LIX

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«Abel, per favore, mettetemi a terra ci guardano tutti!», piagnucolai aggrappandomi alle sue spalle.

«Lasciateli guardare allora, ci invidiano.»

Dopo il mio annuncio di voler partire con lui, Abel mi aveva caricato in spalla e condotto fin al castello, affermando di dover festeggiare.
Era entusiasta della mia presenza nelle Campagne dell'Est e, come sospettavo, non voleva lasciarmi qui.

Arrivammo nella sua camera, dove mi lanciò sul letto e mi sovrastò con il suo corpo. «Non sapete quanto mi rendete felice», disse con occhi dolci.

«Anche voi», dissi, osservando le sue labbra.

Si abbassò su di me e mi baciò con passione, lascendosi cadere lentamente sul mio corpo. Si teneva ancora a debita distanza da me, ma nemmeno lui sembrava piacere questa distanza, infatti si lasciò andare facilmente.

Quella notte i vestiti volarono via, così come le nostre preoccupazioni, restammo nudi e contemplatici con desiderio, passione e amore.
Ancora una volta mi concessi a lui e quella notte fu diversa dalle altre, lo sentivo totalmente parte integrante di me. Sembravano passati secoli dall'ultima volta che lo avevamo fatto, seppur non era così.

Quella notte fu magica e, dopo tanto tempo, finalmente mi sentivo in pace con tutto e tranquilla stretta tra le sue braccia, le braccia di colui che mi stava per risucchiare l'anima.

Abel

Il giorno seguente Mered si svegliò un'ora dopo la colazione, ma non me ne preoccupai, sembrava molto stanca.

La notte appena passata mi fece spuntare un sorriso e la scossi delicatamente la spalla. Ruggì e si divincolò da quel fastidio. Sorrisi e respinsi una risata, poggiandole un dito sul piccolo nasino (che detto fra noi, adoravo da impazzire) e la stuzzicai.

Sbuffò sonoramente e aprì lentamente gli occhi, «avete tre minuti per giustificarvi dall'avermi svegliata, se non volete morire seduta stante.»

Ammiravo la sua audacia appena sveglia, la privazione di sonno era l'unica cosa che la faceva imbestialire come una matta. «Mi dispiace avervi svegliata, ma tra meno di due ore dobbiamo partire e so quanto voi donne ci impiegate a prepararvi.»

«Bhe...peccato, io ci impiego massimo cinque minuti, quindi buonanotte», disse, dandomi le spalle.

Alzai gli occhi al cielo e, alzandomi dal letto, me la caricai sulla spalla. «Abel!», strillò, «mettimi immediatamente a terra!!»

Era passata al tu, doveva proprio essere arrabbiata.
«Voglio il mio amato letto, non puoi caricarmi sulla spalla quanto cazzo ti pare e piace!!», continuò ad urlare.

Sbalordito, la posai a terra, una volta arrivato al bagno, e la osservai stranito. «Cosa vi prende? Siete fin troppo irrequieta.»

«Vi sarei grata se la smetteste di trascinarmi a vostro piacimento!», ringhiò, avvolgendosi come meglio poteva nel lenzuolo che avevo sollevato con lei. Fece per ritornare in camera, ma la fermai.

«Vi ho soltanto svegliata, non mi sembra che merito un comportamento tanto scurile da parte vostra.»

Si fermò, girandosi verso di me e guardandosi attorno, «scurile? Cosa? Come ci sono arrivata qui?»

«Vi ci ho portata io e...perdonatemi, la prossima volta non vi carico in spalla quanto cazzo mi pare e piace.»

La vidi sgranare gli occhi, «cosa? Perché parlate in questo modo?»

«Vi avviso che sto perdendo la pazienza, smettete di comportarvi come se...»

«Perché dite così? Mi avete scosso la spalla, vi ho sentito, e poi siamo arrivati qui. Insomma, non siate così serio e non rovinate la magnifica nottata che abbiamo appena passato.»

«Io? Ma siete voi che...», non terminai la frase, poiché le sue labbra permetterò sulle mie e mi sorrise.
«Bhe... buongiorno, adesso vado a prepararmi», e andò via, serena come non l'avevo mai vista, quando pochi minuti prima era una belva pronta a mordere.

Scossi la testa e decisi di prepararmi anch'io. Passarono più di venti minuti e, quando scesi al piano inferiore, vidi vestita di tutto punto Meredith. Era la prima donna che conoscevo che fosse in grado di prepararsi in meno di dieci minuti.

La vidi sbirciare nelle cucine e nemmeno si accorse della mia presenza. Annabelle uscì e le fece un sorriso, prima di salutarla con un gesto della mano.

«Siete pronta?», le chiesi, facendola sobbalzare all'indietro.

«Buon Dio, Abel, volete per caso farmi morire di crepacuore?»

«Non era mia intenzione spaventarvi, ma dovremmo andare, prima partiamo, prima arriviamo.»

Si voltò ancora una volta verso le cucine e si morse il labbro inferiore, «va bene, William e Leila?»

«Sono in paese, state tranquilla li vedrete il giorno dell'incoronazione.»

«Oh...perfetto, andiamo», si affrettò ed uscì fuori, seguita da me.

Spazio Autrice:
Perdonatemi se è così corto ect ect ect....ma veramente non ho avuto tanto tempo per scrivere, lo studio mi risucchia tutte le energie, ma volevo comunque aggiornare.
Correggerò domani il capitolo e se trovate errori, vi chiedo di segnalarmi, così mi facilitate la correzione.
Siamo arrivati a 11k visualizzazioni (ieri ho dimenticato di scriverlo) e siamo ancora secondi! Che ne dite? Arriveremo mai primi?
.....
Va bene sto zitta che è meglio.
-Angel ❤️

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