LVIII

8.1K 492 31
                                    

Abel

La osservai con la coda dell'occhio, mentre avanzavamo nel bosco. Non aveva fiato, non si era mossa più di tanto e per la prima volta volevo sapere cosa stesse pensando.

Mi ero spaventato da morire quando non l'avevo trovata in camera e subito avevo pensato al paese, ma mai avrei pensato di trovarla con i suoi fratelli. Come aveva fatto a parlarci?

Non che avessi da ridire, era libera di stare con la sua famiglia, ma non capivo come avesse organizzato quell'incontro. Forse aveva usato la magia, ma poteva benissimo dirmelo, anziché sgattaiolare fuori e farmi preoccupare.

«Perché non mi avete detto che andavate in paese per incontrare i vostri fratelli?», diedi voce ai miei pensieri.

«Non era previsto, li ho incontrati per puro caso.»

Annuii e la osservai ancora una volta. Era seria in volto e aveva ancora gli occhi gonfi e rossi per questa notte. Osservai il cielo nuvoloso e, afferrandole la mano, la condussi nella direzione opposta alla nostra.

«Dove andate? State sbagliando direzione!»

«Lo so, fidatemi di me e seguitemi.»

Rimase in silenzio per il restante del tragitto e, una volta arrivati nel luogo stabilito, si fermò e sgranò gli occhi.

«Ma questo è il...»

«Il vostro Locus Amoenus, giusto?»

Annuì e mi sorrise, cammiando poi per i numeri fuori e sedendosi sotto un grande abete. Si sdraiò e sorrise, osservando le foglie che si intrecciavano con il cielo. Mi sedetti poco distante, volevo darle il suo momento di pace. Lentamente sentii il suo respiro diventare un po' più pesante e, voltandomi, la vidi con gli occhi chiusi; si era addormentata ed era anche comprensibile.

Meredith

Qualcosa di fastidioso premeva sul naso, solleticando. Mi lamentai, sperando di portarlo via, ma quel qualcosa era sempre lì. Sentii una piccola folata di vento e magicamente il qualcosa era sparito. Confusa, aprii gli occhi e ciò che vidi furono foglie.

Impaurita, alzai subito il busto e mi guardai attorno.
«Buongiorno dormigliona», sentii una voce poco lontana.

Allungai il collo e vidi Abel di fronte al piccolo lago che vi era lì. «Abel...scusate, devo essermi addormentata.»

«Non dovete scusarvi. Pochi secondi fa avevate una graziosa farfalla bianca poggiata sul naso», ridacchiò.

«Oh», mi portai una mano sulla punta del naso, ecco cos'era quel qualcosa.
«Da quanto dormo?»

«Non da molto, un'oretta, penso.»

«Volete tornare al castello?», chiesi.

«Se voi volete rimanere qui, per me non ci sono problemi. È il mio ultimo giorno qui e voglio godermi le mie terre.»

Improvvisamente il mio viso si scurì ed annuii. Mi avvicinai anch'io al lago e, sotto il suo sguardo, mi tolsi le scarpe e mi alzai la gonna, immergendo i piedi nella fresca acqua.

Ritornò a distendersi sull'erba e a chiudere gli occhi. Lo contemplai per bene e, ancora una volta, fui ammaliata dalla sua bellezza. La voglia di baciarlo ardeva sempre in me, ma non potevo farlo, non se a lui avrebbe creato problemi.
Dondolai i piedi e osservai come l'acqua si oscillava lentamente.

Cosa avrei fatto quando lui se ne sarebbe andato? Non lo sapevo.
«Perché siete così seria? Mettete quasi paura.»

Mi voltai nuovamente verso di lui, trovandolo con lo sguardo su di me. Annegai in quegli occhi color pece.
«Non sono seria.»

«Si, invece, sembrate triste. Se è per ciò che è successo questa notte...»

«No, non c'entrate nulla voi, state tranquillo», più o meno, la causa era proprio lui.

«Se c'è qualcosa che vi rende triste potete dirlo a me, sono qui anche per questo.»

«Non c'è nulla, davvero, ero solo persa nei miei pensieri.»

Annuì, ma non distolse lo sguardo dal mio. Così fui io a farlo, era troppo da sopportare.
«Venite qui», sentii. Mi voltai e lo vidi battere la mano sul posto accanto a lui.

Rimasi a fissarlo incerta, non volevo che perdesse il controllo a causa mia.
«Non volete?»

«Cosa? Perché non dovrei?»

«Non lo so, ditemelo voi.»

Feci una smorfia e mi avvicinai a lui, poggiando il viso sul braccio da lui indicato e lasciandomi stringere. Il naso sfiorava il mio e per poco non mi morii il respiro in gola, cavolo era dannatamente irresistibile.

Chiusi gli occhi, pur di non guardarlo in faccia e mi accoccolai a lui. Le sue labbra si posarono sulla mia fronte e il mio cuore ebbe un balzo, confermandomi ancora una volta ciò che provavo con lui.

«Abel?»

«Mh?»

«Domani partirò con voi.»

Sentimenti OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora