Am i a slave for you?

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Note: Una ragazza, un giorno, disse che ogni scrittrice di Drarry avrebbe prima o poi partorito un'opera in cui Draco ed Harry sono costretti assieme.
Ebbene, questa long è quella tipologia di storia. Mi auguro di non essere stata troppo banale.
(Sto revisionando la storia, leggerete di una distanza di sicurezza fra Harry e Draco di cinquecento metri.
Forse in altri capitoli potrete trovare centocinquanta perché devo ancora correggere ma sappiate che la distanza giusta è cinquecento metri)


Am i a slave for you?
Sono uno schiavo per te?


"Ed ora... Vi presento il vero pezzo d'Oro di quest'asta!"
Harry sentiva voci offuscate, musica di sottofondo, mormorii che talvolta diventavano vere e proprie urla. Non capiva bene dove si trovava, sentiva solo un grande freddo crescere, la pelle pizzicare e l'inguine bruciare.

Avvertiva qualcuno armeggiare con i suoi polsi, ma c'era qualcosa fra lui e le mani dell'altra persona, sembrava metallo dal tintinnio e pesava.
Pesava così tanto che non riusciva a sollevare le braccia.

"Il prezzo per i soliti schiavi è di 100.000 galeoni, ma questo pezzo... Oh. Vale molto di più!"
Le voci si facevano sempre più forti, il freddo era sempre più pungente, ma Harry continuava a non vedere assolutamente nulla.
Qualcosa di soffice era posato sulle sue palpebre, ma ipotizzò che anche se non avesse avuto niente a coprirlo, non avrebbe comunque visto nulla.

Le poche volte che lo avevano lasciato libero, la sua vista era stata costantemente appannata.
Gli occhiali erano spariti ed alcune volte dimenticava anche di averne avuti.
L'unica cosa costante nella sua esistenza erano state quelle pastiche e quelle polveri che gli davano ad intervalli e che variavano da giorni a settimane. Aveva provato a contare il lasso di tempo che passava fra una dose e l'altra, ma non riusciva a tenere il passo.
Capitava che, dopo aver preso tutto, dimenticava qualsiasi cosa e cadeva in una trance profonda.
C'era stato un tempo, poi, in cui era stato in astinenza.
Nessuno si era più preso cura di lui.
Abbandonato in una stanza buia, fradicio e solo, ricordava di aver vissuto come una belva in gabbia, dove le uniche interazioni erano state con qualcosa di magico che gli portava tozzi di pane duro.

Già, perché lui era un mago.
Non ne era mai completamente sicuro, ma una ragazza, una volta, gli aveva raccontato di questo famoso Harry Potter e di quello che aveva fatto.
E poi aveva scoperto che Harry Potter era lui e che doveva tornare dai suoi amici.
Ma tornava l'astinenza, il bisogno, la voglia.
Nessuno si era mai, davvero, preso cura di lui e il suo corpo fremeva ad ogni carezza, gemeva ad ogni vicinanza, urlava ad ogni calore.

"Ed eccolo qui!
Il solo, unico ed inimitabile, Harry Potter!"
Un coro entusiasta si innalzò e grattò i suoi padiglioni auricolari, mentre qualcuno lo spingeva verso la luce.
Sotto la benda, Harry poteva vedere dei piccoli fasci gialli disturbargli la vista e chiuse gli occhi di scatto.

Il corpo tremante e le gambe pesanti lo costringevano a cedere, a cadere, ma quel qualcuno che gli aveva liberato i polsi e poi li aveva agganciati al metallo che formava una sorta di collare sul suo collo, in quel momento lo teneva dritto, con stanchezza, ma lo faceva.

Harry si accorse di essere nudo quando, finite le voci di urlare, lo avevano lasciato cadere al suolo.
Il pavimento freddo gli pizzicava le natiche ed il vento gelido lo faceva tremare come una foglia.
Chiuse di riflesso le gambe, sentendo l'inguine bruciare più del dovuto.

"No, signori, non è un falso.
Lui è vero!
E' proprio quell'Harry Potter, scomparso tre anni fa dopo lo scontro con Colui_Che_Non_Deve_Essere_Nominato!"
Un vociferare ritornò a stuzzicargli le orecchie ma ad Harry non importava più di tanto.
Stava boccheggiando.
Sentiva il corpo diventare caldo passo dopo passo, la voce graffiare le sue corde vocali per far uscire un qualche gemito.
Voleva essere toccato, come lo avevano fatto tante volte nel passato.
Voleva venire, liberarsi.

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