Dopo

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Ho iniziato i turni al bar. Mio fratello dopo la telefonata di qualche giorno fa è sparito,ma non mi stupisce. Mi avrebbe sorpreso il contrario, se avesse chiamato e si fosse minimamente preoccupato di qualcosa.
Il bar è vicino casa di Kay. Finito il turno quando mio padre non può venire a prendermi è Kaya che mi riporta dato che non ho la patente.
Lei, Holly e Nikki   sono passate nel pomeriggio a farmi un po' di compagnia e se ne sono andate poco prima dell'ora di cena.
Il tempo scorre con una lentezza infinita. Le lancette sembrano essere inchiodate sullo stesso punto da ore.
Sta piovendo, ininterrottamente.
Mi piace la pioggia di solito, ma ha lo strano potere di farmi sentire malinconica più di quanto già non lo sia.
Sistemo qualche bicchiere e faccio due lavastoviglie. Cerco di riordinare e di sbrigare tutte le faccende per tenermi occupata.
Non mi piace lavorare qui. Non è questo il mio posto, non è la mia aspirazione, ma non ho scelta.
Alle undici meno un quarto sono pronta a chiudere, felice che finalmente la giornata sia finita.
Quando mi metto ad armeggiare con il registratore di cassa per la fattura di fine giornata, qualcuno entra nel bar.
Alzo gli occhi al cielo quando sento lo scampanellio della porta.
<<Cristo.>>
Freddie è zuppo. Gocciola dalla testa ai piedi sul pavimento. Intorno alle sue scarpe si è formata una piccola pozza d'acqua.
Ha i capelli neri appiccicati alla faccia e il viso rigato dalla pioggia battente.
<<Fermo dove sei.>> Gli ordino.
Sento la voce sbriciolarsi e farsi debole ad ogni parola.
<<Che c'è? È un luogo pubblico.>>
<<Questo lo so, ma io ho appena pulito.>>
<<Quindi che dovrei fare volare fino al bancone?>>
<<Sarebbe un'idea.>>
Sfodera un sorrisetto perverso e comincia lentamente a sfilarsi la felpa.
Sussulto. Che cosa diavolo ha intenzione di fare.
<<Che stai facendo Carter?>>
Mi guarda con la faccia seria, come se la mia domanda fosse la più stupida mai sentita.
<<Mi spoglio.>>
Oh signore.
<<Freddie!>>
<<Non farti strane idee vado ad asciugarmi.>>
Cammina trascinandosi fino al bagno lasciando una scia d'acqua sul pavimento, come una dannatissima lumaca.
Prendo lo straccio e mi metto ad asciugare.
Non è possibile ho chiuso, definitivamente e per sempre. Eppure il mio cuore si sente scarno e vuoto senza di lui. Costretto a non provare più quelle emozioni che tanto mi facevano sentire viva.
Passano quasi dieci minuti, cammino su e giù come un leone in gabbia.
Sono pronta ad andarmene,quindi spengo tutte le luci e mi infilo la giacca. Ci ripenso quando sento la porta del bagno scricchiolare.
Ho bisogno di altri due minuti, ne ho davvero bisogno per affrontare il resto della vita.
Lancio la giacca sull'appendi abiti vicino alla porta, accendo la luce sopra il bancone e mi siedo su uno degli sgabelli.
<<Hai finito signorina?>> gli chiedo quando si piazza davanti a me.
<<Me lo dai un succo al mirtillo?>>
<<Guarda che ho chiuso.>>
<<A me non sembra.>>
Sorride.
Maledizione.
<<Sei frustrante.>> Balbetto.
Apro una bottiglietta di succo scuro e glielo verso in un bicchiere.
<<Lo bevi solo tu il succo al mirtillo.>>
Mi guarda di traverso. <<La gente non sa quello che si perde.>>
<<Puzza.>>
<<È buono.>>
<<È tremendo.>>
<<Sei banale, il tuo succo preferito è la pesca. La beve mezzo mondo la pesca.>>
<<È buona.>>
<<È tremenda.>>
Non riesco a trattenere un sorriso. Mi manca tutto questo e probabilmente sarò destinata a questa sensazione per il resto dei miei giorni.
<<Assaggia.>>
<<No grazie.>>
Si avvicina piano, le sue labbra si staccano dal bicchiere e accorciano la distanza con le mie.
Mi sorprende quando si tira indietro e prende la rincorsa. Con un braccio si solleva e i suoi piedi atterrano proprio dall'altro lato del bancone.
<<Ho detto assaggia.>>
Sono un'idiota e non ho assolutamente alcuna giustificazione verso me stessa, ma Dio sa quanto ci provo a non cedere.
Vedere l'amore della tua vita provarci con quello che resta di te è disintegrante.
Sfido chiunque a resistere a due occhi come i suoi. Alle sue labbra e a quelle mani.
<<Fermo, ti prego.>>
Sibilo. Sono ad un passo dal precipizio.
Se cado sarà davvero la fine sta volta.
<<Sta ferma.>> Ringhia.
Mi sfiora le labbra senza baciarmi. Le appoggia alle mie e mi lascia morire di desiderio.
<<Cosa stai facendo.>>
<<Ti faccio assaggiare il succo.>>
Non ce la faccio, è troppo per me e cedo.
Lo bacio voracemente per quello che deve essere un secondo. Poi trovo la forza di staccarmi da lui.
<<È sbagliato.>>
Sospira contro il mio collo <<Lo è.>>
<<Vorrei avere il coraggio di dirti come stanno le cose.>>
<<Parlare non è mai stato il nostro forte.>>
No, ha ragione, ma forse a volte ci avrebbe salvato da tutto il silenzio che ci ha divorato per anni.
A questo punto non ho più niente da perdere e se devo lasciarlo andare voglio farlo con la consapevolezza di aver fatto abbastanza. Di non avere più niente da dire.
<<L'altra sera>> Inizio piano, con le sue mani appoggiate sui fianchi, che mi distraggono. <<La sera del mare parlavo sul serio. Noi ci respingiamo in una maniera che non riesco a spiegarmi. Ci desideriamo, eppure i nostri insormontabili muri ce lo impediscono. Tutte le volte che non ci siamo fidati,quello che è successo in passato ci ha allontanato, ma mai abbastanza. Eppure quel distacco lo sento quando guardandoti negli occhi so che non ti fiderai di me mai più. I sentimenti non bastano Freddie. Sono importanti, ma a due come noi, due che bruciano così tanto non bastano.
Non ho mai amato nessuno tanto quanto amo te, non so dove trovo il coraggio di dirti queste parole,ma voglio che tu prenda la tua strada e viva la tua vita consapevole di quello che davvero provo per te. Voglio che tu sia libero di prendere le tue decisioni senza dubbi.
Quindi eccomi qui.
Nessuno è mai stato te Freddie, nessuno mai lo sarà per me.>>
<<Merda.>> Sospira. Mi stringe ancora di più. Le sue mani si muovono su e giù sul maglione che mi arriva a le cosce.
Mi solleva e mi fa sedere sul bancone. Si infila tra le mie gambe e mi accarezza le calze.
L'intimità di questo momento mi strappa via l'ultimo briciolo di lucidità che credevo di possedere.
Dimmi qualcosa Freddie ti prego.
Risale con le mani fino alle mie spalle e mi abbraccia. Mi tiene stretta ed io mi sento finalmente dove devo essere.
Niente avrà più alcun significato dopo questo,dopo noi.
Mi passa una mano sulla guancia accaldata. Vorrei baciarlo e sentirlo mio per l'ultimissima volta,ma è tardi. Ormai è finito il tempo per noi.
<<Mi dispiace di non averti ascoltato quando avrei dovuto. Di non essermi fidato di te e di non averti dimostrato quanto tu fossi importante. Pensare di ricominciare ad amarti mi ha mandato fuori di testa. Sentivo che dovevo dirtelo,mi faceva incazzare ma sentivo che era quello che provavo.>>
Respiro. Prendo aria e la sputo fuori come quando sei immersa e finalmente prendi fiato.
Avidamente.
Parla al passato e questo fa male e brucia da morire. Le sue parole sono sale su un enorme ferita aperta.
Sfioro i suoi capelli e memorizzo ogni centimetro del suo viso. I lineamenti duri e delicati allo stesso tempo. Il profilo delle sue labbra carnose, gli occhi neri come inchiostro. Profondi e penetranti. Nessuno è mai riuscito a toccarmi o a spogliarmi con lo sguardo come lui. I suoi occhi mi trafiggono più del tocco delle sue mani. Più della sua pelle.
Sono stanca, sopraffatta, confusa.
<<Quindi è finita qui. >>
<<Si, è finita qui.>>
<<Freddie.. ho bisogno di..>>
Lo afferro per la maglietta ancora umida e senza chiedere permesso lo bacio. Stavolta lentamente e lui si abbandona a me. Sostiene le mie labbra e si muove al loro ritmo.
Ne ha bisogno tanto quanto me e riesco a sentirlo dal modo in cui mi tocca,da come la sua bocca divora la mia. È fuoco e vita per la mia anima intorpidita.
Abbiamo bisogno di un punto che non lasci il sapore amaro della rabbia. Abbiamo bisogno di dirci addio così, facendo quello che ci è sempre riuscito bene.
Amarci l'un l'altro nonostante l'odio.
<<Devo andare.>> Sibila.
<<Allora vai.>>
<<È più difficile di quello che credi.>>
Sospiro e lo allontano delicatamente. Se non ce ne andiamo da qui le conseguenze potrebbero essere pericolose.
<<Prenditi cura di te Carter.>>
<<Anche tu piccola.>>
Si infila la felpa e fa per andarsene.
Ha smesso di piovere, il cielo è cupo ma di lampi e tuoni neanche l'ombra.
Si tira il cappuccio sulla testa e si volta a guardarmi per l'ultima volta.
<<Sai una cosa Beth? Ti sei sempre paragonata alle altre. A lei. Quello che non sai è che io paragonavo sempre tutte a te. Tutte quante.>>
Poi se ne va. Lasciandomi sola in un luogo che ogni giorno mi ricorderà quello che per un soffio non siamo mai diventati.

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