XXI

12.4K 615 22
                                    

Il cavallo correva velocemente per il bosco. Il temporale era ormai arrivato, la pioggia ci colpiva ferocemente, ma non feci nemmeno caso dalle tante lacrime che stavo versando. Non mi importava se Abel mi avrebbe punita, volevo solo stare da sola e piangere.

Un tuono colpì un albero e fu questioni di attimo prima che questo prendesse fuoco e cadesse. Il cavallo, spaventato, si alzò su zampe, facendoci cadere entrambi, dopodiché corse via.

Abel si alzò facilmente, mentre io mi massaggiai il sedere indolenzito. Vidi Abel guardarsi attorno e sbuffare. Il manto che indossava era zuppo, ma il mio non era da meno. Mi alzai e cercai di asciugarmi il viso. Sentivo gli occhi gonfi e pesanti.

«È meglio fermarci, o riescherete di ammalarsi.»

«No, state tranquillo.»

Quando alzai il viso verso di lui e vidi che mi fulminava, decisi di acconsentire. Ci rifugiammo in una grotta lì vicino e poco profonda.

Non disse nulla, così parlai io, «mi dispiace per essere fuggita, ma era mia intenzione tornare.»

«Lo so, vi ho seguita fin da subito e ho ascoltato la conversazione.»

Io ero seduta verso l'uscita, lui verso il fondo, dove era impossibile vedere dal buio. Mi voltai verso di lui e, gattonando, cercai di avvicinarmi. Riuscii a distinguere i suoi lineamenti, quando lo vidi alzare una mano, «non avvicinatevi.»

Mi bloccai, «siete in collera? Avete detto che....»

«Per seguire voi, ho rinunciato al mio nutrimento e non mi nutro da più di una settimana; non è saggio avvicinarvi.»

«Mi dispiace.»
Abbassai il viso, sentendomi realmente mortificata; a causa mia non si era nutrito e adesso soffriva poiché aveva accanto una fonte di cibo e non poteva usufruirne. Avevo bisogno di stare accanto a lui, però, mi sentivo tradita nel profondo dalla mia famiglia e volevo qualcuno che fosse in grado di farmi sentire amata e protetta. Con lui mi sentivo così, ma era sicuramente un sentimento dovuto dal legame.

Afferrai una pietra appuntita, una delle tante, e me la portai al polso. «Che state facendo?», disse con voce roca.

Stavo pensando egoisticamente, ma era un piano che poteva funzionare. «Sono fuggita, mi punisco», avvicinai la pietra al polso, ma ad una velocità impressionante, mi afferrò e gettò il sasso a terra.

«Se volete essere punita, bene, ma lo farò quando saremo arrivati a casa.»

Il mio intento, seppur parzialmente, era riuscito; avevo avuto un contatto con lui, ma si distanziò subito. Sbuffai e mi allontanai nuovamente da lui, posizionandomi verso l' uscita della grotta. In lontananza, però, vidi avanzare nell'oscurità un'ombra.

Mi alzai, attirando la sua attenzione, ma quando feci un passo in avanti, l'ombra si fermò. Non riuscivo a metterla a fuoco, era troppo lontana, ma sapevo che mi aveva vista; era voltata nella mia direzione. Abel non fece e non disse nulla, forse non l'aveva vista.

Feci un altro passo in avanti, ma qualcosa mi piombò davanti. Lanciai un urlo sovraumano e balzai indietro, inciampando in un fosso e cadendo all'indietro.

«Per fortuna vi ho trovati, Abel, fratello mio, ci siamo preoccupati quando Ferdinand è tornato a casa senza voi», vidi William entrare e si inginocchiò verso me, «mi dispiace avervi spaventata», mi allungò una mano e mi aiutò ad alzarmi.

Un piccolo giramento di testa mi colpì, precisamente dietro il collo. I due fratelli stavano parlando, mentre la pioggia man mano diminuiva e ancora una volta riportai lo sguardo verso l'ombra di prima, ma non trovai nulla.

«Dobbiamo stare molto attenti, sono nei dintorni e non possiamo scontrarci con loro», disse William.

«Possiamo tornare a casa, la pioggia è diminuita notevolmente», dissi con lo sguardo rivolto al cielo. Senza il loro assenso, uscì fuori e mi incamminai verso il castello. Il mio umore era pessimo, l'idea di tornare a casa per i chiarimenti non era da meno. Volevo solo tornare a casa, buttarmi a letto e non pensare più a nulla.

Sentimenti OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora