Commander

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Padrone
Cap.13






Draco l'aveva baciato.
E no, non era un bacio normale, labbra contro labbra.
Draco l'aveva spinto contro il piumone e poi aveva spinto la lingua nella sua bocca, cercando la gemella per farle danzare assieme.

Harry ne rimase scioccato.
Mai, nella sua vita, avrebbe pensato che Draco Malfoy si spingesse a baciarlo, a salirgli sopra, a bloccarlo e renderlo suo come stava facendo in quel momento.
Lui, che era la sua ossessione...

"M-malfoy..." miagolò il corvino, poggiando le mani contro il petto dell'altro, annaspando aria.
"Mh?" chiese Draco, passando a baciargli il mento, il collo, le clavicole.
"B-basta, non voglio..."
"Il tuo corpo non sembra sia d'accordo con quello che dici."

Ed era così.
Ad ogni mossa delle labbra del biondo, il suo corpo reagiva come se quel tocco fosse famigliare, giusto e bello. La sua pelle riconosceva quel sapore, riconosceva quelle movenze.
Tutto di lui andava incontro a Draco, cercando quel senso di appagamento.

"Smettila..." tentò di dire, sopraffatto dalla libidine.
"Harry..."
"Smettila!" gli urlò, allontanandolo e ansimando forte.
Draco lo fissò tremare ed abbassare il viso, sconfitto da tutto quello che gli stava accadendo.

"Ha-Harry... Sto solo cercando di aiutarti..."
"N-non ne ho bisogno..." sospirò il corvino, tenendosi la camicia con le mani.
"Ma stai-"
"Non voglio, non mi toccare!" gli urlò ancora, vedendolo avvicinarsi.

"Padrone, il signor Nott è qui fuori."
Draco si girò verso Crunchy e sospirò passandosi una mano fra i capelli.
"Fallo entrare." Brontolò, alzandosi e sistemandosi, mentre Harry lo guardava confuso.

Crunchy si avvicinò alla porta e l'aprì, facendo entrare Theodore.
Harry lo guardò di sbieco, allontanandosi quanto poteva.
Draco fissò il corvino cercare di riconoscerlo invano e sospirò, sperando che i ricordi gli tornassero il più presto possibile.

"Nott" salutò Draco "Sei riuscito a venire".
"Si" sospirò il moretto, poggiando la valigetta sul comodino e passandosi una mano sulla fronte. "Ho avuto molto da fare ma ce l'ho fatta. Come va qui?"
Il biondo fece spallucce ed indicò Harry.

"Chi è lui?" chiese il corvino, ansimando.
"Non ricordi chi sono, Potter?" domandò il medimago, scrutandolo.
"Dovrei?" chiese ancora Harry.
Nott sospirò.

"E' evidente che non ricorda tutto. Però è meglio di niente. Pensavo che non si riprendesse così bene."
Draco brontolò qualcosa e si appoggiò ad un angolo del letto.
"Allora, Potter..." cominciò il moretto "Io sono Theodore Nott, un tuo vecchio compagno di scuola e, attualmente, tuo medimago."
Harry si accigliò e girò lo sguardo verso Draco.
Nott sorrise.

"Sono venuto qui, perché a quanto Malfoy mi ha detto, ti è tornata la memoria."
Harry annuì.
"Immaginavo che, comunque, non ricordassi tutto."
"Perché?" chiese il corvino.
"Troppo tempo sei stato incosciente e la tua mente deve tentare di ritornare normale com'era. – Draco, sei riuscito a capire cosa ricorda e cosa no?"
Il biondo incrociò le braccia e sospirò, alzando gli occhi al cielo.
"Se ho capito bene, non ricorda le cose che più lo spaventano o che lo hanno ferito."
"Però di te mi ricordo." Soffiò Harry, stringendosi la camicia.

Nott fissò il corvino ed il suo respiro, avvicinandosi poi alla valigetta per prenderne lo stetoscopio.
"Potter, potresti per piacere avvicinarti e toglierti la maglietta?"
Harry alzò un sopracciglio e poi si girò verso Draco, abbassando subito lo sguardo.
"Si..." disse, avvicinandosi e slacciandosi la camicia.

Theodore appoggiò l'arnese sulla pelle del corvino che, preso alla sprovvista, saltò sul posto stringendo i pugni.
Il medimago gli chiese di respirare e tossire più e più volte, mentre Draco lo guardava.
Riusciva a vedere lo stato di Harry, ormai lo capiva a pelle ma sapeva anche che l'altro non si sarebbe più fatto toccare così facilmente.

Nott fece la stessa cosa sulla schiena e poi ripose lo stetoscopio, prendendo la bacchetta per poi puntarla contro Harry.
"C-che vuoi fare?!" chiese il corvino, spaventandosi.
"Tranquillo, non ti farò nulla..." gli rispose Theodore, abbassando di poco la bacchetta "Devo solo controllare il tuo stato fisico e mentale. Puoi rimanere fermo?"
Harry annuì ed abbassò il viso.

Draco sospirò e si mosse nervosamente per la stanza, accorgendosi di avere gli occhi di Harry puntati addosso. Che lo stesse controllando?
Nott, intanto, faceva diverse facce strane ed alcune volte sospirava.
Al biondo, quella cosa, non piacque per nulla.

"Bene..." disse, riponendo la bacchetta. "Ho finito. Draco, vieni, così – Si, Potter, puoi rivestirti – dicevo Draco, vieni che ti dico tutto."
"Aspetta!" li fermò il corvino, infilando le braccia nelle maniche della camicia "Voglio sapere anche io. Non è giusto che mi teniate all'oscuro."
Draco si morse il labbro e Nott annuì.
"Hai ragione, dopo tutto ora sei cosciente."

Theodore sospirò e si sistemò la giacca bianca, girandosi verso Draco.
"Potter è riuscito a riportare alla luce la parte della mente che lo fa ragionare e che lo fa essere lui. Ha ricordato parecchie cose ma ne ha lasciate indietro molte e, come avevi detto giustamente tu, Draco, esse riguardano le cose che lo hanno spaventato o ferito."
"Però..." si intromise Harry "Ricordo i... Dissennatori."
"Questo vuol sicuramente dire che hai superato la paura." Rispose Theodore.
"Non ricorda la Granger." Informò Draco.
"L'ha per caso vista soffrire? O hanno litigato?"
"No, non credo abbiano litigato..."
"Facciamola venire qui, così vediamo che cosa scaturirà in Potter."
Draco annuì e Theodore si girò verso Harry.

"Ascoltami, Potter..." gli disse, con voce dolce e tranquilla "Il tuo corpo, purtroppo, è stato imbottito di droghe e-"
"Gliel'ho spiegato, Nott. Passa avanti."
Il moretto annuì e tornò a guardare Harry.
"L'arresta magia è stata cancellata con successo, mentre l'infuso ti sta offuscando ancora un po' di cose ma col tempo ricorderai tutto."
Il corvino annuì.
"Ciò che però ancora ti tiene... diciamo in ostaggio è l'afrodisiaco."
Harry si morse il labbro e Draco abbassò lo sguardo.

"Il tuo corpo, purtroppo, non risponderà più ai tuoi comandi e da quel che ho capito..." fece, alzando il viso del corvino con le dita "Sta iniziando proprio adesso a reagire."
Harry lo guardò, sentendo che quel piccolo tocco gli dava un qualche appagamento ma poi si distanziò annaspando e Draco guardò di sottecchi tutto.
"N-non voglio che Malfoy mi... mi tocchi ancora."
"Harry, devi capire... Se non lui, qualcun altro dovrà farlo!"
"Perché?" chiese il corvino, esasperato "Perché devo essere toccato? Non posso fare da solo?"

"No, Potter, non puoi." Rispose con calma Theodore. "L'afrodisiaco che ti hanno propinato è troppo potente per esser soddisfatto da te stesso."
Harry sbuffò e si accucciò.
"Non voglio che Draco mi tocchi."
Il biondo alzò gli occhi al cielo e si avvicinò furente al letto.

"Ascoltami bene, Potter" soffiò "Se non viene appagato il bisogno che hai, quello crescerà sempre di più e ti farà stare male, davvero male."
"E tu che ne sai?" gli chiese il corvino.
"Me l'hai detto tu mentre eri incosciente."
Harry si ammutolì.
"Mi hai detto che non ti permettevano di venire e tu stavi male, così male che ormai sei schiavo del sesso ed il tuo corpo reagisce al minimo tocco!"

Il corvino girò il viso arrossendo.
Ciò che Draco diceva, in effetti, era vero.
Ne aveva avuto l'esempio qualche minuto prima, quando gli si era letteralmente lanciato addosso e lo aveva baciato. Ed a lui era piaciuto.

"Lasciami stare. Non voglio che mi tocchi."
"E quando starai male? Eh, Potter? Cosa farai?" gli chiese sarcasticamente Draco.
"Non-"
"Ti farai aiutare dalla piccola pel di carota? Dalla tua fidanzatina? Dalla Weasley?"
Harry si girò verso di lui, guardandolo con sfida.

Oh, se Draco amava quegli occhi.
Gli stessi occhi con cui lo guardava quand'erano ad Hogwarts, durante le sfide, i compiti, le lezioni, cena, pranzo e colazione.
Quanto li aveva desiderati.
E loro erano tornati.

"Non mettere in mezzo Ginny!"
"Ah, no?" gli domandò. "E come farai a dirglielo? Dirgli che il tuo corpo ha bisogno di essere toccato tutti i giorni in modo così sporco?"
"Malfoy, ti ho detto-"

Il corvino non aveva fatto in tempo a finire la frase, che Draco si era avvicinato e lo aveva sbattuto sulle coperte, salendogli sopra e fermandogli i polsi accanto alla testa.
Aveva poi, con forza, spinto un ginocchio fra le sue gambe, contro il suo sesso.

"Potter, fino a prova contraria, tu sei mio." Gli disse, guardandolo. "Sei una mia proprietà." Continuò, lasciando scivolare il ginocchio fra le sue gambe. "E se non ti comporterai bene, ti farò tornare com'eri un tempo. Incosciente e sfruttato sessualmente."

Harry tenne lo sguardo fisso, ma dentro di lui sentì qualcosa cambiare.
Tutto il suo corpo si stava arrendendo a Draco e non gli permetteva di reagire.
Sentiva solo quel ginocchio e tanta voglia di farlo.

"Draco..." richiamò l'attenzione Theodore.
"Aspettami in salotto, Nott. Ti raggiungo subito."
"Ma-"
"Ti ho detto di aspettarmi giù!"
Il moretto annuì, prese la borsa ed uscì dalla stanza.

La scena era così strana e dannatamente stupida.
Harry non riusciva a smettere di amare quel piccolo tocco a cui Draco lo stava costringendo e sentiva gli occhi pizzicargli, segno che ben presto avrebbero lacrimato.
Stava per piangere.

"D-draco..." miagolò, tentando invano di sfuggire al biondo.
"Lo vedi, Potter? Lo vedi come reagisce il tuo corpo?" gli chiese Draco. "Cosa pensi di fare? Negarti tutto questo?"
"L-lasciami..." mormorò di rimando Harry, lasciando cadere una stilla salata.
"Potter-"
"Lasciami!" gli urlò, piangendo e singhiozzando.

Draco si alzò, lasciandolo.
Harry si girò e si richiuse a feto, singhiozzando fra le coperte.
Non riusciva a capire.
Non riusciva a capire nulla.

Si era lasciato baciare da Draco.
Si era lasciato toccare da Draco.
Si era lasciato sottomettere da Draco.
E non capiva il perché non riusciva a ribellarsi.

"Potter..."
"Vattene, lasciami solo."
"Tu non-"
"Vattene!"

Draco sospirò e si girò verso la porta, mordendosi nervosamente le labbra.
Aveva fatto un casino. Come aveva potuto aggredirlo e dirgli che era di sua proprietà?
Come aveva potuto perdere le staffe?

Tutti i buoni propositi che si era imposto per salvarlo e restituirlo alla sua vita, mandati in fumo in un solo secondo ed in poche frasi.
Ti farò tornare com'eri un tempo. Incosciente e sfruttato sessualmente.
Come dannazione aveva potuto pronunciare quelle parole?

Uscì dalla stanza, non prima di averlo guardato ancora una volta.
Harry era rimasto lì, con la sua paura, la sua debolezza, la sua sfrontatezza ed il suo dolore.
In cosa l'aveva aiutato, esattamente, Draco?

Scese le scale de manor, dandosi mentalmente dello stupido.
Aveva peggiorato le cose e, nel peggior dei casi, Harry avrebbe detto tutto a Weasley ed allora la Granger si sarebbe fiondata da lui con le maniche alzate e con il suo nome scritto sui suoi pugni.

Entrò nel salottino, guardando Nott parlocchiare con Crunchy che gli serviva del the caldo.
Si sedette davanti a lui e si portò la testa fra le mani.
Non riusciva a capacitarsi di quel che aveva fatto. Sarebbe tanto voluto tornare indietro, di qualche minuto ed evitar di aggredire Harry.

"Draco..." lo chiamò Nott, sospirando.
"Sono stato uno stupido..." mormorò in risposta il biondo.
"Ma no..." gli disse il moretto, addolcendo lo sguardo "Eri spaventato per lui. Non capisce la situazione e-"
"E quindi avevo tutto il diritto di dirgli quella cosa? Ti farò tornare com'eri un tempo. Incosciente e sfruttato sessualmente?"

Theodore sospirò e bevve un altro sorso di the, mentre Draco tornava con la testa fra le mani.
Davvero non riusciva a capacitarsene ma non poteva neanche mettersi lì e pensarci per sempre.
Sarebbe dovuto tornare da Harry e parlarci, dirgli quel che provava e perché l'aveva fatto.

"Ho mandato un messaggio alla Granger."
"Come?" chiese Draco, rialzando la testa.
"Penso che sia l'unica con cui puoi parlare e risolvere la situazione, Draco."
"Non lo so..." sospirò di rimando il biondo "Non credo di potermi permettere tutta questa confidenza."
"Fidati..." gli rispose Theodore "La Granger è una ragazza intelligente e ti capisce più di tutti. E' razionale e ragiona – per quanto la cosa può infastidirti – è l'unica che capisce il tuo punto di vista. Gli Weasley non si fideranno mai di te."

Nott aveva completamente ragione.
Ginny non gli avrebbe mai dato corda e, ultimamente, aveva anche notato che lo teneva d'occhio, soprattutto quando Harry si avvicinava.
Per Ron, invece... Beh, quella era una storia a parte.

"Verrà qui prima di cena, così evitiamo di avere problemi con il tuo impegno."
"Già..." mormorò Draco, sospirando ancora.
"Draco, ti vedo stanco. Da quando Potter sta qui, sei... strano." Provò Theodore, posando il bicchiere di the vuoto sul tavolinetto.

Effettivamente, Draco, si sentiva stanco.
Non era proprio una stanchezza fisica, perché dormiva bene e le ultime notti, poi, erano state davvero fantastiche.
No, lui era stanco mentalmente. Non riusciva a stare dietro ad Harry, a capirlo, ad aiutarlo, a salvarlo.
Lui non riusciva a salvarlo.

"Potter non fa altro che incasinarmi la vita. L'ha sempre fatto e sta continuando a farlo." Borbottò il biondo di rimando.
"Ti ascolto." Commentò Theodore.
"Beh, non c'è proprio nulla da raccontare. E' solo che mio padre mi ha sempre parlato di questo Harry Potter, il bambino sopravvissuto."
"E...?"
"E lo credevo chissà chi, solo quando sul treno per Hogwarts, il primo anno, ha rifiutato la mia amicizia, l'ho visto solo come un pianta grane."
"Beh, non che si discosti molto... Non ha fatto altro che avere guai..."
Draco ridacchiò e si sistemò meglio sul divanetto.

"Ogni giorno che passava riusciva sempre ad essere migliore di me anche quando non ve n'erano le prove. Era sempre ad un passo sopra di me e riusciva sempre a farmi arrivare secondo."
"Eri ossessionato da lui, me lo ricordo."

Ossessionato.
La stessa parola che aveva usato la Granger per fargli capire cosa Harry pensava durante gli anni scolastici.
Loro due era ossessionati da loro stessi.

Il biondo evitò deliberatamente di rispondere a quel commento.
"E' inutile dire che lo seguivo ovunque e che la maggior parte del tempo era in infermeria..."
"Già" si intromise ancora Theodore "Mi chiedo il perché non abbiano spostato la sala comune dei Grifondoro lì." Ridacchiò ed anche il biondo lo fece.

"Non riuscivo mai a raggiungerlo, mai. Solo quando il signore Oscuro mi diede quel compito allora... Mi lasciai sopraffare."
"Cioè?" chiese Theodore.
"Vedi, all'inizio ero contento... Ero il prescelto, capisci? Ero tutto quello che era Potter ma al servizio del Lord."
Il medimago annuì e si mosse sulla poltrona.

"Solo che poi... Ci ho... Ripensato.
Ho avuto paura."
"Ma hai continuato." Ricordò Theodore.
"Si, ho continuato, ho dovuto. Il signore Oscuro mi aveva minacciato. Avrebbe ucciso i miei genitori e... Mia madre non si meritava tutto quel dolore."

Seguì del silenzio.
Draco rimembrò tutto il dolore, la paura e la sofferenza provati.
E tutto questo solo per colpa di una persona: Harry Potter.
Sé l'avesse accettato, sé non l'avesse scansato, sé e tanti altri sé.

"Non è colpa di Potter, vero?" chiese Draco, sospirando.
"No. E lo sappiamo entrambi." Gli rispose Nott, sorridendo.
"Avrei potuto rimediare."
"E' passato, Draco. Cerchiamo di essere migliori per il futuro." Mormorò il moretto, continuando a sorridergli dolcemente.

"Andrò a chiedergli scusa."
"Dovrai far ben altro, Draco... Potter non si farà toccare. E se non si farà toccare, dovrai costringerlo e..."
"E tornerò al punto di partenza." Finì la frase il biondo, per Nott.
"Esatto..." sospirò il moretto, accavallando le gambe.

"Hai qualche altra ammonizione da darmi?" chiese Draco, mentre Crunchy compariva nella stanza.
"Beh, qualcosa devo dirti – Si, versami altro the, grazie."
L'elfo riempì il bicchiere al ragazzo e poi si girò verso il padrone.
"Desidera qualcosa, padrone?"
"No" rispose subito Draco "No, grazie... Potresti chiamare Priscilla?"
L'elfo annuì e sparì.

"Priscilla?" chiese Nott, prendendo la tazza fumante.
"Si, l'unica elfa del manor. Potter si è molto legato a lei e per questo le lascio sempre il compito di controllarlo e riferirmi tutto."
"Oh, immagino."

Passarono alcuni secondi di silenzio.
Draco voleva sapere cosa Theodore avesse trovato di strano in Harry ma non glielo avrebbe fatto capire.
Non gli avrebbe fatto capire che era preoccupato e che moriva dalla voglia di correre fuori da quella stanza, salire le scale ed attraversare la porta della stanza del corvino.

"Padrone, mi ha chiamata?" chiese Priscilla, materializzandosi accanto a Draco.
"Si... Come sta Potter?"
L'elfa si morse un labbro e scosse le lunghe orecchie.
"Non sta bene. Continua a respirare veloce ed ogni tanto singhiozza. Quando ho tentato di avvicinarmi, mi ha detto che non dovevo farlo."
Draco annuì e sospirò.
"Stagli vicino... Tornerò fra poco a vederlo."
Priscilla annuì e sparì.

"Sai, sei cambiato molto dalla scuola."
"Ah" commentò subito Draco "Non ti ci mettere anche tu!"
"Ma è vero! Tranne per il fatto che mi addebiti tutto il manor..."
Draco ridacchiò e Nott scosse la testa.

"Chiedimi cos'ha Potter."
"Eh?" chiese il biondo, scioccato.
"Lo vedo che muori dalla voglia di chiedermi cos'ha Potter. Chiedimelo, non ti prenderò in giro – anche perché ti devo troppi favori e non mi metterei mai contro di te."
Draco ridacchiò.

"Ti ho visto fare molte facce strane quando lo esaminavi con la bacchetta. C'è qualcosa che non va?"
"Al livello fisico, no... E' apposto, tranne, ovviamente, per l'afrodisiaco ma quello è purtroppo un tuo problema. Devi farglielo smaltire."
"Immagino..."
"E' a livello mentale che mi preoccupa. Non capisco quando e come ricorderà i pezzi mancanti. Sembra proprio che la sua mente abbia vita propria e gli vieti di tornare quel che era prima."

Draco pensò molto alla notizia datagli da Theodore.
Anche lui aveva pensato la stessa cosa, il giorno prima, quand'era entrato nella mente di Harry.
La mente del corvino gli aveva fatto rivivere determinate situazioni, finendo con il Sectumsempra, come a fargli capire che non aveva diritto di fare nulla.

"Ho avuto la stessa sensazione quando ho usato il Legilimens, sai?"
"Si, ricordo che mi ha detto che era come se decidesse la mente di lui, per te."
Draco annuì ed insieme sospirarono.

"Ho notato, però, una cosa. Non so se può farti piacere o meno ma Potter ti cerca ancora con lo sguardo quando deve fare qualcosa."
"Beh, mi controlla. Non vuole che mi avvicini e-"
"No" lo bloccò Theodore con fermezza. "Quando ti cerca, ti guarda come quando ti guardava sotto l'influsso dell'infuso."
Draco alzò un sopracciglio.
"Vuol dire che..."
"Che lui, dopotutto, vuole ancora da te."  

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