29-Non abbandonarmi

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Lo sguardo di Sasuke si posò sulla figura addormentata del biondo, era così difficile, era cresciuto circondato da ragazze che facevano di tutto per lui, che si sarebbero fatte investire per avere la sua attenzione. Ed ora, quello disperato, che voleva a tutti i costi l'attenzione della persona che amava era lui. Era così confuso. Aveva la certezza che prima o poi i ruoli finalmente si sarebbero scambiati, che naruto avrebbe cominciato a seguirlo, a pregarlo. Ma non succedeva. Ogni giorno che passava, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo...si sentiva sempre più lontano da lui. Quanto vorrebbe essere freddo, riuscire ad accantonare i suoi sentimenti e separarsi dal ragazzo. Ma era più forte di lui, non poteva lasciarlo. Non voleva farlo. Ma sapeva che se non fosse stato lui, alla fine sarebbe stato Naruto a mollare tutto, ad andare via, ad abbandonarlo.
Le parole di Minato gli rimbombavano nella testa da ore. Naruto sarebbe andato via. Sarebbe rimasto qui. Ma ancora sperava, forse lui era più importante di un lavoro. Ma più ci pensava più si rendeva conto, Naruto non aveva mai dimostrato di amarlo. Tutte le sue parole erano per un amico. L'avrebbe sul serio abbandonato? Sarebbe...andato via? Si sentiva vuoto.  Sarebbe morto. Svuotato da ogni emozione. Come in quei due anni in cui lui era andato via. Un ombra che vagava dietro ad un corpo, senza Nessuna motivazione. Prima non era così. Prima era diverso. Prima non gli importava di lui. Perché si era innamorato? Quando era successo?
-Sasuke! Io ti sfido!- gridò il bambino puntando un dito contro il corvino che lo guardò annoiato
-sei patetico- disse sasuke girandosi ed allontanandosi
-hai paura per caso? Io ti sconfiggerò! Sono più forte di te!- gridò facendo fermare il bambino che si voltò per guardarlo e gli si avvicinò
-io non ho paura di Niente- disse afferrandogli la maglia
-provamelo allora! Battiamoci qui ed ora!- 
- poi non correre a piangere dalla mamma- disse il corvino facendo incontrare i loro sguardi.
Già, erano solo alle elementari, ma quando quel giorno i loro sguardi si erano incontrati, quando erano stati così vicini, non poteva dimenticare quell'azzurro che si inchiodò nel suo cuore. Il colore del mare cristallino, che negli anni era diventato un mare in tempesta.
-teme! La vuoi smettere di provarci con sakura!?-
-è lei che mi sta appiccicata, e non credi che sia ora di farsene una ragione? Lei non ti vuole.-
Era gelosia quel sentimento che lo intrappolava in una morsa? Quel sentimento che aveva scambiato per odio... che avesse sbagliato tutto fin dal primo giorno? Forse tra di loro non c'eramai stato odio. O almeno, per lui non era odio. Il suo odio, era un mantello che copriva l'amore per il biondo.
-ma che diavolo...- quando il moro aprì la porta Naruto si catapultò dentro chiudendo la porta alla velocità della luce
-Dobe?-
-posso restare qui per questa notte?- dopo diversi secondi il moro annuì
-Sei fortunato che mia madre ha il sonno pesante e non si è svegliata-
Non poteva dimenticare i battiti del suo cuore quando l'aveva visto. Quella sera Naruto gli aveva mostrato una parte del suo viso senza maschera. Quella sera era stato il vero inizio di tutto questo. E ora? Si ritrovava a poter perdere Naruto. Aveva sul serio solo un mese per convincere Naruto a scegliere lui? In fondo Gaara aveva ragione. In quel momento loro Non erano Niente, se la loro relazione restasse così...lui avrebbe scelto il lavoro.
-sas'ke...-
Il moro si coprì gli occhi con il braccio
-sei la persona che mi rende felice-
Le labbra del corvino iniziarono a tremare
-ma che cazzo ti ho fatto!?- urlò evitandola
-hai baciato quel cane pulcioso! Ecco cosa hai fatto!- disse colpendolo alla spalla con un pallone
- mi fai male!- strillò lanciandogli un pallone che prese al volo
-È questo l'intento- disse lanciandoglielo, il biondo si abbassò evitandolo.
-sei così aggressivo!- disse fermando un pallone diretto al suo stomaco
-E tu sei una puttana!- disse lanciandogliene un altro sullo stomaco che gli mozzò il fiato, Naruto si Poggiò al muro
-mi hai...fatto male!- disse sedendosi a terra il fiato pesante
-l'ho già detto, era quello l'intento- ripeté avvicinandosi
-stai lontano!- disse puntandogli un dito contro, il moro lo ignorò e afferrò il colletto della camicia costringendolo ad alzarsi
- se quel cane pulcioso ti sfiora un altra volta, giuro che uccido sia te che lui- sussurrò
-Sei troppo geloso- disse cercando di allontanarlo
-Non mi piace condividere quello che è mio-
-dove c'è scritto che sono tuo?da nessuna parte quindi lasciami andare-
-possiamo sempre rimediare, no?-
Gli occhi iniziarono a pizzicare.
-ma che bisogno c'è di essere gelosi? È tua madre!-
-E allora? Sono geloso di mia madre, Tu sei mio cazzo, io voglio abbracciarti, io voglio accarezzarti, io devo farlo non lei!-
Un groppo gli si formò un gola.
-...visto che bella torta che ho fatto?- disse il moro ghignando
-E la mia?- il moro si guardò
-...meglio la mia-
-Non è vero! La mia è un opera d'arte!-
-voglio le prove-
-fanculo- disse spingendosi su di lui facendo combaciare le loro labbra
Le lacrime iniziarono ad uscire.
-la prossima volta queste cose iniziamole alla meta- disse il moro bloccando Naruto contro il muro del corridoio per baciarlo di nuovo
-la prossima volta?-
Dei leggero singhiozzi ruppero il silenzio diventato insopportabile.
-sas'ke...- mugugnò il biondo aprendo un occhio assonnato -che succede?- chiese mettendosi a sedere e stringendo il suo braccio nella mano nel tentativo di spostarlo dagli occhi.
-oi, sas'ke?-
-Non voglio- sussurrò il moro spostando il braccio
-cosa Non vuoi?-
-Non andare via. Non abbandonarmi ti prego- sussurrò facendo sgranare gli occhi al biondo
-...perché dovrei andare via?-
-per il tuo sogno- il biondo stirò le labbra in un piccolo sorriso
-vieni, voglio farti vedere una cosa- disse dopo aver lanciato un occhiata all'orologio che segnava le due del mattino. Il corvino si alzò e seguì Naruto fuori dalla stanza. I due scesero al piano di sotto per poi uscire nel retro della grande villa su cui si estendeva un grande giardino che andava a disperdersi in un bosco.
-lo so che di notte non si sta proprio bene, ma se lo vedi di giorno non è la stessa cosa- disse il biondo incamminandosi verso il bosco seguito dal moro. Camminarono per diversi minuti addentrandosi nel bosco. Il biondo camminava spensierato, come se fosse alla luce del sole su un marciapiede, ma non era così. Era al buio e l'unica fonte di luce era la luna coperta in gran parte dalle nuvole. Gli alberi erano sempre più grandi ma lentamente andavano a diminuire, e il rumore del fruscio dell'acqua diventava sempre più alto, i due ragazzi avanzarono ancora di qualche metro, ma il moro fu costretto a fermarsi quando all'improvviso una luce gli illuminò il volto. Sentì la mano di Naruto afferrare la sua è dopo essersi adattato alla luce proseguirono fino ad arrivare ad uno spiazzo erboso vicino ad un torrente e ad una cascata.
-dai, togli le scarpe- disse il biondo sorridendogli, e sfilandosi le ciabatte, il moro fece lo stesso e si fece trascinare sulla riva del fiume.
-ogni volta che sono venuto in questa città, tutte le sere in cui facevo un incubo, o in cui ero triste venivo qui. Solo per mettere i piedi a bagno e guardare questo riflesso- disse il biondo puntando lo sguardo sull'acqua che riflettera le loro figure, ma non c'era solo quello, milioni di piccoli puntini li circondavano, mentre la luna spendeva più che mai.
-una sera mi ero perso in questo bosco, la luce delle stelle che si rifletteva sull'acqua mi aveva attirato qui. Ricordo che rimasi impressionato, ed è così tutt'oggi. Ogni volta che vedo questa immagine tutti i pensieri negativi spariscono.-
-perché mi hai portato qui?- chiese il moro alzando lo sguardo per guardare Naruto che fece la stessa cosa
-perché avevo fatto una promessa. E volevo mantenerla-
-che promessa?-
-mia madre era tutto per me, era il mio ossigeno. E Quando è morta, sono morto anche io. Avevo promesso a me stesso che questo posto sarebbe stato solo mio e della persona che sarebbe stata in grado di colmare il vuoto che aveva lasciato lei. Sono passati quattro anni, in cui nessuno era giusto. Nessuno è mai riuscito a darmi qualcosa per cui valeva la pena tornare a vivere. Manco mio padre è mai riuscito a colmare quel vuoto. Ma ora che ci penso, con gli altri non sarebbe lo stesso, sarebbe un normale fiume. E forse anche tu lo vedi in questo modo. Ma quando ho sentito il dolore per la sua morte, mi è venuto in mente, quella sera... "se hai bisogno, di qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi" quelle parole mi avevano tormentato. Era come una mano tesa pronta a tirarmi su. E quel giorno. Quando mi sono reso conto di quello che avevo provato prima ho capito. Sei stato l'unico in grado di colmare il vuoto che lei aveva lasciato.-
-...-

𝒕𝒐𝒄𝒄𝒂𝒎𝒊  𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 ˢᵃˢᵘⁿᵃʳᵘ Where stories live. Discover now