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Abel

Rimasi paralizzato, fin quando non capii cosa stesse succedendo. Preso dalla rabbia, lasciai andare il ragazzo e mi precipitai su colei che aveva osato interrompermi.

Ringhiai e le afferrai il collo, alzandola verso il cielo e assottigliando gli artigli. «Abel...», disse tra un singhiozzo ed un altro, cercando di respirare. Strinsi la stretta e mi preparo a colpirla, ma fu in quel istante che abbassò gli occhi su di me e li vidi...quei bellissimi occhi color del cielo.

Aspirai e lasciai la stretta, inginocchiandomi al suolo, quando un improvviso malore mi colpì. Mi portai le mani alle tempie ed urlai, quando avvertii il mio corpo cedere. Il calore che emanavo feriva perfino me stesso e, per la prima volta, sentivo in me troppo potere.

«Abel», si avvicinò a me e mi poggiò una mano sulla spalla. Vidi un espressione di dolore sul suo volto e non capii se era causata da ciò che vedeva, o dal calore della mia pelle sulla sua mano.

«Vai via», dissi a denti stretti, mentre avvertii la terra tremare più di prima.

«Non ti lascio qui da solo!», si appoggiò completamente su di me, «va tutto bene, respira ed ispira. Tu sei forte, sei in grado di contenerti.»

Urlai dalla rabbia, «ascoltami una buona volta!», mi voltai verso di lei con affanno e sgranai gli occhi quando la vidi piangere.

Con uno scatto mi abbracciò, «no, mai.»

«Ti farai del male», dissi, consepevole che si sarebbe scottata, ma anziché allontanarla, chiusi gli occhi e mi beai di quel tocco. Lo desideravo da settimane, il suo profumo mi arrivò forte e deciso, era bellissimo riaverla con me.

La temperatura corporea diminuì lentamente e, quando seppi di non farle del male, allargai le braccia e la strinsi a me. Affondai il viso nei suoi capelli e subito mi rilassai.

«Non è possibile! Come ti ricordi di lui?!»

Sentimmo urlare. Di scatto mi alzai, ancora trasformato, e puntai lo sguardo su Caleb, il quale fissava Meredith.

Abbassai lo sguardo su di lei e le allungai una mano. Mi sorrise e, titubante, si avvicinò ad essa e l'afferrò con decisione. La alzai velocemente.

«A quanto apre Elena è passata a miglior vita, i suoi incantesimi sono stati spezzati e quindi anche la manipolazione», rispose seria.

Caleb sgranò gli occhi, «Elena...io, non è possibile!»

«Invece si, è stata una goduria vederla cadere a terra priva di vita e con il sangue che le colava ovunque», ridacchiai.

Chiuse gli occhi in due fessure e sfrecciò a grande velocità su Meredith. La spinsi dietro al mio corpo e mi parai da quello di Caleb.

Avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio. «Ormai è finita, Caleb, è inutile continuare.»

Lo colpii con una gomitata allo stomaco, lanciandolo velocemente a William, il quale mi faceva dei segni per invitarmi a fare tale mossa. Il corpo di Caleb volò verso William, che lo afferrò dalla nuca e lo schiantò al suolo.

Riuscii a vedere l'espressione sorpresa ed impaurita di Caleb, alla vista di mio fratello, prima che questo gli staccasse la testa dal collo. Mi concentriai sul suo corpo ormai inutile e, sorridendo, lo incendiai con il solo sguardo.

«Sei contento Caleb? Sei tra le fiamme dell'Inferno», dissi ironico.

Il suo corpo ben presto divenne cenere, ma sapevo che la sua anima sarebbe rimasta illesa. Sperai che volasse dritto dal demone che lo teneva in custodia.

Chiusi gli occhi e ripresi il controllo con un notevole sforzo. Barcollai leggermente e mi voltai verso Meredith. Aveva il vestito strappato e il viso sciupato, al di sotto degli occhi vi erano grandi occhiaie ed era pallidissima. In lontananza sentivo ancora lo svolgersi del combattimento, anche se era decisamente meno rumoroso.

«State bene?», chiesi, sfiorandole la guancia.

«Dovrei chiederlo io a voi.»

Scossi il viso, «mi dispiace avervi fatto del male io...»

«Abel, state calmo, tutto questo è accaduto per colpa mia.»

Aggrottai la fronte e vidi William allontanarsi. «Cosa intendete?»

«Sono stata una stupida a fidarmi di Edward», abbassò il viso.

«Perché lo avete fatto?»

«Mi sembra di avervelo già detto...»

«Riditemelo.»

«Non volevo che io fossi la causa delle vostre trasformazioni.»

Abbassò ancora di più il viso e, senza pensarci due volte, lo afferrai tra l'indice e il pollice. «Non dovete mai più incolparvi di ciò che non è affatto vero.»

«Io...»

«Abel», fummo interrotti da William. «Dovresti venire», sorrise.

Annuii e, afferrandole la mano, la trascianai con me. Quando giungemmo sul campo di battigliai, la prima cosa che vidi, furono chiazze di liquido bianco sparse ovunque. Mi guardai attorno, notando che non vi era più alcuno scontro, anzi.
Molti vampiri si davano pacche confortevoli sulla spalla, altri gettavano le armi a terra.

«Ho spezzato l'incantesimo di protezione», disse una voce flebile accanto a me.

Mi voltai verso di lei, «era vostro? Pensavamo fosse di Elena.»

Scosse la testa, «no. Caleb sapeva che Elena prima o poi sarebbe morta, mi hanno imposto di dimenticare tutti voi, affinché li aiutassi e così ho fatto», abbassò il viso, «li ho protetti con la mia magia, tutti, ma quando Elena è morta ho recuperato la memoria. Sapevo di aver fatto qualcosa di estremamente pericoloso, quindi ho annullato tutto.»

«Ed è stato un bene, hanno potuto uccidere quelle creature. Ci hanno raggiunti anche i dieci vampiri che hanno assalito la dimora di Caleb, oltre le cameriere non vi era altro. Le hanno risparmiate», disse William, voltandosi verso di me. «Purtroppo abbiamo perso un gran numero di vampiri», sospirò, «Abel...forse tu non lo ricordi, ma...», abbassò il viso.

«Che succede?», chiesi.

«Riguarda il nonno, non è riuscito a superare questo scontro.»

Sgranai gli occhi, «stai scherzando? Non è possibile! Lui...era forte, era il migliore, era...»

«Abel!!», mi interruppe, «è successo quando hai perso il controllo.»

Il mondo mi crollò sotto i piedi e qualcosa in me mi costrinse ad abbassare lo sguardo. Lo avevo ucciso, avevo ucciso mio nonno, ero ufficialmente un mostro. Come avevo potuto farlo? Era inconcepibile!

Avvertii una presa potente sulla spalla, «non è stata colpa tua, avevo detto al nonno di non avvicinarsi, ma lui ha deciso di seguirmi. Abel, non incolparti, sapeva il rischio che avrebbe corso.»

«Dovresti essere arrabbiato», gli diedi le spalle, «provavi un grande affatto per lui, ho cercato di ucciderti.»

«Nessun affetto è maggiore di quello che provo per mio fratello.»

Vidi Meredith sorridere a quella affermazione e lo stesso feci io. «Quindi... è finita?», chiese quest'ultima.

Le sorrisi e la abbracciai da dietro, «si, Piccola Meredith è finita.»

Fine❤️


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