anche a te, amore - ribatté ironicamente il mio fidanzato.
Mi sfuggì un sorriso sentendo il tono giocoso di Kevin.
- E' che sono in ritardo per mangiare con Mindy...
- L'avevo intuito. Se non sbaglio è successo anche l'altro ieri - mi provocò lui.
- Il negozio ha il bisogno costante di essere sistemato.
- O forse sei tu che hai il bisogno costante di cercare nuovi libri interessanti per la tua collezione mentre devi lavorare - Kev continuò a prendermi in giro, tipico di lui. Non era mai soddisfatto, doveva almeno fare più di una battuta o provocazione in una conversazione.
- Non è divertente, tesoro - mi mostrai offesa per il suo atteggiamento, ma lui lo sapeva che in realtà adoravo da morire il suo senso dell'umorismo.
- Va bene dai, chiamami tu quando sei al parco. Mi raccomando, arriva sana e salva! Non ti affaticare troppo!
- E tu risparmia il fiato per altre battutine per dopo! Ciao! - lo liquidai velocemente e risi quando schiacciai il tasto rosso del telefonino, poi ributtai l'aggeggio nella borsa.
Io e Kevin eravamo fidanzati da quattro anni e conviventi da due. Lo conobbi ad una festa di compleanno della mia migliore amica Mindy, sua cugina. Per lui fu come un colpo di fulmine quando mi vide, così mi diceva sempre. Per me, invece, ci volle un po' di tempo per farlo entrare nel mio cuore. Era un periodo in cui non riuscivo a legarmi seriamente a qualcuno, poiché la separazione da Valentin mi lasciò un grande vuoto per molto tempo, dunque dopo di lui ebbi soltanto due relazioni brevi e di poca importanza; quando arrivò Kevin riuscii pian piano ad uscire del tutto dalla bolla nera che mi teneva sua prigioniera e finalmente mi aprii completamente ad un nuovo ragazzo.
Kev era la persona più paziente e buona che io abbia mai conosciuto e la sua voglia di far ridere mi aiutava sempre a scacciar via i miei turbamenti.
E poi, bé, non potevo di certo non ammettere che fosse un bel ragazzo anche fuori: occhi neri e penetranti, capelli scuri, corti e spettinati sulla fronte, sorriso contagioso e altezza sconvolgente. Sì, era alto un metro e novantadue e ogni volta che mi abbracciava mi faceva sentire protetta. La mia testa arrivava alle sue clavicole, per intenderci.
Mindy invece la conobbi in accademia, poco dopo averla cominciata. Frequentava il mio stesso corso di pittura, quindi la vedevo tutti i giorni e parlando stringemmo subito amicizia. Era una ragazza sempre allegra e grintosa, una chiacchierona dal look eccentrico a cui piaceva la musica rock. Era facile pensare a Valentin e Gwen quando la sentivo parlare delle band che amava. Mi pareva che instaurare rapporti con persone dall'animo ribelle fosse diventato il mio destino ormai, ma Mindy era decisamente migliore dei primi due metallari che ebbero l'occasione di presentarsi nella mia vita. Se Mindy aveva problemi con me veniva subito a parlarmene, non mi nascondeva niente; non era mai sgarbata nei miei confronti, nemmeno nei momenti di rabbia e non provò mai a modificare neanche un mio capello perché le piacevo così com'ero, ossia acqua e sapone e con la fissa per i libri e Lady Gaga.
Insomma, era quella che tutti considererebbero un'amica vera, un essere perfetto che ogni persona vorrebbe avere accanto, eppure un difetto ce l'aveva: quando non le andava bene qualcosa, se ne lamentava senza fine, logorroica com'era!
- Ellie! Finalmente, ma che ti è successo stavolta? Hai fatto cadere un'intera pila­ di libri e hai dovuto sistemare tutto? O la cassa non voleva chiudersi? Sono qui che ti aspetto da quasi mezz'ora, sai? Ho una fame che non ci vedo e... - non era sgarbata, solo un po' stufa di aspettare.
- Sono qui, Mindy. Ora possiamo andare, tranquillizzati! Anzi, prima abbracciami, logorroica che non sei altro - strinsi a me la ragazza dai capelli arancio fluo, tinti da poco e corti fino alle spalle con un taglio netto, e lei sbuffò teatralmente. Voleva farmi credere che le dispiaceva salutarmi, ma in realtà sapevo che il nervoso le stava già passando.
Intorno a noi si allungavano file di scaffali pieni di CD, poster e magliette di tantissime band. Lavorare in un negozio di musica non poteva che essere un impiego perfetto per la mia migliore amica.
- Okay, io sono logorroica, ma tu sei una ritardataria - disse Mindy sciogliendo il nostro abbraccio, poi corse verso l'uscita.
- E anche la persona più dolce di questo mondo, dato che ieri sera ho preparato dei biscotti al cioccolato apposta per te e, sai, li ho proprio qui in borsa - guardai la mia amica con sguardo malizioso e lei spalancò gli occhi per la sorpresa.
- Cosa? Dici sul serio?
- Sì, sul serio - annuii avvicinandomi a Mindy, ma proprio in quel momento si portò una mano alla fronte.
- Oh, quasi dimenticavo! - esclamò tornando al banco della cassa. - Dopo mangiato devo attaccare un po' ovunque questi manifesti! E tu mi aiuterai, giusto?
- Ma devo tornare in negozio! Di che si tratta? - domandai rimanendo alla porta mentre Mindy prese un rotolo di carta da un cassetto.
- Ci saranno dei concerti metal interessanti il prossimo mese e qui sono elencate le date con i relativi nomi delle band che si esibiranno - mi spiegò lei tornando da me.
- Intendi qui ad Ottawa?
- Certo, dove se no? A Tokyo? - mi prese in giro la simpaticona non appena uscimmo dal negozio e lei tirò giù la grata fino a metà.
- Era per sapere, scema - le diedi una lieve spinta per la spalla ed entrambe scoppiammo a ridere.
- Bé, se sei interessata dai un'occhiata - Mindy estrasse dal rotolo un manifesto e me lo porse.
- Come ben sai non ascolto musica di questo genere, ma vediamo che nomi strani e malefici hanno i nostri ospiti - trattenni un risata per non risultare offensiva nei confronti della sosia di Hayley Williams che mi stava accanto, ma lei riuscì comunque a cogliere la mia vena provocatoria nella voce.
- Tesoro, una band metal non può chiamarsi di certo Unicorni rosa o Fiorellini di primavera - scherzò Mindy e mi fece ridere per i nomi penosi che le vennero in mente per la sua battuta, ma d'un tratto cessai di sorridere e mi fermai in mezzo al marciapiede; la mia amica si accorse dopo pochi secondi che non ero più al suo fianco e si voltò verso di me.
- Non ci posso credere... lui... - per un attimo mi parve di dover vomitare il cuore, che batteva troppo forte.
- Lui... chi? - Mindy tornò da me e inarcò un sopracciglio.
Tra tutte le foto delle band accanto ai loro nomi, vidi proprio lui fronteggiare un gruppo che si chiamava Love Theory.
Erano passati poco più di otto anni e lui era ancora lo stesso: i capelli mossi e lunghi fino alle spalle, gli occhi verdi e stanchi, la pelle chiarissima...
- Valentin, Valentin Virtanen - una macchia scura segnò il manifesto che tenevo tra le mani e realizzai di aver appena liberato una lacrima inconsciamente.
L'emozione mi stava divorando. Valentin ce l'aveva fatta, non riuscivo a rendermene conto. Aveva davvero realizzato il sogno di una vita.
- Conosci il cantante dei Love Theory? Sono stupita - l'ironia di Mindy in quel momento non mi fece neanche sorridere, poiché avevo concentrato tutta me stessa a fissare quella foto senza capacitarmene sul serio.
- Sì, lo conosco.
- Dove l'hai sentito nominare? Dato che non ascolti metal, è curioso che tu lo conosca. Qualche tuo amico o parente ascolta i Love Theory?
- L'ho conosciuto di persona, Mindy - le confessai, decisa. Finalmente la guardai negli occhi e lei diventò di pietra tutta d'un botto.
- C-cosa? Ma come... perché non me l'hai mai detto?!
- Non sapevo fosse diventato famoso! Sai com'è, non seguo band metal come te.
- Cosa c'entra? Non mi hai mai parlato di un Valentin, comunque.
- Perché non mi andava di farlo, ecco. Non è una persona che amo ricordare.
- E' successo qualcosa tra voi? Oddio, non posso crederci - Mindy era sempre più eccitata all'idea che io abbia conosciuto un cantante famoso nel mondo del metal.
- Siamo stati insieme quando ho frequentato il mio quarto anno di superiori a Londra - continuai con le confessioni e quasi la mia amica scoppiò per l'euforia.
- No, Ellie, frena un attimo. Mi stai prendendo in giro, ammettilo!
- Scema, ho gli occhi che a momenti scoppiano! Non sono capace a piangere per finta, dannazione!
- Okay, è vero, scusami, è che... oddio - Mindy sembrò calmarsi finalmente.
- Mindy.
- Eh.
- Dobbiamo andare al concerto, ti prego - le chiesi con speranza. - Mi piacerebbe moltissimo poter rivedere Valentin e ho bisogno che tu mi accompagni - continuai ad implorare la mia amica, ma le si leggeva nel volto che aveva già accettato di accontentarmi.
-Va bene, non preoccuparti, andremo a vedere i Love Theory... Non conosco molte loro canzoni, ma...
- Oh, grazie mille! Ti adoro! - abbracciai di scatto Mindy senza mai lasciare il manifesto e lei mi ricambiò dopo un attimo di esitazione.
- Ma, Ellie, perché vuoi tanto rivederlo se non ti piace ricordarlo?
- Perché l'ho amato così tanto da star male - le mie lacrime si fecero più intense pronunciando quelle parole e strinsi più forte la giacca di Mindy tra le mie dita.
- Sembra che la ferita sia ancora aperta dopo tutto questo tempo, o sbaglio? - la ragazza si fece più seria e colsi una nota di preoccupazione nella sua voce.
- Adesso c'è Kevin. Lo adoro, ma...
- Ellie - Mindy mi prese per le spalle e lentamente mi allontanò da sé per potermi guardare in faccia. - Ti va di raccontarmi tutto? Voglio sapere come vi siete conosciuti, come avete scoperto di piacervi, perché vi siete lasciati... tutto.
L'idea di dover parlare dell'intera storia con Valentin non mi allettava per niente, ma ormai il discorso era cominciato e non volevo lasciare Mindy con mille punti interrogativi nella testa.
E poi lei mi avrebbe accompagnata al concerto, le dovevo delle spiegazioni.
- Va bene, ti dico tutto appena arriviamo al parco - mi asciugai una lacrima e la mia amica mi sorrise teneramente, poi mi stampò un bacio sulla fronte.
Riprendemmo il nostro cammino verso la nostra solita panchina per mangiare, ma dopo pochi secondi la rossa ruppe il nostro silenzio.
- Comincio a pensare che il tuo tatuaggio non sia dedicato solo a tua sorella - constatò lei ed io portai istintivamente una mano sotto il mio orecchio destro.
Abbassai il capo senza dire una parola e in un lampo mi tornò alla mente il momento in cui Valentin sfiorò per l'ultima volta la mia pelle con le sue labbra.
Non risposi, ma Mindy capì che confermai il suo pensiero.

Baciata dalla lunaWhere stories live. Discover now