Capitolo 45

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Faccio segno al ragazzo di fare silenzio e apro la porta lentamente.

«Secondo te ce la facciamo ad arrivare giù sani e salvi?».

«Sì, stai tranquillo. Anche se dovessimo incontrarlo... È me che vuole, non permetterò che faccia del male anche a voi».

Apre bocca per dire qualcosa, ma alla fine non dice niente. Evidentemente voleva solo consolarmi, ma a quanto pare non ha trovato le parole giuste da dire.

«Andiamo!», sussurro.

Usciamo dall'appartamento. Mentre io mi affaccio per controllare che non ci sia nessuno sulle scale, lui chiude la porta a chiave.

«Presto», dico, cominciando a correre verso il basso.

Ha la bambina in braccio, ma riesce comunque a stare al mio passo.

All'improvviso lo vedo davanti a me. Nell'atrio.

Perdo un battito.

Ha il cappuccio nero alzato sulla testa. Si guarda intorno. Sta parlando al cellulare e sembra nervoso.

Faccio segno allo sconosciuto di fare silenzio. È dietro di me e sta cercando di tenere buona la bambina.

«L'ho persa! Va bene?!», si porta una mano alla fronte. «Come sarebbe a dire? Non puoi riprenderti i soldi! Ormai sono miei. Vedrai che riuscirò a farla fuori. È solo questione di tempo. Sì... Prima o poi dovrà uscire allo scoperto».

Sono convinta al cento per cento che il suo interlocutore è uno dei membri della banda di Adam. Se non lui stesso.

La bambina comincia a strillare, attirando l'attenzione del ragazzo.

«Corri!», grido. Non se lo lascia ripetere una seconda volta. Un battito di ciglia e non è più davanti a me.

«Tu!».

Spero che vada a chiudersi dentro. Lo farà senza ombra di dubbio. Anche se così non fosse, sarebbe comunque al sicuro. Tanto è me che vogliono fare fuori. Solo e unicamente me. Perché io sono Electra Jones.

Sta per rincorrermi, ma lo precedo. Prima che possa fare un solo passo in avanti, comincio ad avvicinarmi a lui. A questo punto tanto vale farla finita. Non ha più senso andare avanti così.

Almeno ci ho provato. Non è forse questo che conta?

Appena sono abbastanza vicina, mi afferra per il capelli e mi tira verso di sé.

«A causa tua ho rischiato di perdere tutto, lo sai?».

«Bene, adesso sono nelle tue mani, perché non mi ammazzi prima che possa fuggire di nuovo?».

«A quanto pare non vedi l'ora di morire. Be', non ti biasimo, guarda che meraviglioso assassino ti è toccato».

«Tu non sei il mio assassino e io sono già morta, perché la verità è che si muore due volte e la prima è quella più dolorosa».

«Forse è un peccato farti fuori, ma ho bisogno di quei soldi».

«Allora ammazzami, prima lui è già sulla tua strada».

«Chi?».

Non rispondo.

«Ti ho fatto una domanda. Di chi stai parlando?». Sembra alterato.

Scoppio a ridere. «Il karma».

«Adesso basta!». Qualcosa mi dice che l'ho fatto arrabbiare. L'unico lato positivo è che sta per mettere fine alle mie sofferenze.

Afferra il coltello dalla tasca e me lo punta alla gola. Sta per spingerlo in profondità.

«Mani in alto!».

«Non avvicinatevi, altrimenti l'ammazzo!».

«Falla finita. Non ti basta avere Lauren sulla coscienza? Sei proprio sicuro di volerne uccidere un'altra?».

«Fossi in te non lo farei», interviene un'altro.

«Dimmi un po', quanto ti hanno promesso questa volta?», aggiunge il primo.

«Pensaci bene prima di farlo. Tanto ti prenderemo e l'unica cosa che guadagnerai sarà solo un aumento della pena. I soldi non arriveranno mai nelle tue mani».

«Maledizione!», grida il ragazzo. Mi lascia andare. Lancia via il coltello, si porta le mani alla testa e si accascia sul pavimento.

Immediatamente viene circondato dai poliziotti. Ne approfitto per andare via. Esco fuori dal palazzo e cerco mia madre con lo sguardo. Quando la vedo il mio cuore perde un battito. Al suo fianco c'è Drake.

Sorrido e corro verso di loro.

Che questa volta sia finita davvero?

***

«Come mai sei qui?», chiedo a Drake, sedendomi sulla sedia in pelle di fronte alla scrivania.

«Devo dirti un paio di cose».

Gli faccio segno di proseguire e non se lo lascia ripetere due volte.

«Ce ne ho messo di tempo, ma alla fine ho scoperto chi ha rotto la chitarra».

«Chi?».

«Lucas». Non resto per niente sorpresa.

«Avrei dovuto immaginarlo», sussurro. «Quello è troppo geloso».

«E pure pazzo».

Scoppiamo a ridere, mentre ci guardiamo intensamente negli occhi.

«Sono venuto anche a dirti che domani c'è un esibizione e mi piacerebbe se cantassi con me».

«Non posso», sussurro.

«Come?».

Mi schiarisco la voce. «Domani parto». Il suo volto si incupisce.

«Dove vai?».

«A Los Angeles».

«Ah, bene», sussurra «Quindi torni dopo le vacanze, suppongo».

Annuisco.

«Mi dispiace non avertelo detto prima e...», mi interrompe.

«Non importa». Si avvicina.

Mi fa alzare. Sono di fronte a lui. Mi guarda negli occhi, poi mi stringe in un abbraccio.

«Stare lontana da New York per un po' ti farà bene». Sta per baciarmi, ma mia madre bussa alla porta.

«Electra, tuo cugino sta per partire e prima vorrebbe salutarti».

«Ethan», quasi urlo, mentre gli occhi cominciano già a pizzicare. Esco dalla stanza in fretta e furia, seguita a ruota da Drake. Corro fra le sue braccia.

«Fai la brava e non far arrabbiare i nonni».

«Non ti vedrò più», dico tra le sue braccia, con la voce incrinata.

«Sì, sciocca! Verrò a trovarvi ogni volta che mi sarà possibile e lo sai che se non ho tempo lo trovo».

È questo che si prova quando una persona se ne va? Anche Drake starà così oppure a me non ci tiene abbastanza?

«Non cacciarti nei guai, miraccomando».

«Be', non puoi chiedermi questo, quelli sono la mia specialità». Tutti scoppiamo a ridere, mentre Ethan afferra il borsone e ogni pezzo del mio cuore si spacca in due. Se prima avevo il cuore a mille per tutto ciò che ho passato, adesso i pezzi sono duemila se non di più. E domani quando mi separerò dai miei amici ci saranno altre crepe. Prima o poi cederà, per quanto potrà resistere ancora?

Troppe partenze e troppi distacchi in un lasso di tempo decisamente troppo breve per i miei gusti.

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