46. Perché lo cerchi di nuovo con gli occhi

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«Basta con le penne» sussurrò Lije. «Il cervo, adesso.»
Dove, pensò Vaughn.
Lije accennò col mento verso la cresta. «Laggiù, dall'altra parte.» Si accovacciò. «Un segno» disse Lije, sottovoce. «Stai attento.»
Mentalmente, Vaughn divise il terreno a strisce e le perlustrò con cura, una dopo l'altra. Erba schiacciata su foglie marcite. Un guscio di cicala accanto ai trucioli di noce lasciati da uno scoiattolo.
«Non sforzarti di vedere» disse Lije. «Il naso e le orecchie sono cugini degli occhi.»
Vaughn chiuse gli occhi e s'immaginò un cervo che si muoveva sinuoso lungo la conca e su per la cresta. Avanzava lentamente, masticando arbusti, attento a ogni rumore. Il cervo guardò direttamente Vaughn con i suoi occhi neri e antichi. Sostenne a lungo il suo sguardo, poi si voltò.
Vaughn aprì gli occhi. Davanti a lui, sul pavimento del bosco, comparve uno stretto sentiero di erba calpestata e di foglie morte con il lato umido rivolto verso l'alto. Guardò meglio e il sentiero svanì, tornando a confondersi col pavimento del bosco.
«L'ho visto» disse Vaughn.
«Un Boatman non può farne a meno.»
«Ora se n'è andato.»
«Perché lo cerchi di nuovo con gli occhi.»

(Quello che devi lasciare, da Nelle terre di nessuno, Chris Offut)

Passi che val la pena di leggere - [4/8]Where stories live. Discover now