Capitolo 35

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Ho cercato di convincere la mamma ad andare a trovare i nonni, ma non ha voluto sentire ragioni. Partiremo fra una settimana, non prima. È stata molto chiara. La scuola intanto è già finita, quindi non capisco perché aspettare, ma contenta lei...

E così, mentre osservo la strada di fronte a me con un'espressione da funerale stampata in volto, penso a un trucco per far in modo che le giornate sembrino più corte.

Avete presente quando vi sembra che il tempo passi in fretta? Be', per me non è affatto così. Da quando ho parlato con mia madre mi sembra trascorso un secolo. Forse potrò sembrare esagerata, ma New York ormai mi ha stancata e voglio prendermi una pausa il prima possibile. È assurdo il fatto che fino a pochi giorni fa pensavo di voler rimanere qui per sempre e adesso, invece, non voglio fare altro che prendere un aereo e staccare per un po'. Il periodo natalizio mi farà bene, me lo sento.

«Sembri una cazzo di mummia! Ridi un po' anche tu che quell'espressione da morta fa impressione».

«Pensa un po' agli affari tuoi», mi difendo, alzando la voce. «Inoltre potresti cercare di essere meno volgare», aggiungo, riprendendo a guardare davanti a me.

«Io parlo come cazzo voglio», sussurra, prendendo a osservare fuori dal finestrino.

«Electra ha ragione, dovresti moderare i termini, anche perché non mi piacciono le persone che dicono troppe parolacce», si intromette Andy, che si trova davanti, sul posto del passeggero.

«Hai capito con chi stai parlando?», ribatte lo stronzo, indicandosi il viso.

Mi sembra un po' assurdo che un ragazzo gentile e altruista come Drake sia amico di un tipo del genere.

Andy sbuffa, Logan scuote la testa e Serenity si gira a guardarlo.

«Tra quanto arriviamo?», chiede Carter, dopo un po'.

«Ci siamo quasi», risponde Logan, lanciandogli un'occhiata dallo specchietto retrovisore.

«E cerca di sbrigarti, perché mi sto annoiando».

Mi mordo la lingua. Meglio se resto zitta, perché non mi va di litigare. È così arrogante...

Logan sospira e stringe le mani sul volante. So che vorrebbe sputargli in faccia tutto quello che pensa di lui, ma si trattiene.

Il mio cellulare emette una notifica.

«Cazzo! Metti il silenzioso!», si lamenta.

«È assurdo il fatto che tu non riesca a completare una frase senza inserire al suo interno almeno una parolaccia», sputo fuori velenosa.

«Io dico ciò che voglio».

«Wow! Questa volta niente parolacce?», lo prendo in giro.

Sbuffa, gira la testa di lato e riprende a osservare fuori dal finestrino.

Finalmente la macchina si ferma.

Sto per scendere, ma Carter mi sbatte la portiera in faccia.

Provo ad aprire, ma lui si piazza davanti allo sportello, e mi impedisce di farlo.

Gli altri osservano la scena sorpresi.

Scendo dall'altro lato, faccio il giro dell'auto e mi avvicino a lui, mentre ha già estratto il pacchetto delle sigarette e sta per accendersene una.

«Ma sei scemo, forse?», urlo, in preda a una crisi di nervi.

«E tu sei isterica?», chiede tranquillamente, mentre fa un tiro.

Scoppia a ridere. Che qualcuno mi spieghi che cosa c'è da ridere.

Nel frattempo arriva Drake, che parcheggia la moto a pochi metri di distanza da noi.

«Che succede?», chiede, una volta avvicinatosi.

Faccio un respiro profondo prima di allontanarmi. Questo ragazzo è nocivo, mi fa male. Devo cercare di stare lontana da lui il più possibile.

Ignoro la sua domanda e gli altri fanno la stessa cosa.

Entriamo all'interno della struttura. Tra un Andy giù di morale perché la sua fidanzata non è potuta venire a causa di impegno, un Logan scocciato dal comportamento di Carter, un Drake che ancora si interroga su ciò che è appena successo fuori e io che non riesco a smettere di pensare al mio viaggio a Los Angeles, la serata è più o meno tranquilla.

E niente, questa storia mi prende sempre di più. 😍 Sto scrivendo e revisionando alla velocità della luce proprio perché la adoro e anche se la perfezione non esiste voglio che sia il più perfetta possibile.

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