Josiane aveva l'abitudine di incrociare e separare le dita tutte le volte che raccontava qualcosa d'appassionante. Mi spiegò il capriccio del sudamericano, niente di tanto straordinario in fondo, il rifiuto della Rousse, il cliente che se ne va assorto e silenzioso. Le domandai se il sudamericano l'aveva abbordata qualche volta. Ebbene no, perché doveva sapere che la Rousse e lei erano amiche. Le conosceva bene, abitava nel quartiere, e quando Josiane disse questo guardai attentamente e lo vidi pagare il suo assenzio gettando una moneta nel piattino di stagno mentre lasciava cadere su di noi - ed era come se cessassimo di essere lì durante un interminabile secondo - un'espressione distante e al tempo stesso curiosamente fissa, il volto di qualcuno che si è immobilizzato in un punto del suo sogno e si rifiuta di fare il passo che lo restituirà alla veglia. Dopotutto, un'espressione come quella, sebbene il ragazzo fosse quasi un adolescente e avesse lineamenti molto belli, poteva condurre quasi per mano all'incubo ricorrente di Laurent. Non persi tempo a prospettarlo a Josiane.
(L'altro cielo, Julio Cortázar)
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Passi che val la pena di leggere - [4/8]
Não FicçãoQuarto volume della collana "On Writing". Il titolo dice tutto: sono appunti di un lettore, per ispirare nuovi scrittori. Le fonti? I libri più belli.