XXVIII

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Le giornate si susseguirono velocemente, migliorai molto con il francese e perfino con la matematica. Abel aiutava me e anche suo fratello, da quel giorno il suo comportamento non era cambiato, tranne quando mi vedeva con Edward. Iniziai a pensare che fosse geloso, e ciò era vero, tanto che iniziò a seguirmi per tutto il castello.

Come di parola, fece ricerche sulla stregoneria e mi portò un paio di libri che racchiudevano importanti informazioni. Non avevo ancora aperto quei libri, avevo paura e non volevo usare la magia. Non avevo mai creduto a queste cose e trovarmi lì, in veste da strega, non aiutava.

Erano gli inizi di agosto quando mi svegliai con un delizioso odore di dolciumi. Quel dolce risveglio mi diede la spinta per alzarmi dal letto senza aspettare ore ed ore senza far nulla. Indossai un abito color avorio con ricami dorati e sistemai i capelli con delle forcine. Quando scesi al piano inferiore, trovai solo Annabelle.

«Buongiorno», la salutai.

«Buongiorno, come mai sveglia alle cinque del mattino? Non è suo orario», estrasse dal forno una teglia fumante.

«E' stato questo delizioso odorino a svegliarmi, volete aiuto?»

Si voltò sorpresa e scosse la testa, «non dovete aiutarmi, rischio di essere punita.»

«Perché? Sono io che vi offro il mio aiuto.»

«Ci sono molte cose che non conoscete, soprattutto le regole del castello; anche se mi offrite aiuto, io non devo accettare, è mio compito, non vostro.»

Mi sedetti su uno sgabello di legno e picchiettai il dito sul tavolo. Erano delle regole...bizzarre. Anche se non la potei aiutare, la osservai mentre si muoveva agilmente tra le quattro mura. Mi chiesi da quanto tempo lavorasse lì, la vidi a suo agio. «Non conosco nulla di voi, da quanto tempo lavorate qui?»

«Da quando ne ho memoria, mia madre era loro serva ed io sono nata qui. Da piccola giocavo con il signorino Abel, ma il padre era una persona crudele e severa, picchiava me perché giocavo con il figlio. Con il passare degli anni, entrambi occupammo i nostri rispettivi posti: lui come principe, io come serva.»

«Principe? Abel non è un principe.»

Si voltò di scatto verso di me, «certo che lo è! Non ditelo mai davanti a lui, va fiero della sua posizione.»

In quel momento capii che di Abel non sapevo nulla, ero a conoscenza del suo segreto, ma oltre a quello non conoscevo nulla: che rapporto aveva con i suoi genitori, se da bambino era capriccioso, se aveva vizi, se andava d'accordo con suo fratello, perché era stato trasformato. Parlavamo sempre di cose superficiali, o insensate, ma non avevamo mai approfondito il nostro rapporto. Dondolai i piedi e mi balzò l'idea di chiedergli tutte queste cose. Osservai le scale che conducevano ai piani superiori, ma scossi la testa; forse era meglio non chiedergli nulla, erano cose personali e non volevo che tornasse l'Abel di qualche settimana fa: mi piaceva ricevere attenzioni da lui.

«Vi lascio concludere il lavoro, ci vediamo a colazione.»

Lei annuì e io mi recai verso l'esterno del castello. L'alba stava sorgendo e, da quella collina, la visuale era perfetta. Mi sedetti nel centro del giardino, proprio di fronte al sole, e attesi che sorgesse del tutto. Era bellissimo osservare l'alba, ma non mi capitava spesso di farlo.

«Come mai siete qui da sola?»

Sobbalzai a quella voce e mi voltai con uno scatto. Edward mi sorrise e si sedette accanto a me. «Mi sono svegliata prima, voi come mai siete qui?»

«Ho appena finito il mio turno, stavo andando a riposare, quando vi ho vista.»

«Oh...non dovete restare qui solo perché ci sono io, potete riposare, non deve essere facile restare svegli l'intera nottata.»

Si passò una mano tra i capelli e solo allora notai la lucidezza di questi. Era un bel ragazzo, forzuto, con dei bellissimi occhi color del mare e i capelli eguagliavano il carbone. Si voltò verso di me, beccandomi.

«Vi piace guardarmi?»

«Non vi stavo guardando, vi stavo contemplando. Di dove siete?»

«Delle campagne del sud, come voi.»

«Come...»

«So molte cose di voi. So che vi chiamate Meredith e che il quindici agosto è il vostro compleanno. So che amate l'estate e il blu notte, so che vi piace la letteratura e odiate la storia.»

Battei le palpebre ripetutamente e lo fissai negli occhi, che erano così identici ai miei. Vedevo sincerità e spalancai leggermente le labbra, ma non dissi nulla. «Sono qui da due settimane e ho chiesto un po' di voi», si avvicinò leggermente, tastandomi una gote. Abbassai il viso e lo vidi avvicinarsi sempre di più, fin quando non fu ad un palmo dal mio viso.

Spazio Autrice:

Abbiamo raggiunto le 800 visualizzazioni, sono al settimo cieloooo!! Qui sotto vi metto una foto di come più o meno immagino Abel, lo immaginate anche voi così? Pensate che questo attore possa eguagliarlo?

kit harington

kit harington

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