Dopo

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<<Quindi non ci aiuterai?!>> Sbraito contro il telefono e spero che tutta la frustrazione e la rabbia che sento arrivino dritte dritte all'orecchio di mio fratello Bries.
<<Non posso Beth, cerca di capire..>> Farfuglia.
La collera che sento montare dentro di me si accende come fuoco. Arde e brucia tutto, anche l'ultimo briciolo di rispetto e contegno che nutrivo nei suoi confronti.
<<Grazie Bries! Papà ha subito un intervento non può lavorare! Che cosa cazzo credi di fare eh? Non vuoi neanche provarci a dare una mano.>>
Soffio e sbuffo come un toro impazzito.
La mia stanza improvvisamente è diventata minuscola e le pareti mi colano addosso come cera bollente.
Vorrei lanciare il telefono fuori dalla finestra e vederlo distruggersi in mille pezzi.
Mio padre è stato operato al cuore diversi mesi fa. I nostri rapporti non sono dei migliori, ma non posso ignorare il fatto che sia impossibilitato a lavorare per almeno un anno dall'intervento.
Così senza pensarci troppo mi sono messa a cercare un impiego e l'ho trovato in un piccolo bar in centro. Stipendio decente orari decenti. Amen.
Il punto è che mio fratello che se ne sta nella sua bella casa dall'altra parte della città , si sta rifiutando di darmi una mano.
Chiamarlo si è rivelato abbastanza inutile come pensavo, ma sotto insistenza di mia madre l'ho fatto. Ho fatto la sua richiesta con la mia voce per sentirmi dire un bel 'no'.
Fanculo.
<<Ciao Bries.>>Dico solamente e metto giù.
Impreco e mi chiedo perché Dio, ammesso che che ce ne sia uno sotto una qualsiasi forma, Allah, Buddha o Zeus ce l'abbia tanto con me.
Mando un messaggio a Kay e la avviso di non passarmi a prendere. Le scrivo brevemente della discussione con mio fratello e le prometto che le racconterò tutto domani.
Prendo la giacca di jeans appesa accanto alla porta, me la infilo ed esco di casa.
Cammino per almeno un paio di chilometri, supero casa di Kay e noto la luce accesa nella sua stanza. 
L'aria quasi autunnale riempie Groove di un odore salato. Di secco e di bruciato.
I marciapiedi sconnessi e tutti scrostati sono liberi e illuminati da piccole luci fioche ai loro margini.
Mi infilo una Marlboro in bocca e cammino spedita senza pensarci fino alla panchina.
Quella panchina.
Mettermi a pensare anche al casino con Freddie adesso mi sembra inutile e controproducente, ma mi lascio trascinare dalle gambe fino al luogo che più di tutti mi ricorda lui.
Il suo odore e il suo profumo, così come la sua ombra sono impressi su questa plastica bianca e sporca.
Mi siedo e sospiro.
Non posso credere che siano passati sei anni dal giorno in cui, seduti proprio qui, abbiamo iniziato tutto.
Le mie scarpe sfiorano una scritta tutta storta incisa con la chiave sul metallo nero.
'Game over'
Il nostro gioco è ancora qui.
**
<<Oggi ho letto davvero una stronzata scritta sul muro della stazione mentre ti aspettavo.>>
Dico sfiorandogli le labbra carnose e scure.
Stasera fa meno freddo, si sopporta l'aria ghiacciata che ti attraversa i vestiti.
Stasera possiamo abbracciarci e sentire il calore delle nostre mani.
<<Una cosa tipo che l'amore è un gioco e il primo che si innamora perde.>>
Freddie sorride divertito. <<Che dedica di merda. >>
<<Chissà chi l'ha scritta.>>
<<Non ti facevo tipo da frasi del genere.>>
<<Infatti non lo sono.>> Confermo.
Si passa la lingua tra le labbra e dice con tono seducente : << Oh piccola, è per questo che mi piaci, sei uno scaricatore di porto.>>
<<E tu non sei per niente gentile Carter.>> Gli mostro il dito medio e torno a respirare la sua pelle.
Probabilmente è stupido, ma sento che se fossimo davvero in un gioco io sarei rovinosamente in svantaggio.
**
I ricordi di quel momento riaffiorano vividi dentro di me, spingendo su lividi dolorosi.
Pensare a Freddie è una cura e un'arma.
Un taglio sulla pelle calda.
Quelle lettere graffiate mi guardano minacciose. Le le ha scritte lui una delle ultime volte che abbiamo messo piede in questo sottoscala.
Tre anni fa.
Oggi dopo tanto tempo è la prima volta che torno qui , e mi viene in mente solo adesso.

Game OverWhere stories live. Discover now