Dopo

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La luna è ormai alta nel cielo quando decido di tornare a casa.
Cinque  sigarette e un paio d'ore di totale silenzio sembrano avermi apparentemente calmata.
Ripercorro la strada che ormai conosco a mena dito.
Io qui ci sono nata, ci ho sbattuto la testa e mi sono sbucciata le ginocchia. Qui ho imparato a parlare e a dire la mia, a ribellarmi quando qualcosa non mi piaceva e ad essere me stessa. Qui sono diventata ciò che sono nel bene e nel male.
Groove mi ha cullato una mattina gelata di dicembre. Il quattro per la precisione.
Mia madre dice sempre che quella fu la giornata più fredda del 1995.
Forse un po' di quel freddo io me lo sono portato dietro. L'ho attaccato alla mia anima con le unghie e con i denti, perché a volte essere glaciali aiuta, ti salva.
Ultimamente però sembra non riuscirmi più tanto bene.
L'aria mi si appiccica addosso con forza. Umida e irrespirabile.
Un piede davanti all'altro cammino senza voltarmi, non guardo quelle case ammucchiate di cui ricordo ogni crepa, le ignoro e fisso la strada piena di buchi. Come se da qualche parte la in fondo potessi trovare qualche pezzo di me stessa.
<<Guarda dove cammini.>> Ringhia una voce.
Alzo gli occhi verso Freddie che se ne sta in piedi con aria disinvolta e le mani affondate nelle tasche proprio di fronte a me.
<<Che ci fai qui?>>
<<Che ci fai tu qui.>>
Sospiro esasperata. <<Camminavo.>>
<<Anche io.>>
<<Bene.>> dico e torno a dirigermi svelta verso casa mia.
Il cuore mi martella nelle orecchie, riesco a sentire il sangue colorarmi la faccia.
Lo stomaco mi cade sotto i piedi.
Freddie non mi lascia via di scampo, mai.
<<Perché tanta fretta?>>
Quando me lo ritrovo davanti sussulto.
A momenti non vado a sbattere addosso al suo torace.
Respira.
<<Che vuoi Freddie? Devo andare a casa.>>
<<Non devi andare a casa, non rientravi in orario neanche a quindici anni.>>
<<E questo che significa?>>
<<Bella serata.>> Dice come se stesse parlando con un ebete.
<<Dobbiamo parlare delle stelle adesso?>> Controbatto acida.
Ho sognato di fermarmi a parlare con lui per due anni interi, ho sognato di chiedergli dei suoi viaggi e della sua vita. Ho desiderato questo momento più di qualsiasi altra cosa ed è per questo che devo andarmene.
Me lo devo infondo.
<<Non sei cambiata neanche un po'. Sei sempre fuori di testa.>> 
<< E tu sei sempre uno stronzo.>>
<<Ah, da te bionda lo prenderò come un complimento.>> Sogghigna.  I capelli scuri gli ricadono sulla fronte.
Dovrebbe tagliarseli tutti quei capelli così non avrei più voglia di infilarci dentro le mani.
<<Dove sei stato?>> Gli chiedo così, di getto. Tanto per mettermi ancora un po' in ridicolo.
<<In giro.>> Mi sfila la sigaretta dalla bocca e la stringe tra le labbra.
Aspira il fumo grigio e me lo sputa addosso.
<<Cos'è che hai fatto, lo zingaro per due
anni?>>
<<Più o meno.>> Si stringe nelle spalle.
Ce lo vedo Freddie girovagare giorno e notte senza meta. Sarebbe proprio da lui. Non mi stupirei se avesse dormito in un campo o dentro la macchina.
Non farebbe differenza. Quando sparisce lo fa per davvero e non torna indietro, non gli è mai importato quanto fosse difficile.
<<Devi dirmi qualcosa o posso andarmene a casa adesso?>> Brontolo seccata dalla sua non risposta. Non mi dirà mai cosa ha combinato nei due anni passati lontano da qui. Dovrei mettermi l'anima in pace ed andare avanti con la mia di vita invece di pensare alla sua.
<<Ti accompagno.>>
Non è una domanda ma un'imperativo bello e buono.
Non mi metto neanche a protestare, tanto comunque non avrebbe senso.
Quando Freddie decide di darmi vita maledetta nessuno può fermarlo, neanche i miei rifiuti che ormai somiglieranno a qualcosa di davvero patetico.
Camminiamo in silenzio, lontani e non ci guardiamo. Neanche una volta, neanche per sbaglio.
È talmente vicino, ma sembra distante anni luce.
Arriviamo ammutoliti davanti alla porta di casa mia. Intorno a noi la quiete è spettrale e assordante.
È lui che squarcia la pace lanciando la bomba.
Parole come frecce mi dilaniano la carne. Parole che non avrei mai pensato ne sperato uscissero dalla sua bocca.
<<Sono stato in Italia. Da alcuni miei parenti. Me ne stavo quasi tutto il tempo per i cazzi miei. Mi sono scopato un paio di ragazze e una sera ho bevuto fino a sentirmi male.
Ho iniziato a bere quella notte, perché una mi ha fatto una domanda che mi ha fatto girare i coglioni.>> Una risata amara accompagna la sua voce.
Ho paura di sentire il resto, ho paura di quello che può dirmi.
Deglutisco con forza e inchiodo le pupille dentro le sue.
<<Non guardarmi così Beth.>> Si interrompe.
<<Così come?>>
<<Con quei fari verdi puntati addosso che poi non riesco a parlare.>>
<<Va avanti.>> lo prego. La mia voce è quasi un lamento.
<<'Perché sei andato via dalla tua città' mi ha detto. Allora mi sono incazzato e ho iniziato a sbraitare e a urlare che doveva andarsene.
Sono rimasto da solo a pensare a quale fosse il motivo che mi avesse spinto a partire da questo posto di merda, che comunque è casa mia.>> Sospira e poi con la voce piena di rabbia riprende a parlare.
<<Perchè Beth?>>
Eccola lì. La domanda da un milione di dollari.
Spiattellata in faccia all'unica persona coinvolta che non ha una risposta.
Io non ce le ho quelle parole da tirare fuori. Ho provato a cercarle insieme alla ragione e alla convinzione di aver perso la testa, ma non ce le ho. Non le ho trovate.
<<Freddie.. io non..>>  Comincio a farfugliare.
Lui si avvicina piano, mi passa il pollice ruvido sulla pelle della guancia. Sospira con gli occhi agganciati ai miei.
<<Sei una stronza.>> Sussurra come fosse una ninna nanna,come se avesse detto 'buonanotte'.
Non riesco a rispondere perché il respiro mi si strozza in gola. Si scompone ed evapora soffocandomi.
Mi sento aperta, bruciata, sfilacciata, inconsistente.
Guardo la sua schiena scomparire nella semi oscurità.
Quella schiena che amavo toccare, ricoperta da piccole cicatrici circolari che seguivo con le dita.
Mi fa impazzire la sua schiena, ma infondo tutto di lui mi manda fuori di testa.
E così me ne resto qui impalata, immobile, pietrificata, congelata.
Mi sento orrenda e sporca. Colpevole della stessa sofferenza che ha inflitto a me.
Colpevole e basta.

Game OverWhere stories live. Discover now