Prima

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Eccolo lì.
Con la testa china sul display del cellulare.
Le gambe leggermente divaricate.
I jeans scuciti stretti alle caviglie, infilati nelle Nike.
La camicia blu a quadri leggermente sbottonata sul collo, il cappuccio tirato sulla testa.
I capelli sono di nuovo scuri, come i suoi occhi.
La pelle è sempre la stessa, abbronzata, olivastra scommetto che ha lo stesso profumo di quasi tre anni fa.
Neanche me la ricordo l'ultima volta che l'abbiamo fatto, l'attimo prima di decidere che non c'era più niente da fare per noi due.
Non me lo ricordo quello che ci siamo detti tra i sospiri la nostra ultima notte insieme.
Ho fatto l'amore con altri dopo di lui, ma non ho sentito niente, anche se con gli altri non ero vorace, violenta o sporca.
Non sono mai riuscita a spiegarmelo che lui non c'era più. Che non potevo pretendere i stessi brividi, le stesse sensazioni, i stessi baci da qualcun altro.
Non lo guardo negli occhi da così tanto tempo che mi chiedo come sono riuscita a starci senza i suoi sguardi.
Arrivo a pochi passi da lui e d'un tratto mi rendo conto che non so che cosa dire.
Che gli dici all'amore della tua vita dopo due anni di silenzio?
Una lieve sensazione di panico prende forma dentro di me.
Freddie alza la testa. Mi osserva camminare incerta verso di lui.
D'improvviso è tutto chiaro.
Ecco cosa fai quando vedi dopo tanto il tuo grande amore: sorridi.
***
Il treno che ci sta portando fuori città è uno di quelli rumorosi. Rotti, tutti mezzi scassati, pieni di graffiti e di bagni puzzolenti con le porte rotte.
La gente si dice addio prima di salire qui sopra, si allontana da qualcosa, da un luogo o da una persona.
Perfettamente controsenso, io e Freddie, su un treno ci ritroviamo, per allontanarci insieme da un passato troppo complicato ed un futuro incerto, sbiadito e spaventoso.
Stiamo andando a sud, nella città più grande e più vicina a Groove.
Ho chiesto io a Freddie di andarcene da qui, non volevo che tutto ricominciasse nello stesso identico modo.
Volevo una zona neutra in cui continuare a guardarci negli occhi.
<<Perché non la smetti di fissarmi con quella faccia?>>
Mi stringo le ginocchia al petto, rannicchiata sul sedile blu tutto consumato.
Freddie seduto davanti a me continua a ridacchiare.
<<Io voglio fumare.>>
Sfila una sigaretta dal pacchetto e se la mette in bocca senza accenderla.
Con i jeans calati sui fianchi, mezzo stravaccato sul sedile e la sigaretta a penzoloni tra le labbra, mi guarda divertito.
Un fuoco mi accende dappertutto, forse la mia ossessione per il suo modo di fare dopo tutto questo tempo di astinenza è peggiorata.
<<Guarda che siamo su un treno.>> Lo ammonisco.
<<E allora?>>
Mi alzo in piedi, lo prendo per mano ed esco dalla carrozza passeggeri.
Ci infiliamo dentro un bagno e quando si chiude la porta alle spalle, gli sfilo la sigaretta dalla bocca e me la accendo.
<<Ecco Carter, qui puoi fumare.>>
Inarca un sopracciglio e mi scosta leggermente. Si appoggia a me fino ad arrivarmi ad un centimetro dal naso.
Con un colpo secco apre la piccola finestrella alle mie spalle e torna al suo posto.
<<Che c'è già ti sei fatta strane
idee?>>
<<Guarda che sei sempre stato tu il maniaco qui.>>
Mi passa un dito sulla guancia accaldata. Avvampo, ho bisogno d'aria, di spazio tra noi.
<<Non mi sembrava ti dispiacesse.>>
Il treno frena bruscamente e per poco non gli cado in braccio.
<<Muovi il culo Carter.>>
Intreccia le dita alle mie, la sua mano abbronzata mi avvolge la pelle maledettamente bianca.
Senza aggiungere altro mi trascina fuori dal bagno e scendiamo dal treno nell'aria pungente di Ottobre.
Camminiamo per le vie illuminate, più grandi e rumorose di tutta Groove.
In una città dove non ci sono case isolate, strade vuote o silenzi ingombranti, ma vita, gente e colore.
Mi piacerebbe vivere in un posto così, più caotico. Un posto dove non ti fermi davanti ad una faccia mai vista, dove il colore dei tuoi capelli non determina chi sei, e mi viene da ridere se penso che tutto questo è a meno di un'ora di treno da qui.
Era così che volevo ricominciare con Freddie, nella metafora tangibile di una vita che potrebbe essere diversa con poco.
Continuiamo a camminare a chiacchierare di noi, di tutto quello che non ci siamo detti per due anni partendo esattamente da dove eravamo rimasti, come se non fosse passato neanche un giorno.
Ridiamo di quello che non abbiamo potuto vivere insieme, parliamo di musica, ci fumiamo un pacchetto intero, ci dividiamo un panino mentre per strada un ragazzo suona la chitarra.
Ricominciamo a viverci senza pause, intensamente e semplicemente come abbiamo sempre fatto.
Quando torniamo alla stazione, mi accorgo solo dopo essermi seduta sulle sue gambe che la mano non me l'ha lasciata mai.

Game OverWhere stories live. Discover now