27 - Fiducia

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Io, Alex e Jo arrivammo al bar per primi. Quando varcai l'entrata, un'esplosione intensa mi animò il petto per la paura e l'emozione di rivedere Valentin, ma dopo essermi guardata bene attorno, mi accorsi che né lui né Gwen erano ancora presenti tra i tavoli. L'agitazione lasciò il posto alla delusione, ma cercai di risollevarmi pensando che a momenti quei due sarebbero arrivati.
Joseph occupò un tavolino per quattro vicino alla vetrina pensando che, così, Val e Gwen ci avrebbero trovati subito. Io ed Alex lo seguimmo e ci sedemmo anche noi, una accanto all'altra.
- E' rimasta solo una sedia libera, ma loro sono due - puntualizzò Alexandra.
- Ne prenderemo un'altra e la metteremo a capotavola - rispose Jo. - Lì si siederà nostra altezza reale Valentin Virtanen - recitò con ironia, ma io lo fulminai con uno sguardo e lui sbuffò sonoramente.
- Ellie, sei la noia fatta a persona, con te non si può mai scherzare - si lamentò il mio amico.
- Sono stressata! - sbottai portandomi una mano tra i capelli. - Questa situazione si è creata solo stamattina ed io non la sopporto già più.
- Rilassati, si risolverà tutto - Alex mi massaggiò la schiena all'altezza delle scapole cercando di consolarmi, ma i miei nervi erano tesi come corde di violino e non riuscivo a darmi una calmata.
- Io volevo solo sdrammatizzare - Jo alzò le spalle e poggiò i gomiti sul tavolo. - Sono agitato anch'io, cosa credi? C'è una questione che riguarda anche me e Alex, ed io non so quale possa essere.
- Già, chissà cosa c'entriamo noi - si domandò Alexandra, ma nemmeno io seppi trovare la soluzione a quel mistero.
Guardai l'orario sul cellulare e notai che erano le 15:55. Dovetti ammettere a me stessa che non erano Val e Gwen ad essere in ritardo, ma io, Alex e Jo ad essere in anticipo, quindi cercai di calmarmi almeno un po' e di accettare l'idea di aspettare quei due per dei minuti.
- Siamo arrivati in anticipo, che palle - si lamentò Joseph ed io alzai l'attenzione su di lui. Non avevo notato che controllammo l'ora nello stesso momento, ma almeno sapevamo tutti che avremmo dovuto passare del tempo solo tra noi tre.
In quel momento arrivò una cameriera per chiederci le ordinazioni, ma Jo le disse che stavamo aspettando delle persone e le chiese se gentilmente sarebbe potuta tornare dopo. La donna accettò sorridendoci e tornò dietro al bancone a pulire delle tazze, dove un'altra collega servì dei caffè a due uomini, seduti sugli sgabelli del piano bar.
La porta del locale si aprì e il campanellino suonò quando Valentin e Gwen fecero il loro ingresso. Il petto cominciò a bruciarmi nell'istante in cui i nostri occhi, miei e di Val, si trovarono e strinsi i pugni sulle ginocchia per darmi forza e prepararmi ad indossare la mia maschera preferita, ossia quella della ragazza sicura di sé. Gwen stava dietro di lui con il capo chino, ma poco prima di raggiungere il nostro tavolo mi lanciò un'occhiata fredda e inespressiva, la quale m'intimidì e mi schiarii la voce.
- Amico, manca una sedia, prendila da un altro tavolo - Jo suggerì a Valentin di arrangiarsi senza neanche prima salutare, ma lui non ci badò per niente e fece quello che gli disse il mio amico; si posizionò a capo tavola mentre Gwen prese posto accanto a Joseph, così mi ritrovai lei di fronte e il ragazzo che amavo a poca distanza da me, anche se in un certo senso li sentivo entrambi lontani anni luce.
- Credevamo di essere in anticipo e invece ci avete preceduto, non me l'aspettavo - commentò il finnico con sarcasmo.
- Sono cose che capitano - rispose Joseph. Il fatto che quei due non provassero simpatia l'uno per l'altro mi metteva più a disagio di quel che già mi sentivo, ma mi promisi che sarei riuscita a controllarmi e così avrei fatto. Dovevo alzare la testa e discutere con calma come se le persone riunite a quel tavolo non avessero tanti problemi tra di loro. Era dura fingere, ma sapevo che ne valeva la pena. Non avevo voglia di fare o di vedere altre scenate in pubblico.
- Ciao - salutai i nuovi arrivati con neutralità.
- Ciao - risposero all'unisono e si scambiarono un'occhiata per questo, per poi abbozzare un sorriso forzato e ridividere gli sguardi.
Non ero per niente abituata a vederli così vicini e così complici. Un'ondata di gelosia m'investì con violenza e sentii ogni parte del mio corpo fremere per il fastidio, ma ovviamente dovetti reprimere e nascondere anche quella sensazione.
- Di che volete parlarci? - Alexandra trovò il coraggio di aprir bocca e ciò mi sorprese, dato che sapevo perfettamente che quell'incontro la metteva a disagio.
- Oggi io e Gwen abbiamo discusso molto su ciò che è accaduto oggi e riflettendo ci siamo accorti che alcuni conti non tornano - Valentin cominciò a spiegarci la situazione ed io e i miei amici rimanemmo subito straniti da quel poco che ci riferì.
- Quali conti? - domandai d'impulso.
Val si voltò a guardarmi e quel verde ghiaccio seppe annientarmi un'altra volta, proprio come amavo e detestavo allo stesso tempo.
- Ti ricordi che abbiamo sentito quel rumore strano quando stavamo parlando fuori scuola? Del mio passato e di Gwen...
- Sì, certo.
- Penso sia probabile che qualcuno della redazione o qualche altro idiota abbia ascoltato tutto e abbia riferito le informazioni a Stacie.
Strabuzzai gli occhi. Un flash mi riportò per un attimo nel passato, proprio nel momento in cui io e Valentin, là fuori, ci allarmammo per quel misterioso rumore. Eravamo preoccupati che qualcuno ci stesse spiando, ma quando Stacie mi umiliò davanti a tutti, quella mattina, a nessuno di noi due tornò alla mente quel particolare importante.
- Ed io spero che sia andata veramente così - si aggiunse Gwen e per un attimo ci guardammo.
- Cosa vorresti dire? - le chiesi, leggermente confusa.
- Che non vorrei fossi stata davvero tu a dire tutto a quelle iene - mi ammazzò con quelle parole ed io per lo sconcerto non riuscii a trovarne altre per controbattere.
La cameriera di poco prima tornò al nostro tavolo e con la sua aria dolce e solare smorzò per alcuni secondi la tensione che c'era tra noi. Senza farlo apposta, il mio ginocchio sfiorò quello di Valentin e quando ci guardammo ritrassi la gamba così in fretta che lui non poté non notare il mio imbarazzo; anche lui diventò rosso, ma preferì voltare la faccia dall'altra parte e questo mi deluse, ma provai a capirlo.
Quando la cameriera si allontanò, il discorso ebbe modo di continuare.
- Lei non ha fatto proprio niente, come fate a dubitare di lei? - Alex prese il coraggio di parlare un'altra volta, in quel caso per difendermi ed io le toccai un ginocchio per farle capire che le ero grata.
- Dal nostro punto di vista è difficile decidere a chi credere - Val rispose e mi tornò alla mente che Alex e Jo, a pranzo, avevano dedotto che per quei due non fosse facile capire quale fosse la verità. Avevano pensato bene, i miei amici. Ma al mio posto, invece, mi era troppo arduo accettare che le circostanze fossero quelle.
- Un'altra cosa che ricordo è che tu mi avevi detto di fidarti di me, ma a quanto pare non eri sincero - stavolta non riuscii più a nascondere le mie sensazioni perché trovavo sempre più pesante dover sopportare gli inutili dubbi di quelli che sarebbero dovuti essere il mio ragazzo e la mia migliore amica.
- E Val come ha saputo della confessione che ti ho fatto? Gliel'ha riferito Stacie o sei stata tu? - mi provocò Gwen e incrociò le braccia al petto.
- Lui è il mio ragazzo, gli dico tutto - dissi in mia difesa, ma la rossa seppe soltanto indurire il suo sguardo. - E poi lui sapeva già che sei omosessuale, quindi non c'è molto da arrabbiarsi - le comunicai, ma quella volta qualcosa cambiò sul volto accuratamente truccato di Gwen.
Sapevo a cosa stava pensando. Tra noi si era appena aperta un'intesa che gli altri non vedevano. I nostri occhi parlavano del bacio rubato, di quel segreto che solo noi custodivamo nel cuore, della dichiarazione del suo amore per me che non era mai arrivata alle orecchie di Valentin insieme a quell'altra, quella riguardante l'orientamento sessuale di Gwen. Lei aveva capito, probabilmente, che Valentin sapeva soltanto metà della storia.
- Sì, hai ragione, ma il fatto che tu glielo abbia detto non mi fa avere completa fiducia in te, mi dispiace - la rossa interruppe nel peggiore dei modi quell'intesa invisibile e per un attimo ebbi l'impressione di poter mettermi a piangere da un momento all'altro, ma strinsi i denti e mi costrinsi a non farlo.
Ero sicura che lei si stesse per mettere dalla mia parte, invece continuò a dubitare di me. Le avevo appena fatto capire che non avevo detto a Valentin del bacio, eppure non servì a niente.
La loro coalizione stava cominciando a pesarmi sul serio.
- A parer mio state esagerando - intervenne Joseph e in quel momento non potei far altro che adorarlo e ringraziarlo mentalmente. - Okay, posso immaginare che per voi sia difficile tutto questo, ma basta guardarla negli occhi per capire che è innocente! La cosa più assurda è che io me ne sono accorto mentre voi due, che siete le persone più importanti della sua vita, ancora vi ostinate a non farvi convincere da ciò che dice! - Jo riuscì a far abbassare il capo ad entrambi i diretti interessati e un imbarazzante silenzio calò sul nostro tavolo.
Durante quel breve attimo di mutismo generale, arrivarono le nostre ordinazioni e la cameriera ce li porse con la stessa gentilezza con cui ci trattò in precedenza, poi tornò al banco.
Il mio cappuccino era bollente e avrei aspettato un pochino prima di cominciare a berlo. Gwen aveva ordinato la sua solita cioccolata al cocco pur essendo maggio e gli altri presero un caffè macchiato.
- Valentin, a parte tutto, io e Jo vorremmo sapere cosa c'entriamo con la storia - Alexandra proferì parola dopo il primo sorso.
- Già, che dovete dirci? Perché ci avete chiesto di venire? - s'inserì Joseph girando con il cucchiaino lo zucchero nella tazzina piena.
- Io e Gwen vogliamo trovare un modo per abolire l'inserto dei gossip nel giornalino e far smettere una volta per tutte a Stacie e agli altri di diffondere per la scuola gli affari personali degli studenti.
- E anche se noi saremo fuori l'anno prossimo, vogliamo comunque porre fine a tutto questo per i ragazzi che devono ancora frequentare l'istituto e per quelli che dovranno entrarci - Gwen continuò il discorso cominciato da Valentin, ma lui ricominciò a parlare subito dopo.
- Non sappiamo ancora con esattezza cosa fare, ma la nostra intenzione è quella di trovare una soluzione con voi. Dovete ancora risolvere il mistero della foto in cui vi baciate, giusto? Non si sa se è stato uno della redazione o un altro scemo che ha passato la foto a quelle serpi, quindi dobbiamo scoprirlo.
- Bisogna mettere alle strette quei ragazzi, soprattutto Stacie. Lei sicuramente sa chi è l'autore dello scatto - la rossa si intromise di nuovo nel discorso ed io, più si parlava di quell'argomento, più mi sentivo confusa. Ad un tratto mi sembrò di essere estranea alla discussione.
- Dovrei far parte di questa operazione anche io? - domandai senza guardare in faccia nessuno.
- Sì, Ellie - mi rispose Valentin.
- Hai cambiato idea? Mi pare che non volessi fare niente per fermare Stacie.
- Non ti sembra che la stronza abbia esagerato? Se c'è una cosa che lei non deve assolutamente toccare, quella è la mia famiglia, okay? Quello che mi è successo in passato non deve interessare a nessuno, tanto meno a lei - dovetti ammettere a me stessa che Val aveva perfettamente ragione, potevo comprenderlo. Ora che c'erano i suoi problemi più grandi di mezzo, lui si sentiva in dovere di agire, certo.
- E non deve interessarle neanche il mio orientamento sessuale - s'inserì Gwen e mi guardò con serietà.
- Se riuscissimo a fermare quegli idioti, potremmo anche avere la prova che qualcuno possa averti incastrata, sempre se è questa la vera storia - Val sembrò avere un briciolo di speranza in quelle iridi chiarissime, una speranza che ravvivò anche le mie. Allora c'era almeno una piccola parte di lui che mi credeva?
Quel luccichio mi riempì di una strana sensazione, ma forte abbastanza per accettare senza esitazioni di partecipare al piano di vendetta.
- Ti ripeto che è vero, sono stata incastrata! - insistetti. - E ne avrai la prova, quindi ci sono!
- Sono d'accordo, l'idea di fermare Stacie e i suoi soci è ottima - Jo non poté non concordare con quei due. - Ma come facciamo? Non ho uno straccio di inventiva!
- Prima o poi dovrà pur venirci in mente qualcosa - parlò Alex con determinazione.
- Qualsiasi cosa faremo, dovremo farla insieme - ci disse Gwen.
- L'unione fa la forza, giusto? - Valentin guardò tutti noi e ciò mi stupì tantissimo perché lui, uomo solitario che era, aveva appena detto che insieme avremmo potuto farcela. Per la prima volta in nove mesi che lo conoscevo voleva agire con l'appoggio di qualcuno, con un gruppo di persone delle quali si sarebbe potuto fidare.
Il campanello sopra la porta d'entrata suonò. Mi voltai a vedere chi fosse appena entrato e con sorpresa notai che Victor e Brenda fecero ingresso nel piccolo bar. Prima che la coppia potesse scegliere un tavolo al quale sedersi, Vic si accorse della mia presenza e mi salutò. Subito dopo averlo ricambiato, gli feci cenno con la mano di avvicinarsi e lui obbedì portandosi Brenda dietro, per mano.
- Che coincidenza, che ci fate qui? - chiesi con un sorriso.
- Veramente è la prima volta che vengo in questo posto, Brenda voleva che io provassi il caffè che fanno qua - la riccioluta ci salutò timidamente e noi la ricambiammo. Diventò rossa in volto e mi fece tanta tenerezza.
- Lo fanno molto buono, credimi - Jo alzò la sua tazzina, ormai vuota, ma Victor gli sorrise soltanto.
- Voi che fate invece?
- Discutiamo su un fatto molto importante - rispose Val poco prima che lo facessi io, ma non usò lo stesso tono che io avrei usato. Duro, glaciale come sempre. Mi voltai a guardarlo male, ma non appena Vic parlò di nuovo riportai lo sguardo su di lui.
- Di cosa? Se posso sapere...
- Cazzi nostri - il finnico riprese la parola, ma io invece ebbi un'idea.
- No, aspetta - riguardai Valentin negli occhi, voce ferma. - Potrebbe aiutarci.
- Aiutarvi? - Victor era palesemente turbato per via del comportamento di Valentin, soprattutto Brenda, ma in fondo lo conoscevano e non avrebbero dovuto sorprendersi tanto.
- Riguarda Stacie. Vogliamo fare qualcosa per togliere una volta per tutte l'inserto dei gossip nel giornalino scolastico e ci siamo uniti per trovare un piano deciso con il quale mettere in atto le nostre intenzioni. Non abbiamo ancora trovato nulla e ci serve aiuto. Tu sapresti cosa fare? - riferii a Victor il problema, anche se non dettagliatamente, ma sapevo che poi gli avremmo parlato anche dei particolari se avesse accettato di far parte dell'operazione.
- Così su due piedi non lo so, ma fate bene a coalizzarvi tra voi.
- Vic, unisciti a noi! Parlando, potremmo trovare una soluzione! - provai a convincerlo anche se sentivo gli occhi di Valentin bruciarmi sulla pelle, ma avrei sopportato.
- Ragazzi, forse io so cosa fare - la voce pacata e debole di Brenda ci suonò così soave e limpida che ci sembrò di sentir parlare una santa appena arrivata dal cielo per venirci in soccorso.
- Siediti con noi e dicci tutto - Gwen invitò la piccolina a riferirci ogni cosa mentre Valentin si preoccupò di recuperare due sedie.

Baciata dalla lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora