Prima

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La vita scorre veloce.
Troppo per poterla afferrare,per sistemare i momenti che non vanno, le decisioni sbagliate che non combaciano.
Ti passa il tempo tra le dita che nemmeno te ne accorgi. Lo sfiori quando ti colpisce con qualcosa di bello,qualcosa che valga la pena raccontare, poi però lo perdi immediatamente ed è tutto già un ricordo sbiadito.
È così che mi sono sentita per un anno.
Quella notte con le mani sporche di vernice, me ne sono tornata a casa insieme alla mia migliore amica. Esattamente dodici mesi fa.
Silenzio di tomba.
Niente.
Nulla.
Così, aggrappata all'orgoglio che non mi abbandona ho chiuso tutto.
Stop, fine.
So che la sua relazione con Marie è terminata da qualche tempo, forse per questo il suo nome adesso lampeggia sul mio telefono.
Non ho parlato di lui, ho lasciato che i miei pensieri non sfiorassero la sua idea neanche per sbaglio.
Sono andata avanti come faccio sempre.
Ho cambiato scuola insieme a Kay, mi sono allontanata da Groove e ho iniziato a frequentare un liceo meno in periferia. L'ho quasi finito.
Con l'aiuto di Kay e di Nikki, con la quale ho riallacciato i rapporti dopo esserci perse di vista per qualche tempo, ho camminato sulle mie gambe.
Ho avuto due cedimenti che mi hanno spaventata,due pianti a dirotto di quelli che ti lasciano senza più lacrime e senza respiro.
Gli unici due momenti in cui il cuore mi ha tradito, in cui il sentimento ha preso il sopravvento.
Gli unici due oltre questo.
Freddie ha rotto il silenzio, accorciato le distanze,eliminato il tempo con un "Ciao bionda" stampato su un messaggio.
Le dita mi tremano incerte sopra lo schermo illuminato.
Non rispondere. È la prima cosa che penso.
Per mille e uno motivi.
Freddie è pur sempre Freddie, furbo, paraculo, probabilmente annoiato e solo. Vuole giocare ed io non ho l'anima per farlo con lui.
Perché è vendicativo, arrabbiato, passionale, irruento, prepotente.
Mi arriva addosso con una violenza che non so descrivere e l'impatto mi lascia sempre distrutta.
Non rispondere Beth.
Non farlo.
"Ehi" digito e invio prima che la razionalità abbia la meglio sul coraggio, o sulla follia.
Non me ne frega un cazzo delle regole,del bene e della sofferenza.
Non me ne frega proprio un cazzo.

***

<<Sai che io odio il fatto che ti abbia fatto del male, ma non riesco a non essere emozionata.>> strilla Kaya.
Respiro come poco prima di una profonda apnea. Trattengo l'aria e poi la sputo fuori.
Posso farcela a guardare i suoi occhi senza morire dopo tutto questo tempo?
<<È una cosa veramente stupida. >>
<<Dai Beth, guarda che anche a te è permesso essere nervosa.>>
<<Non dovrei. Non è niente, lo so che è solo una distrazione,un passatempo. Sarà così anche per me.>>
Kay mi guarda di traverso. Non mi crede affatto e a dire il vero non mi credo nemmeno io.
Con i capelli arruffati in una crocchia spettinata, si affaccia alla finestra curiosa.
Casa di Kaya da sulla stazione dei treni.
Dal suo soggiorno si vedono alla perfezione le crepe di cemento grigio sul manto rosa ormai vecchio e scrostato dei muri.
È domenica mattina. Sono quasi le undici, la stazione è deserta e Groove sonnecchia ancora placidamente sotto l'aria pungente.
Mi aggiusto il maglione con la testa di traverso.
Rubo una goccia del profumo di Kaya e la raggiungo alla finestra.
<<Che stiamo guardando?>>
<<L'autobus.>> dice con voce solenne.
<<Kay..>> sospiro.
Lei mi guarda, gli occhi nocciola colmi di comprensione.
<<Mi sa che mi sento male.>>
<<Beth, ce la fai. Va e divertiti, ti è mancato troppo per lasciarti sfuggire questa occasione, anche se lui ovviamente non lo deve sapere.>>
<<Questo mai.>>
Sono grata di avere Kaya, senza di lei probabilmente avrei dato di matto o peggio avrei combinato qualche casino dei miei. Lei invece riesce a tenermi viva, in bilico tra ragione e sensazione.
<<Ti chiamo appena torno a casa.>>
Mi scocca un bacio sulla guancia e dopo avermi scongiurato di tenere bene in mente ogni dettaglio della mattinata per poterle raccontare tutto più tardi, mi lascia andare.
Il grosso portone di legno cigola quando faccio per aprirlo. Me lo chiudo rumorosamente alle spalle insieme alla mia dignità, che ormai è andata a farsi fottere.
Il sole mi sfiora le guance bianche, mentre l'aria frizzante mi fa rabbrividire.
Tutto e niente, ecco cosa è davvero cambiato.
Non ho più saliva e mi manca l'aria. Mi sento soffocare, vorrei correre e sparire dalla sua vista.
Vorrei che non mi guardasse, tanto quanto desidero che mi divori proprio come faccio io con lui.
Quando svolto l'angolo e lo vedo, appoggiato al muro con una felpa viola e la sigaretta in bocca, ho la stessa sensazione del primo giorno che l'ho incontrato.
Proprio qui, tra queste pareti rumorose, piene di addì e nuovi inizi.
Ha i capelli biondi. Biondo grano, biondo ossigeno. Più corti, spettinati.
Le mani infilate nelle tasche e il sorrisetto sghembo che sfodera quando sta per sfidarmi.

Game OverWhere stories live. Discover now