Capitolo 41

1.1K 124 20
                                    

Il campanello suona, corro ad aprire la porta. È Ethan. Entra senza dire niente e va a sedersi sul divano in soggiorno, lo raggiungo e mi siedo accanto a lui. Cerco di sembrare arrabbiata, ma alla fine la rabbia è quasi del tutto scomparsa, sono solo delusa.

Si schiarisce la voce. «Non volevo dirti niente perché avevo paura di affrontarti».

«Lascia perdere, ormai mi sono abituata all'idea di saperti lontano. E comunque stavo pensando di partire anche io».

«Dove vai?».

«A Los Angeles, dai nonni. Ci andiamo per le vacanze io e mamma, ma forse ci resto, qui non ci voglio più tornare, almeno per il momento».

Annuisce osservando un punto fisso davanti a sé.

«Forse è la cosa migliore da fare».

«Ognuno per la sua strada, intendi?».

«Ma no, il fatto che partiamo entrambi, che ci allontaniamo da questo schifo. La mia vita ormai è diventata pesante da reggere».

«Verrai a trovarci ogni tanto?».

«Certo che sì».

Mi dispiace allontanarmi da lui perché in questi anni è diventato il mio punto di riferimento, la mia ancora e ci vorrà un po' per abituarmi a una vita senza di lui. Potrò chiamarlo, ma senza aspettarmi di ritrovarmelo fuori dalla porta di casa mia con un film e qualcosa da mangiare in mano. Probabilmente la notte resterò sveglia per telefonargli. È forse lui farà la stessa cosa. Vorrei solo capire che cosa gli passa per la testa... Il motivo per cui vuole andare via. Sono sempre riuscita a capirlo con un semplice sguardo, ma adesso le cose sono cambiate... La mia vita sta cambiando lentamente e io non posso fare niente per impedirlo. Non mi sono mai piaciuti i cambiamenti... Mi hanno sempre messo un po' di paura. Forse perché accadeva troppo spesso. Nemmeno il tempo di abituarmi che già era cambiato tutto.

Ammetto di avere paura, ma ho promesso a me stessa di essere forte e... Mantengo sempre le promesse.

«E comunque ci sentiremo tutti i giorni».

«Come farai ad abituarti?».

«Prima o poi ci si abitua a tutto».

«È difficile, però». Sospiro. «Non hai paura di allontanarti così tanto dalla tua famiglia?».

Non dice niente. Meglio fare scena muta che ammettere le proprie paure.

«Vorrei almeno sapere il motivo».

«Qui non faccio altro che pensare a lei e vederla con un altro mi fa male».

«Ti allontani per colpa di una ragazza? Non ci credo».

«Anche. Il punto è che... So che forse dovrei rimanere accanto a mio padre, perché la ferita è ancora fresca, ma non ne posso più di vederlo in questo stato».

«Ti capisco perfettamente. È dura quando una persona ti ricorda costantemente ciò che è successo, ma fossi in te rivedrei la mia scelta di partire. Tuo padre ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui adesso che non ci sta con la testa, non credi anche tu? Non per farti sentire in colpa, ma io non abbandonerei mai mia madre. Come lei non ha abbandonato me».

Mi osserva. Si morde il labbro. Sospira... Ma non parla. Forse l'ho ferito nell'orgoglio.

Lo sa che ho ragione.

Non si può semplicemente andare via e lasciarsi i problemi alle spalle in questo modo. Prima si affrontano.

«Devo andare adesso».

Si alza ed esce di casa senza nemmeno salutarmi. La verità, anche se fa male, alle volte è l'unica cosa che bisogna dire. Non credo di aver fatto qualcosa di sbagliato. L'ho solo aiutato ad aprire gli occhi e soprattutto non l'ho fatto con cattiveria. Mi basta questa consapevolezza.

Adesso che gli ho dato una mano a risvegliarsi, posso pensare solo ed esclusivamente a me stessa senza sentirmi in colpa.

Scusa Ethan, l'ho fatto per il tuo bene e per quello di chi ti sta intorno.

Tutto ritornaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora