Departure

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  Departure
Partenza
Cap.31







La mattina era giunta e con lei l'ora della partenza.
Tutte le valige erano pronte, i capi ben piegati, le cose personali riposte negli scomparti delle borse e gli elfi pronti a salutare il padrone – o, come si era lamentato lui, pronti ad augurargli il ritorno dalla guerra del lerciume, sperando di non attaccarsi i germi Weasleyani.

Harry era saltato giù dal letto ed era corso in bagno, pronto a sistemarsi e a lavarsi, felice di poter tornare a stare con i suoi migliori amici.
Draco invece era rimasto sul letto, avviluppato nelle coperte, intenzionato a non staccarsi dal materasso neanche se fosse tornato Lord Voldemort in persona.

"Malfoy alzati o faremo tardi!"
"Ci aspettano per questa sera, Potter..." biascicò il biondo, girandosi nelle coperte "Non tarderemo, tranquillo."
"Alzati dai!"
"Calmati fenomeno, nessuno in quella casa sta facendo i salti di gioia."

Harry uscì dal bagno e si sedette sul letto, sbuffando e fissando la capoccia bionda dell'altro.
Era incredibile quanto fosse platinato quel ragazzo ed era ancora più incredibile il fatto che il colore dei capelli fosse vero e non tinto.
Forse stava usando qualche tipo di magia.

"Sentiamo..." provò a dire il corvino "Perché nessuno sta facendo i salti di gioia? Intendi che non gli sono mancato?"
"Tu sì" rispose l'altro, borbottando "Io no."
"Tu che c'entri?" chiese allora Harry, incrociando le braccia.
"Ti ricordi che siamo legati assieme, Potter?"
"Hermione non doveva dividerci questa sera?"

Draco strinse le coperte a sé ed annuì, sospirando poi.
Quella stessa sera Harry gli sarebbe stato strappato via e lui non avrebbe potuto dire nulla per tenerlo legato a sé.
I ricordi della sera prima, di quando il ragazzo aveva espresso la sua voglia di rimanere accanto a lui, non lo avevano consolato affatto.
Era anche vero che Hermione gli aveva detto che lo stesso Harry sarebbe voluto rimanere ma Draco non ne era sicuro: il corvino se ne sarebbe sicuramente andato il prima possibile.

"Draco?" lo richiamò il corvino, tirandolo per il pigiama.
Il biondo si girò verso di lui, sospirando.
"Hai paura che ti mandi via?"
"Che?" si stupì il ragazzo "No, certo che..." si mise seduto, guardandolo un po' triste "No..."

Harry sorrise nel suo classico modo e si avvicinò alle sue labbra, lasciandogli un bacino delicato sopra, per poi distanziarsi.
Il biondo arrossì, colpito dal quel dolce gesto che per lui aveva significato tanto.

"Anche io."
Draco sorrise.
"Ed ora vatti a preparare" e, detto questo, Harry diede una spinta al biondo, facendolo cadere dal letto.
"Potter!" gli urlò quello dietro, alzando un braccio dritto verso il soffitto "Ti crucio!"
"Sì, sì, certo..." borbottò quello in risposta, facendo il giro del materasso per poi afferrarlo per una mano "Prima però vatti a vestire."

Draco lo avrebbe gentilmente accompagnato a quel paese ma sospirò e si alzò, brontolando mentre si trascinava verso il bagno.
Harry sorrise sotto i baffi e prese i vestiti, pronto per andar a fare colazione.

§§

"Ti preparo un'altra fettina di pane e nutella?"
"Ci pensano gli elfi."
"Ma te la voglio preparare io."
"Potter, non sei la mia mogliettina."
"Perché gli elfi lo sono?"
"No, sono solo i miei... camerieri, ecco, chiamali camerieri."
"E quando ti faccio le cose divento automaticamente anche io un cameriere?"
"No, diventi u rompiscatole."
"Grazie."
"Prego."

Priscilla si diede una pacca sul viso mentre Crunchy ridacchiava accanto a lei.
Il sorriso era tornato nel Malfoy manor, conquistato a fatica ma comunque raggiunto.
Gli elfi avevano capito che quando i due maghi litigavano, l'unico che poteva far tornare tutto normale era Harry Potter: sia mai che Draco Malfoy si piegasse a chieder scusa.

"Sicuro che non vuoi altro?"
"No cara."
"Piantala Malfoy."
Draco ridacchiò e sorseggiò il cappuccino, guardando la Gazzetta del Profeta senza nessun'interesse.
Harry mangiucchiò offeso il cornetto e sbuffò, guardandosi attorno.
Quella sala da pranzo gli sembrava famigliare. Quasi come se lì fosse successo qualcosa di davvero brutto.

"Tutto bene?" gli domandò ad un certo punto Draco.
"Sì... Diciamo."
"Se c'è qualcosa che ti turba puoi parlarmene."
Il corvino fece spallucce e finì il latte.
La sua mente ballerina gli dava spezzoni ed ogni tanto aveva dei flash.
Muri scuri, aria di morte, paura e follia.
Era accaduto qualcosa in quella sala.

"Senti..." mormorò allora, sospirando "Qui.. E' successo qualcosa?"
"Qui?" ripeté Draco.
"Sì, in questa stanza. La ricordo ed ho dei flash... come se fosse successo qualcosa."
Draco si morse il labbro.
"Non so se dirtelo sia una buona idea, potresti andare in crisi."
"Quindi qualcosa è successo."
"Ricorderai pian piano... Vedrai che poi le cose torneranno senza neanche che tu te ne accorga."
Harry annuì ma non ne era tanto sicuro. Aveva troppa voglia di conoscere la verità.

"Signore" si intromise Priscilla, avvicinandosi "Ginevra Weasley è arrivata."
"La formica?"
Il corvino lo fulminò di scatto, poggiando il bicchiere sul tavolo.
"Falla entrare..." brontolò Draco, spostando lo sguardo.

Ginny entrò tutta contenta in sala, quasi correndo verso il corvino per poi abbracciarlo forte.
Harry ricambiò l'affetto e sorrise, accarezzandole il viso. La rossa, quindi, non si fece scappare l'occasione: si avvicinò alle labbra del ragazzo e gli diede un leggero bacio sulle labbra.

Draco si freddò all'istante.
Fissò la gatta morta e appoggiò il giornale sul tavolo, incrociando elegantemente le gambe, poggiando le dita sulla bacchetta.

"Ginny..." mormorò Harry "Non qui..."
"Perché?" chiese lei "E' normale."
"Lo so ma-"
"Weasley... Che cosa ci fai in casa mia?"

La rossa guardò per la prima volta Draco con un sorrisetto e si spostò i capelli dalle spalle.
"Ron si è ammalato e sono venuta io a prendere le vostre valigie."
"Ce le porteremo a mano visto che sei venuta tu."
"Malfoy, non fare lo stronzo" brontolò Harry.
"Non mi fidavo di Lenticchia, credi che possa fidarmi di una gatta morta?"
"Draco!" urlò allora il corvino, girandosi verso di lui infuriato.
"No Potter, non ti ci mettere anche tu."
"Ma perché fai sempre così!"
"Perché, Harry" si intromise Ginevra "Alcune persone non crescono e rimangono bambini piccoli per sempre."
"Meglio bambino piccolo che Ginevra Weasley."

La rossa si infuriò molto ma prima che la cosa potesse degenerare, Crunchy si mise di mezzo.
"Andrò io con la signorina Weasley, così controllerò l valigie, signore."
Draco annuì e si alzò, sistemandosi la cravatta.
Harry non disse più nulla e non si girò neanche verso la ragazza che venne tirata via dall'elfo tutta arrabbiata.

"Non ti capisco..." mormorò Harry, quando la porta venne chiusa alle sue spalle "Non ti capisco."
"Cosa c'è da capire, Harry?"
"Perché fai così? Io non ti capisco, prima mi tratti bene e poi ti comporti in modo così orribile."
"Non mi comporto in modo orribile con te" mormorò in risposta il biondo, avvicinandosi "Non l'ho mai fatto."
"Però quando fai del male ai miei amici, lo fai anche a me" indietreggiò il corvino, appoggiandosi al muro e stropicciandosi gli occhi "Perché fai così con Ginny?"

Draco sospirò e lo abbracciò, baciandogli le guance e leccando via una lacrima che era scesa lungo il profilo del viso di Harry.
Possibile che quel ragazzo non si rendesse conto di nulla?
Eppure lui glielo aveva detto... lo aveva sentito benissimo.
Anche io.

Possibile che non intendesse quelle cinque lettere?
Quelle due parole?
Quell'unica sensazione?

Solo lui amava quello che c'era fra di loro?
Harry non lo amava?

"Harry..." pronunciò, sospirando ed arrendendosi a quella cosa "Proverò ad essere più gentile... va bene?"
"Lo farai... per me?"
"Sì" sospirò ancora Draco, accarezzandogli il viso "Lo farò per te... Ci proverò."
Harry sorrise e gli baciò le labbra.
"Allora andiamo!"

Il biondo lo vide uscire dalla sala e correre su per le scale.
Strinse i pugni mordicchiandosi la lingua.
Harry gli aveva appena fatto gli occhi da cerbiatto per ottenere quel che voleva?
Da quando quel ragazzo ne era capace?
Ma non era un Grifondoro dal cuore puro?

Stupido Potter, brontolò fra sé e sé, afferrando il giornale.
Stupido Voldemort, continuò, dirigendosi fuori dalla sala.
Stupido uomo col serpente, non smise, guardando poi la porta.
E stupida gatta morta, piccola fiammiferaia, rospa, cavalla, criceta, cornacchia, picciona e scarafaggia di una Weasley, finì, fissando la rossa.

§§

Ginny se n'era andata con Crunchy, smaterializzandosi a casa sua.
Draco aveva optato invece per qualcosa di alternativo per tornare alla tana.

L'ultima volta che avevano usato il camino, Harry aveva avuto delle ripercussioni sul suo corpo a causa del legame e di smaterializzazione ancora non se ne parlava, così, per andare sul sicuro, avrebbero viaggiato nel mondo babbano, lontano dai maghi e da possibili attacchi, su quello che Draco chiamava lo spostapoveri.

Per convincerlo ce n'era voluto!
Prima lo aveva chiamato Nott, riprendendolo per le stupide idee che gli venivano in mente – come trasformare Harry in una cravatta o volare in due su una scopa – e poi successivamente Hermione, che gli aveva dato dell'imbecille per aver chiamato un autobus spostapoveri.

Fra i Babbani, anche i ricchi prendono gli autobus! gli aveva urlato, infuriata.
Draco non ci credeva molto, quale ricco sano di mente avrebbe mai usato un aggeggio di metallo puzzolente con altra gente sopra, puzzolente, per spostarsi da una parte all'altra del continente?

Ma se hanno gli aerei privati! le aveva risposto, brontolando con Harry dietro che ridacchiava.
Non sono stupido e non sono completamente ignorante del mondo dei babbani, Granger!

La discussione era andata avanti per qualche ora, così lunga che il corvino si era addormentato sul divano con Priscilla vicino ma alla fine, come sempre, Hermione aveva convinto il biondo del casato Malfoy ad usare quel dannato spostapoveri.
L'avrebbe avuta vintacomunque, con le buone o con i pugni.

§§

"Sei pronto?" urlò Draco dalla porta, tenendosi il giaccone addosso.
Faceva davvero freddo e la neve che scendeva lenta dal cielo annunciava molto più gelo di quando Draco ne avesse previsto.

Se fossero andati sulla scopa, sarebbero molto probabilmente morti congelati.
Già immaginava la Granger sfregarsi le manine come una mosca che architetta la fine del mondo, per aver avuto ragione su quella tipologia di spostamento.

"Harry!"
"Arrivo!" urlò il corvino, avvicinandosi con indosso un paio di jeans, maglione rosso ed un giacchetto troppo strampalato per averglielo comprato lui.

"Che è quello." mormorò allora, indicando il giaccone.
"Me l'ha portato Ginny da parte di Ron. Dice che era mio e che mi piaceva indossarlo."
"Ah."

Harry lo guardò un po' confuso, passando una mano davanti i suoi occhi.
"Draco? Ti sei incantato?"
"Se mi hai lasciato le pulci nell'armadio ti do fuoco, Harry."
Il corvino brontolò qualcosa mandandolo a quel paese, incrociando le braccia e mostrando la cartella sulle spalle, pronto per l'avventura.

"Hey piccolo avventuriero" gli sorrise Draco, ficcandogli in testa un berretto "Copriti, non vorrei che ti prendessi qualcosa."
"Non sono un bambino" sbuffò Harry.

Il biondo sorrise, guardando l'altro sistemarsi i pon pon ma quando vide che dal punto di smaterializzazione stava per comparire Zabini, diede una spinta tanto forte al corvino da fargli abbracciare la colonna dell'entrata, quasi spaccandogli il naso.

"Draco!" urlò quello, dolorante.
"Shhhh" gli mormorò, spingendolo nella sala "Rimani qui e zitto, torno subito!" e gli richiuse la porta dietro, sospirando.

"Malfoy".
"Zabini" salutò Draco, avvicinandosi alla porta "Che ci fai qui?"
"Non mi hai fatto sapere nulla per il contratto ed a lavoro non vieni."
"Ho da fare alcune cose. Non posso venire a lavoro, faccio tutto qui al manor."
"Hai saputo quella cosa da tuo padre?"

°°

Harry si appiccicò alla porta e tentò di ascoltare.
La voce gli era famigliare ma non riusciva a crearci un viso che potesse averla.
Conosceva l'amico di Draco?
E di cosa stavano parlando?

"Harry Potter, signore, non è educato ascoltare" lo spaventò Priscilla, avvicinandosi.
"Shh, Priscilla, sto cercando di sentire."
L'elfa mosse le orecchie e lo tirò per la maglia.
"Venga, le medico il viso."
"No, dai, puoi farlo più tardi."

Dopo piccoli bisticci, Priscilla riuscì a tirare via Harry per curargli il naso, un po' arrossato e gocciolante di sangue.
Aveva preso davvero una bella botta.

Sospirò, immaginando cosa fosse accaduto se Harry avesse sentito della rimpatriata dei mangiamorte a cui Draco avrebbe partecipato.
Avrebbe scatenato il putiferio.

°°

"Non mi inviti ad entrare?" chiese l'ex Serpeverde, guardando nella direzione in cui Draco aveva spinto Harry.
"Non posso, stavo andando via."
"E dove vai?"
"Non sono affari tuoi, Zabini" sibilò il biondo incrociando le braccia.

Blaise guardò la postura di Draco ed immaginò che quel discorso era chiuso.
Era sempre stato difficile sfilargli qualcosa dalle labbra se non lo si minacciava a dovere ed in quel momento non aveva nulla con cui ricattarlo.

"E come fai con la Bulstrode? Hai firmato?"
"Crunchy."
L'elfo si materializzò accanto al padrone senza battere ciglio.
"Portami i documenti."
E, com'era comparso, l'elfo si smaterializzò.

°°

"Chi c'è di fuori con Draco?" chiese il corvino all'elfa.
"Un suo ex compagno di scuola."
"Lo conosco?"
"Non lo so, signore."
In effetti Priscilla non c'era al tempo di guerra e non poteva saperlo.
L'unico modo per capire se lo conosceva era quello di uscire e vederlo, solo che Draco gli aveva detto di rimanere lì.
"Perché non posso uscire?"
"Perché sarebbe un problema, signore. Lei è Harry Potter – il che è una cosa molto grave – e non può permettersi di andare in giro a scorrazzare per il mondo."

Harry non ne capiva il motivo, dopotutto era una persona libera, no?
Lo era stato per tanti anni ed ora, improvvisamente, non lo era più? Solo per quel legame?

"E perché?"
"Perché nessuno sa che lei è qui signore. Accuserebbero il signorino Draco se scoprissero che lei è vivo ed è legato come schiavo a lui."
Il ragionamento non faceva una piega ed Harry decise di rimanere zitto e buono nella sala mentre Priscilla gli metteva un fazzolettino nel naso per tamponare la piccola perdita che la botta aveva causato.

°°

Draco porse a Zabini i documenti e si accigliò.
"Che c'è?" domandò il moretto, quasi stizzito.
"Hai letto questi documenti?" chiese di rimando il biondo infastidito.
"Certo!" brontolò Zabini, aprendo i fogli "Ovvio che l'ho fatto."

Il rampollo del casato Malfoy raccolse tutta la pazienza del mondo pur di non cruciare il suo amico sulla porta di casa, con Harry nella sala e gli elfi in giro per le stanze.
Perché quel dannato Blaise Zabini era un citrullo.

"Citrullo" mormorò, pensandolo con cattiveria "Sei un emerito citrullo!"
"Malfoy!"
"Malfoy un corno!" urlò di rimando Draco, afferrando i fogli e prendendone uno "Qui c'è scritto che se ai nostri figli accadesse qualcosa, andrebbe tutto in mano alla Bulstrode. Anzi, c'è quasi chiaramente scritto che i figli di quella cosa avranno l'intero potere sull'azienda!"
"Ma lei sta uscendo da questo affare!"
"No, c'è scritto che avrà comunque potere in piccola percentuale su alcune cose, per esempio questo" ed indicò "Questo" e continuò ad indicare " E questo!" finì spazientito.
"Oh..."

Draco sbuffò e gli ridiede i fogli.
"Controlla tutto quello che ho sottolineato, non ho avuto tempo per leggere tutto, perciò fatti aiutare da Pansy."
"Quella non capisce nulla."
"Dal tuo operato, sono più che convinto che ne capisce più di te."

Blaise aprì la bocca per rispondere ma poi la richiuse, stringendo i fogli indignato per quello che il biondo gli aveva detto.
Lo guardò con sfida e poi si girò verso la porta, avviandosi.

"Buona giornata, Blaise" mormorò sorridendo Draco.
"A te, Malfoy. Ci vediamo a lavoro" rispose l'altro, smaterializzandosi via.

Il biondo si girò verso la porta della sala, dopo aver ben appurato che l'ex compagno se ne fosse andato e la aprì, trovando Harry seduto davanti al tavolo con Priscilla che gli ficcava il fazzoletto nel naso.
Ridacchiò alla scena e si avvicinò.

"Ma che stai facendo?"
"Gli cola il naso, signore, in questo modo si aggiusterà."
Harry si girò verso il biondo e sbuffò.

"Chi era? Mi hai fatto male!"
"Un vecchio amico di scuola" sorrise Draco, accarezzandogli i capelli "Scusa, non volevo farti male."
Harry fece spallucce e si alzò, ringraziando Priscilla.

"Allora andiamo?" chiese impaziente al biondo, avviandosi verso la porta.
"Andremo a piedi fino al Paiolo magico, tu userai il mantello dell'invisibilità. Lo ricordi?"
Harry fece un'espressione stranita e, quando Priscilla gli porse l'oggetto magico, sembrò ricordare.

"Me lo diede... A Natale."
"Non so come l'hai avuto ma ti è sempre appartenuto."
Harry fissò ancora l'oggetto e sembrò ricollegarlo a qualcos'altro. Una stecca ed un anello.
Era un anello? Od una pietra?

"Indossalo e nessuno ti vedrà. Andrà tutto bene."
Il corvino annuì e se lo mise addosso.
Priscilla salutò i due ragazzi e richiuse le porte del manor dietro le loro spalle, sperando che Harry Potter avesse un briciolo di fortuna in quel viaggio appena intrapreso.

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