4. Prima tappa: Fremont. Parte 1.

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anche se tu me lo stai impedendo, lo farò lo stesso.

~4~
Prima tappa:
Fremont [pt.1]

Questa notte non sono riuscita a dormire, mi giro verso la radiosveglia la quale indica le 4:57 del mattino, penso che ormai sia meglio svegliarmi, e prepararmi.

D'un tratto mi giro di scatto verso il telefono e guardando il blocco schermo mi rendo conto che oggi, è finalmente Lunedì.
Oggi parto, vado via da tutto questo.
Prendo dei jeans a vita alta, ed una maglietta, vado in bagno a farmi una doccia e truccarmi leggermente.

È passata una mezz'ora circa e adesso non so cosa fare, prendo la tracolla in pelle e ci metto dentro il portafoglio con alcune carte di credito, fazzoletti e occhiali, dopodiché la butto sul letto e scendo in cucina.

Faccio attenzione a non fare rumore sulle scale, ma nonostante i miei tentativi, gli scalini in legno scricchiolando mi tradiscono, sento una voce femminile che non vorrei proprio sentire in questo momento, chiamarmi.
«Lacey, cosa ci fai sveglia a quest'ora?» sento mia madre chiedermi dalla cucina.
«Ma..mamma. Pensavo stessi dormendo.» dico andandole vicino.
«Il mio cliente, Ambert, povero uomo, è messo davvero tanto male. Sto facendo di tutto per fargli vincere la causa contro i suoi fratelli.» ah.. Sapevo del suo cliente, sapevo anche fosse messo abbastanza male, ma non pensavo così tanto.
«Già. Hai già fatto colazione?» le chiedo, prendendo in mano la busta di caffè che evidentemente ha lasciato sul lavandino.
«Emm.. Come puoi vedere ho bevuto solo caffè.» dice accennando un sorriso poi, ma non togliendo lo sguardo dalla piccola pila di fogli che ha sotto il naso.
«Ti va di mangiare qualcosa?» chiedo guardando se nella dispensa riesco a trovare qualcosa.
«No grazie. Non ho fame.»
Non so se dirglielo adesso, o aspettare che anche mio padre si svegli. Opto per la seconda opzione.

Lascio perdere mia madre, prendendo i vari ingredienti mi preparo un paio di waffle. Li metto in un piatto, prendo del succo alla pera ed esco in giardino.
Si abbiamo un piccolo giardino sul retro della casa, cioè piccolo è un parolone, è abbastanza grande per contenere una piscina di modeste dimensioni e un piccolo spazio per rilassarsi, siamo una delle pochissime famiglie che qui a San Francisco ne ha uno.
Finisco di mangiare e guardo l'ora al telefono.
Sono già passate due ore, ma a me sembra sia passata neanche mezz'ora.
Rientro, mettendo le cose che ho usato per mangiare nella lavastoviglie.

«Buongiorno Lacey.»sento mio padre scendere le scale e gli vado in contro lasciandogli un bacio sulla guancia.
«Mamma, papà. Devo dirvi una cosa.» annuncio quando i due sono abbastanza vicino da sentirmi.
«Dicci.» mia mamma stacca gli occhi dai fogli e mi presta attenzione, per una volta.
«Non so come dirvelo per cui andrò dritta al punto. Tra poco parto, non so quando tornerò, ma devo andarmene..» vengo interrotta da mio padre, il quale mi è davanti con una faccia al dir poco sconcertata.
«Tra quanto in che senso? E dove vai?» chiede brusco.
«Tra un'ora. Ho intenzione di girare tutta la costa, andare verso sud, come prima tappa avevo in mente Fremont.» dico fissandolo negli occhi.
«Hai solo 17 anni Lacey.» sputa mia madre alzandosi dalla sedia.
mio padre mi fissa e d'un tratto gli spunta un sorriso sulle labbra.
«Hai abbastanza soldi con te?» chiede poi.
«Ho le carte di credito. Penso bastino e avanzino.» gli rispondo.
«Bene. Allora vai ma fatti sentire ogni sera. E se non ti rispondo al telefono è perché sono in sala operatoria, per cui mandami un messaggio.» il suo sorriso si allarga sempre di più, ed anche le mie labbra seguono i suo stessi movimenti.

E come sempre mio padre mi asseconda in tutto, infondo lui mi dice sempre che questi sono gli anni più belli della mia vita, dove devo sbagliare ed imparare.
«Ma è ancora piccola.» mia mamma si avvicina a mio padre e poi mi punta un dito contro. «Tu non vai da nessuna parte, chiaro? E tu.» continua poi rivolta a mio padre. «Che razza di genitore sei? Vuoi seriamente far andare tua figlia in giro per tutta la costa della California da sola? Per giunta verso sud?! Sai cosa le potrebbe succedere? Che razza di persone potrebbe incontrare.» il suo viso è paonazzo e sta urlando.
«Smettila Mya. È giusto che faccia quello che si sente, e se tu fossi abbastanza intelligente la lasceresti andare. Dio, ha 17 anni non ne ha 10. Inoltre continua a correggere quei documenti, che sono tanto importanti persino più della tua famiglia» le parole di mio padre non potrebbero uscire più fredde di così.
«Senti chi parla, come se tu le prestassi molta attenzione, con le tue cene di lavoro non hai mai tempo per niente.» ribatte lei, evidentemente ferita ma troppo orgogliosa per ammetterlo.

stanno litigando per causa mia e mi sento davvero uno schifo, non resisto e mettendomi tra di loro li separo.
«Jer grazie per avermi difeso, Mya anche se tu me lo stai impedendo, lo farò lo stesso. Quindi è inutile insistere.» mia mamma mi sta guardando sento i suoi occhi bruciarmi addosso, e non so quanto tempo passi prima che annuisca.

Lascio i miei genitori in cucina e vado in camera mia, prendo la tracolla e le chiavi dell'auto.

Destinazione: Fremont.
Saluto velocemente i miei, ringraziando ancora mio padre, che dopo le sue raccomandazioni e dopo avermi detto che, se in caso avessi finito i soldi di dirglielo che mi avrebbe ricaricato le carte, entro in macchina e metto in moto la mia impala del 67.

Per arrivare a Fremont non ci vuole molto, all'incirca 48 minuti se prendo la I-880 S.
Sono 38,8 miglia precise.

Wanderlust. || A. J.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora