I don't need Anything

5.2K 259 47
                                    

  I don't need Anything
Non ho bisogno di nulla
Cap.25





Quel che Draco aveva temuto, era accaduto.
Quel che Draco aveva cercato di impedire, aveva preso il sopravvento.

Harry era in costante pericolo e, con lui, tutto il Malfoy manor, compreso il suo biondo platinato rampollo con elfi e roba varia.
Il bambino sopravvissuto era una calamita per i guai e Draco lo aveva vissuto più di una volta sulla sua pelle.

Aveva tentato in tutti i modi possibili ed immaginabili di tenerlo al sicuro, insomma, stava andando contro la legge per non farlo morire e cosa facevano quei buzzurri dei mangiamorte?
Entravano in casa sua, lo minacciavano, abbassavano le sue difese e maltrattavano i suoi elfi!

Che poi, francamente, per come si stavano comportando una lezione se la meritavano pure...
Non era più padrone di casa sua, diamine!

Ok, ok... pensò, guardando Antonin che stringeva il corvino in modo troppo strano per una persona normale.
Adesso devo solo salvare quel Grifondoro idiota, cretino, senza cervello, imbecille di natura, antipatico, testone, ignorante e attira guai!
...ma terribilmente sexy.


Nella sua testa Draco elencò altri mille e mille nomignoli che nemmeno Fred e George sarebbero riusciti a creare, prima di rialzarsi e puntare la bacchetta a Brian.

"Ma guardalo Antonin... Il piccolo Malfoy tira fuori le palle... Strano per uno della sua razza" soffiò ridacchiando.
"Che vuol dire?" gli urlò il biondo.
"Vuol dire che fra te e tuo padre, non ne fate uno di mangiamorte vero e proprio. Lo siete solo per il marchio, mi chiedo ancora perché il signore Oscuro vi abbia avuto fra le sue schiere."

Il biondo digrignò i denti e strinse la bacchetta, furioso per quello che l'altro stava dicendo ed indignato per i lamenti di Harry fra le mani di Antonin.
Che cavolo gli stava facendo?

"Cosa c'è, sei geloso?"
"Geloso di un Malfoy? Ah!" ridacchiò Brian, leccandosi le labbra "Mai nella vita. Tu e tuo padre siete inutili e deboli... Adatti solo da prendere a calci!"

Draco non ci vide più.
Puntò la bacchetta e lo schiantò talmente da forte da sentirlo urlare dal dolore.

"Brian! Dannazione, questa me la paghi, Malf-" Antonin non finì di parlare che Priscilla spuntò da dietro le sue spalle e lo colpì con un incanto, mandandogli a fuoco il braccio.
"Priscilla, prendi Harry!"
L'elfa subito eseguì l'ordine e tirò il corvino, portandolo fra le braccia del biondo.

Subito tutti gli elfi si schierarono davanti ai due ragazzi, mentre Draco si sedeva a terra e stringeva fra le sue braccia Harry che ansimava e singhiozzava come un povero cucciolo.
Però lo aveva di nuovo fra le sue mani.

"Ed ora, Antonin?" sorrise Malfoy "Cosa pensi di fare?"
L'uomo lo guardò ringhiando e poi si alzò, scappando e lasciando lì il suo collega.
"Crunchy, rinchiudilo nelle segrete e manda una lettera a mio padre con scritto che ho un mangiamorte nelle celle del manor.
Digli che può passare questo pomeriggio a togliermelo di torno."
"Subito" mormorò l'elfo, sparendo.

Priscilla si avvicinò ai due, sorridendo.
"Ottimo lavoro" gli sorrise Draco.
"La ringrazio signore."

Il biondo strinse Harry e gli accarezzò il viso.
"Harry.. Smettila di piangere, è tutto okay."
Il corvino singhiozzò ancora ed aumentò il respiro, stringendolo.
"N-non lasciarmi.. Non... ho paura..."
"E' tutto passato, tranquillo."
"Lui.. Torna lui..." guardò il biondo, tossicchiando.
"Harry?" lo chiamò Draco, vedendolo svenire "Harry!"

Priscilla drizzò le orecchie, impaurita.
"Chiama Theo! Chiamalo! E digli che se non si sbriga gli accredito i danni subiti al giardino!"
L'elfa annuì e corse dentro, spedita.

"Tranquillo Harry!" urlò Draco, prendendolo in braccio "Starai meglio, ti prego resisti!" continuò, correndo in casa per poi avviarsi verso il salotto "Ti prego resisti, non lasciarmi."
La paura aveva preso il sopravvento e sentiva gli occhi pizzicare. Possibile che avevano tentato di ucciderlo?
Non era questo il loro piano seguendo ciò che gli aveva detto Lucius qualche che giorno prima.
"Non lasciarmi!"

§§

Theo era arrivato da una mezz'ora al manor, tutto trafelato e pieno di roba sia babbana che non per capire cosa fosse successo al corvino.
Draco gli aveva spiegato tutto, omettendo gli insulti che aveva tirato ad Harry.

Era entrato nella camera dove avevano portato il ragazzo e ci si era chiuso dentro.
Ho paura per quell'intruglio che gli hanno somministrato aveva detto, prima di lasciarlo fuori nel corridoio.
Draco ci aveva pensato e ripensato.

E se quell'intruglio serviva a farlo stare male?
Oppure ad ucciderlo?
Oppure...

Il biondo non sapeva più che pensare, stava cercando di mantenere la calma pur di non scoppiare a piangere davanti la porta della camera di Harry.
Doveva resistere.

Un Malfoy non piange e, se lo fa, lontano dagli occhi altrui.
Draco non doveva dimostrare sentimenti, non in quell'istante, non doveva farsi vedere piangere per la vita della persona che completava la sua.

Sì, perché Harry la riempiva e la completava la sua vita.
Per anni si era sentito vuoto, solo ed inutile ma da quando il corvino si era unito ai suoi fili, quella stessa vita aveva preso colore, era diventata speciale, unica e...
Tante altre cose.

Quel ragazzo era stato un arcobaleno, una pozione di vita, una ninfa, un angelo era... tutto.
Tutto quanto.

Harry per Draco era la vita stessa.
Era il suo ossigeno, il suo sangue, il suo cuore, tutto.

Hermione arrivò al manor in quell'istante, sconvolta e tutta trafelata.
Il biondo aveva fatto chiamare anche lei, preso dal panico com'era.
Solo la riccioluta poteva aiutarlo.

"Malfoy, tutto bene? Harry dov'è? E' vivo?!"
"Calma, Granger, Nott sta facendo tutto il possibile..."
La ragazza sospirò e si calmò.

"Cos'è successo?"
"Hanno provato a portarlo via ed ad uccidermi..."
"Oh, no..."
"Però non ci sono riusciti... Solo che hanno somministrato qualcosa a Potter e-"
"E' grave?!"

"No" si intromise Theodore, aprendo la porta "Sta bene."
Draco spinse via il moretto ed entrò nella stanza, trovando Harry addormentato tranquillamente fra le lenzuola.

Riprese a respirare.
Immaginò di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo senza mai accorgersene.

Il ragazzo era lì che dormiva, tranquillo e senza stare male.
Theodore aveva fatto un ottimo lavoro.

Si avvicinò e si sedette, accarezzandogli i capelli e, sorridendo dolcemente, guardò verso la porta da dove Hermione ed il medimago stavano entrando.

"Sta bene" sospirò la riccia.
"Sì, fortunatamente ho agito in tempo."
"Spiegati" mormorò Draco.

"Quel che gli hanno somministrato era un composto per stroncargli le forze e la magia, riportandolo al periodo buio. Avrebbe anche funzionato se non fosse stato per l'intruglio che gli fate bere tutte le mattine, che lo aiuta a disintossicarsi."
"E perché è svenuto?" domandò ancora il biondo.
"Il composto, entrando in circolo, è andato... diciamo si è scontrato con l'intruglio e si sono annullati, creando una situazione insostenibile per il corpo di Potter."
"Quindi..." continuò Hermione.
"Quindi gli ho somministrato la giusta pozione per aiutarlo a riprendersi.
Fallo riposare un po' e poi tornerà tutto come prima."
"Dovrò ancora fargli prendere l'intruglio la mattina?"
"Sì, Draco, ovviamente."

Il biondo sospirò e si alzò, uscendo con il resto del gruppo, dirigendosi nel salottino.
Priscilla servì Martini per i due ragazzi ed un bicchiere di The alle erbe per Hermione che la ringraziò con gentilezza.

"Priscilla, puoi tornare a controllare Potter?"
"Sì, signore, nessun problema, signore" e, detto questo, uscì.

"Allora..." cominciò la riccia, bevendo "Come pensi di agire, ora?"
"Non lo so" sospirò Draco "Per questo ho chiamato te."
"Per darti un idea?"
"Esatto."

Hermione si morse il labbro e cominciò a pensare a qualcosa.
Il biondo poteva ben vedere come muoveva le rotelline del cervello per cercare una soluzione a quella situazione.

Un po' si vergognava, certo, a chiederlo a lei.
Quella situazione era strana ma gli andava a vantaggio, dopo tutto.

"Forse ho un idea" mormorò la riccia.
"Parla."
"Dobbiamo parlare con Shacklebolt e mettere degli Auror a protezione del manor."
"Cosa?!" urlò Draco "Ma ti sei bevuta il cervello?"
"Ma come ti permetti?" gli rifilò Hermione.
"Quel the deve esser andato a male, lascialo."
"Ma sei tu quello andato a male, Malfoy!"
"Calma!" si intromise Theodore "Falla spiegare."
"Spiegare?" domandò il biondo "Ti rendi conto che lo verrebbe a sapere tutto il mondo magico in meno di mezzo secondo?"
"No, basterebbe parlare con Shacklebolt e la protezione aumenterà!"
"Ho già i miei elfi a proteggermi, Granger."
"E per te bastano?" chiese ancora Hermione.
"Granger, mi stai chiedendo di rinunciare ad una cosa per usarne una peggiore."
"Che intendi?" domandò la ragazza.
"Immagina di essere fidanzata con Nott" ed indicò il moretto "E di lasciarlo per Weasley. Stessa cosa!"

Hermione divenne rossa dalla furia, mentre Theodore arrossì abbassando il viso, tossicchiando un po'.
"Cosa intendi dire lasciarlo per Weasley?"
"Oh" rispose Draco "Lo sappiamo tutti cosa intendo."
"Sentite..." si intromise ancora Nott "Ora basta litigare. Rimanderete questa ridicola chiacchierata a quando tutta questa storia sarà conclusa."

La riccioluta ragazza posò il bicchiere ed incrociò le braccia, mentre Draco si sedeva e sospirava, sorridendo un po' alla maniera Malfoy.

"Draco, mi spiace dirtelo, ma credo proprio che Granger abbia ragione."
"Non ti pago per dar ragione a lei."
"Tu non mi paghi proprio!"

Draco sospirò ed il trio capì che non potevano andare da nessuna parte senza litigacchiare come ai vecchi tempi. Non trovavano un punto in comune.
Anzi, due di loro sì.

"Senti..." provò ancora Hermione "Almeno fatti aiutare da Ron. Lui rimarrà qui a controllarti e-"
"Non per dire niente, Granger, ma io con tuo marito non voglio avere nulla a che farci."
"E perché? E' diventato Auror, ha superato da un bel po' la fase sono un idiota che si scafona di cosce di pollo."
"Ho detto di no. Non farmi ripetere."

"Draco, ascolta..."
"Ho detto di no.
Non voglio Weasley in giro per casa mia, soprattutto se sono femmine, piattole ed invadenti."

Hermone immaginò che parlasse di Ginny e sospirò.
La gelosia lo stava logorando e si stava propagando ovunque, anche su Ron.
Questo, di certo, non avrebbe giovato ad Harry.

Draco si alzò e si sedette dietro il piccolo tavolo, prendendo il contratto con la Bulstrode e ricominciare a leggerlo.
Per lui quel discorso poteva benissimo chiudersi lì.

I due ragazzi non gli avevano dato delle idee sufficientemente intelligenti e di conseguenza potevano alzarsi e togliere il disturbo da casa sua.
Non voleva Weasley per il manor.

Avere Ron come guardia del corpo era stupido, soprattutto perché era Lui.
Il male peggiore, però, non era quel ragazzo ma la gatta morta rompiscatole ed ignorante della sorella più piccola.

Sarebbe sicuramente venuta al Manor e, con millanta ragioni che Draco non avrebbe mai ascoltato, si sarebbe piazzata nella camera di Harry, appiccicandosi a lui e non ne sarebbe più uscita.

L'unico modo per toglierla di mezzo era ucciderla ma poi si sarebbe dovuto scontrare con famiglia, Auror, comunità magica e Granger.

Sì, perché quella maledetta arpia di nome Hermione Granger non si faceva scrupoli ad avvicinarsi e spaccargli il naso con un destro da record.
Stupida rozza nata babbana.

La sua quiete venne interrotta quando il contratto gli fu tolto dalle mani.
La ragazza aveva incrociato le braccia e lo guardava in modo molto cattivo.

"Che strano..." proferì Draco, appoggiandosi allo schienale della sedia "Eppure mi sembra che stavo leggendo un contratto."
"Malfoy, non farmiti picchiare, risolviamo questa cosa da persone civili."

"Quale cosa? Io credevo che avevamo concluso il discorso."
"Nessun discorso è stato concluso, ti sei semplicemente alzato e spostato con la coda tra le gambe e le orecchie abbassate, sperando che il cane cattivo non ti rincorresse!"
"Fammi capire, saresti tu il cane cattivo?"

Hermione contò fino ad un numero troppo grande per non girare quel tavolo e farlo diventare un tutt'uno con la sedia.
Draco, quando ci si metteva, sapeva tirare fuori il peggio dalle persone.

"Senti, Malfoy..." mormorò la ragazza "Prima che io mi alteri ed acchiappi il divano per picchiartici, possiamo decidere qual è la soluzione migliore per proteggere Harry?"
"Mi dispiace contraddirti ma io l'ho già scelta."

Hermione appoggiò il contratto sul tavolo e poi guardò Theodore che era rimasto seduto sul divanetto.
Lui conosceva bene Draco e sapeva quando la partita era chiusa.

"E sentiamo: cos'hai scelto?"
"Incanti che terranno fuori i mangiamorte dal mio manor. Compresa te e tutta la tua allegra famigliola."
"Cosa?"
"Continua così e non ti permetterò più di vederlo."

Contare, ormai, non serviva più a nulla.
Hermione girò il tavolo e lo acchiappò per la cravatta, tirandolo addosso a lei in un microsecondo.
La furia le si leggeva in faccia.

"Ascoltami bene platinato del cavolo, se non vuoi finire ad Azkaban per aver rapito e drogato il salvatore del mondo magico, ti conviene abbassare le penne ed ascoltarmi.
Sai, ci metto veramente molto poco a farti sfondare la porta da una dozzina di Auror e farti passare per il cattivo della situazione.
Non mi sfidare."

Il biondo sorrise e si allontanò dalla ragazza, mentre quella incrociava le braccia.
Doveva ammetterlo: ci sapeva fare.
Lo aveva messo al muro.

"Sicura di essere Grifondoro?" le domandò, sistemandosi la cravatta.
"Allora? Questa scelta?"
"Sistemerò il mio personale e ti farò sapere, Granger.
Non voglio Weasley in casa mia, soprattutto nel letto di Potter."

Hermione sospirò e si avviò verso Theodore, acchiappando borsa e cappotto per poi tirare il medimago per un polso.
"Malfoy, se succede qualcosa ad Harry, ti terrò il diretto responsabile."

Il biondo annuì e lasciò che i due se ne andassero accompagnati di Crunchy.
Quella battaglia l'aveva vinta, ma la guerra con la Granger era appena iniziata.
E vincerla sarebbe stato veramente difficile.

§§

I due ragazzi avevano raggiunto il parco della Londra magica con un caffè caldo fra le mani.
La neve cadeva leggera e imbiancava le loro vesti con molta grazia.
Peccato non calmasse i loro animi.

"Malfoy è proprio uno stupido..." mormorò la riccia, bevendo il caffè.
"E' fatto così... non possiamo farci nulla."
"Come avete fatto a sopportarlo per tutti questi anni?"
"Non siamo tanto differenti da lui... Per questo ci intendiamo."
"Certo che siete proprio strani..."

Camminarono ancora per un po', sotto la neve e con il bicchiere caldo in mano.
In poco tempo le guance divennero rosse e le labbra violacee.

"Non sentirà ragioni, vero?"
"No... Lo conosco bene, neanche se lo rinchiudi nella cella più buia di Azkaban.
Rimarrà perfettamente convinto di quel che pensa."

Hermione sospirò e bevve ancora, fermandosi davanti al lago ghiacciato della Londra magica.
Tante persone pattinavano qua e là, felici e contente, ignare di tutto quello che il loro salvatore stava passando.

"Posso farti una domanda, Granger?"
"Dimmi."
"Draco... ha una cotta per Potter, vero?"
La ragazza ridacchiò ed annuì, bevendo ancora.

Ormai i sentimenti del biondo erano visibili ad occhio nudo e non potevano più essere nascosti.
Chissà come avrebbe reagito la gente.

"Già... Credo proprio di sì, Nott."
"E' strano come pensiero."
"Ci farai l'abitudine... Dopo tutto si rincorrono dalla scuola."
"Vero... In sala comune parlava solo di lui...
Potter ha fatto questo, Potter ha fatto quello, Potter ha detto ciò, Potter è stato qua, Potter ha letto là...
Avevamo la telecronaca ventiquattr'ore su ventiquattro, era impossibile non sapere le gesta del bambino sopravvissuto."

Hermione ridacchiò ancora, appoggiandosi ad una panchina, seguita dal moretto che finiva il proprio caffè nel bicchiere.

"Potter parlava mai di Draco?"
"Diciamo che andava a momenti... Il secondo anno ed il sesto però pensava solo a lui... Pensa che l'ha fatto pedinare anche da Dobby!"
"Dobby?"
"Sì, era l'elfo domestico dei Malfoy."
"Ah, sì... me lo ricordo.
Ecco perché ogni tanto ci sentivamo seguiti... Era lui!"
"Esatto" ridacchiò Hermione.

I due guardarono ancora un po' i pattinatori, sospirando e stringendosi nel cappotto.
La situazione non era facile, Draco Malfoy non era facile, ma sarebbero riusciti a piegarlo in qualche modo.
La riccia ne era sicura.

"Quindi... Cosa faremo ora?" domandò Nott.
"Non lo so ma... ci penserò.
Qualcosa invento, non preoccuparti.
Ha vinto la battaglia ma non la guerra."  

SlaveWhere stories live. Discover now