XXXVII

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Meredith

Al di là della porta non udivo altro che silenzio, era impossibile che quelle strane creature se ne fossero andate di loro spontanea volontà. Il pensiero mi ricadde subito su Leila; forse era entrata nel castello per cercarmi e loro l'avevano attaccata. Cominciai a pensare il peggio, volevo uscire fuori e vedere cosa stesse succedendo, ma avevo troppa paura.

Sussultai, quando udii dei passi avvicinarsi, ma non capii se erano passi umani. La porta si spalancò di colpo e davanti ai miei occhi comparve una mostruosa bestia dagli occhi rossi e minacciosi. Lanciai un urlo e retrocessi, per quanto fosse possibile, fino a combaciare perfettamente con il muro alle mie spalle. Ero sopravvissuta a quelle creature e adesso sarei morta per qualcosa che a malapena vedevo? La stanza in cui ero era priva di luce e riuscivo a vedere solo gli occhi di colui che avevo davanti, il resto del corpo si mimetizzava con l'oscurità.

Si avvicinò a me, ma non disse nulla. La prima cosa che avvertii fu il calore del suo corpo, ma quando allungò una mano verso di me, lanciai l'ennesimo urlo e lo spintonai, correndo via. Non sapevo cosa fosse peggio: le creature dagli occhi bianchi, o la bestia dagli occhi rossi. Quando uscii dal mio nascondiglio, vidi sul pavimento liquido bianco e le creature che man mano si dissolvevano. Le aveva uccise?

Corsi verso la porta, ma nel momento stesso in cui la aprì, la bestia la richiuse e mi costrinse a voltarmi. «Meredith», pronunciò il mio nome con così tanta rabbia che ebbi brividi su tutto il corpo. Come faceva a sapere il mio nome?

Mi incastrò al muro e pronunciò nuovamente il mio nome, quella volta con più desiderio. Poggiò il suo naso su una delle mie goti e sospirò. Talmente che emanava calore, temei di poter morire ustionata. La sua mano, che premeva contro il mio petto, era di un grigio scuro tendente al nero e, senza che potessi controllarmi, poggiai la mia sulla sua. Volevo allontanarla, ma quando la strinsi, qualcosa scattò in me. Allontanò il viso dal mio e mi fissò negli occhi, fu allora che notai delle piccole protuberanze tra i suoi capelli neri.

Deglutii e mi morsi il labbro inferiore, sperando che qualcuno venisse a salvarmi. Il cuore accelerò i suoi battiti e sentii il sangue fluire per tutto il corpo. Alzò una mano e il mio occhi cadde sulle appuntite unghie. Tremai dalla testa ai piedi. Mi sfiorò il viso con questa e sussurrò con voce roca e bassa: «non abbiate paura di me, non voglio farvi del male.»

Spalancai gli occhi e lo fissai attentamente, «Abel», dissi in un soffio. «Voi...voi siete...diverso.»

Non mi disse nulla, piuttosto voltò lo sguardo verso la finestra, dove si intravedeva l'entrata. Il sole stava ormai tramontando, non vidi nulla, ma lui si. «Seguitemi», disse, uscendo dalla stanza.

Da imbambolata, mi svegliai e lo seguii lungo il corridoio. Mi stava conducendo al tetto, quindi dedussi che sapesse di Leila, infatti questa appena mi vide, mi abbracciò e mi disse che Abel era strano. Sapevo che lui non mi avrebbe dato spiegazioni, quindi scossi la testa e lo raggiunsi sul bordo. Il sole era quasi del tutto scomparso e non vidi nulla, se non William che si precipitò qui. Osservò il fratello e notai un'espressione carica di malinconia, mai vista sul suo volto. «Fratello», poggiò una mano sulla sua spalla, «adesso devi calmarti e tornare tra noi. Nostro nonno sta per raggiungerci e ciò che sto per dirti non ti piacerà per niente.»

Abel fissò la mano del fratello sulla sua spalla e, chiudendo gli occhi, si allontanò da noi. Colsi l'occasione per avvicinarmi a William.

«William, cos'è successo ad Abel? Non era più lui!»

«Per la prima volta ha deciso di far uscire il demone che è in lui, non era mai successo una cosa del genere. Voleva a tutti i costi raggiungervi, temeva per voi.»

«Io...non pensavo si sarebbe sbilanciato così tanto, cosa succederà adesso?»

«Non lo so», sospirò, «in tutta la storia dei vampiri, non si è mai visto un ibrido di questa portata. Temo per lui, nei giorni precedenti ha avuto diversi attacchi di ira. Non si sa come, ma i suoi poteri sono aumentati di giorno in giorno. Ne ho parlato con mio nonno e lui mi ha detto che i nostri poteri seguono le nostre emozioni, siamo vampiri, non abbiamo chissà quali sentimenti, ma Abel è diverso; con il pericolo che incombeva, e che incombe tutt'ora, e con la paura che possa succedervi qualcosa, ha azionato questo meccanicismo di difesa, che lo ha portato ai massimi livelli. Spero solo che non perda il lume della ragione, i demoni non pensano, non provano nulla, seguono solo gli istinti, ma Abel è morto, è un vampiro razionale e ciò può aiutarlo. Vi chiedo solo di non...», si blocca, quando entrambi vediamo Abel avanzare verso di noi.

Il suo viso era nuovamente pallido e quella malignità che emanava era sparita del tutto. Non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia a lungo, infatti abbassai lo sguardo e mi diressi verso Leila, avvertendo il suo sguardo su di me.

Sentimenti OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora