Capitolo 3.02

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Erano circa venti minuti che Victoria era di fronte alla valigia vuota, posata sul letto, aperta.

La guardava, come se non dovesse metterci dentro niente. In realtà doveva prepararla perché in pochi giorni sarebbe partita.

Destinazione: Londra. Sarebbe arrivata a Heatrow, sarebbe salita su un taxi apposito che l'avrebbe aspettata fuori e sarebbe arrivata nel suo nuovo appartamento che avrebbe condiviso con il resto della troupe per il reportage, nel centro della grande capitale inglese. Londra.

Ci era andata in gita con il liceo, e qualche altra volta ma senza mai fermarsi più di una settimana. Lavorare lì, vivere lì, anche se solo per un mese, le metteva una particolare angoscia che non riusciva a scacciare nemmeno con il grande ottimismo di Sergio che provava ad infonderle coraggio. Lui era perfetto quando faceva così, ma Victoria non si sentiva ancora del tutto convinta.

Infondo però non poteva farlo vedere più di tanto così si fece coraggio e cominciò a selezionare un po' di cose da poter portare con sé per quell'esperienza: era da un sacco che non faceva una valigia per partire da sola.

Mentre ancora pensava, indecisa, la porta dietro di sé si aprì e arrivò a rapidissima velocità Sofia che saltò sul grande letto matrimoniale con il suo pupazzo in mano.

Victoria le sorrise guardandola.

"Dov'è tuo fratello, Sofia?"

"Sta giocando." rispose lei, sorridendole. Era da tempo che aveva iniziato a parlare e subito sembrava aver assimilato l'accento del padre, ben diverso da quello di Victoria nata e cresciuta a Madrid.

"Non avete combinato niente vero?"

Sofia ci pensò, e in quel momento a Victoria parve di rivedere Sergio. Era incredibilmente impressionante la somiglianza, quasi ogni giorno aumentasse, aveva i suoi occhi furbi e lo stesso sorriso e poi faceva le stesse facce quando combinava qualche guaio.

Victoria sospirò, aprendo la porta e controllando se ci fosse qualcosa di rotto.

"Cosa avete rotto?!" chiese sospirando, verso la figlia.

La bambina si guardò intorno, capì che non c'era più possibilità di mentire - e lo fece con la stessa espressione che usava Sergio.

"Niente!" ripeté lei.

"Sofia Luz Ramos Sanz....hai dieci secondi per dirmi cosa avete fatto!"

Sofia sapeva che se Victoria la chiamava con il suo nome completo, era meglio confessare subito.

"E' stato Andrés col pallone! Io non c'entro!!" protestò subito col sorriso.

Victoria la guardò, sospirando.

Uscì in corridoio e corse verso il salotto. Andrés, in giro per la grande sala, rincorreva il suo pallone facendo gol sulle gambe dei mobili esultando come in Champions League.

Victoria si portò le mani sui fianchi, sospirando. Quando si mettevano erano proprio due pesti - e di certo da lei questo non l'avevano preso.

Si schiarì la voce, con espressione dura. "Andrés Sergio Ramos Sanz!!!" tuonò.

Il bambino si voltò, puntando i due occhi di ghiaccio sulla madre. Allargò un sorriso che le parve di aver già visto da qualche parte.

Si fermò, appoggiando il piede destro sopra il pallone per arrestare la corsa.

"Quante volte ti ho detto di non giocare con il pallone in salotto?!" protestò avvicinandosi.

Prese il pallone e lo trascinò con il piede verso l'ingresso. Andrés gli corse dietro, divertito, sembrava non avere per nulla paura della voce grossa della madre che nonostante i rimproveri non l'avrebbe mai punito.

Trilogia con Sergio RamosWhere stories live. Discover now