Capitolo 7

3.5K 235 98
                                    

Sono le undici di sera. Mia madre è già andata a letto.

Sono pronta.

Prendo il cuscino e lo posiziono strategicamente sotto le coperte.

Dopo aver finito, apro lentamente la porta della mia camera e mi affaccio sul corridoio.

Esco di casa con il cuore in tumulto. Stringo il foglio tra le dita cercando un po' di coraggio. Non ho idea di cosa si possa nascondere dietro questo indirizzo, ma qualunque cosa sia, certamente non mi lascerò scoraggiare.

Forse sto facendo una pazzia, ma non mi importa. Non più.

L'atrio è illuminato da flebili luci un po' difettose, che si spengono e si riaccendono continuamente, dando l'impressione di essere in un film horror. Le piante all'ingresso per un attimo mi erano sembrate persone.

Sto per aprire il portone, ma mi blocco. Sembro un pezzo di ghiaccio, ho smesso addirittura di respirare. Ho paura di uscire là fuori a quest'ora. Indietreggio. Non so se me la sento...

Dov'è finito tutto il coraggio che sentivo di avere fino a pochi secondi fa? Basta ripetermi le solite frasi da sfigata, basta avere paura. È arrivato il momento di agire e da oggi in poi io non avrò più paura. Affronterò i problemi a testa alta, supererò gli ostacoli e metterò fuori gioco chiunque provi a mettermi i bastoni tra le ruote. Quei ragazzi mi hanno fatto del male e adesso la pagheranno cara. Farò scomparire del tutto la loro voglia di rovinare la vita delle persone.

Ma adesso devo uscire immediatamente di qui, prima che cambi nuovamente idea.

Riprendo a respirare. Nemmeno mi ero accorta di star ancora trattenendo il respiro.

Ho indossato un semplice vestito verde acqua che mi arriva fino alle caviglie. Niente trucco sul viso.

Dopo circa un quarto d'ora sto ammirando la splendida villa che ho davanti. Ero così immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta di essere arrivata a destinazione.

Le luci colorate, la musica ad alto volume e una massa di gente raggruppata all'ingresso. Sono finita a un party.

Per un attimo resto ad osservare ciò che ho davanti, impotente, poi mi riprendo, mi faccio coraggio e mi incammino verso quella villa che mi terrà prigioniera per un bel po'.

Adesso si fa sul serio.

Quando entro all'interno vengo investita da un ondata di calore.

Uno di loro mi vede e mi indica. Un sorriso sghembo dipinto sul volto.

Cerco di comportarmi come se mi trovassi qui per puro caso.

«Ehi. Sei sola?».

«Ehm... Sì».

«Allora ti va se mi unisco a te?». Mi prende il bicchiere dalle mani, lo avvicina alla bocca e beve tutto in un sorso.

Sospiro.

«Certo».

«Allora vieni, ti presento ai miei amici», dice, indicandoli. Li vedo. Sono tutti concentrati a guardarci, o meglio, a guardare me.

Incrocio lo sguardo di Adam.

«Tutto bene?».

Annuisco.

«Sicura? Sembri nervosa...».

«Certo! È solo che qui dentro non si respira».

«Se vuoi dopo andiamo a fare un giro. Ti va?».

«Certo», sussurro.

«Ma guarda un po' cosa ci porta il vento. Io sono Adam, piacere», si presenta, porgendomi la mano.

Lentamente avvicino la mia alla sua e gliela stringo.

Il biondino si fa da parte per dare la possibilità di presentarsi ai suoi amici.

«Cristopher», si presenta il moro.

E infine il ricciolino castano. Più che un sorriso accogliente, il suo è un vero e proprio ghigno. «Dorian», si presenta. Al contrario degli altri non mi porge nemmeno la mano, non che io lo voglia, semplicemente avevo immaginato la scena diversamente. Rispetto agli altri sembra molto più freddo.

«Non fare caso a lui, è uno stronzo», mi sussurra all'orecchio Logan, che è ancora accanto a me.

«Allora andiamo?», mi sussurra Logan all'orecchio. Mi mette un braccio dietro la schiena e mi spinge verso l'uscita.

Ci facciamo spazio tra i corpi sudati e persone che si scatenano come se non ci fosse un domani. Vorrei tanto essere al loro posto e divertirmi anch'io, ma in fondo forse nemmeno loro si stanno divertendo. Forse stanno ballando per dimenticare tutto, per non pensare alle cose brutte... forse stanno ballando perché ballare è meglio.

Usciamo fuori. Finalmente un po' d'aria fresca, non ce la facevo più a stare lì dentro con tutto quell'odore di alcol e di fumo. I miei polmoni stavano chiedendo pietà. Adesso respiro aria pulita.

Per non parlare della testa che potrebbe scoppiare da un momento all'altro. Mi ero stancata di sentire la musica rimbombare da una parte all'altra della mia testa, adesso giunge ovattata alle mie orecchie ed è un sollievo.

«Allora... parlami un po' di te».

«Cosa dovrei dirti?», dico, acida.

«Non saprei! Hai fratelli o sorelle?».

Andiamo a sederci sul muretto, con lo sguardo rivolto verso l'edificio da cui siamo appena usciti.

«No, sono figlia unica».

«Come mai sei venuta qui da sola?», chiede mentre estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne prende una.

Questa è una domanda da milioni di dollari.

«Dovrai pur essere in compagnia di qualcuno, no? Non credo che tua madre ti abbia fatta venire da sola, a meno che tu non le abbia detto nulla».

«Oh be', in realtà fino a un attimo fa ero insieme a... alla mia migliore amica, ma è dovuta andare via perché... non stava bene. Aveva un brutta cera e le veniva da vomitare», mento. Forse sono troppo agitata.

Annuisce e comincia a fumare.

«Scusami un attimo. Devo andare in bagno», dico alzandomi.

«Vuoi che ti accompagni?», mi imita. Mentre parla, la mia faccia assume una strana espressione.

«Tu vorresti accompagnarmi in bagno?», chiedo meravigliata.

Non può essere serio.

«Ehm... soltanto fino alla porta. Ok, ho capito, vai pure. Ti aspetto qui».

Non tornerò. Mi allontano. Fingo di rientrare dentro, ma appena si distrae cammino a passo spedito verso il cancello e una volta fuori comincio a correre.

Vi ringrazio per le 10K letture. Questa storia è entrata nel cuore di molte persone e non immaginate quanto mi rende felice saperlo. 💗

Instagram: takemetobolivia

Tutto ritornaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora