LVII

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Era ormai sorta l'alba, avevo un terribile mal di testa a causa della notte insonne appena passata.

Decisi di farmi un bel bagno caldo, chiesi ad Annabelle di riscaldare l'acqua e di riempire la tinozza. Indossai con la grazia di un elefante l'abito portatomi da Annabelle e scesi al piano inferiore.
William e Leila stavano discutendo sulla trama di un libro, mentre Abel giocherellava con la forchetta.

Mi sedetti a tavola, augurando a tutti il buongiorno e mettendo nel piatto pietanze prese a caso. Quella mattina non avevo alcuna voglia di fare colazione, infatti non mangiai nulla.

Eravamo agli inizi di settembre e mi ricordai che quel giorno, uno diverso dagli altri, in paese veniva esposta un'asta. Non avevo mai partecipato, poiché i miei genitori non volevano, ma io e le mie sorelle ci divertivamo a giocare con le pietre del terreno; le usavamo come gioielli e facevamo finta di venderli.

Sorrisi a quel ricordo e guardai fuori dalla finestra; un sole cocente illuminava i giardini e la foresta circostante. Sicuramente Abel non mi avrebbe fatta andare, ma avevo tremendamente bisogno di una bella uscita. Sentivo una pesante aria in casa e ciò non mi piaceva. Abel sarebbe partito il giorno seguente ed io dovevo ragionare sulla mia decisione.

Quando la colazione arrivò al termine, Abel fu il primo ad alzarsi e ad andar via.

Decisi di seguirlo subito ed entra nella sua camera dopo di lui. «Come state?», chiesi.

«Bene, solo...stressato», sospirò.
«Vi risulterà strano, ma ho un tremendo mal di testa.»

«I vampiri non soffrono di mal di testa», aggrottai la fronte.

Si massaggiò le tempie, «infatti. Non so più che pensare, ormai non capisco più nulla. Spero solo di migliorare una volta arrivato nelle Campagne dell'Est.»

Qualcosa mi scosse il petto e respinsi verso il basso il nodo alla gola. Annuii ed uscii dalla stanza, lasciandolo lì, a fissarmi confuso.
Infondo non era colpa sua, la decisione di non andare con lui era stata mia.
Uscii fuori dal castello e mi diressi verso il cancello. Volevo fare una passeggiata fuori e, forse, andare al villaggio. Le guardie mi guardarono con la coda dell'occhio, ma non dissero nulla, lasciandomi così uscire.

Ci avrei impiegato un bel po' per arrivare al villaggio, sarebbe stato più coerente prendere un cavallo, ma avrei dato troppo nell'occhio. Camminai spensierata per la foresta e sorrisi ogni qualvolta incontravo qualche cervo o scoiattolo.

Per mia fortuna arrivai subito al villaggio, dove all'ingresso vidi delle bandierine e un palchetto posizionato al centro.
Erano presenti molte persone, i bambini correvano e giocavano, mentre uomini e donne chiacchieravano e si avvicinavano al palco.

Sorrisi e mi guardai attorno, avevo sempre desiderato assistere ad un'asta, soprattutto di gioielli e robe varie.
Un uomo sulla cinquantina salì sul palco e cominciò a parlare, mentre piccole nuvole sparse qua e là ci occultano dalla luce solare.

«Bevenuti alla settantasesima asta Delle Campagne del Sud!», urlò, mentre tutti cominciarono ad applaudire e a fischiare.

Mi guardai attorno e vidi come ogni presente sorrideva spensierato, avrei tanto voluto sorride anch'io così e avere una vita normale. Invece mi ritrovavo un compagno ibridi, due vampiri e io...una strega.

«Il primo oggetto in asta è offerto dalla bottega della famiglia Blue, che ci mette a disposizione due botti di buon vino!!»

Feci una smorfia e scossi la testa, non avevo intenzione di comprare nulla, ma se avevo dei soldi con me, sicuramente non li avrei spesi per del buon vino.

L'asta procedette animata e fluida, ridi diverse volte, nel vedere come la gente si accaniva per acquistare ciò che volevano. Sul palco arrivò un oggetto, un gioiello con precisione: era una bellissima collana in oro, un piccolo cuore che faceva da ciondolo con un piccolo diamante incastrato nel centro. Era bellissimo, ma nessuno dei presenti poteva acquistarlo, troppo costoso.

Alcuni alzarono la mano, mentre io non staccavo gli occhi dal gioiello. Ero incantata. Un ragazzo, pensavo, acquistò il gioiello, facendo frignare le donne e sorridere me.
L'asta stava giungendo al termine, quel gioielli era l'ultimo oggetto da vendere, così decisi di fare dietro front e tornare al castello.

Mi bloccai, però, quando vidi un volto fin troppo familiare che mi fissava.
Harry mi corse incontro e mi abbracciò e lo stesso fecero Luna e Willy.
«Non posso crederci, Meredith siete voi!», disse con un sorriso, «avevate detto che sareste tornata a trovarci.»

«Avete ragione, ma ho avuto un brutto periodo», abbassai il viso.

«Cos'è successo? I sovrani vi maltrattano?»

«Cosa? No, certo che no, mi hanno accolta benevolmente. Non so se voi lo sapete, ma Abel...il mio compagno, domani partirà le Campagne dell'Est?»

Lo vidi sgranare gli occhi, «andrete anche voi con lui? Non potete!»

«Io...», abbassai il viso, vedendo Luna incollata alle mie gambe. La presi in braccio e le diedi un bacio sulla guancia. «Non ne sono sicura, ma non ho il cuore di lasciarlo andare.»

«Lo amate», disse scoraggiato, «i nostri genitori sperano ancora in una vostra visita, sono pentiti di ciò che è accaduto e vi vogliono bene.»

«Mi mancano», ammisi, «ma...sono fin troppo confusa, con la loro situazione, con la mia, con tutto.»

«Lo sapete che quella casa è anche vostra, se volete tornare, potete farlo.»

«Nom voglio tornare a casa, il mio posto è accanto ad Abel, lo amo. Non sono ancora disposta a vederli. Cosa ci fate voi qui?», chiesi, accarezzando i capelli a Willy.

«Da quando ve ne siete andata, abbiamo più libertà; non ci obbligano più a non venire in paese. Ai piccolini piace questo posto e stiamo pensando di mandarli alla scuola comunale.»

«Davvero? È un bel passo avanti, non c'è che dire. I bambini hanno bisogno di una istruzione, io devo ringraziare Abel se so leggere e scrivere.»

«Vi brillano gli occhi quando parlate di lui, vi voglio dare un consiglio: non pensate più a nessuno, se volete lui, seguitelo. Non abbiate paura di nulla.»

«Se lo seguirò, non ci vedremo più.»

Mi sfiorò la guancia con le dita, «Meredith siete la mia sorellina, voglio solo il vostro bene e la vostra felicità.»

«Meredith.»

Mi congelai non appena sentii il mio nome, ci voltammo tutti verso destra, dove vidi Abel avanzare. Deglutii silenziosamente e sperai che non avrebbe fatto una scenata.
«Abel», abbassai il viso.

«Salve», salutò mio fratello che sorrise. Concentrò, poi, lo sguardo sulla bambina che stringevo tra le braccia, «ciao», sorrise affettuosamente.

«Ciao», disse Luna, affondando il viso nei miei capelli.

«Adesso dobbiamo tornare a casa, stiamo qui da questa mattina.»

«Come stanno gli altri? Va bene il raccolto e la fattoria?», posai Luna per terra.

«Va benissimo, per nostra fortuna.»

«Sono contenta, ci rivedremo Harry, te lo prometto.»

Annuì e si lanciò su di me, stringendomi forte, mentre Willy mi stringeva come sempre le gambe.
«Trattamela bene», disse rivolto ad Abel, che annuii.

Quando se ne andarono, mi voltai lentamente verso Abel. Mi sorrise e mi afferrò la mano. Aggrottai la fronte, mentre lo seguivo fuori dalla città, sicura che una volta arrivata a casa mi avrebbe fatto domande di ogni genere.

Sentimenti OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora