9 - Tra le mani di un pazzo

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- Hai sentito l'ultima di Valentin Virtanen? - mi chiese Alexandra risedendosi al suo banco, accanto al mio. Qualche minuto prima uscì dalla classe per andare in bagno, ma a giudicare dalla durata del tempo in cui stette fuori dall'aula, c'era da immaginare che Alex si fosse fermata a chiacchierare con qualcuno nei corridoi.
- Non credo che possa importarmi, ma dimmi pure - le risposi fingendomi disinteressata e continuando a scrivere sul quaderno un complicato esercizio di matematica. Mi ci volle un bel po' per capire il procedimento con cui svolgerlo, ma per fortuna riuscii a giungere ad una conclusione sperando fosse giusta.
- Stamattina ha avuto una crisi di rabbia e ha rotto una porta dei bagni! - mi rivelò Alex stando attenta a non farsi sentire dalla professoressa mentre organizzava il suo registro alla cattedra.
- Come fai a saperlo? Sei andata nei bagni dei maschi? Sporcacciona! - scherzai, ma dentro mi si accese uno strano dolore. Il nuovo periodo nero di Valentin proseguiva da giorni e sapevo benissimo che la colpa era solo mia. Mi chiedevo in continuazione quando sarebbe finito, ma quel ragazzo non smetteva mai di guardarmi male e di fumare più di quanto normalmente già faceva. Ce la metteva proprio tutta per farmi sentire una schifezza.
- No, scema! - si difese Alex e trattenne una risata. - Ho incontrato un mio amico, uno del terzo anno, e mi ha raccontato tutto.
- E adesso? Che dicono i professori? Hanno già avvertito la preside? - chiesi, ma subito dopo realizzai di aver appena tradito la mia maschera da menefreghista.
- Certo che l'hanno chiamata, Valentin si rifiuta di risarcire i danni! - mi disse Alex ed io scossi la testa riportando lo sguardo sul mio quaderno.
- Sai come ha fatto? Ha dato un pugno alla porta e ci ha lasciato un solco, ti rendi conto? - continuò la ragazza a raccontarmi l'accaduto ed io ne rimasi ancora più sbalordita.
Valentin voleva davvero farmi pesare la sua sofferenze, ne ero certa. Sapeva benissimo che le voci correvano veloci come saette nella scuola, soprattutto quelle che parlavano di lui, e l'accaduto del pugno sulla porta arrivò anche alle mie orecchie, come lui sicuramente sperava.
- Comunque non serve che tu dica che non ti importa niente di Valentin - disse Alexandra sorridendo, sorniona.
- Perché no? - chiesi facendo la finta tonta mentre cominciai un nuovo esercizio di matematica.
- Perché ti piace, ce l'hai scritto in faccia - continuò Alex a stuzzicarmi e mi picchiettò con un dito il braccio destro.
- Non credo proprio - ribattei.
- "E adesso? Che dicono i professori? Hanno già avvertito la preside?". Sì, hai ragione, non ti importa - mi imitò la ragazza sarcasticamente e rise.
Mi imbarazzai da morire in quel momento, ma cercai di darmi un contegno.
Allo stesso tempo ero infastidita. Cosa avrei dovuto fare per far smettere gli altri di credere nella presunta coppia Eleanor-Valentin? Non ne potevo più di quella storia.
Quando Alex smise di parlarmi per cominciare a svolgere gli esercizi sul quaderno, mi accorsi che Victor sentì tutta la nostra conversazione. Non appena lo guardai, lui riprese a scrivere i suoi calcoli e scosse la testa sbuffando.
Un altro che voleva farmi sentire una strega maligna fu proprio l'infantile Victor, il quale insisteva coi suoi silenzi e i suoi atteggiamenti inappropriati ogni giorno. A volte mi guardava con una smorfia stampata in faccia come se dicesse "Mi fai schifo, brutta troia!" ed io lo mandai a quel paese alzando il medio ogni volta. Il vantaggio di ciò, però, fu la lontananza: Victor non provò più né a parlarmi né a toccarmi. Lo trovai inquietante come il silenzio che precede una tempesta, ma nonostante questo ne fui sollevata.
Per Vic non provai pena. O almeno, non quanta ne provai per Valentin. Mi ritrovai in mezzo a due situazioni così simili, ma allo stesso tempo così diverse che, spesso, finivo per pensare che Valentin, a differenza di Victor, mi importasse. Io, però, preferii dare ascolto al mio cervello ancora una volta: sia l'uno che l'altro dovevano rimanere lontani da me perché non avevo tempo per pensare ai ragazzi e non lo volevo neanche avere.

* * *

Ottobre stava già per finire e si cominciò ad avvertire soprattutto nell'aria, così pungente e più fredda di quella di inizio autunno. Diventarono d'obbligo i cappellini di lana, le sciarpe calde e i miei classici collant sotto i jeans. L'autunno e l'inverno, ad Ottawa, sono sempre stati molto freddi ed umidi, ma avevo la strana impressione che Londra fosse più gelida e che piovesse di più. Forse solo perché, nonostante sia sempre stata una bella città, non avevo ancora imparato ad amarla.
- Stavolta gli è andata di culo.
- Già, l'ha salvato la madre, ma ci pensi? Quello lì deve compiere ventun anni e viene ancora difeso dalla mamma, ridicolo!
Sentii Alex e Jo farfugliare qualcosa quando li raggiunsi davanti all'ingresso della scuola, una mattina. Non capii di chi stessero parlando.
- Buongiorno ragazzi - li salutai infilando le mani nelle tasche della giacca e i due mi ricambiarono all'unisono. - Di che parlate? - chiesi loro curiosa.
- Di Virtanen - mi rispose Joseph. - Ti ricordi che l'altro ieri è stato sospeso per aver rotto la porta dei bagni rifiutandosi di risarcirla?
- Ecco, alla fine la preside ha ritirato la sospensione perché la madre di Valentin ha pagato i danni al posto del figlioletto - continuò Alex ad informarmi ed io sbuffai.
- Possibile che voi due parliate sempre di lui? - mi lamentai, ma ciò che otteni furono delle risate da parte dei miei amici.
Nascosi dentro di me che, in realtà, non riuscivo a credere nemmeno io come avesse potuto cavarsela in quel modo Valentin. Ammisi a me stessa, però, che il gesto della mamma fu più che giusto. Intelligente soprattutto: Valentin doveva ridurre le sue sospensioni, poiché per lui era l'ultimo anno di scuola e doveva riuscire a diplomarsi.
- Non siamo gli unici - si giustificò Alex. - Tanto lo sappiamo benissimo che a te non da per niente fastidio.
- Smettila, ti prego.
- Oggi lo vedremo ancora in giro, probabilmente stavolta si accanirà su un muro o una finestra - scherzò Jo ridacchiando e contagiando Alexandra. - Anzi, magari su una finestra no, potrebbe farsi male seriamente - si corresse il ragazzo.
- Facciamo che oggi Valentin non si arrabbierà per nulla, ecco - aggiunsi io. Se quel finlandese avesse optato per un po' di tranquillità sarebbe stato molto meglio. Meglio per lui, per tutti.
- A parer mio, quel ragazzo è uno schizzato - disse il suo parere Joseph scuotendo la testa.
- Già - concordai, ma sapevo in cuor mio che, in realtà, c'era qualcosa di particolare dietro a quei comportamenti di Valentin fuori dagli schemi. Ripensai alle volte in cui Gwen mi fece intuire che quel ragazzo aveva dei problemi ed io continuavo a chiedermi quali fossero. Anzi, uno lo conoscevo, ed ero io. O almeno, ero il suo nuovo tormentato pensiero che, sommato agli altri che portava con sé da tempo, lo condusse ad un momento di pazzia.
- Ehi ragazzi, quest'anno faremo ancora la festa di Halloween nella palestra della scuola! Mi raccomando, vestitevi da paura! In ogni senso! - sbucò dal nulla Ralph distribuendoci un volantino ciascuno. Stava facendo propaganda per la festa che si sarebbe tenuta la notte dell'ultimo di ottobre e pensai che sicuramente anche Stacie e Melanie stavano in giro per spargere la voce.
- L'anno scorso ha fatto schifo, avete ancora il coraggio di riproporla? - commentò Jo. - Non c'era quasi nessuno!
- Stavolta sarà diverso - si difese Ralph alzando un indice in aria. Con l'altra mano teneva il blocco di volantini premuto al petto. - Se leggi bene il volantino capirai - disse ancora, poi ci lasciò per continuare la sua propaganda.
- Miss e Mister Horror? - domandai dopo aver letto la novità che avrebbe dovuto attirare più persone rispetto all'anno precedente.
- Che cazzata - disse Jo ridendo e stracciando il foglietto.
- No dai, è un'idea carina! Proprio come fanno gli americani - osservò Alex, entusiasta.
Già. Proprio come fanno gli americani. In quel momento mi passò davanti agli occhi come un flash il ricordo vivo della festa di Halloween dell'anno prima: Andrew ed io eravamo una coppia di licantropi. I nostri costumi da lupo mannaro ebbero abbastanza successo alla festa, ma non ricevemmo il premio di re e reginetta. Nonostante questo, io e lui sapemmo comunque divertirci. Ballammo per quasi tutta la serata, stretti l'uno all'altro ed impegnati ad ammirare ciò che di noi vedevamo splendido anche se eravamo mascherati.
- Oh, Ellie! - Alex schioccò le dita davanti ai miei occhi ed io mi risvegliai dal mondo dei sogni. - A che pensavi? - mi chiese Jo una volta essere tornata sul pianeta Terra.
- Niente, mi ero solo incantata - mentii e mi sistemai i capelli. Portai lo sguardo al suolo e cercai di scacciare via dalla mente tutte le immagini di Andrew che mi apparvero pochi istanti fa. Non volevo pensare a lui.
- Guarda chi sta arrivando - disse Alexandra picchiettandomi un braccio e con un dito indicò Victor mentre avanzava verso di noi, mani in tasca, zaino appeso ad una spalla, cappuccio della felpa in testa, passi decisi.
Quando vidi la sua tozza figura divenire sempre più grande e vicina a me, cominciai a tremare. Erano giorni che non mi rivolgeva più la parola, cosa avrebbe dovuto dirmi? Era palese che volesse me, non Jo o Alex.
- Ciao, Eleanor - mi salutò a distanza di due metri e si fermò. Io lo ricambiai con un cenno di mano. - Vorrei parlarti in privato, posso?
Quelle parole mi fecero stringere lo stomaco e i pugni. Non mi fidavo a rimanere da sola con Vic. L'idea mi faceva rabbrividire. Probabilmente, chiunque avesse saputo delle mie sensazioni, le avrebbe considerate esagerate, eppure la paura fu quella che seppe subito rendermi sua prigioniera in quel momento. Vic non aveva affatto un'aria serena, sembrava nervoso e gli tremavano le mani.
- Sto parlando con Alex e Jo, scusami - cercai di liquidare Victor, ma lui insistette.
- Ti prego, è urgente.
Guardai negli occhi Alexandra e poi Joseph in cerca di aiuto. Alex si avvicinò a me e mi sussurrò una frase all'orecchio: "Vai, prova ad ascoltarlo, ma se può farti stare tranquilla vi teniamo d'occhio io e Jo".
Deglutii quando Alex si allontanò dal mio orecchio e tornai a guardare Victor, ancora in attesa di una mia conferma. Non avevo voglia di sentire ciò che lui avrebbe voluto dirmi. Non me la sentivo neanche. Nonostante tutto, provai a darmi una spinta e gettai un respiro.
- Okay, ma fai presto - dissi raggiungendo il ragazzo e lanciai un ultimo sguardo ai miei due amici. Alex alzò un pollice per ricordarmi di stare tranquilla.
Mi ritrovai a mezzo metro da Victor e lui si schiarì la voce.
- E' da un bel pò che non parliamo - cominciò lui grattandosi la testa dai capelli cortissimi e chiari sotto il cappuccio. Il suo tono di voce era deciso e lasciò trasparire perfettamente il rancore che provava lui nei miei confronti.
Un rancore per degli errori che io non commisi mai.
- Già, che vuoi dirmi? - invitai Vic a tagliare corto e sperai che la campanella di inizio lezioni suonasse proprio in quel momento.
Mi pentii di essere arrivata in anticipo. D'altronde cosa avrei dovuto fare dopo numerose mattine passate a svegliarmi tardi, a fare le corse e ad arrivare in ritardo a scuola?
- Senti Ellie, detesto non rivolgerti la parola - disse lui piegando la testa da un lato e mi guardò con aria seria. Si morse il labbro inferiore e si poggiò sulla gamba sinistra, lasciando a riposo la destra.
- Io invece lo amo - risposi sarcasticamente per rompere quell'agitazione che mi stava mangiando viva, ma fui anche troppo coraggiosa per quanto fossi in ansia.
- La smetti di rispondermi male ogni volta che ti dico qualcosa?
- E tu la smetti di pensare sempre a me? - gli risposi rivolgendo a lui la domanda modificandola alla fine. - Vic, non so più come dirtelo! Forse in tedesco lo capisci, o in cinese! - mi sfogai alzando leggermente la voce.
Lui cominciò a camminare, come se mi volesse portare da qualche parte. Io avanzai accanto a lui ed entrambi procedemmo lentamente verso un meta indefinita.
- Rispondi a questa domanda - cominciò lui. - Cos'ha Valentin più di me?- mi chiese incrociando le braccia al petto ed io sbuffai.
- Smettetela tutti quanti di opprimermi con questa storia! - sbottai allargando la braccia. - Io non sono attratta da Valentin, è lui che lo è da me!
- Ma andiamo, non mentire anche a te stessa! - ribatté lui. - Sai meglio di chiunque altro quanto ti ispiri sesso quell' idiota, come a tante altre sfigate del liceo!
In quel momento mi sentii sprofondare in un abisso chiamato imbarazzo. Sentii attorno a noi gli schiamazzi di studenti che stavano assistendo alla nostra litigata e mi sentii pietrificare gradualmente tutto il corpo.
- Tu sei solo invidioso di lui!
- Invidioso? Io? - reagì Victor puntandosi un dito addosso, poi simulò una fragorosa risata. - Io non potrò mai invidiare un drogato come quel coglione! - esclamò lui con convinzione.
- Se non sei invidioso, allora perché gli attribuisci tutti questi bei soprannomi?
- Perché mi sta sulle palle! - ripose Vic a voce alta. - E perché ha più probabilità di averti - aggiunse abbassando poco il tono.
- Vedi? Sei invidioso! - gli feci notare indicandolo con l'indice. - E, ti dirò, se potrebbe avermi è perché lui sa corteggiare le donne molto meglio di te! Ecco cos'ha in più!
Victor sputò a terra e si ripulì la bocca con il dorso di una mano. I suoi occhi erano due piccoli fuochi e i miei nervi erano a fior di pelle. Vic si avvicinò a me di qualche passo e mi sentii lo stomaco come se fosse stato colpito da un pugno. Mi toccai il torace come per proteggerlo e il mio respiro cominciò a restringersi.
- Non so perché mi fai questo effetto - mi disse Victor guardandomi negli occhi ed io mi sentii mancare il cuore per il panico. Lui mi guardò con malizia e cominciò a squadrarmi. Io indietreggiai, ma lui avanzò ancora verso di me.
- Di che effetto parli? Non osare toccarmi - gli sibilai a poca distanza dal viso e Vic rise amaramente. - Sii serio, allontanati subito!
- Fai finta che io sia Virtanen - mi invitò lui poggiando una mano sul mio viso, ma io la scansai.
- Ti ho detto di non toccarmi!
Victor si avventò sulle mie labbra con forza incorniciando il mio volto con le mani ed io strizzai gli occhi. Cercai di staccarmi da lui, ma la sua forza mi teneva legata al suo corpo. Gli studenti rimasti a guardare non riuscivano a far altro che commentare ed emettere versi. Nessuno fece qualcosa per aiutarmi.
- No, aspetta! Jo! - sentii Alex richiamare Joseph ed intuii che lui stesse per venire a fermare la scena, ma perché non avrebbe più dovuto salvarmi da quel bacio forzato?
Provai nuovamente a liberarmi dalla presa di Victor, divenuta ancora più stretta quando lui fece scivolare le sue mani sul mio corpo fino ai fianchi, ma i miei sforzi si rivelarono vani.
- Giù le mani, bastardo! - urlò Valentin, sbucato da chissà dove, e Victor si staccò da me di scatto, poiché fu spinto violentemente dal finlandese con l'intento di farlo cadere a terra, ma Vic riuscì comunque a rimanere in piedi.
In quel momento capii perché Alex fermò Jo: aveva avvistato Valentin correre da me per togliermi dalle sporche mani di Victor.
- Oh, ma guarda chi abbiamo qui, il tuo ragazzo! - ironizzò Vic togliendosi il cappuccio dalla testa e, dopo avermi lanciato un'occhiata fugace, guardò Valentin minacciosamente. Lui si sistemò i lunghi capelli all'indietro assottigliando i suoi occhi chiari.
- Dai, fatti sotto, sono qui - lo sfidò Victor avvicinandosi a Valentin e allargando le braccia per invitarlo verso di lui.
- Non azzardarti più a toccarla, ti ho avvisato! - lo minacciò il finnico trattenendosi dal picchiarlo. Le dita delle sue mani si agitavano. Io stavo lì davanti a quei due a guardarli con il fiato corto e le gambe che mi parevano molli come gelatina.
- Altrimenti che fai? Mi ammazzi? - lo sfidò Vic fingendosi coraggioso, ma sapevo che in realtà stava morendo di paura. Su questo mi somigliava.
- Probabile - ringhiò Valentin.
Victor scoppiò a ridere prendendolo in giro.
- Ma per favore! - lo canzonò Victor. - L'unica cosa che sai fare è ammazzare te stesso con i sacchettini di coca!
Valentin sferrò un pugno senza esitare e colpì Vic in piena faccia. Lui rischiò ancora una volta di cadere, ma rimase a stento sui due piedi. Il piccolo pubblico che si creò intorno a noi tre si fece più ampio e il vociare della gente aumentò la sua intensità.
Io mi portai le mani sulla bocca aperta. Avevo gli occhi gonfi, lo stomaco indurito e le ginocchia vibranti. Per quanto Valentin fosse magro e pallido, non mostrava alcuna debolezza fisica, in particolar modo nelle braccia, ma soprattutto aveva una grande agilità, cosa che un ragazzo robusto come Victor non può possedere facilmente.
- A Eleanor non piacerà mai un metallaro psicopatico! - urlò Victor tamponandosi il labbro inferiore bagnato di sangue. Si guardò le dita sporche e fece una smorfia, poi riportò i suoi occhi sulla figura di Valentin davanti a sé.
- No, a Eleanor non piacerà mai un coglione! - lo corresse Val e si accanì di nuovo su Vic afferrandolo per la giacca e facendolo sbattere contro uno dei due alberi del cortile. Valentin lo riempì di pugni sul torace, di calci e ginocchiate sulle gambe, ma Victor ebbe difficoltà a reagire e gemeva per il dolore; provò a colpire il finnico, ma non sempre riusciva nel suo intento. Val, nonostante il paio di colpi incassati, non riusciva a darsi una calmata.
- Basta ragazzi, fermatevi! - gridai piangendo e spostando le mani sulle mie guance.
Jo mi raggiunse e mi strinse forte a sé, seguito poi da Alex. I due combattenti ignorarono le mie urla mentre gli studenti del liceo continuarono con i loro tifi e schiamazzi. Sicuramente la campanella di inizio lezioni suonò durante quello scontro, ma quasi nessuno lo sentì.
E chi si accorse che fosse suonata, la ignorò.
Un turbine di forti sensazioni mi si scatenò nel guardare Victor e Valentin farsi del male per me. Mi sentivo in colpa, responsabile del dolore fisico di Victor e di quello psicologico di Valentin. Non avrei mai creduto che due ragazzi potessero perdere così tanto la testa per me, lo trovavo incredibile. Non riuscivo più a collegare il mio presente alla realtà. Desiderai fortemente di trovarmi in un incubo e di svegliarmi nel mio letto da un momento all'altro: le braccia di Jo e Alex avrei voluto fossero le mie calde coperte e quel dolore allo stomaco avrei voluto fosse il tipico vuoto che si sente nel primo mattino, non un dannato senso di colpa.
Valentin spinse con forza Victor facendolo spostare dal tronco d'albero e lo fece cadere a terra. Vic si chiuse in sé stesso per ripararsi dai calci che Valentin continuò a dargli nelle costole e nella schiena. Era davvero furioso, animalesco.
- Basta! Virtanen, basta! Hai vinto, okay! - supplicò Vic tossendo. - Basta! - insistette.
Valentin cessò la sua furia e si sistemò i capelli, poi la giacca. Si abbassò con un ginocchio poggiato a terra, l'altro premuto sulla pancia, sul quale portò una mano. Il volto di Victor era ormai pieno di lividi, ferite e linee di sangue uscirgli dal naso e dai tagli sulla bocca.
- Osa solo toccare di nuovo Eleanor e ti do il resto, pezzo di merda - sibilò Valentin chinandosi verso Victor, debole e senza neanche la forza per respirare. - Le donne non si devono sfiorare neanche con il pensiero, hai capito? - aggiunse infine.
Vic annuì debolmente e sospirò portando la schiena premuta contro le mattonelle in pietra del suolo. Con una mano si toccò lo stomaco e continuò a tossire.
Valentin si alzò da terra e si voltò verso di me. Sembrava che stesse aspettando un mio commento, un mio applauso o un qualsiasi ringraziamento da parte mia. "Hai visto cosa ho fatto per te?" sembrava chiedermi.
Rimasi incredula per ciò che successe in cortile. Ero distrutta, confusa, traumatizzata, ma immensamente felice. Felice di essere stata salvata da Valentin, felice di averlo visto in mia difesa.
Val camminò verso la mia direzione, viso e mani macchiati di sangue, capelli arruffati, respiro pesante. Solo in quel momento feci caso alla garza che malamente gli fasciava la mano destra, ancora ferita per via del pugno sferrato alla porta del bagno.
D'istinto sentii che dovevo andargli incontro con il bisogno di mostrargli tutta la mia riconoscenza. Mi liberai dalle braccia dei miei amici e raggiunsi a passi veloci Valentin, per poi tuffarmi tra i suoi arti e scomparire nel suo torace. Lo strinsi forte premendo con forza il mio corpo al suo. Le mie unghie quasi affondavano sulla sua schiena. Valentin ricambiò immediatamente il mio abbraccio e mi avvolse con le braccia che tremavano, poi poggiò la sua testa sulle mia e sentii i suoi capelli sfiorarmi il viso. Il suo collo emanava odore di fumo miscelato ad un profumo intenso e speziato. Il mio cuore batteva a mille.
Sentii espandersi un enorme e lungo applauso da parte dei ragazzi che assistettero allo scontro, ma feci come se attorno a me ci fosse stato il più assoluto silenzio. L'unico rumore a cui diedi più importanza era quello del mio petto, animato da un cuore che pulsava intensamente e all'unisono con quello di Valentin. Lo sentii dal suo torace che si abbassava e rialzava insieme al mio. Non riuscivo a smettere di piangere, ma tra quelle braccia mi sentii finalmente sollevata e libera dall'ansia che Victor fece nascere e alimentare nel mio stomaco.
- E' tutto finito, stai tranquilla - mi sussurrò Valentin cullandomi dolcemente tenendo ancora strette le sue braccia intorno al mio corpo ancora tremante. Annuii con la testa.
- Grazie, grazie mille - dissi con voce flebile e lui soffiò l'aria dai denti per zittirmi corrucciando la bocca. Trasferì una mano sulla mia testa e mi accarezzò i capelli.
Quell'abbraccio tradì completamente tutte le mie negazioni fatte fino ad allora: "Non mi piace Valentin!", "E' lui che è attratto da me, non io!", "Tra me e Valentin non c'è assolutamente nulla!". Sentii che il cervello stava per perdere la sua autorità su di me, dando un po' di spazio finalmente al cuore, ormai stanco di essere ignorato.
- Cosa è successo qui? - arrivò sul posto il mio professore di scultura, il signor Caley, seguito da altri due professori che conoscevo solo di vista. L'uomo raggiunse Victor ancora disteso a terra e gli poggiò una mano sulla testa.
- Come stai, Maslow? - gli chiese uno dei due docenti, il più basso. L'altra, una donna magrissima e dai capelli raccolti e neri, ci lanciò uno sguardo di fuoco.
- Virtanen! Vuoi forse essere sospeso per l'anno intero e dire addio agli esami di stato?! - lo minacciò la professoressa puntandogli un dito contro. - Hai appena schivato una sospensione e adesso ne rischi un'altra più grossa!
- Sì, mi sospenda, così non vedo più quella faccia di merda! - rispose irritato Valentin indicando Vic con lo sguardo. L'espressione della professoressa emanò puro sconcerto per il linguaggio di Val.
- Mi ascolti, posso spiegarle tutto! - mi intromisi io rimanendo attaccata a Valentin.
- Tu sei la nuova ragazza, la canadese, giusto?
- Sì, sono io - risposi alla domanda, le labbra ancora che vibravano. - Valentin non ha fatto nulla a cattivo scopo, mi ha difesa da Maslow, mi creda!
La donna sembrò non credermi.
- Difesa da Maslow? - ripeté lei guardandoci interrogativa.
- Dovete stare attenti a quel ragazzo, ha molestato la signorina e ha avuto quel che si merita - disse Valentin raccontando in poche parole l'accaduto.
La professoressa rimase impietrita dalla notizia e si voltò verso Victor. Grazie all'aiuto dei due docenti in suo soccorso, lui riuscì a mettersi seduto, chiuse gli occhi e chinò il capo; cominciò a piangere quando annuì con la testa, come se si fosse pentito della grave azione.
- Volevo soltanto che scegliesse me - si lamentò lui, un altro colpo di tosse. - Ma non ho fatto altro che sbagliare con lei - continuò a piagnucolare.
- Maslow, ciò che hai fatto è molto grave - gli disse il professor Caley con tono severo mentre lo reggeva dalla schiena. - E tu, Virtanen, hai usato le maniere sbagliate per difendere Cole - l'uomo spostò la sua attenzione su Valentin e lui deglutì.
- Non si lascia mai una ragazza tra le mani di un pazzo - si difese con decisione e con quella frase fece sciogliere il cuore di tutte le ragazze là presenti, compreso il mio. I maschi, invece, si trattennero dal ridere. Per loro, il pazzo era sempre stato Valentin e a loro suonò strana quella frase detta proprio da lui.
E mentre mi stringeva!
- Siete tutti testimoni? - chiese la donna dai capelli neri alla cerchia di studenti attorno a noi e in coro risposero affermativamente. - E' vero che Victor Maslow ha molestato la ragazza?
- Sì, prof! Inizialmente ha chiesto ad Eleanor se potevano parlare privatamente, poi si è approfittato di lei e l'ha baciata contro la sua volontà - raccontò Joseph e Alex confermò annuendo.
- Ho visto tutto anch'io - aggiunse la mia amica.
- Poi è arrivato Virtanen, giusto in tempo - continuò la storia Jo. Fu in quel momento che notai la macchina di Valentin poco lontana da noi, la portiera del guidatore lasciata aperta.
- Sei diventato un eroe, insomma - commentò la donna guardando nuovamente il finlandese. - Chi l'avrebbe mai detto?
Già, un eroe. Lui mi aveva difesa. Lui mi aveva salvata.
E tutto nonostante il suo rancore nei miei confronti per aver ricevuto il mio rifiuto giorni prima.
Quell'inizio mattina fu davvero intenso. Dopo lo scontro e la resa dei conti con i professori, i tre docenti decisero di punire Victor con una sospensione valida per quattro settimane e vietandogli di presentarsi alla festa di Halloween della scuola, poi chiamarono l'ambulanza per portarlo al pronto soccorso e informarono i genitori; Valentin fu sanzionato alla stessa maniera di Vic, ma la sua sospensione era valida solo per una settimana, come le precedenti. Ciò per il suo gesto eroico.
La gravità delle loro azioni avrebbe potuto addirittura portarli a soluzioni più drastiche, ma le condizioni fisiche di Victor e i motivi per cui Valentin agì in modo violento li giustificarono in loro difesa. Se fosse accaduta ancora una scena come quella successa quel giorno nel cortile della scuola, entrambi non avrebbero avuto più scuse.
Notai Gwen tra la folla: braccia conserte, bocca serrata, sguardo sottile. La vidi oltre le spalle di Valentin e pensai ancora una volta che a Gwen desse fastidio vedere me e il finnico insieme. Non riuscivo a valutare quella ragazza: se davvero non era gelosa come mi garantì lei un pomeriggio all'Alpine Bar, perché guardava me e Valentin così male?
Sentivo che Gwen non mi aveva ancora detto proprio tutto. Ricominciai così a dubitare ancora di lei.

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Buon pomeriggio a tutti :)

Ed eccoci finalmente qui con questo episodio IMPORTANTISSIMO della storia! Che ve ne pare? Vi dico che è molto significativo perché dallo scontro tra Vic e Val cambieranno molte cose e presto capirete di cosa sto parlando. 

Come vi ho già detto nel capitolo precedente, in quasi ogni episodio ci sarà un contenuto molto utile per capire la storia, quindi anche nel prossimo avrete una sorpresa. Lo ammetto, non sarà grande come quella di questo capitolo, ma potrà farvi sorridere :)

A breve ci sarà anche la festa di Halloween e quella sì, non potete proprio perdervela!

Con questo capitolo (e anche con altri in seguito) vorrei far arrivare ben chiaro un messaggio contro la violenza sulle donne, un argomento d'attualità che non va sottovalutato. Spero di non cadere nel banale, le mie intenzioni sono più che buone.

Grazie mille per tutto, spero che continuiate a seguire la storia come avete fatto fino ad ora!

Alla prossima, Julie Darkeh.

Baciata dalla lunaWhere stories live. Discover now