Capitolo 2.14

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Sergio aprì un occhio sentendo intorno a sé un grande trambusto. Avvertiva i passi di qualcuno muoversi avanti e indietro per la stanza: suoni ai quali non era più abituato, dopo aver vissuto da solo in quella grande casa tutti quei mesi. Sicuramente era Victoria tornata da ormai due mesi, a vivere da lui con Sofia.

Corrugò la fronte, sbadigliando: la stanza era ancora al buio e l'ombra della moglie si muoveva da un lato all'altro, in modo alquanto inquietante - specialmente alle otto di mattina di sabato.

"Che stai facendo?" domandò voltandosi, notando che Victoria camminava avanti e indietro.

La ragazza non si fermò, sistemando chissà cosa.

"Dormi." gli intimò, concentrata.

"Come faccio se tu ti muovi come un ratto da una parte all'altra?"

"Sei sempre così gentile a paragonare tua moglie ad un topo!" sbuffò aprendo le ante dell'armadio.

Sergio sospirò e si alzò seduto, guardandola a braccia conserte.

Victoria sembrava non accorgersi nemmeno della sua presenza. Provò a capire senza chiederglielo cosa stesse facendo.

"O dormi o ti alzi che sistemo il letto!!!" esclamò ad un certo punto.

"Sembri mia madre."

"Sergio! Deciditi!" commentò.

"Ma sono le otto di mattina! Che stai..." si bloccò. Subito gli balenò in testa che giorno fosse. Era il sabato del ritiro, prima della partita che tutta la Spagna attendeva puntualmente a Dicembre.

L'incontro del secolo, il "Classico" versione andata - come lo chiamavano Ines e Victoria.

Era una partita in corso di campionato, non era di certo quella determinante, ma era ulteriormente importante perché entrambi i loro mariti vi giocavano.

La ragione per cui Victoria era in piedi a quell'ora era sicuramente che non stava più nella pelle perché dopo mesi finalmente Ines tornava a Madrid per la partita.

"Adesso capisco tutta questa adrenalina..." commentò ad un certo punto.

"Non capisco di cosa tu stia parlando" fece Victoria dal bagno.

"Non ti alzi mai prima delle nove."

"Sofia si svegli alle sette e mezza, perciò mi sveglio alle sette e mezza. Non alle nove." corresse.

"Sì ma poi torni qui, vicino a me, come le persone normali. Oggi no...c'entra qualcosa il ritorno della tua dolce metà?" fece ironico.

Victoria uscì dal bagno scrollando la testa. "Sei geloso Ramos?"

"Scommetto che non sei così attiva quando torno io dalla trasferta..." commentò.

"Sono le otto e mezza di mattina anche per te, e sei già geloso? Andiamo bene..."

"Non sono geloso è che non capisco perché ti agiti.."

"Io non mi agito! Sto sistemando..non posso sistemare?"

Ormai Sergio la conosceva come le sue tasche: Victoria esprimeva la sua felicità nel rivedere sua cugina diventando uno Speedy Gonzalez umano, girando come una trottola da una parte all'altra per ingannare il tempo fino all'arrivo di Ines previsto per non prima di mezzogiorno.

"Hai ancora tante ore per sistemare..perché ti alzi adesso.." sbuffò ributtando la schiena sul materasso e la testa sul cuscino morbido.

Victoria si fermò sospirando. In effetti doveva trovare come occupare la mattina per non rimanere lì ad aspettarla. Non vedeva l'ora di poterla riabbracciare c'erano così tante cose da raccontare, così tante cose da dire prima della partita...a cominciare dalla promessa fatta tre mesi prima, e mantenuta alla perfezione. Come sempre Ines aveva ragione e Victoria questa volta non poteva che volerle sempre più bene per averla convinta a lottare ancora una volta.

Trilogia con Sergio RamosWhere stories live. Discover now