Until you will learn to love yourself.

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  Until you will learn to love yourself.
Finché non imparerai ad amare te stesso.
Cap.2




Non puoi tirarti indietro, ora, Malfoy, gli aveva detto Hermione.
Stai attento ad Harry... si era raccomandata Ginny.
Se scopro che gli fai del male... Non te lo perdonerò, lo minacciò Ron.
Draco aveva tentato in tutti i modi di staccarsi da quello che stava accadendo, ma alla fine aveva dovuto cedere.
Anche se volessi, non potrei portare via Harry. Lo hai visto anche tu come si è comportato, no?
E se c'era una cosa che il biondo odiava, era quella di dar ragione a quella mezzosangue.

Mentre saliva le scale, diretto da Harry, Draco ripensava a quanto quella ragazza si era fatta più rigida negli anni. Se n'era andata quasi minacciandolo di crucio e lui si era costretto a prometterle che avrebbe fatto vedere il corvino da un medimago di fiducia.
Ma non le aveva detto che quel dato medimago era Theodore Nott.

Dopo la fine della guerra, molti ricchi mangiamorte erano finiti sull'orlo del lastrico o addirittura sbattuti ad Azkaban.
Nott aveva finito l'ultimo anno ad Hogwarts e poi aveva cominciato a studiare come medimago. Draco lo aveva aiutato e per questo gli doveva molti favori. E molti quattrini.

Il biondo spinse leggermente la porta che chiudeva la stanza di Harry, sospirando pesantemente alla situazione impostatagli.
Il moretto era sdraiato sul piumone in modo fetale e boccheggiava, stringendosi al petto le mani.
"Hey..." disse avvicinandosi "Come... stai?"
Harry si scostò di lato, lasciando intendere al biondo che doveva sedersi accanto a lui.
Draco si appoggiò sul materasso, allungando le gambe sul piumone, lasciando la schiena attaccata allo schienale del letto.

Il corvino si alzò gemendo, facendo perno su un braccio e cominciò ad avvicinarsi.
"Ti ricordi chi sono?" Gli chiese il biondo, fissandolo un po'.
Harry non rispose e continuò ad avvicinarsi a lui, quasi rapito.
"Draco Malfoy."
Il ragazzo però sembrava non essere interessato e continuava ad avvicinarsi al biondo.
"Ripeti."
"Draco..." disse dolcemente Harry, salendo a cavalcioni sul biondo.
"Hey, aspetta, cosa stai facendo?"
Draco non riuscì a capire in tempo che subito il corvino cominciò a strusciare la sua erezione su di lui.
Il biondo lo spinse disgustato e si girò per scendere da letto, ma Harry lo chiamò urlando.
"N-No! Aspetta, non... non andare..."

Draco, ne era sicuro, non aveva mai visto due occhi così.
Aveva guardato la giada di Harry più di una volta, il primo anno, il quarto anno, addirittura durante la battaglia con Voldemort.
Il biondo conosceva bene le sfumature del verde che il corvino portava ma in quel momento, colto alla sprovvista, il verde di Harry si era trasformato nel nulla.
I suoi occhi avevano quasi perso colore, avevano ombre e tenebre nascoste qua e là e la costante paura era padrona di quelle iridi.
Draco non avrebbe mai immaginato di trovarsi di fronte a quegli occhi.
E lo capì.
Harry non poteva farne a meno.

"T-ti prego... Non... Non lasciarmi..."
La mano del corvino era ancora stretta al suo polso ed un moto di compassione si fece largo nel cuore di Draco.
Si avvicinò ancora al letto, sedendosi nuovamente e lasciò che il corvino scivolasse lento su di lui, sedendosi ancora a cavalcioni sulle sue gambe.
L'erezione di Harry riprese lentamente a strusciare contro di lui, contro la sua. Il biondo lo lasciò fare, lo vide gemere sommessamente a quel poco che lui gli stava permettendo, lo vedeva impegnarsi, boccheggiare, vivere per quel momento.

Quanto aveva sofferto?
Quanto male gli avevano fatto?
Harry era passato da persona a persona, lo avevano maltrattato, deriso, violato, venduto.
Lo avevano tenuto chiuso per più di un mese senza tocco umano, senza un briciolo di umanità, abbandonandolo a lui stesso contro la fame, la sete, il bisogno di vivere e l'astinenza da droghe.
Aveva rischiato di morire.

"Dra-Draco..."
Harry gemette debolmente il suo nome e lo fissò ansante, strusciandosi sempre più forte contro l'erezione ormai visibile del biondo.
Draco alzò una mano sul viso del moro, attratto da quella pelle che aveva perso la sua colorazione e che ora era bianca.
Sembrava invitarlo a saggiarla, a morderla, ad assaporarla.

Harry allungò il viso verso la mano e ci si strusciò come un gattino, prendendo poi le dita del biondo con le sue e portarle alla bocca.
Draco pensò quasi di morire.
Harry Potter, il suo arcinemico – la sua nemesi, era lì, sopra di lui, a strusciarsi per ricevere un po' di appagamento, a leccargli le dita ingordo, senza capire nulla.
Il biondo ridacchiò un po', pensando a come il vero Harry Potter avrebbe reagito a quella cosa.

"Dr-Draco... P-Posso?"
"Eh? Cosa?"
Harry boccheggiava e si piegava su se stesso, aveva portato di nuovo una mano al petto e stringeva la maglia, strusciandosi senza sosta.
"Posso... Ven-ah!"
Il corvino si piegò ancora su se stesso e raggiunse il viso del biondo col proprio. Draco era eccitato ma allo stesso tempo stordito.
"Ve-Venire? P-Posso?"

Il mondo gli cadde definitivamente addosso.
Harry era passato da essere un Grifondoro coraggioso e testardo ad essere una marionetta, un gioco, qualcosa da comandare ed a cui partire ordini, un passatempo, senza più diritto di esistere.
E la cosa peggiore è che tutto era a sfondo sessuale.
Gli avevano impedito di venire quando poteva?
Gli avevano ordinato altro?
Un senso di disgusto si fece largo sulla sua lingua e si maledì per non essere stato più duro con chi glielo aveva venduto.

"Dr-Draco..."
Il biondo alzò il viso verso gli occhi di Harry e annuì.
Il corvino, allora, sembrò cambiare luce e cominciò a muoversi più velocemente. Si strusciava, si contorceva e dopo qualche secondo, venne gemendo, cadendo poi sul petto di Draco.
La stanza era satura dei respiri di Harry e dei gemiti trattenuti del biondo.
Era durato poco, ma era bastato a far eccitare Draco come mai in vita sua.
Il corvino, singhiozzò e si attaccò alle vesti del biondino che, lentamente, lo appoggiò sul piumone. Prese la bacchetta dalla tasca interiore della giacca e fece un rapido incantesimo di pulizia.
"Come ti senti?" gli chiese, mordendosi leggermente le labbra.
Harry non rispose, accarezzò solo le sue mani e poi chiuse gli occhi, sospirando sonoramente.

§§

"Draco! Che piacere sentirti!"
Dopo quel che era successo, il biondo aveva deciso di occuparsi personalmente della sua erezione e poi aveva pensato di chiamare Theodore Nott.
Prima risolveva la faccenda e prima evitava di portarsi a letto Harry.
"Saltiamo i convenevoli Nott, non ti ho chiamato per parlare di cavolate."

Draco ci aveva pensato.
Ci aveva ragionato seriamente.
Anche se sotto pozioni e droghe, Harry era terribilmente affascinante mentre cercava in tutti i modi di farsi toccare.
L'ultima volta che l'aveva visto, era stato durante il processo della sua famiglia. Il corvino aveva testimoniato a suo favore ed a favore dei coniugi Malfoy, scarcerandoli definitivamente da Azkaban.
Draco ne rimase profondamente colpito e quando aveva scoperto che il Salvatore de Mondo Magico era sparito dalla circolazione, aveva usato tutti i mezzi a sua conoscenza per trovarlo.

Dopo aver completato l'ultimo anno ad Hogwarts, Draco era riuscito a trovare lavoro all'interno del ministero.
Le sue giornate consistevano nella ricerca e distruzione degli ultimi picchi di magia nera che vi erano all'interno della Londra magica e tutto il resto.
Lavorava a stretto contatto con gli Auror ed aveva strette amicizie con i ministri.
Il suo passato da mangiamorte provetto era passato in seconda base dopo neanche qualche mese e questo gli aveva permesso di salire e puntare in alto.

"Immaginavo, Draco, ma è comunque strano.
Di solito mi mandi sempre i tuoi sottoposti per riscattare i favori che mi hai concesso."
Draco alzò gli occhi al cielo, fissando la brace in cui si disegnava il volto del suo ex compagno di scuola.
Non erano mai stati particolarmente amici e non lo erano diventati neanche fuori dalla scuola, ma al biondo faceva comodo quel rapporto.
"Mi serve un favore, Nott."

E che favore.
Theodore neanche immaginava che di lì a poco avrebbe rivisto Harry Potter.
Draco ripensò ancora a quant'era cambiato.
Gli occhi avevano perso qualsiasi tipologia di volontà, scavati nel viso come impauriti, i capelli si erano allungati, non come il quarto anno, ma erano sempre intrattabili e ribelli.
Il colorito della pelle si era schiarito e non aveva più quella sfumatura abbronzata che sicuramente avrebbe fatto risaltare quel ragazzo che era decisamente cambiato.
Harry aveva un bellissimo corpo, un corpo conturbante.

"Malfoy che mi chiede un favore?
Mh... E cosa ci guadagno?"
Draco vide il viso dell'altro cambiare espressione e diventare scherzoso, con le labbra arricciate.
"Ricordi il favore che ti ho fatto con il ministro interno degli oggetti trasfigurati?
Non sarà più un problema."
"Oh oh oh..." sentì dire, mentre incrociava le braccia al petto "Allora vuol dire che mi devi chiedere qualcosa di grosso."
"Esatto e mi serve che tu non ne faccia parola con nessuno.
Puoi venire nel tardo pomeriggio?"
"Mi spiace Draco, ma quest'oggi proprio no.
Ho da fare per tutta la settimana, posso liberarmi per sabato al massimo."
Il biondo sospirò amaramente e cominciò a camminare per la stanza, mentre Nott lo guardava accigliandosi.
"Non va bene, mi servi prima.
E ti conviene accontentarmi."
"Sempre il solito ragazzino viziato, eh?"
Draco osservò l'ex compagno di scuola sospirare ed alzare le ciglia per rilassarsi. Indugiò molto, per qualche minuto, ma poi alla fine attirò l'attenzione del biondino con uno schiocco di lingua.
"E sia.
Domani mattina lascia il camino aperto per le nove."
Il biondo annuì e salutò Nott, chiudendo poi la chiamata.

L'ora di pranzo passò in completo silenzio. Draco mangiò nell'ufficio, infilandosi fra le mille scartoffie che il lavoro lo costringeva a firmare.
Harry gli passò completamente di mente.
Non voleva davvero niente a che fare con quello, l'aveva cercato e salvato solo per contraccambiare il favore che lui, anni prima, gli aveva fatto. Non voleva avere conti in sospeso con qualcuno che aveva passato ad odiare per tutti gli anni di scuola. Con qualcuno che lo aveva ossessionato per tutti gli anni di scuola.

"Padroncino."
Il biondo alzò il viso, richiamato dall'elfo domestico che era apparso nella stanza senza bussare.
Le cose erano decisamente cambiate, Draco non era più quel ragazzo cattivo ed insensibile di una volta, per questo alcuni degli elfi domestici lavoravano tranquilli nel manor.
"Ti ho detto che devi bussare, sto lavorando, non vedi?"
"Mi scusi padrone, ma il ragazzo, padrone, il ragazzo la sta cercando."
Il ragazzo.
Harry.

Draco raggiunse la camera del corvino, sbuffando più di quanto sia possibile in una sola vita.
Aprì la porta e sbirciò dentro, trovandolo seduto sul letto con il volto rigato di lacrime.
Si chiuse la porta alle spalle e lo raggiunse, sentendo una morsa alla gola.
Non poteva credere a quello che vedeva.
Quell'Harry così triste, così patetico, così rovinato.

"Potter, che ti succede?"
"I-io... Mi sono svegliato e tu non c'eri..."
"Devo lavorare, Potter, non puoi pretendere che-"
"Pensavo... Pensavo mi avessi lasciato come hanno fatto tutti."
Draco si azzittì.
Harry era seduto sulle sue gambe, barcollava e piangeva in silenzio, aveva le mani che ogni tanto asciugavano le lacrime che gli uscivano dagli occhi e la bocca era tristemente socchiusa nello sforzo di non singhiozzare.
"Cosa... Cosa intendi dire? Non ti lascio, no, non..."
"Non voglio andare via, non vendermi..."
"Venderti?"

Draco capiva sempre di meno, ma un moto di rabbia si faceva sempre più largo nelle sue interiora.
Che cosa gli avevano fatto in tutti quegli anni?
Lo avevano trattato come un giocattolo usa e getta?
Lo avevano venduto senza ripensamenti e con tale freddezza da lasciargli profonde ferite nell'anima?
Il biondo sospirò sconsolato e si sedette sul letto, lasciando che Harry singhiozzasse un po'.
Gli faceva male a vederlo in quello stato.

"Se... Se ho fatto qualcosa che non ti è piaciuto io giuro che non lo faccio, non lo faccio più.
Puniscimi ma- ma non mandarmi via."
Puniscimi.
La conversazione stava prendendo una piega inverosimile.
Draco non si era interessato a tutte le persone che avevano avuto fra le mani Harry, ma ora ne era sicuro.
Avrebbe fatto di tutto per trovarle e fargliela pagare.

"Non ti mando via, ok?
Ti prometto che starai sempre con me.
Ora però non piangere, va bene?"
Harry quietò i singhiozzi, lasciando che il biondo gli asciugasse le lacrime dopo averlo raggiunto sul letto.
Era tutto così strano per Draco, la gentilezza che gli usciva spontanea verso il compagno di scuola tanto odiato.

"Vuoi mangiare qualcosa?"
Harry alzò il viso ed annuì debolmente.
"Cosa hai mangiato fino ad oggi? Lo ricordi?"
"Pane."
"E basta?"
Il corvino sembrò pensarci e si strusciò le mani sugli occhi.
"Brodo. E... uhm..."
Draco sospirò e si girò verso la porta e schioccò debolmente le dita. Un piccolo esserino verde con un maglioncino di lana blu comparì e si avvicinò al letto.
"Desidera padroncino?"
"Portami qualcosa dalla cucina. Qualcosa che lo possa saziare."
L'esserino sorrise e sparì immediatamente.

Harry si accoccolò a lui, sospirando.
Il biondo cominciò a pensare a tutto quello che era accaduto.
Dopo averlo portato a casa, lo aveva lavato e messo a letto, medicandogli e fasciandogli le ferite date dai ferri.
Aveva sciolto i suoi sottoposti ed aveva fatto pagare a quelle persone tutto.
Ma ora doveva parlare con lo Weasley e mandarlo a cercare tutte le persone che avevano avuto fra le mani Harry. Un aiuto non guasta mai, soprattutto se si tratta di cose che non si possono nascondere.

L'elfo tornò nella stanza con in mano un vassoio, contenente un piatto di pasta fumante, polpette al sugo, piselli, pane, formaggio e tipologie varianti di frutta. Posò tutto sul letto e quando Harry girò il viso, Draco vide il suo sguardo stupirsi.
La prima cosa che il corvino addentò fu una mela rossa, ingurgitandola come se fosse ossigeno per i polmoni. Draco lo aiutò a mangiare le polpette, seconda cosa adocchiata con ingordigia e poi l'elfo gli preparò un panino con formaggio e prosciutto.
Harry si sdraiò successivamente sazio sul letto, accucciandosi come un bambino.

Il biondino lo fissò addormirsi pian piano, ridacchiando al ricordo di quante volte si erano picchiati a vicenda e di come, in quel momento, volesse solo proteggerlo.
Se qualcuno avesse mai detto che quello fosse Harry Potter, il salvatore del mondo magico, Draco avrebbe annuito solo perché lo conosceva.
Chiuso a riccio, con il respiro pesante e la pelle bianca, tutti avrebbero pensato che quello fosse un ragazzo bisogno che aveva subito violenze e cattiverie.
Ma Draco sapeva.
Sapeva quant'era forte quel corvino.

§§

"Padroncino?"
Draco alzò il viso verso l'elfo che si era materializzato nella sua stanza, con le manine arricciate ed il viso abbassato.
"Dimmi Crunchy."
"La signorina Ginevra Weasley è nella hall."
"Come?!"
Il biondino si alzò dalla sedia dello studio e si diresse come un fulmine verso la ragazza.

Molte cose erano cambiate dopo la guerra.
Harry lo aveva salvato da Azkaban e la famiglia Weasley non aveva verso di lui gli stessi pregiudizi che riservava a suo padre.
Tuttavia, Draco, anche se gli erano calate le questioni di Purosangue e Traditore, non accettava bene quella famiglia. Non completamente.
Erano una manica di straccioni che figliavano come conigli.

"Weasley, che cosa ci fai qui?!"
Draco entrò nella hall con lo sguardo corrugato e le braccia lunghe hai fianchi.
La ragazza lo fissò accigliata, unendo le mani davanti al corpo.
Era vestita di uno stretto tubino marroncino ed i capelli erano raccolti in una coda alta. Sicuramente rientrava dal lavoro secondario che faceva.
"Malfoy, è sempre un piacere vederti."
"Allora?"
"Sono qui per Harry."

A Draco gli si bloccò il cuore.
Ginevra, a quanto sapeva, era innamorata del corvino da molto tempo e, negli ultimi anni scolastici, anche lui l'aveva ricambiata.
La ragazza lo aveva cercato in lungo ed in largo, aveva provato ad entrare negli Auror per unirsi a suo fratello.
Ed in quel momento era lì, per riprenderselo.

"Sto riposando."
"Voglio solo vederlo."
"Ho detto che sta riposando."
La rossa storse il naso e si avvicinò spingendo un dito sul petto del biondo.
"Draco Malfoy, smettila di fare lo spocchioso riccone viziato delle scuole, portami da Harry, subito!"
Il biondino la fissò scettico e poi sospirò pesantemente.
"Portami da Harry, non hai il diritto di tenerlo lontano da chi gli ha veramente voluto bene."
Draco assottigliò lo sguardo e poi sospirò di nuovo.
"Va bene."

Il rampollo Malfoy scortò la rossa su per le scale, borbottando fra sé e sé.
Se Ginny voleva rubargli Harry, sbagliava di grosso, lui non gliel'avrebbe mai permesso.
Aspetta... Cosa?!
Si immobilizzò davanti la porta del corvino, cercando di capire cosa realmente aveva pensato.
Che voleva dire che non gliel'avrebbe mai permesso?

Ginny entrò in camera senza far troppo rumore e Draco richiuse la porta dietro di loro.
Lo sguardo della rossa si trasformò da triste a dolce in poco tempo.
Harry dormiva sotto al piumone, con le mani appoggiate accanto al viso che, stranamente, era rilassato oltremisura.
"Sembra stia meglio..." commentò la ragazza, avvicinandosi.
"Si, ha mangiato."
La rossa annuì e poggiò la borsetta sul comodino accanto al letto. Allungò le mani verso Harry e gli accarezzò dolcemente il viso, passando le dita attraverso i capelli corvini come una mamma amorevole.

Draco osservò tutto da lontano, come il corpo di Harry colto dall'improvviso calore si era avvicinato a quel tocco, come aveva sospirato e si era avvicinato, come Ginny si era passata le mani sugli occhi, come gli tremava il labbro e come il suo sguardo era dolcemente... triste.
Quella ragazza aveva sofferto per il corvino.
Non come lui.

"Penso di doverti ringraziare."
"Mh?"
Ginny accarezzò ancora il volto del corvino e poi si spostò dal letto, prendendo la borsa. Harry mugugnò indispettito e cominciò a muoversi fra le coperte.
"Per quello che hai fatto e... che stai facendo."
Draco alzò in risposta le spalle ed aprì la porta per far uscire la ragazza. Quando ormai Ginny era nel corridoio, il biondo venne richiamato da un gemito dell'altro che si era svegliato.
"Torno subito."
Il corvino annuì e si strinse nelle spalle.

"Voglio tornare a trovarlo" cominciò Ginny accanto alla porta del manor, "Potrebbe ricordarsi se sono vicina a lui."
"Probabile."
La ragazza sbuffò, mentre il biondino la guardava accigliato e con le braccia incrociate.
"Sono passati anni, Malfoy, ancora con questi stupidi pregiudizi?"
"No, semplicemente, non vi sopporto."
La rossa alzò gli occhi al cielo e si girò verso l'uscita.
"Weasley."
Ginny si fermò, girando poco la testa.
"Domani mattina il medimago visiterà Potter.
Avverti la Granger che siete invitati al manor domani pomeriggio per il resoconto."
La ragazza annuì e, con un cenno della mano, salutò Draco avviandosi al punto di smaterializzazione.

§§

Draco risalì le scale del manor torturandosi le mani.
Aveva permesso a quella ragazza di dettare legge in casa sua e le aveva permesso di tornare per stare accanto ad Harry.
Beh, meglio per lui, si disse, attraversando il corridoio, prima va via, prima posso tornare alla mia vita.
Ma c'era qualcosa, qualcosa che gli impediva di crederlo veramente.
Vederlo in quello stato, dopo anni ed anni di litigi...
Era stato deplorevole.

Aprì la porta sbuffando e come prima cosa, vide il ragazzo seduto sul letto, con i piedi poggiati a terra.
Il biondo lo guardò stralunato ed Harry alzò il viso con un'espressione d'abbandono disegnata sopra.
Si spinse con le mani e si mise in piedi, ma ricadde a terra poco dopo, cacciando uno strillo di dolore.
Draco accorse in suo aiuto e lo riportò sul letto.

"Ma che volevi fare?"
"Devo andare in bagno..."
"Non farlo più, capito? Non farlo più!"
Harry sembrò impaurirsi e lo spinse via con le mani, indietreggiando sul piumone. A Draco quasi gli si raggelò il cuore a quella visione.
Harry Potter aveva paura di lui?

Lo fissò per qualche secondo, mentre quello singhiozzava con le labbra socchiuse e gli occhi bassi, le mani sul viso come a proteggersi.
"Potter, io..."
"Non picchiarmi, ti prego..."
"Come? No, non... non lo faccio."
Harry sembrava un cucciolo indifeso, impaurito così tanto da non riuscire ad avere neanche il controllo della sua vita.

"Vieni" gli fece Draco, "Ti accompagno."
Il corvino alzò di poco gli occhi e si avvicinò cauto. Il biondo lo prese sotto spalla e lo scortò fino al bagno, dove il ragazzo entrò e si appoggiò ai mobili.
"Crunchy?"
L'elfetto si materializzò al comando del padrone e si prostrò ai suoi piedi.
"Aiuta il signor Potter."
L'esserino annuì, ma quando Draco si allontanò, il corvino allungò le mani sulla sua maglia.
"Non-Non lo faccio più! Non mi lasciare! Ti prego..."
Il biondo incastrò gli occhi in quelli di giada dell'altro e si sentì stretto in una morsa.

Quel ragazzo, nemici o amici, lo aveva sempre affascinato.
Prima per il fatto del bambino sopravvissuto, poi per il fatto che lo aveva rifiutato, poi perché lo batteva a Quidditch, poi perché andava meglio di lui a scuola e così via.
Fino ad arrivare al giorno in cui lo aveva salvato da Azkaban.
Certo, Draco non lo aveva consegnato al signore oscuro, ma quanto si era battuto Harry per portare la felicità nel mondo magico? Quanto aveva perso?

"Va bene" cominciò riavvicinandosi al ragazzo, "Non ti lascio, te l'ho promesso."
Il corvino si infilò fra le braccia dell'altro e si accoccolò sotto il suo collo.
Draco, per la prima volta, sentì il suo muscolo cardiaco accelerare i battiti per qualcosa che non riusciva davvero a definire.
E si fece una promessa: lo avrebbe protetto.   

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