Capitolo 33

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Come ho già detto non dico mai bugie. Ogni volta che mento non lo faccio mai per un tornaconto personale.

Sono circa dieci minuti che il poliziotto che era seduto sulla sedia girevole in pelle nera davanti a me è uscito lasciando la porta aperta.

Mia madre ha lo sguardo perso nel vuoto, mentre io non faccio altro che guardarmi intorno e studiare la stanza in cui mi trovo. Le pareti grigie danno l'impressione di essere in prigione. Sulla scrivania ci sono dei piccoli quadri, ma sono girati e dalla posizione in cui mi trovo non posso vederli.

Comincio a ticchettare nervosamente le dita sulla scrivania mentre ripenso alla faccia della mia amica. Era sconvolta. Devo assolutamente uscire di qui e andare a trovarla. Il mio obbiettivo non era spaventarla, ho semplicemente cercato di proteggere entrambe. L'unica cosa che avevo a portata di mano era una pistola rubata proprio in casa sua, sarei stata una sciocca a non usarla. Chissà se l'ha riconosciuta?

Finalmente il poliziotto fa ritorno. Mia madre firma delle carte, dopodiché ci alziamo per tornarcene finalmente a casa. La denuncia è stata fatta, un peso in meno sulle spalle.

Non credo mi sia permesso di andare a trovare Serenity, quindi per il momento mi accontenterò di sentirla soltanto e domani andrò a casa sua.

Usciamo dalla struttura. Salgo in macchina e allaccio la cintura di sicurezza.

Non ci mettiamo molto ad arrivare. Parcheggia la macchina in garage. Scendo e avanzo a passo spedito verso l'ascensore mentre lei recupera la borsa. Mi raggiunge poco prima che le porte si aprano.

Entro all'interno dell'appartamento con l'intenzione di andare a prepararmi una tisana che mi aiuti ad addormentarmi. Quando noto la luce in cucina accesa quasi mi viene un colpo al cuore, ma mi calmo immediatamente vedendo mio cugino seduto sul divano. È talmente concentrato sul suo cellulare che nemmeno si accorge della mia presenza.

Arrivo alle spalle del divano e sbircio sul cellulare, notando che sta chattando Claire . Finalmente sembra accorgersi di me. Posa il cellulare sul tavolino di vetro davanti a lui, di schermo, in modo che io non possa continuare a sbirciare.

«Cos'hai da nascondere?», gli chiedo, indicando l'oggetto.

«Nulla. Perché lo chiedi?».

«Lascia stare», sbuffo. «Preparo una tisana».

Mi tolgo il cappotto di pelle nera e vado a metterlo in camera mia.

Quando ritorno in cucina, Ethan sembra fare uno scatto all'indietro.

Mi avvicino alla cucina e comincio ad armeggiare con le tazze e i fornelli.

Accende la tv e comincia a seguire con attenzione uno di quei soliti documentari che insegnano sempre qualcosa di utile.

Il suo cellulare comincia a squillare attirando la mia attenzione su di lui. Lo afferra, legge il nome sullo schermo e sospira, poi si alza e risponde alla chiamata uscendo dalla cucina, lasciandomi ancora più interdetta.

Comincio a bere la tisana quando è pronta, sperando che Ethan torni prima che si freddi.

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