XL

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Meredith

Perché l'hai fatto Meredith?

Quella voce, la sua voce, rimbombava nella mia mente con tanta di quella tristezza che per un attimo pensai di trovarmelo accanto. La potenza con cui l'avevo sentito mi impediva di pensare che fosse solo mia immaginazione. Possibile che fossero realmente i pensieri di Abel?

Precedentemente mi aveva informato di questo potere, ma si manifestava solo nei legami più profondi; fatto sta, che quella volta mi sentii morire dentro: avevo fatto la scelta giusta? Avevo agito di istinto, non pensando alle consegue, ma sperai di non pentirmene.

«Si sono accorti della nostra fuga», sospirai.

«Si, sicuramente, state tranquilla, vi condurrò in un posto sicuro», mi rispose, tirando leggermente le cinghie del cavallo, facendolo rallentare. Eravamo arrivati nel fitto bosco e l'oscurità non ci permetteva di vedere molto, sperai solo che non venissimo attaccati.

«Edward, perché mi state aiutando?», chiesi, abbassando il viso.

«Aiutare è un parolone, lo capirete in seguito, più che altro eseguo ordini.»

Mi voltai di scatto verso di lui, «che intendete?»

Mi sorrise e fermò del tutto il cavallo, «siamo arrivati.»

Alzai lo sguardo verso la grotta di fronte a noi, dove vidi uscire un uomo. Camminava elegantemente e con maestria, doti contraddittorie al posto in cui ci trovavamo. Era un uomo di mezza età e aveva dei lunghi capelli castani, legati in una coda bassa. Gli occhi erano a mandorla, ma ciò che più mi spaventò, fu il colore di questi: rossi, come quelli di Abel. Non era un rosso chiaro, comunemente diffuso tra i vampiri, era un rosso fuoco ed intenso. Sorrise, ma più che un sorriso sembrava un ghigno.

Edward scese dal cavallo e, afferrandomi un braccio, fece scendere anche a me. Mi meravigliai dal garbo con cui lo aveva fatto, pochi minuti prima era estremamente gentile. «Edward, fratello mio, non pensavo che realmente riuscissi a portarla qui», disse l'uomo.

«Mai dubitare delle mie doti, non dovevi attaccare il castello.»

Sgranai gli occhi e posai lo sguardo su entrambi. Lo aveva chiamato fratello, effettivamente c'era una somiglianza tra i due, ma chi era quell'uomo? Ripensai alla risposta di Edward e fremetti dalla rabbia; era stato lui ad attaccarci, ma non aveva senso! Caleb era l'artefice di tutto, o almeno così lui mi aveva detto, lo aveva fatto per proteggere il fratello? «Chi siete?», dissi autoritaria, seppur avessi una tremenda paura.

Lui inclinò il viso e si avvicino a me. Mi afferrò la mano e, non ebbi nemmeno il tempo di ritirarla, che vi posò le labbra su. «Mi perdoni per non essermi presentato: io sono Caleb.»

Aspirai talmente ferocemente che la testa cominciò a girarmi. Dovevo fuggire da lui, ma Edward mi aveva mentito: era suo fratello e per tutto questo tempo stava architettando un piano per portarmi da lui ed io, come un'idiota, mi ero fidata di lui senza ombra di dubbio.

Abel

«Impossibile che Meredith sia fuggita con lui, non lo accetto!», urlai, afferrando la prima cosa che avevo a tiro e lanciandola contro il muro. «Deve averle detto, o fatto, qualcosa!»

«E' una strega, nipote mio, e le streghe sono estremamente ingegnose e vendicative; si sarà sicuramente schierata dalla parte di Caleb per farvi un torto.»

Io e William ci guardammo negli occhi e fu lui a prendere parola. «Nonno sono sempre stato dalla vostra parte, ma questa volta mi permetto di negare ciò che non è evidente. Non potete accusare Meredith di essere scappata con una nostra guardia, o peggio ancora, di essersi schierata con Caleb. Non la conoscete e, seppur strega, è una ragazza dolce e generosa.»

Ero d'accordo con lui. Inizialmente Meredith mi odiava, ma avevamo superato quella fase e lei non mi avrebbe mai voltato le spalle proprio in quel momento. Dovevo trovarla, dovevo accettarmi che stesse bene e che sarebbe tornata tra le mie braccia. Mi passa una mano tra i capelli e sbottonai i primi bottoni della tunica bianche che indossavo. Mi voltai verso Leila, «perché non era con voi?», le chiesi.

«Eravamo entrambe nella mia stanza, ma lei mi ha detto che sarebbe tornata presto perché doveva recuperare un'oggetto di vitale importanza nella sua stanza», rispose.

«Un oggetto di vitale importanza?», ripeté mio nonno.

«Conoscendola, si sarebbe diretta qui ad origliare la nostra conversazione; è una ragazza estremamente curiose e, alcune volte, testarda», scroccai le dita. «Edward deve averla raggiunta prima che arrivasse qui. Possibile che sia lui la talpa del castello? Forse ha contatti con Caleb ed era a conoscenza dei suoi piani.»

«Quindi, secondo le tue ipotesi, una vostra stessa guardia, che dovrebbe esservi fedele, è dalla parte del nemico e ha ingannato Meredith per portarla da lui?», riassunse il nonno.

Annuii, «non ho prove per accusarlo, ma potrebbe essere una buona ipotesi.» Improvvisamente ebbi un'illuminazione. Quando ero a casa del nonno, avevo avvertito alcuni pensieri di Meredith e la sua paura; forse potevo collegare le nostre menti e parlare con lei! Sapevo che un legame, forte ed indissolubile, avrebbe generato questo genere di collegamento, ma ancora non mi capacitavo. Era impossibile una cosa del genere, a parer mio, pensavo fosse solo una stupida leggenda. Per arrivare a quei livelli, c'è bisogno soprattutto dell'amore, ma io amavo Meredith? Volevo proteggerla a tutti i costi, non lo avevo mai negato, ma ciò era causato della funzione del legame.

Cominciai a pensare di provare realmente qualcosa per quella buffa ragazza delle campagne del sud, ma ero morto, metà della mia anima era oscura, come potevo provare qualcosa di così forte?

«Abel, a cosa stai pensando?», chiese mio nonno.

Mi risvegliai da i miei pensieri e mi voltai verso di lui, decisi fin da subito di dirgli la verità; in quelle situazioni era meglio non mentire. «Posso mettermi in contatto con lei e capire cosa è successo.»

«E come?»

Indicai la tempia, «sono stato in grado di ascoltare i suoi pensieri e potrò farlo ancora.»

«Ascoltare i suoi pensieri? I pensieri di un legame? E' impossibile! Abel devo ammettere di essere molto deluso di te, non solo perché hai osato tenermi nascosto che il tuo legame è una strega, ma anche perché hai deciso di far uscire il demone che in te per lei! Ti abbiamo sempre spiegato che un legame non deve superare noi e la nostra forza, come fate a percepirvi?»

Abbassai il viso e non dissi nulla.

«Abel...le ha per caso concesso il tuo sangue? Hai creato un legame di sangue?»

Annuii, «si, l'ho fatto e non me ne pento.»

William sgranò gli occhi e Leila si portò le mani alle labbra. Mio nonno, furibondo, disse: «come hai osato! I legami sono stati creati per soddisfare la nostra sete, non il contrario! Come può una strega, umana, bere il tuo sangue? E' disgustoso!»

«Lei non ha colpe, l'ho costretta io. Non mi interessa di ciò che voi pensate, lei è mia e posso farci tutto ciò che voglio. Un legame di sangue si può creare, non vi è alcuna legge che lo impedisca.»

«Ma non con una strega! L'hai combinata grossa, Abel, e se qualcuno lo venisse a sapere, la ucciderebbe subito...anzi no, ucciderebbe entrambi!», urlò, puntandomi un dito contro. «Sei mio nipote, il discendente del vampiro antico, colui che ci ha creati! Lui detestava le streghe, le sfruttava a proprio piacimento e tu...tu ti sei innamorato proprio di una di esse! Non puoi provare un sentimento così forte verso quella ragazza, tu non hai sentimenti, sei metà demone!»

«E' vero, sono metà demone, sono oscuro e maligno. Non dimenticare, però, che sono anche metà vampiro, sono ragionevole e sentimentale per certi aspetti; quindi i miei sentimenti esistono, ma sono sentimenti oscuri.»

Detto ciò, li lasciai entrambi nella biblioteca e mi diressi verso le mie camere. Avevo bisogno di serenità e concentrazione, dovevo mettermi in contatto con lei. Potevo comprendere ciò che provava mio nonno, ma la mia situazione era complicata. Finalmente lo ammisi: ero innamorato, per la prima volta, provavo amore verso qualcuno.

Speravo solo di non farle del male, mai. Il male che era in me, poteva trasformare quell'amore in aggressione e sofferenza, potevo godere nel vederla stare male, proprio come un qualsiasi demone, ma la sola idea di vederla soffrire, faceva dannare quella piccola parte di me che era ancora illuminata.

Sentimenti OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora