26. Osservando Michaels

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Osservando Michaels, ho sempre avuto l'impressione che qualcuno avesse messo insieme una manciata di polvere, ci avesse sputato sopra e l'avesse modellata dandole la forma di un uomo rudimentale, commettendo uno o due sbagli (la bocca e sicuramente il contenuto della testa) e omettendo uno o due particolari (il sesso), ma tuttavia riuscendo alla fine a fare un vero omino di terra, di quelli che nell'arte contadina si vedono venire al mondo tra le poderose cosce della madre, con le dita già a uncino e la schiena già curva, pronta per una vita da trascorrere scavando tane, una creatura che passa le sue ore di veglia curva sulla terra e quando viene la sua ora si scava la fossa e ci scivola silenziosamente dentro, tirandosi la terra pesante sul capo come una coperta, quindi fa un ultimo sorriso, si volta, e discende nel sonno, finalmente a casa, mentre inosservate come sempre, da qualche parte lontano, le ruote della Storia continuano a cigolare. Quale organo di Stato potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di reclutare creature simili come suoi agenti, e che cos'altro potrebbero fare oltre a trasportare pesi e morire in grande numero? Lo Stato monta pesantemente sulle groppe di questi zappatori come Michaels, divora il frutto del loro sudore e in cambio gli caca addosso. Ma, stampando su Michaels un numero e ingoiandolo, lo Stato in realtà ha sprecato il suo tempo. Perché Michaels è passato negli intestini dello Stato senza essere digerito, è uscito dai suoi campi intatto, com'era uscito intatto dalle sue scuole e dai suoi orfanotrofi.

(La vita e il tempo di Michael K, John Maxwell Coetzee)

Passi che val la pena di leggere - [4/8]Where stories live. Discover now