Capitolo 2.26

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L'erba verde del campo di Valdebebas era illuminata da un timido sole primaverile. L'inverno si era definitamente chiuso, portando dietro di sé una fredda brezza e un sole pronto a scaldare Madrid con i suoi raggi.

Il quartier generale del Real Madrid era stato preso d'assalto dai fans e dalla stampa arrivata ad assistere all'allenamento in vista di una delle ultime partite del campionato. E così, tra flash, schiamazzi, cartelloni e applausi, i Blancos continuavano l'allenamento.

"Ma vi rendete conto che anche questo campionato è quasi finito?" constatò Pepe, in fase di riscaldamento.

"E tu non hai fatto neanche un gol Pepe!! Pensa te.." scherzò Higuain sorridendo al portoghese.

Il calciatore corrugò la fronte facendogli una smorfia.

"Non ti mando dove vorrei perchè ci sono i giornalisti!!" esclamò mischiando la sua lingua allo spagnolo.

Gonzalo si mise a ridere. "Anche io ti voglio bene!!" sorrise fingendo di mandargli un bacio da lontano.

Il ragazzo scosse il capo e si mise a correre quasi volesse scappare da quel finto "corteggiamento" della stella del calcio argentina.

"Fossi in te non mi vanterei troppo, nemmeno tu hai brillato quest'anno Pipa" intervenne Cristiano arrivato di corsa dal fondo campo.

Gonzalo si voltò, perplesso. "Ha parlato l'Umiltà del Real.."

"Il Signor Umiltà" commentò annuendo "E io non mi vanto. Presento fatti, io sono il miglior..."

La sua solita frase che finiva con "giocatore del mondo", venne interrotta dall'arrivo di una scarpa da calcio in pieno collo.

I ragazzi, in cerchio per il riscaldamento, scoppiarono a ridere.

Dietro di lui, Sergio e Iker, fermi con le braccia conserte a guardarlo con aria alquanto perplessa.

"Chi è stato di voi due?!" domandò Cristiano, ferito nell'animo dal gesto.

I due si guardarono. "Lui" dissero, in coro, indicandosi a vicenda.

"Avete interrotto la mia frase... pagherete per questo!!" fece, con sguardo assassino.

"Ronnie" sorrise Sergio prendendolo in giro, sapendo che quel brutto soprannome da orsacchiotto di peluche gli dava sui nervi. "Smettila di vantarti del nulla! Non ti si può più sentire con questa farse Il miglior giocatore del mondo, il miglior goleador, il miglior questo il miglior quello!"

"Non ti uccido adesso solamente perché è triste morire il giorno del compleanno...ma sappilo brutto sivigliano che non la passerai liscia!!" lo minacciò fingendosi serio.

Sergio alzò le spalle sorridendo prima di essere travolto, a sorpresa, dai suoi compagni di squadra che volevano fargli gli auguri "a loro modo".

"Allora!?!" tuonò il mister avvicinandosi, interrompendosi il momento di affetto tra i ragazzi "Vi metto ad allenarvi con le cheer-leader o lavoriamo per la partita?!"

Mister José Mourinho, lo "special one" com'era meglio conosciuto, era il loro Mister da tempo ormai. Per loro era come un padre, anche se il suo incorreggibile modo di trattarli, lo faceva sempre assomigliare ad un capitano dei Marines. Anche quel giorno, in tuta firmata Real e fischietto alla mano, li aveva ripresi non vedendoli lavorare e scaldarsi ma vedendoli scherzare tra di loro tutti addosso a Sergio.

"Ramos, Ronaldo, Higuain...ma sempre voi?!" aveva sbuffato riprendendoli con il fischietto in mano.

I ragazzi sciolsero l'abbraccio, lasciando il povero Sergio respirare.

Trilogia con Sergio RamosWhere stories live. Discover now