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-Puoi venire con noi se vuoi-

Seguii la voce, che mi portò da una ragazzina di circa 15 anni.

Aveva delle fantastiche lentiggini sulle guance e capelli rosso fuoco lisci, i quali si schiarivano sulle punte.

I suoi occhi però mi colpirono particolarmente: erano grigi come il mare in tempesta e d erano in netto contrasto col viso delicato della giovane.

Era seduta con altre ragazze più o meno della sua età.

Non avevo assolutamente voglia di parlare e socializzare di mattina, ma dovevo farmi delle amicizie, e quello sembrava il momento perfetto.

Con tutto il coraggio possibile, presi la mia colazione e mi sedetti al loro tavolo.

Ero nervosa, perché sapevo che da quel primo incontro sarebbe dipesa la mia considerazione.

Dovevo sembrare perfetta, così che le persone si facessero una giusta idea di me.

-Ciao- fù l'unica parola che uscì dalla mia bocca.

Odiavo il mio comportamento: a momenti sembravo una bambina spaventata e due secondi dopo ero una stronza.

Mi sedetti timidamente e subito si presentò.

-Ciao, io sono Beatrice, loro sono sono Alice- indicó una ragazza con dei capelli mori ricci ed occhi marroni cioccolato -Cristina- capelli biondi ed occhi di ghiaccio- Alessandra- visino innocente e quell'aria che ti trasmetteva allegria solo a guardarla.

Poi continuò ad elencare un infinità di nomi che non riuscì a collegare ai chi delle donne.

Tutti gli occhi si puntarono su di me.

C'era chi mi osservava sorridente, chi infastidito e chi annoiato.

Cercai di non farvi troppo caso e concentrai tutte le mie energie per non mostrare la paura che avevo.

-Tranquilla, qui non sono tutti come Cameron, non ti faremo niente.-

Cavolo, si vedeva tanto che ero terrorizzata?

-Allora, come mai sei qui?- mi chiese quella che mi sembrava si chiamasse Alice.

Non ero troppo sicura di volermi aprire con loro, soprattutto perché il ricordo della tragedia era ancora vivo e avevo paura di crollare.

Ma mi feci coraggio e dopo un profondo respiro raccontai a grandi linee la mia storia.

Ero molto orgogliosa di me stessa, poiché ero riuscita a non versare neanche una lacrima.

Tuttavia mi si era formato un nodo in gola, che minacciava di farmi scoppiare da un momento all'altro.

Loro si addolcirono subito e gli sguardi infastiditi si trasformarono in affettuosi.

-Non preoccuparti per lui, è il più grande qui, ha 17 anni e si crede il più forte. Forse lo è ma pensa che solo per questo può comandare tutto e tutti. Tu lascialo fare, non ha avuto un passato facile.-

-Cosa gli è successo?- le parole uscirono senza permesso dalla mia bocca e diventai subito tutta rossa per l'imbarazzo.

-Non ti preoccupare, è normale essere curiosi.-

-Bhè, lui non ha avuto un' infanzia facile: ha passato solo 6 anni con la sua famiglia, ma ripete sempre che sono stati devastanti. Aveva una sorella, che in realtà non era proprio sua sorella, visto che lui era il frutto di una scappatella di sua madre con un suo collega di lavoro. La donna aveva mentito a suo marito dicendogli che quel figlio era loro, lui ovviamente ci aveva creduto e si era preso cura di lui. Il problema era che sua madre si sentiva in colpa e così scaricava la sua rabbia su di lui e la sorella. Lei aveva 3 anni più, la prendeva ed iniziava a picchiarla. Ovviamente Cameron provava ad intervenire, ma era piccolo e non poteva fare molto. Così la madre picchiava anche lui e lo insultava dicendogli che era per uno sbaglio che era al mondo, che lui era uno sbaglio ed un incapace, se non riusciva neanche a proteggere sua sorella. Poi, la sera, quando il padre tornava, li minacciava per non fargli dir niente e faceva come se niente fosse. Questa storia andó avanti tutti i giorni fin da quando Cam fu abbastanza grande per capire cosa succedeva. Un giorno però i suoi genitori dovettero fare un viaggio, che però prevedeva di salire sull'aereo. Lui era terrorizzato all'idea di volare, così la madre, facendo finta che fosse molto malato, lo lasciò a casa. La sorella invece andò con loro. Durante il volo però, qualcosa andò storto e si schiantarono. E così lui rimase orfano, venne portato qui, dove nonostante fosse il più piccolo, si fece rispettare ed inizió a praticare box per sfogarsi. É l'unico a cui è stato permesso di fare uno sport: hanno provato a farlo stare buono, ma finiva sempre con il prendere a pugni qualcuno. È per questo che sembra così freddo, stai il più lontano possibile da lui e non provocarlo, mi raccomando.-

Si spiegavano molte cose: dalla sua rabbia alla prepotenza, la sua violenza e frustrazione, in quel momento tutto aveva un senso.

Rimasi di sasso davanti a quel racconto: come si poteva essere così crudeli con un bimbo di 6 anni, per giunta tuo figlio!

Ma nonostante tutto, in quel momento mi importava solo di una cosa: riuscire a sopravvivere alla furia di Cameron e ce l'avrei fatta, ad ogni costo.

Dovevo essere forte, lo dovevo ai miei fratelli, che avevano trascorso la vita a cercare di rendermi pronta per momenti come quelli.

Dopo colazione, decisi di tornare in camera, ma nel corridoio sentì degli strani suoni, come dei colpi.

Incuriosita mi accostai alla porta della palestra, dalla quale il rumore fuoriusciva e l'aprì, rimanendo stupita.

Nella stanza c'era Cameron tutto sudato e in divisa da combattimento che continuava a colpire un sacco.

Ero come immobilizzata da quella scena, non so il perchè, ma vederlo sudato, con la maglietta che gli si incollata a quegli addominali scolpiti, mi faceva un certo effetto.

Certo, ero abituata a vedere i miei fratelli ma con loro era completamente diverso.

Raramente avevo visto altri ragazzi così belli, e lui era tra quelli.

Era leggermente piegato in avanti, con le gambe che continuavano a molleggiare mentre colpiva il sacco una volta con la mano destra ed una con la sinistra.

Non potevo vedevo il suo sguardo, ma dalla ferocia dei suoi pugni capì che non era esattamente felice e rilassato.

Decisi quindi di andarmene senza farmi vedere.

Ma sfortunatamente lui si fermò per bere e girandosi per afferrare la bottiglia d'acqua al suo fianco mi vide.

Mi pietrificai, spaventata.

Le ragazze avevano appena detto di stare lontana da lui e io lo cercavo.

Complimenti Amanda, davvero molto intelligente.

Ma ad un tratto mi ritrovai a terra, con un piede sopra il mio torace.

Vidi il moro sogghignare:

-Io te lo avevo detto di non infrangere le regole mocciosa.-

Il respiro si fece pesante, intralciato dalla sua stupida scarpa.

Provai a divincolarmi con le poche forze che avevo ma la scena era ridicola.

Una bambina di tredici anni contro un ragazzo di diciassette.

Cosa mi era venuto in mente?

Perché ero andata lì?

Per quale motivo dovevo cacciarmi subito nei guai?

-Spero che questo ti serva da lezione, perché altrimenti dovresti iniziare ad avere paura marmocchia.-

Boccheggiai alla disperata ricerca di aria.

Stavo per svenire, ma in ogni caso mi rifiutai di supplicarlo.

Non avrei pregato nessuno, anche se significava farsi distruggere.

Iniziai a vedere macchie nere danzare davanti ai miei occhi, non riuscivo più a respirare.

Improvvisamente mi colpì con un pugno sullo zigomo sinistro, facendomi immediatamente svenire.

I miei sforzi furono i utili, opporsi era inutile: sprofondai nel buio più totale.

Mi ricordai del pensiero che avevo avuto il giorno prima:

Spero solo di trovare persone gentili.

Bhè, fatto.

BAD ANGEL[Cameron Dallas]Where stories live. Discover now